Balkani: Antiche civiltà fra Danubio e Adriatico
I Balcani e i popoli fino alla prima età romana

termina il 13 gennaio 2008
Museo nazionale Archeologico - Adria (Rovigo)


Oltre 200 capolavori d'arte che il Museo Nazionale di Belgrado offre per la prima e unica volta ai visitatori italiani. Non già oggetti recuperati dai depositi, ma i veri "gioielli" delle collezioni greche e romane del grande museo serbo, oggi chiuso per restauri, a documentare mille anni di storia degli antichi popoli balcanici, dall'VIII secolo a.C. fino alla prima età romana. A partire dall'VIII sec. a.C. - epoca intorno alla quale ha inizio il percorso espositivo della mostra - nell'area alto-medio danubiana si diffonde la cultura di Hallstatt, cosi denominata dalla località austriaca in cui gli scavi archeologici riportarono alla luce i primi e significativi reperti. La sua fase centrale più riconoscibile corrisponde alla prima grande cultura del ferro in Europa centro-occidentale, datatabile tra IX e V sec. a. C.

Le società tribali presenti allora in una vasta parte del territorio europeo, compreso tra la Francia meridionale e la Transilvania, compresa quindi l'area balcanica, erano sicuramente più complesse di quanto il dato storico ed archeologico di permetta oggi di apprezzare. Molto delle stesse ci sfugge, poiché si tratta di culture prive di scrittura e poco dedite anche alla raffigurazione artistica. Tuttavia la struttura delle stesse, le pratiche, i riti e le credenze religiose sembrano diffondersi con caratteri simili di lì, anche nella pianura sarmatica meridionale e in Crimea, grazie anche al contatto di queste popolazioni con i Greci.

Il passaggio dalla cultura di Hallstatt alle culture celtiche più definite non fu, ovviamente, tranquillo e neppure diretto. Come ci ha indicato l'archeologia, esso avvenne durante il VI secolo a.C., quando è documentato il passaggio, proprio nell'area medio-danubiana, di popolazioni di cultura più orientale, di tipo Scitico. Si tratta di genti definite dalla letteratura antica greca anche col termine di Traci o di Cimieri, e che presentano aspetti simili a quelli delle popolazioni stanziatesi allora lungo la costa del mar Nero, dal delta del Danubio alla Crimea.

Tra queste erano i Triballi, i quali provenivano dall'odierna Moravia, transitarono nell'odierno Kosovo e si fermarono a lungo sul Danubio nell'area dell'attuale Vojvodina, dove vennero poi sottomessi dai Macedoni, abitanti nella regione omonima nel nord dell'antica Grecia, confinante con l'Epiro ad ovest - coincidente grossomodo con l'attuale Albania - e la Tracia ad est. Sono numerose le testimonianze che ci parlano dei Geti, presenti lungo il basso corso del Danubio e attorno alle sue foci almeno a partire dal VII sec. a.C.: il precoce contatto coi Greci li portò a fondare colonie e a formare organismi statali più avanzati.

Tuttavia le spinte maggiori di spostamento di popolazioni avvengono ancora da nord-ovest, dalle stesse aree di provenienza della cultura di Halstatt: di qui, grossomodo nelle stesse regioni, ha origine intorno al V secolo a.C. la cultura di La Tène - così denominata dai ritrovamenti effettuati nel villaggio omonimo nei pressi di Neuchatel in Svizzera e considerata la protocultura di tutti i popoli Celti, contro cui i Romani combatteranno nella pianura Padana, in Gallia, ma anche lungo il Danubio. Negli ultimi anni del II secolo a.C. giungono sull'alto corso Danubio le popolazioni germaniche dei Cimbri e dei Teutoni le quali, di lì a poco, si sposteranno a depredare altri territori nei confini dell'odierna Francia e anche in Italia, dove saranno annientati da Mario nel 101 a.C.

