Greci e Turchi tra convivenza e scontro
Le relazioni greco-turche e la questione cipriota

di Vincenzo Greco
prefazione di Antonio Varsori, ed. Franco Angeli, pag.398, 2007

Recensione di Ninni Radicini

Copertina di Greci e Turchi tra convivenza e scontro, libro di Vincenzo Greco Le relazioni tra Grecia e Turchia sono uno dei più articolati e complessi sistemi politici contemporanei. L'analisi storica sviluppata nel libro segue l'evoluzione del rapporto bilaterale e la sua proiezione nell'ambito della questione di Cipro. Quanto descritto è uno scenario multiforme, soggetto a dinamiche interne e sovranazionali riconducibili alla rilevanza geo-strategica dei due stati, alle personalità politiche protagoniste e alle ideologie. In un susseguirsi di aperture e crisi, collaborazioni e conflittualità ai limiti dello scontro aperto.

Se la prima occasione di confronto politico e militare tra greci (bizantini) e turchi (selgiuchidi) avvenne alla fine dell'XI secolo, dopo la caduta di Costantinopoli i primi convissero nell'impero ottomano aumentando progressivamente la propria rilevanza economica e amministrativa. Fino all'Ottocento, quando la crisi sempre più profonda dell'impero e l'affermazione su scala europea dell'idea di indipendenza nazionale portò alla formazione del Regno di Grecia. Tema rilevante delle prime relazioni bilaterali fu il tentativo di Atene di affermare la propria sovranità sui territori storicamente greci rimasti sotto dominio turco. Tale finalità, in una interpretazione più radicale, portò alla elaborazione della Megali Idea (Grande Idea), che estendeva l'insieme facendolo coincidere con quello dell'impero bizantino. Nello stesso periodo Atene avviava un percorso di europeizzazione che riguardò anche la Turchia, dove l'approssimarsi della fine del ciclo ottomano fece emergere differenti correnti ideologiche intorno alla futura struttura istituzionale, politica e culturale.

La sintesi fu trovata da Kemal Atatürk dopo la sconfitta nella Prima guerra mondiale: una repubblica con istituzioni laiche, fondata su una base sociale permeata da islamismo e panturanismo (la formazione di un impero che comprendesse tutti i turchi, dal Vicino Oriente all'Asia centrale), razionalizzati da un forte nazionalismo. Tale articolazione fu, fin da allora, motivo di interpretazioni differenti, tanto che alla prima proposta di Unione federale europea elaborata dal premier francese Briand, si pose la questione dell'appartenenza della Turchia all'Europa, a differenza della Grecia, che comunque ne auspicava il percorso.

Dopo il fallimento della Megali Idea e la drammatica espulsione dalla Turchia dei greci lì residenti da millenni (con una parallela espulsione di turchi dalla Grecia, seppure in numero inferiore), negli anni '20 si ebbe un riavvicinamento sostanziale tra Atene e Ankara, sia nel quadro bilaterale sia nel più ampio panorama balcanico. Questo però non impedì alla Turchia di portare avanti la sua politica interna di turchizzazione a svantaggio delle minoranze, tra cui quella greca (la più numerosa), nonostante fosse in contrasto con la Convenzione di Losanna. La crisi tra i due stati si ebbe invece all'inizio della Seconda guerra mondiale quando Ankara, ufficialmente neutrale, entrò all'orbita della Germania hitleriana.

La Grecia trovatasi sotto triplice invasione nazi-fascista attendeva che la Turchia si muovesse in sua difesa, come previsto da un precedente accordo di muto soccorso. Se Ankara fosse intervenuta forse il corso della storia delle relazioni greco-turche sarebbe cambiato per sempre. Ma non lo fece. Non solo, ma tentò di ottenere da Berlino concessioni territoriali a danno di Atene e inasprì le misure restrittive contro la minoranza ellenica in Turchia. Questo atteggiamento determinò un cambiamento radicale della percezione dei greci verso i vicini turchi nonostante la successiva adesione di entrambi i paesi Alleanza Atlantica (1952). Considerate dagli Usa un unico fronte di contenimento dell'espansione dell'Urss verso il Mediterraneo e il Medio Oriente, Grecia e Turchia provarono a ripristinare il patto balcanico, insieme con la Jugoslavia di Tito. Il tentativo si esaurì presto perchè intanto le relazioni greco-turche si apprestavano a misurarsi sul più complesso banco di prova della loro storia contemporanea: Cipro.

