La ricerca nel segno... attraverso il Futurismo

Catalogo della mostra a cura di Maria Cristina Funghini
ed. Studio San Giacomo (Roma), pagg.29, schede a cura di Lisa Geddes da Filicaja, 2008


Studio San Giacomo, 29 novembre 2008 - 31 gennaio 2009
www.oldmasterdrawings.it

Copertina del catalogo La ricerca nel segno attraverso il Futurismo a cura di Maria Cristina Funghini Dipinto a tempera su carta denominato Scenodinamica cinematografica realizzato da Tullio Crali nel 1931 Cade di qui a pochi mesi, a febbraio 2009, il centenario di fondazione del Futurismo, il più importante movimento d'avanguardia italiano del XX secolo ideato da Filippo Tommaso Marinetti. Questo manifesto fu un atto del tutto "formale", vale a dire la "risultante" di un percorso progettuale che si era iniziato già qualche anno prima sulla rivista "Poesia", dove si era avviata una ricerca sul "verso libero". Questa ricerca, che all'inizio aveva per l'appunto confini essenzialmente letterari e poetici, era via via debordata verso l'idea di applicarsi a una molteplicità di ambienti operativi, primo fra tutti quello dell'arte, ma poi anche, e soprattutto, quello sociale.

Di fatto, il superamento di punti di vista vetusti, legati alle glorie del passato, e la crescita di una nuova sensibilità proiettata in avanti, verso il futuro, era già stato in gran parte attuato e codificato nel corso del 1908, e dunque il "lancio" pubblico delle formulazioni teoriche era previsto per il primo di gennaio del 1909 - come ci confida una delle figlie di Marinetti - ma fu poi posticipato di oltre un mese a causa del lutto nazionale a seguito del terremoto di Messina del 28 dicembre 1908.

Si giunse così al 20 febbraio 1909 quando il prestigioso quotidiano "Le Figaro", di Parigi, diede spazio, in prima pagina, agli enunciati marinettiani svolti in forma di Manifesto programmatico. Il manifesto di Marinetti fu un'assoluta innovazione anche nei termini della "modalità", perchè mutuò le prassi della pubblicità... Marinetti, che era un poeta, capì subito che se voleva far presa sulla gente doveva usare dei segni forti, non solo nei toni polemici, ma, specie in una Italia allora in gran parte illetterata, lavorando soprattutto con le immagini, ma con delle immagini del tutto nuove. In pratica c'era bisogno di una "nuova pittura", della "pittura futurista". In pratica, quando fu pubblicato il manifesto di fondazione e, di lì a poco, nella pittura futurista, una nuova pittura futurista di fatto non esisteva ancora!

E quindi quei primi artisti chiamati da Marinetti (Boccioni, Carrà, Severini, Russolo e Balla) presero perciò a modello le opere dei cubisti, cui si aggiunsero i nuovi concetti di velocità e della simultaneità, e un occhio di riguardo per il nuovo aspetto meccanicistico del mondo moderno. Ecco perché, stilisticamente parlando, non vi è un "segno" distintivo che si possa affermare che rappresenti il Futurismo, ma piuttosto una pluralità di segni che convivono in quanto espressione delle varie, e via via tante, anime che lo compongono. Abbiamo così un Balla, che oscilla tra compenetrazioni geometriche o curvilinee di campiture a tinte piatte ed attitudine invece più decorativa, che certo è distante anni luce, in termini stilistici da un Evola, già più sbilanciato sul versante astratto-immaginista.

Quanto al "segno" vero e proprio, nel senso del di-segno, primo scheletro, prima orditura di ogni opera, abbiamo vari esempi che vanno da Roberto Marcello Baldessari, con un elegante gioco prospettico tra primo piano e paesaggio, un figurino di Alberto Magnelli della sua fugace stagione futurista, un corposo volto meccanico di Sironi, una figura sintetica di Prampolini e poi alcuni disegni di Depero, tra il pubblicitario e la memori di visione newyorkese. Si tratta di un "segno" che si snoda lungo un arco temporale che va sin oltre gli anni Quaranta del secolo scorso e che dimostra come la vitalità di quella idea fosse tutt'altro che esaurita con il famoso "limite" del 1916, anno della morte di Boccioni e Sant'Elia.

Una vitalità che trova conferma con la pubblicazione (già l'anno precedente) del manifesto Ricostruzione futurista dell'universo, redatto a quattro mani da Balla e Depero, nel quale i due si firmano molto problematicamente (per molta critica, che poco capì al riguardo "astrattisti futuristi". In quel manifesto vengono poste le basi operative per il vero superamento di pittura e scultura, cioè per il "debordamento" del Futurismo nella vita quotidiana, idea sino al allora solo appena accennata dai cosiddetti "futuristi eroici". Manifesto, dunque, che grazie ad una allargata consapevolezza critica è andato via via ad assumere sempre più il ruolo di cerniera, ed anche di "momento ulteriore", fra la ricerca futurista del primo periodo e quella che si suole ormai definire come il Secondo Futurismo. (Estratto da Il "segno futurista", di Maurizio Scudiero - Introduzione al catalogo)

Immagini (da sinistra a destra):
1. La copertina del catalogo della mostra La ricerca nel segno attraverso il Futurismo
2. Tullio Crali, Scenodinamica cinematografica, tempera su carta, 1931

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Mostre sul Futurismo in Friuli - Venezia Giulia

Locandina della mostra Crali e il Futurismo. Avanguardia culturale

Locandina della mostra 100% Italia - Cent'anni di capolavori



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