Sono questi gli ultimi sono gli ultimi passaggi traumatici di genti nomadi sulla sponda orientale del Danubio prima dell'arrivo definitivo dei Romani. Questi, dopo aver spesso combattuto contro le popolazioni della regione (ad esempio i Dalmati, i Narentani e gli Illiri, abitanti le regioni prospicienti l'Adriatico), sottomettono tra il 29 e il 9 a.C. tutte le regioni danubiane, dalla Mesia al Norico e alla Pannonia, nell'ambito di un progetto di conquista concepito e organizzato da Augusto.

Il disegno politico dell'imperatore prevedeva il raggiungimento e il consolidamento della presenza romana fino al Danubio, il limes orientale dell'impero, di modo da ottenere una stabilità interna ottimale per tutto il Mediterraneo. da qui la velocità e la profondità della romanizzazione dell'area. La frattura tra Oriente e Occidente e la perdita di sicurezza del Mediterraneo, instabile anche su parte delle coste settentrionali avvenute durante l'alto Medioevo col crollo della frontiera danubiana e l'insediamento delle popolazioni Slave e poi degli Ungari durante il VII-IX sec. a.C. dimostrarono la lungimiranza del primo imperatore romano. (Comunicato stampa)

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Sono già ripartiti alla volta di Belgrado i tesori archeologici del museo Nazionale di Belgrado che per alcuni mesi hanno fatto di Adria e del suo Museo Archeologico il riferimento per gli appassionati di antiche civiltà. Ringraziando Tatjana Cvjeticanin, Direttore del Museo Nazionale Serbo, il Presidente della Fondazione Cariparo Antonio Finotti, ha voluto sottolineare la generosità con cui l'istituzione belgradese ha accolto la richiesta di prestare i suoi tesori ad una sede importante ma non tra le più note come il museo di Adria.

Questa generosità è stata, per altro, premiata dal numero veramente insperato di visitatori (37.254) e dall'eco molto estesa che la mostra dei Balkani ha ottenuto su tutti i mezzi di informazioni italiani e su un numero notevole di media europei. Non è partito alla volta di Belgrado il Magnifico Cratere. Il capolavoro assoluto della mostra ha, infatti, raggiunto Roma dove è affidato alle cure del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Roma che opererà sul prezioso reperto sotto la guida e direzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Da notare che, per la sua importanza, il Magnifico Cratere, prima del prestito ad Adria, non era mai uscito dal Museo di Belgrado dove è conservato dopo il rinvenimento avvenuto negli Anni Trenta a Trebeniste, nel territorio serbo, in quella che è nota agli esperti come la "Tomba VIII". In via assolutamente eccezionale è stato concesso per la mostra "Balkani" ad Adria. L'imponente (è alto oltre 100 centimetri insieme al tripode su cui poggia), elegantissimo manufatto in bronzo è giunto in Italia con un trasporto speciale, lo stesso che lo ha ora consegnato, sotto scorta, agli esperti per il restauro.

In questi mesi, i tecnici, che già avevano avuto a disposizione l'opera per qualche giorno prima del suo trasferimento nella mostra adriese, procederanno a "smontare" i singoli frammenti di cui è comporta l'opera, li sottoporranno a radiografie che saranno comparate con quelle già eseguite sugli altri 3 crateri della stessa epoca noti al mondo, e poi, controllate e restaurate tutte le parti, provvederanno al nuovo montaggio. Il tutto consultando i maggiori esperti di ogni singola azione, dato che il Cratere è considerato tra i capolavori assoluti della storia mondiale delle scoperte archeologiche, importante al punto da richiedere misure speciali di sicurezza anche durante la fase di restauro.

