Crepe nel ghiaccio
Dietro le quinte del pattinaggio artistico

di Sonia Bianchetti Garbato
ed. Libreria dello Sport, 2005

Recensione di Ninni Radicini

Copertina di Crepe nel ghiaccio Dietro le quinte del pattinaggio artistico, libro di Sonia Bianchetti Garbato Quando alle Olimpiadi di Salt Lake City del 2002 si verifica lo scandalo nella gara a coppie, il pattinaggio artistico sul ghiaccio diventa argomento di dibattito sui mass media e di riflesso tra l'opinione pubblica, come forse non lo era mai stato prima. Lo scandalo consisteva nell'assegnazione del primo posto alla coppia russa Berezhnaya/Sikharulidze, nonostante quella canadese Salè/Pelletier, secondo parere comune a molti addetti ai lavori, avesse svolto un esercizio migliore. Perchè la giuria aveva deciso in quel modo? Il dubbio comincia a diradarsi quando sono resi noti gli stati di appartenenza dei giudici: Cina, Francia, Polonia, Russia, Ucraina. Era il "Blocco dell'Est" più la Francia. Perché anche la Francia? Il motivo lo si scopre quando il giudice francese Le Gougne confessa al presidente della commissione tecnica per il pattinaggio artistico dell'Isu (International Skating Union) che lei aveva dovuto votare in quel modo a seguito delle pressioni da parte del presidente della Federazione francese Gailhauget, affinché favorisse la coppia russa.

Il collega russo avrebbe ricambiato il favore sostenendo la coppia francese nella gara di danza. Tra coloro che assistono, in televisione, a quella gara c'è Sonia Bianchetti Garbato. Aveva capito subito che c'era qualcosa di poco chiaro in quella valutazione della giuria e dopo aver ascoltato da quali paesi era composta i dubbi aumentarono. Non si trattava di semplici sospetti perché lei non è una spettatrice qualunque. Per coloro che circoscrivono lo sport al calcio, alla formula 1 e al ciclismo, il suo nome forse non dice nulla.

A tutti gli altri invece dice molto. Sonia Bianchetti è una delle massime autorità mondiali del pattinaggio artistico, in conseguenza dalla qualità del lavoro svolto da dirigente dell'Isu e dei risultati ottenuti. Dopo gli inizi da atleta, nel 1958 la Federazione italiana di pattinaggio le propone di diventare giudice. Nel 1964 il debutto ai Campionati europei di Grenoble e il primo impatto con certi metodi, quando un componente austriaco dell'Isu le chiede di favorire un atleta del suo stato. Cosa che Sonia si rifiuta di fare.

Segue la nomina alla commissione tecnica. A lei si deve una lunga, vittoriosa, battaglia per l'abolizione delle figure obbligatorie, il cui primo parziale traguardo è raggiunto già nel 1967, (l'inizio dell'"era moderna per il pattinaggio artistico") con la decisione di rendere paritario il rapporto con lo stile libero. L'abolizione definitiva è decisa nel '90. Altre fondamentali riforme sono state quelle relative alla creazione di standard di valutazione e corsi di formazione e aggiornamento per i giudici. I manuali tecnici da lei redatti a partire dagli anni '70 sono tuttora - aggiornati - base formativa in sede Isu.

La valutazione da parte delle giurie, in particolare nella danza, è spesso influenzata dalla reputazione degli atleti e dai risultati dell'anno precedente. Si aggiungano i casi di "National bias" (favoritismo nazionale) e "Bloc judging" (coalizione di giudici). Il nuovo sistema, presentato nel giugno 2004, non sembrerebbe in grado di superare queste situazioni, perchè - sottolinea Sonia - nonostante il grande dispiegamento di tecnologia, non rimuove il vero nodo nel sistema di valutazione, che non è il grado di competenza dei giudici, bensì - come dimostrato nel caso di Salt Lake City - la tendenza all'intrigo e alle manovre estranee alla competizione sportiva.

Nel 1988 la scelta di voltare pagina accettando la candidatura a componente del Consiglio direttivo. Presidente era il norvegese Olaf Poulsen, eletto nel 1980, e rieletto nel 1984. Fin dalla prima riunione, Sonia si accorge il Consiglio procede secondo modalità quantomeno discutibili. Ad esempio, manca un tesoriere e fino al 1994 i contratti con la televisione vengono firmati senza prima consultare un legale. All'inizio, quello che le si presenta è un gruppo che pur seguendo la corrente appare disposto a unirsi per una riforma, per una gestione più trasparente.

Sonia, entrata in Consiglio sull'onda dei successi in sede di commissione tecnica e stimata dalle federazioni nazionali per la sua preparazione e per la incorruttibilità, appare subito come il leader che molti consiglieri avrebbero dovuto sperare arrivasse. Alla sua prima riunione in Consiglio, nel febbraio 1989, propone la modifica delle regole sul dilettantismo. Da dilettanti non era possibile ricevere compensi, essere sponsorizzati, fare spot pubblicitari. Ormai c'era il rischio che i professionisti si sganciassero dall'Isu e formassero una loro federazione.

Su quell'argomento si crea un braccio di ferro tra presidenza e consiglieri, concluso con un compromesso. Al di là del merito del risultato, sembrava che il consiglio avesse finalmente deciso di cambiare metodi e mentalità. Purtroppo così non avvenne e Sonia, dopo il voltafaccia di Lawrence Demmy, uno dei consiglieri, aspirante alla presidenza, capì che non poteva più fidarsi di nessuno. Il clima resta teso fino a manifestarsi in tutta la sua drammaticità durante i giochi olimpici di Albertville, nel febbraio 1992. Una vicenda kafkiana, in cui Sonia è accusata di aver di aver detto qualcosa che non solo non aveva mai detto ma che se anche l'avesse detto non avrebbe rappresentato nient'altro che una opinione. Il complotto va a segno e i suoi colleghi la sfiduciano, senza darle possibilità di difendersi (da cosa?) e senza nemmeno informarla dell'accusa (quale?). A ciò si deve aggiungere che nello statuto del Consiglio non esisteva alcun articolo che prevedesse il voto di sfiducia.

La vicenda, argomento della successiva riunione del Congresso, si concluse con l'approvazione di una mozione dell'Australia contraria a quella decisione del Consiglio. Sonia continuava però ad essere vista come un "pericolo" dal Consiglio, dominato da Poulsen e Demmy, i quali lavorarono affinché fosse per lei impossibile ricandidarsi ed essere presente al Congresso di Boston del '94 come delegata italiana. Queste manovre non bastarono però a oscurare le verità di Sonia sulla gestione impropria del Consiglio, anzi, come nel caso della vicenda dei contratti pubblicitari, molte federazioni cominciarono a chiedere maggiore trasparenza.

Il libro, prima ancora che atto d'accusa, è una cronaca storica documentata. La storia professionale di una donna - di un dirigente del movimento sportivo internazionale - che non si è "adeguata" a certi metodi. Senza atteggiamenti gladiatori e con la consapevolezza che quando si lavora con l'unico fine di contribuire al progresso di una comunità, e lo si fa con onestà intellettuale e morale, gli ostacoli sulla strada saranno sempre presenti.



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