Isola al centro di tre continenti, Cipro ha visto agire contemporanemante entro la sua evoluzione storica una serie processi: dall'anticolonialismo alla conflittualità etnica; dall'affermazione del principio di autodeterminazione al confronto tra Usa e Urss durante la "Guerra fredda". Di Cipro parlò per la prima volta in sede internazionale Ioannis Kapodistrias, primo governatore della Grecia liberata. Due date - l'apertura del canale di Suez (1869) e il passaggio dall'impero ottomano a quello britannico (1878) - ne segnano gli anni seguenti insieme con la nascita del movimento dell'Enosis (1898), che puntava all'unione di Cipro con la Grecia in virtù della prevalenza della componente etnica ellenica nell'isola.

Sul punto di realizzarsi all'inizio del Novecento, l'Enosis si allontanò dopo la sconfitta greca nella guerra in Asia Minore, per tornare all'ordine del giorno negli anni '30, a parte un breve, ma significativo, periodo di convergenza parlamentare tra greco-ciprioti e turco-ciprioti di area riformista. A fronte dei turco-ciprioti e di una parte crescente dell'opinione pubblica turca a sostegno di un ritorno dell'isola alla Turchia nella eventualità di una rinuncia britannica, alla fine della Seconda guerra mondiale vi fu un crescente sostegno popolare all'Enosis sia in Grecia sia a Cipro, dove era sostenuta da tutti i partiti e dalla Chiesa ortodossa, il cui patriarca, Makarios, fu poi eletto presidente. I greco-ciprioti furono i primi a chiedere all'Onu l'applicazione del principio di autodeterminazione, considerata il traguardo prima dell'Enosis. Atene però si mostrava cauta, sia per la contrarietà anglo-americana sia per la consapevolezza che su Cipro si decidevano le relazioni con la Turchia. Così Makarios rispose con un notevole attivismo nelle sedi internazionali, ipotizzando alleanze inedite con Urss e Siria. La situazione nell'isola era in piena evoluzione.

Nel 1954 fu fondata l'Eoka - Organizzazione nazionale di combattenti ciprioti e l'anno dopo, sul lato turco-cipriota, la Tmt - Organizzazione turca di resistenza. Il 1955 fu un molto difficile per i rapporti greco-turchi soprattutto dopo i gravissimi attacchi del 6 settembre contro i greci in Turchia, paragonati a quanto avvenuto nel 1922. Questo non modificò l'orientamento di Usa e Gran Bretagna che consideravano necessario il mantenimento di un rapporto privilegiato con Ankara. Ne era consapevole il premier greco Karamanlis, che nel 1956, pur di portare la questione di Cipro in sede Onu, cercò l'appoggio degli stati arabi e in particolare dell'Egitto di Nasser. Sul finire degli degli anni '50 alla prospettiva dell'Enosis si affiancò quella dell'indipendenza (su proposta dell'India all'Onu) e quella della Taksim (divisione dell'isola in due aree etniche) sostenuta dai turchi. Makarios, consapevole che la proclamazione dell'Enosis avrebbe comportato un intervento militare di Ankara e la pressoché certa partizione dell'isola, optò per il sostegno all'indipendenza.

La Repubblica di Cipro fu istituita nell'agosto del 1960, dopo un negoziato tra greci e turchi, regolata dagli accordi di Zurigo-Londra che la condizionavano alla supervisione di Grecia, Turchia e Gran Bretagna. Subito, greci e turchi a Cipro entrarono in contrasto sulla formazione delle amministrazioni locali: per i primi dovevano essere unitarie; per i secondi, separate. Makarios propose allora una modifica della Costituzione per rafforzare l'unità nell'isola (es. unificando il sistema giudiziario). La Turchia si dichiarò contraria prima ancora dei turco-ciprioti e non escluse una invasione. La tensione aumentò dopo i gravissimi scontri nella notte tra il 20 e il 21 dicembre 1963 che portarono alla divisione della capitale Nicosia tramite la "Linea verde" e alla proposta della Gran Bretagna di invio di un contingente militare di interposizione.