L'intervento è stato voluto dalla Fondazione Cariparo che conta di poter riavere, sia pure per un tempo breve, il cratere restaurato per poterlo ripresentare proprio ad Adria. La possibilità non viene esclusa dalla Direzione del Museo di Belgrado che la collega ai tempi che richiederà il restauro dell'opera, tenendo conto che il Cratere non potrà non essere tra i capolavori del Nuovo Museo Nazionale Archeologico di Belgrado al momento della sua apertura prevista per marzo 2011. Calato il sipario sui Balkani, Simonetta Bonomi e Loretta Zega con i loro collaboratori sono già al lavoro per il prossimo appuntamento: l'apertura della Sezione romana del Museo Archeologico Nazionale di Adria il 6 dicembre 2008.

E' l'ultima tappa del percorso iniziato nel 2002, finalizzato a dare un nuovo volto al Museo e ad esporre in modo veramente adeguato non solo i reperti "storici" ma anche quelli che le campagne di scavo effettuate in tempi recenti o ancora in corso in molti siti di Adria e del Basso Polesine hanno restituito. Anche in questa fase, Soprintendenza e Ministero avranno al loro fianco la Fondazione Cariparo che ha, nei fatti, "adottato" questo piccolo, grande museo. La Sezione Romana illustrerà le prime fasi dell'occupazione romana del territorio di Adria nel II sec.a.C., poi lo sviluppo del municipium di Atria ed infine le grandi ville dell'area deltizia fino alla caduta dell'Impero Romano. Gli oggetti di maggiore fascino saranno senz'altro i bellissimi vasi romani di vetro colorato, che verranno valorizzati da un allestimento particolarmente attento agli effetti luminosi. (Comunicato stampa Studio Esseci, 18 gennaio 2008)



Puoi proseguire con la presentazione delle seguenti mostre:

Augusto Augusto capite velato
29 settembre 2007 - dicembre 2008
Museo Tattile Statale Omero - Ancona
www.museoomero.it

Il primo imperatore di Roma, scolpito con il capo coperto da un velo. Non saranno soltanto gli occhi ad apprezzare questo volto inciso nel marmo. Una scultura considerata eccezionale per l'abilità tecnica e la raffinatezza stilistica con cui è stato realizzata. Un simbolo dell'impero romano che, purtroppo, dopo il terremoto del 1972, non ha per ora avuto la possibilità di essere esposto in modo permanente presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, ritrovando ora la possibilità di essere ammirato dal pubblico. Un evento unico che sottolinea l'impegno costante del Museo Omero per rendere fruibili le opere d'arte, anche quelle originali. L'opera, venuta alla luce nel 1863 nei pressi di Palazzo Ferretti ad Ancona, costituisce una rilevante testimonianza della prima epoca imperiale.

Si tratta di un ritratto di Cesare Augusto Ottaviano (63 a.C. - 14 d.C.) nell'abbigliamento tipico del Pontefice Massimo, cioè la più importante carica religiosa romana, che doveva essere molto probabilmente collocato nel Foro della città. Il confronto più immediato non può che essere con la statua di Augusto Pontefice Massimo, che fu trovata in via Labicana a Roma. La pregevole fattura e la qualità del materiale del ritratto di Ancona ne fanno un oggetto di grande interesse e le caratteristiche stilistiche permettono di datarlo negli ultimi anni del suo principato (inizi I sec. d. C.). Una scultura di grande rilievo artistico e storico, dunque, segno di un'epoca, quella romana, in cui si andava formando l'identità europea.



Cucuteni - Trypillya. Una grande civiltà dell'antica Europa (5000-3000 a.C.)
Palazzo della Cancelleria - Roma
16 settembre - 31 ottobre 2008
Presentazione

Ori dei Cavalieri delle Steppe
01 giugno - 04 novembre 2007
Castello del Buonconsiglio - Trento
Presentazione



Mostre sui Balcani. Storia | Popoli | Arte | Cinema

Mondo ex e tempo del dopo
di Pedrag Matvejevic, prefazione di Rossana Rossanda, postfazione di Claudio Magris, ed. Garzanti, pagg.225, 2006
Recensione di Ninni Radicini

Copertina del libro La Grecia contemporanea 1974-2006 di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini       La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007


Presentazione | Articoli sulla Grecia


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