Riconoscimento del genocidio armeno: iniziative in Argentina, Uruguay e Belgio
di Ninni Radicini
19 maggio 2005
Il 20 aprile il Senato dell'Argentina ha approvato una risoluzione di riconoscimento del genocidio armeno, a cui è seguita, il giorno dopo, la ratifica da parte del parlamento della Provincia di Jujuy della risoluzione 03/05 che "condanna e ripudia, nel modo più energico, il genocidio commesso dallo stato turco contro il popolo armeno negli anni dal 1915 al 1923, in cui hanno perso la vita 1.500.000 persone". Il 6 maggio la Turchia si è scagliata contro la decisione della Camera alta argentina accusandola di avere "agito in modo irresponsabile, adottando un testo pieno di errori storici", intimando che ciò potrebbe comportare problemi ad alto livello. Una dichiarazione, quella turca, che il Consiglio nazionale armeno del Sudamerica ha definito "offensiva e lesiva della dignità del popolo argentino".
A Buenos Aires, per il 90esimo anniversario del Genocidio, il consiglio comunale, il 19 aprile, ha votato un'apposita risoluzione. Nella capitale argentina una serie di iniziative hanno contrassegnato le giornate immediatamente precedenti e successive al 24 aprile: corteo; presentazione di novità editoriali sull'argomento, tra cui Problema Infernal, di Samantha Power, premio Pulitzer 2003; proiezione del film Memoria Armena, del regista Jacques Kebadian; cerimonie religiose; una mostra fotografica; una rappresentazione teatrale.
Inoltre è stato inaugurato un monumento, riproduzione in scala di quello dedicato alle vittime del Genocidio costruito a Erevan. Sulla immigrazione armena in Argentina da notare il libro Los armenios en Buenos Aires. La reconstruccion de la identidad (1900-1950), di Nelida Boulgourdjian-Toufeksian. La comunità si è formata all'inizio del XX, in seguito alla diaspora. I rapporti con gli altri gruppi - italiani, spagnoli, siro-libanesi, etc. - sono stati improntati sulla solidarietà.
Il numero degli armeni arrivati in Argentina in quella fase storica non è facilmente quantificabile, per via delle modalità di registrazione adottate per gli ingressi. Ma nel 1923, consultando la documentazione della Direzione nazionale per l'immigrazione, si nota un picco di crescita. Questo dato si ritiene possa essere riconducibile alla previsione, da parte della popolazione armena rimasta in Turchia, di cosa sarebbe potuto accadere dopo la firma del Trattato di Losanna, quello stesso anno.
Gran parte della diaspora in Argentina trovò riparo tra Buenos Aires - principalmente a Lanus, nel sud della capitale, e nel quartiere Palermo - e a Cordoba. Furono costruite scuole e chiese, in seguito diventate fulcro della comunità, da cui un forte legame con le proprie origini. In corrispondenza di periodi caratterizzati da instabilità economica o politica, tra gli anni '45-46, '53-68 e verso la metà degli anni '80, si è assistito una parziale, ulteriore, emigrazione verso Europa, Usa, e Asia o un ritorno nella madrepatria. Oltre sette milioni di armeni vivono in vari paesi del mondo e circa tre milioni e mezzo in Armenia.
In Sudamerica ci sono comunità armene anche in Uruguay, Brasile, Venezuela, Messico. Si stima che attualmente siano circa 100mila gli argentini di origine armena. Tra i più famosi, David Nalbandian, tennista ai primi posti della classifica mondiale. In Uruguay, il 3 maggio la Commissione Affari Internazionali ha approvato una proposta con cui si invita il Ministero per le Relazioni con l'Estero a promuovere in sede Onu una mozione per dichiarare il 24 aprile "Giorno mondiale di denuncia e ripudio del genocidio". Per la Turchia devono valere gli stessi standard utilizzati nei confronti della Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale.
L'Uruguay, portando avanti la iniziativa, si propone di creare quella solidarietà internazionale che renda impossibile il ripetersi di tali crimini contro l'umanità. Nel 1965, l'Uruguay è stato il primo Paese a riconoscere il Genocidio armeno. Il progetto di legge era stato redatto dai deputati della Lista 99, presentato il 29 gennaio, approvato definitivamente il 20 aprile e promulgato all'unanimità il 22 dal Consiglio Nazionale di Governo.
Di recente, a Varsavia durante il summit del Consiglio d'Europa, il primo ministro turco Erdogan, considerando "fastidioso" il richiamo al Genocidio presente nel discorso pronunciato dal presidente armeno Robert Kocharian, ha detto che l'Armenia "deve guardare avanti e non rovistare negli archivi, perchè il cosiddetto genocidio risale ai tempi dell'impero ottomano". Non sono in molti nella Ue a pensarla in questo modo. La stragrande maggioranza dei cittadini europei ripudia il Genocidio ed è consapevole che la memoria degli orrori perpetrati sia una difesa contro future tentazioni criminose. A domandare come deve essere considerata la negazione di un Genocidio la risposta immediata è che si tratta di un atto inaccettabile.
In questo quadro è ben augurante il ridimensionamento, seppure non con la rapidità auspicabile, del distacco tra percezione popolare e decisioni adottate dagli stati, per natura orientati verso la realpolitik. Così il Senato del Belgio ha approvato un progetto di legge che rende reato penale il negazionismo del genocidio, tra cui quello del popolo armeno. Sono previste sanzioni pecuniarie, con ammende da 50 a 5mila euro, e penali, con condanne da 8 giorni a 1 anno di reclusione. La nuova legislazione comunitaria permette alla magistratura belga di avviare procedimenti di questo tipo anche a livello europeo. Nell'aprile 1984, il Tribunale Permanente dei Popoli ha stabilito che "lo sterminio delle popolazioni armene con la deportazione ed il massacro costituisce un crimine imprescrittibile di genocidio ai sensi della convenzione del 9/12/1948 per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio".
* Questo articolo è stato pubblicato nel sito della Comunità Armena di Roma.
* Ninni Radicini, coautore del libro La Grecia contemporanea (1974-2006), ha pubblicato articoli su vari periodici, recensioni e prefazioni a libri.
La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007