L'Enosis intanto perdeva consenso, per la cautela del premier greco Giorgios Papandreou e per la crescita di consensi di Akel, il partito comunista di Cipro. A beneficiarne fu il "Cipriotismo", l'idea che per gli abitanti dell'isola fosse primaria l'identità cipriota, nello stesso periodo in cui la politica di Makarios consolidava la sovranità della repubblica. Ma una Repubblica di Cipro esterna alla Nato (aveva aderito al Movimento dei non-allineati) con un presidente in rapporti amichevoli con Urss inquietava gli Stati Uniti. Avvenne allora un sorprendente ribaltamento delle parti: gli Usa iniziarono a sostenere l'Enosis, considerata l'unico modo realistico di portare Cipro nell'ambito dell'Alleanza Atlantica.

Gli Usa sapevano però che questa scelta avrebbe creato attriti con la Turchia, che intanto aumentava le sue rivendicazioni sull'Egeo. Fu allora elaborato un progetto di Enosis con concessioni territoriali alla Turchia (sull'isola e sui confini con la Grecia), oltre all'autonomia ai turco-ciprioti in alcune aree dell'isola. Una via di mezzo tra Enosis e Taksim, subito rifiutata da Makarios, che peggiorò le relazioni tra Atene e Ankara fino a portali quasi al conflitto. La proposta fu ritirata quando Ankara ebbe un accostamento all'Urss. La Turchia continuava comunque a non escludere l'intervento militare in caso di proclamazione dell'Enosis. Questo rischio portò Nicosia a chiedere all'Urss una dotazione di sistemi di difesa. Si ebbe quella che fu definita la "crisi dei missili di Cipro", riecheggiando quella di pochi anni prima a Cuba. Nel 1965 i rapporti tra Grecia e Turchia tornarono ad essere freddi, con ripercussione immediata sulle condizioni dei greci residenti in Turchia e sul Patriarcato cristiano ortodosso, di cui Ankara arrivò a chiedere l'espulsione.

Si trattava di soluzioni tattiche per forzare la Grecia ad accettare un accordo sfavorevole nel negoziato di Cipro. Andreas Papandreou, futuro premier allora ministro della Presidenza nel governo di suo padre Georgios, capì che la differenza di strategia tra Nicosia ed Atene indeboliva entrambi. Nonostante la linea cauta dell'esecutivo affermò che dovevano esservi tre punti fermi: la Grecia non poteva diventare un satellite della Nato; era esclusa una Enosis che comportasse l'assegnazione alla Turchia di una base a Cipro; Makarios non doveva sentirsi isolato poiché rappresentava la grande maggioranza dei ciprioti. Ma il 21 aprile 1967 l'instaurazione di un governo militare ad Atene (il "regime dei colonnelli") complicò ancora di più lo scenario. La sospensione dalle maggiori istituzioni europee e il ridimensionamento di credibilità della Grecia rappresentarono un segnale inquietante per Cipro, che temette un compromesso greco-turco anche a condizioni svantaggiose per l'isola. In quelle condizioni l'Enosis fu vista per la prima volta come un pericolo.

Il regime infatti pur trovare una legittimazione internazionale stava tentando ogni strada, anche quelle destinate a fallire in partenza, come l'avvicinamento al blocco sovietico e la proposta di confederazione con la Turchia. Ankara, consapevole della debolezza di Atene e con in corso un avvicinamento all'Urss, aumentò le richieste su Cipro chiedendo due basi. A novembre, la tensione crescente tra Grecia e Turchia stava per sfociare in una guerra. Gli Usa la depotenziato ma a beneficiare fu la Turchia che ottenne il ritiro di 10mila soldati greci dall'isola. Makarios, rieletto presidente nel febbraio 1968 con il 95% dei consensi, sapeva che Cipro era in una morsa.

