Dario Zaffaroni
Geometrie Cromo-cinetiche

Catalogo ed. Cortina Arte Edizioni, pag.48

A cura di Stefano Cortina, Susanne Capolongo, Dario Zaffaroni
Testi di Tommaso Trimi, Susanne Capolongo
Foto di Valeriano Borroni, Maurizio Castelli, Dario Zaffaroni


Mostra dal 14 gennaio allo 08 febbraio 2014
Associazione Culturale Renzo Cortina - Milano
www.cortinaarte.it

Copertina del catalogo della mostra Geometrie Cromo-cinetiche di Dario Zaffaroni Presentazione mostra

Il nuovo anno della galleria si apre con una mostra di Dario Zaffaroni, a cura di Susanne Capolongo e Stefano Cortina. Artista presente sulla scena artistica dalla metà degli anni '60, geometrie e cromatismi sono le caratteristiche del suo percorso professionale. La progettazione è l'elemento dominate, rapporti matematici e geometrie strutturali integrati da una sapiente miscelatura di carte fluorescenti di 9 colori producono opere cromo-cinetiche che come scriveva Dadamaino in occasione della personale dell'artista nel 1973 " (...) gli indirizzi di Zaffaroni vertono maggiormente sul proseguo della ricerca metodologica dei rapporti Cromo-dinamici, di notevole interesse anche propedeutico, per la verifica di quei fenomeni in cui l'accostamento e l'intersecazione di elementi cromatici a gradiente fluorescente, determinano come risultato la creazione di valori dinamici sempre diversificati. (...)".

Possiamo stabilire tre periodi fondamentali nel lavoro di Dario Zaffaroni: anni 1968/75 con il ciclo "Cromo dinamiche-fluorescenti" e i "Rulli", anni 1976/85 le superfici cromatiche indeterminate e negli anni recenti i cromo/optical con l'utilizzo della stampa digitale. Ha vissuto appieno rapporti e amicizie con gli artisti delle avanguardie di quegli anni, ricordiamo Dadamaino, Calderara, Tornquist, Colombo, Varisco, Spagnuolo e molti altri; con Dadamaino in particolare ha eseguito numerosi lavori e installazioni a quattro mani come il progetto Environnement lumino-cinétique sur la place du Chatelet a Parigi su invito del Centre National d'Art Contemporain. Partecipa alla Xª Quadriennale Nazionale di Roma, è tra gli artisti invitati alla Xª Internazionale Malerwochen di Graz e alla Neue Galerie am Landesmuseum Janneum sempre a Graz, numerose le esposizioni sia in Italia che all'estero: Francia, Austria, Sud Africa, Seychelles, Svizzera, New York. Catalogo in galleria, con testo critico di Tommaso Trini e intervista di Susanne Capolongo, Cortina Arte Edizioni.

Dalla intervista a Dario Zaffaroni di Susanne Capolongo

S. C. - Le tue opere tridimensionali e poliedriche sono l'espressione di una libera conciliazione del rigore geometrico e di una totale autonomia creativa. Un invito alla fruizione tattile e al piacere visivo, come nasce l'idea di fare arte?

D. Z. - Ritengo che la mia provenienza dall'Industrial Design e l'attenzione verso l'utilizzo di mezzi tecnologici e contemporanei siano gli elementi fondanti del mio modo di fare arte, creativamente indirizzate verso una continua ricerca sulla percezione visiva. Il rigore geometrico, specialemente negli anni '60, era una iterazione a volte spropositamente usata come libertà creativa da molti artisti tanto è vero che all'inizio degli anni '70 moltissimi (influenzati dal Concettuale) si indirizzarono su ricerche alternative. Per me, pur mantenendo in parte delle forme geometriche, è fondamentale proporre delle opere in cui la possibilità tattile (nei Rulli) o il piacere visivo non venga interpretato come un gioco, ma come ricerca e faccia scaturire nell'osservatore una curiosa lettura delle intrinseche e mutevoli geometrie cromatiche rappresentate.

S. C. - (...) Il tuo lavoro è in continua evoluzione, quali sono le tue prospettive per il domani?

D. Z. - (...) Io penso che il XXI secolo ci stia portando verso un'evoluzione più scientifica che umanistica e la capacità di un artista è anche quella di captare questi cambiamenti, muoversi di conseguenza evolvendo il proprio linguaggio artistico verso nuove espressioni. (...)

S. C. - Con Dadamaino hai eseguito anche lavoro a quattro mani, sei stato un suo fidato amico e compagno d'arte, quali ricordi?

D. Z. - La grande "Dada" è stata la guida intellettuale della mia strada d'artista, a lei devo moltissimo, ripagato da una grande stima probabilmente dovuta dalla comune visione della vita e rispettoso delle sue conoscenze. (...)

Dal testo "La seduzione delle superfici", di Tommaso Trini, 2013

(...) Si noti ora quanto le superfici strutturali di Dario Zaffaroni siano più riproducibili delle superfici optical o dei congegni cinetici o delle primary structures a scansione topologica. E' segno che sui loro piani scorrono sotto traccia elementi di figurazione, brividi di narrazione. Le ondulazioni in pressione fluorescente entro i piani dei suoi cicli di Cronodinamiche occhieggiano come sirene di cui diremmo, al pari dei fotoni, che sono tanto ondulatorie quanto corpuscolari. (...)

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