Il Parlamento Ellenico e l'Eurogruppo approvano il terzo bailout per la Grecia

di Ninni Radicini
19 agosto 2015


Il 14 agosto, dopo la conclusione del dibattito proseguito tutta la notte fino alle sette di mattina, il Parlamento Ellenico, composto da 300 deputati, ha approvato l'accordo per il nuovo - terzo - piano di salvataggio (bailout) con le indicazioni stabilite l'11 agosto tra il governo greco e le istituzioni creditrici. Il disegno di legge è stato approvato con 222 favorevoli, 64 contrari, 11 astenuti, 3 assenti.

A fronte di un'ampia maggioranza ottenuta con la convergenza dei gruppi parlamentari di opposizione di Nuova Democrazia, Pasok - Movimento Socialista Panellenico e Il Fiume (Kke - Partito comunista e Alba Dorata hanno invece votato contro), il governo composto da Syriza - Coalizione della Sinistra Radicale e da Anel - Greci Indipendenti e presiduto da Alexis Tsipras ha però segnato una perdita notevole nei propri ranghi poiché a Syriza sono mancati 43 voti (32 suoi deputati hanno votato "No", 11 astenuti, 1 assente), evidenziando una sempre più rilevante questione politica interna all'attuale primo partito greco. In questa occasione l'esecutivo, che ha ufficialmente una maggioranza di 162 seggi (Syriza 149; Anel 13), ha contato soltanto su 118 voti. Nella eventualità di un voto di fiducia dopo il 20 agosto (data di scadenza per il rimborso di 3.2 miliardi di euro alla BCE), il governo dovrà ottenere almeno 120 voti, il numero minimo richiesto.

Il confronto tra governo e opposizione (compresa la parte di Syrizia che fa riferimento a Piattaforma di Sinistra) è stato aspro fin dalla fase iniziale, quando Tsipras ha annunciato tempi ridotti per il passaggio parlamentare del disegno di legge, prevedendo l'esame del testo nelle commissioni il 12 agosto e il giorno dopo il voto dell'Assemblea. Ma Zoi Konstantopoulou, Presidente del Parlamento Ellenico, ha posto la questione sui tempi di convocazione dell'Assemblea poiché, ha detto, di essere stata precedentemente informata da Tsipras che il voto parlamentare relativo al bailout sarebbe avvenuto non prima del 16.

Di conseguenza prima di quel giorno non era prevista la convocazione del Parlamento. Nonostante le critiche di alcuni deputati, Zoi Konstantopoulou ha detto che l'incontro con i rappresentati dei partiti non sarebbe avvenuto prima della notte del 12 agosto. Si è allora stabilito di spostare a giovedì 13 il passaggio nelle commissioni e al giorno successivo il dibattito parlamentare, di durata non superiore a 10 ore, prima del voto definitivo, in modo da concludere prima della riunione dei ministri delle Finanze dell'Eurogruppo prevista per il 14 agosto a Bruxelles.

Il disegno di legge presentato dal governo è stato composto da due articoli: il primo con i dettagli del bailout per i prossimi tre anni; il secondo stabilisce le priorità su cui il Parlamento dovrà legiferare per avere la prima parte del prestito. A fronte delle critiche sulla durezza delle riforme previste, l'esecutivo ritiene che questo accordo sia migliore dei due precedenti, per una serie di condizioni tra le quali: la ricapitalizzazione delle banche; il ritorno ai contratti collettivi di lavoro; un sostegno allo sviluppo economico di 35 miliardi di euro promosso dalla Commissione Europea. Nel suo intervento davanti al Parlamento, Tsipras ha detto che pur non essendo entusiasta di questo accordo ritiene sia il migliore possibile, dato l'attuale equilibrio di potere in Europa e le pesanti condizioni economico-finanziarie in cui si trova la Grecia. Panos Kammenos - Ministro della Difesa Nazionale e Presidente di Anel - considera che questo piano di salvataggio rappresenterà la fase finale del periodo drammatico in cui i Greci vivono da cinque anni.

La necessità di approvare l'accordo prima della riunione dell'Eurogruppo è stata motivata dal Ministro delle Finanze, Euclid Tsakalotos, con la constatazione che altrimenti sarebbe stato necessario ottenere un prestito ponte e con il rischio di respingimento dell'accordo sul bailout presso i Parlamenti di altri Stati della Eurozona. Tsakalotos ha inoltre detto che l'accordo esclude qualsiasi bail-in per i correntisti (ovvero il prelievo dai loro conti) e che le banche torneranno rapidamente alle condizioni precedenti alla decisione del governo di controllarne i capitali.

Dopo il via libera del Parlamento Ellenico, nella stessa giornata il nuovo piano di salvataggio è stato approvato nella riunione dei ministri delle Finanze degli Stati aderenti alla Eurozona. Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea, ha sottolineato che "la Grecia è e rimarrà in modo irreversibile nell'area dell'Euro", alla conclusione di un negoziato difficile, protrattosi per sei mesi, durante il quale "abbiamo guardato nell'abisso". Dopo i 240 miliardi di euro complessivi dei due precedenti piani di salvataggio, con il nuovo programma del Meccanismo di Stabilità Europea (ESM), la Grecia riceverà altri 86 miliardi di euro in tre anni, di cui 25 per la salvaguardia del sistema bancario. La Grecia si è anche impegnata a istituire un fondo, che deve essere operativo entro la fine di quest'anno, nel quale saranno trasferiti per il prossimo triennio circa 50miliardi di euro di beni dello Stato.