La prospettiva, sempre più realistica, di una doppia invasione di Atene e Ankara avrebbe portato alla partizione dell'isola. Era inoltre consapevole che la nascita del gruppo Eoka B, sostenitore dell'Enosis, e i tentativi del regime di manipolare perfino la Chiesa ortodossa di Cipro, erano state ideate per esautorarlo. Timore confermato anche dopo il golpe interno al regime (25 novembre 1973) che portò al vertice Ioannidis, fautore però di una linea meno compromissoria con la Turchia, che infatti iniziò compiere una serie di violazioni dello spazio aereo e marittimo greco.

La resa dei conti tra Makarios e la giunta di Atene avvenne quando il presidente cipriota dichiarò pubblicamente che il regime era responsabile delle azioni antigovernative dell'Eoka B. Il 15 luglio 1974 l'organizzazione unionista e Guardia nazionale realizzano un golpe. Makarios riuscì a salvarsi trovando accoglienza a Londra, dove il premier laburista Harold Wilson lo riconobbe come unico e legittimo presidente di Cipro. Il peggio arrivò il 20 luglio 1974 quando la Turchia invase l'isola. Per il regime dei colonnelli fu la fine. Per Cipro e per la Grecia furono giorni convulsi e drammatici. Konstantinos Karamanlis, capo del governo di transizione dopo il ripristino del sistema democratico, negoziò con Gran Bretagna e Turchia per fermare la crisi in corso, sapendo di avere pochissimi margini di manovra. L'esercito turco infatti, nonostante il negoziato, proseguì la sua avanzata fino a controllare 40% dell'isola.

La dottrina seguita da Karamanlis fu quella dell'appoggio alle decisioni prese autonomamente da Cipro. Questa linea di cautela nei confronti della Turchia era funzionale al percorso intrapreso da Atene per il ritorno sullo scenario internazionale, a partire dalla richiesta di adesione alla Cee (poi Ue). Fu però aggiornata dal 1981 con l'arrivo al governo di Andreas Papandreou. Il leader storico del Pasok subordinò le relazioni con la Turchia alla sua applicazione del diritto internazionale e al ritiro delle sue truppe di occupazione da Cipro. In tal modo rese progressivamente più stretto il rapporto di dipendenza tra la prospettiva europea della Turchia e i suoi atteggiamenti nelle relazioni con Grecia e Cipro. Nel novembre 1983, l'entità turco-cipriota si autoproclamò "Repubblica turca di Cipro Nord". L'Onu, con risoluzione del Consiglio di Sicurezza, la dichiarò illegale e nessuno stato, tranne naturalmente la Turchia, l'ha mai riconosciuta.

La questione entrava definitivamente nel dibattito comunitario con l'inizio del percorso di adesione alla Ue intrapreso da Nicosia (con il forte sostegno di Atene) e l'accoglimento da parte di Bruxelles della candidatura della Turchia (1999) e il successivo avvio dei negoziati per l'ingresso (ottobre 2005). Cipro è entrata nella Ue l'1 maggio 2004 nella sua interezza, seppure il governo non possa esercitare la propria legittima sovranità sulla parte occupata. Alcune settimane prima, il piano di riunificazione proposto da Kofi Annan, allora segretario dell'Onu, era stato approvato dai turco-ciprioti ma bocciato dai greco-ciprioti che vi avevano riscontrato, tra i vari punti controversi, il tentativo di concedere una sovranità sostanzialmente di diritto all'area turco-cipriota occupata da Ankara.

Per la Turchia il mancato riconoscimento di Cipro è il primo grande ostacolo all'adesione alla Ue e quanto da stabilire circa lo status interno dell'isola, insieme alle periodiche rivendicazioni di sovranità sull'Egeo, forma il nodo delle relazioni con la Grecia. Oggi, con un panorama geopolitico internazionale suscettibile di cambiamenti traumatici, la soluzione per la riunificazione di Cipro e, nel complesso, le relazioni greco-turche continuano ad essere una pietra angolare determinante nel quadro della politica europea.



Copertina del libro La Grecia contemporanea 1974-2006 di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini       La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007


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