Il 5 agosto Panayiotis Lafazanis, deputato di Syriza e leader della corrente Piattaforma di Sinistra, insieme a tutti i deputati che fanno riferimento alla stessa corrente, ha reso pubblico il "No" all'accordo sul bailout. Stathis Leoutsakos, anch'egli deputato di Syriza e aderente a Piattaforma di Sinistra, ha chiesto al governo di interrompere i negoziati con i creditori poiché "Syriza e il bailout sono incompatibili" e Syriza non può diventare il mezzo per portare al popolo ellenico un nuovo e "catastrofico" piano di salvataggio, quando invece dovrebbe implementare gli impegni promessi in campagna elettorale.

Per questo ha sottolineato che sarebbe importante riportare il partito e il governo al loro programma iniziale. Il 13 agosto Lafazanis ha annunciato la "formazione politica e sociale di un ampio movimento panellenico" contro il bailout. Insieme a lui hanno aderito alla iniziativa altri 11 deputati di Syriza, concordi nel ritenere che il governo, accordandosi per il terzo piano di salvataggio, si sia schierato contro la volontà del 61% dei greci che hanno votato "No" al referendum del 5 luglio.

Nonostante Nuova Democrazia, Pasok e Il Fiume abbiano dichiarato di votare a favore del bailout, le loro valutazioni nei confronti della gestione del negoziato da parte del governo sono state negative. In Nuova Democrazia, in occasione del dibattito sulla linea del partito da tenere in Parlamento in occasione del voto, vi è stata una parte che ha considerato la possibilità di astenersi. Evangelos Meimarakis ha però sostenuto il voto a favore poiché "se l'accordo non fosse votato, la Grecia andrebbe verso una bancarotta disordinata, una moneta nazionale, la svalutazione e tagli agli stipendi." Fofi Gennimata, Presidente di Pasok, ha detto che questo accordo per il piano di salvataggio è il più pesante per i cittadini tra quelli finora approvati e che non era inevitabile, considerandolo il risultato del modo in cui il governo ha gestito il negoziato, da cui sono derivate anche divisioni nella società greca. Inoltre ha sottolineato che il voto favorevole di Pasok non può essere dato per scontato nelle prossime occasioni in cui l'esecutivo si troverà a implementare le riforme previste per il bailout.

Stavros Theodorakis, leader di Il Fiume, altrettanto favorevole al via libera al piano di salvataggio, ha anch'egli contestato Tsipras, avanzando la proposta di formare un governo con una partecipazione più ampia. Per il Kke invece "il terzo memorandum include misure di tale durezza che nessun altro governo in passato ha avuto il coraggio di presentare, temendo una protesta popolare. Con la fiaba del 'governo di sinistra' e del Primo ministro che 'ha combattuto senza poter andare oltre', l'implementazione di misure barbariche abbatte i diritti dei lavoratori".

Dora Bakoyannis, deputato di Nuova Democrazia già Ministro degli Esteri e della Cultura e sindaco di Atene, ha contestato il governo Syriza-Anel per non aver ottenuto nulla di significativo a sette mesi dall'insediamento e ha detto che Tsipras dovrebbe considerare la eventualità di formare un governo "di finalità speciale", ovvero un esecutivo di unità nazionale tra i cui partecipanti sono da escludere Alba Dorata e Panayiotis Lafazanis. Ma date le divergenze dentro Syriza, Tsipras potrebbe scegliere, o non avere altra alternativa, che le elezioni anticipate, nonostante gli effetti negativi che potrebbero avere sulla già difficile condizione della Grecia e il margine di incertezza, comunque da considerare, sulla formazione del successivo governo, data la possibilità che non vi sia un singolo partito in grado di formare un monocolore.

In merito a ND, Dora Bakoyannis ritiene che Antonis Samaras avrebbe dovuto presentare le proprie dimissioni da Presidente del partito dopo le elezioni dello scorso gennaio, in modo da avviare in quel momento la designazione del nuovo leader e non trovarsi, nell'attuale fase di incertezza sulle prospettive della legislatura, dovendo anche prevedere la procedura di elezione del nuovo leader, il cui incarico ad interim è stato attribuito a Evangelos Meimarakis.

A considerare la necessità politica di elezioni anticipate è stato Panayiotis Kouroublis, Ministro della Sanità, secondo cui Syriza è diventata primo partito e principale forza dell'attuale governo greco con un programma differente da quello che adesso è incaricata di implementare. In conseguenza è necessario chiedere agli elettori un nuovo mandato per non ripetere - ha sottolineato - la parabola del governo di George Papandreou.

Dopo le elezioni dell'ottobre 2009, vinte dal Pasok (43.9%), Papandreou, allora Presidente del partito, diventato Primo Ministro si trovò a gestire l'inizio del confronto tra Atene e i suoi creditori, arrivando nel 2010 alla firma del primo bailout. Eletto con un programma differente da quello di austerità derivante dall'accordo sul piano di salvataggio, Papandreou decise di non andare a elezioni anticipate, impegnando il proprio partito a sostenere provvedimenti che indebolirono sia il suo governo, poi sostituito da un esecutivo tecnico-politico nel 2011, sia il Pasok che da allora ha perso molti consensi.



* Ninni Radicini, coautore del libro La Grecia contemporanea (1974-2006), ha pubblicato articoli su vari periodici, recensioni e prefazioni a libri.

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Grecia: Syriza tra massimalismo e riformismo pragmatico (03 agosto 2015)

Grecia: Syriza e l'Esecutivo alla prova del terzo bailout (15 luglio 2015)


Elezioni Legislative in Grecia 2015

Copertina del libro La Grecia contemporanea 1974-2006 di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini       La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007


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