Armenia: crisi politica dopo le Presidenziali

di Ninni Radicini
21 marzo 2008


L'8 marzo la Corte Costituzionale della Repubblica Armena ha ratificato i risultati delle elezioni presidenziali del 19 febbraio emessi dalla Commissione elettorale centrale. Serzh Sargsyan (Partito Repubblicano), primo ministro uscente, ha ottenuto il 52.8%. A seguire, Levon Ter-Petrossian con il 21.51%, Artur Baghdasarian (Partito del Governo della Legge) 17.7%, Vahan Hovhannisian (Federazione Rivoluzionaria Armena) 6.2%, Vazgen Manukyan (Unione Democratica Nazionale) 1.3%. Altri quattro candidati hanno avuto consensi inferiori all'1%.

Il Presidente della Repubblica ha un mandato di cinque anni, rinnovabile solo un volta consecutiva. Per essere eletto bisogna avere un età minima di 35 anni, la cittadinanza da almeno dieci anni e da altrettanto tempo essere residenti. Nomina il premier e su sua indicazione i ministri del governo, può sciogliere l'Assemblea Nazionale, forma e preside il Consiglio di Sicurezza Nazionale, può istituire organi di controllo e nominare quattro componenti della Corte Costituzionale, che può revocare e sui quali - nell'eventualità di indagini - decide in merito alla concessione dell'autorizzazione a procedere.

Il risultato ottenuto da Ter-Petrossian (1945) è stato subito contestato da lui e dai suoi sostenitori, che hanno organizzato manifestazioni di protesta negli undici giorni seguenti il voto. Fino all'1 marzo, quando a seguito di gravi scontri con le forze dell'ordine, il presidente uscente Robert Kocharian ha decretato lo stato d'emergenza con durata di 20 giorni. Benita Ferrero-Waldner, Commissario europeo per le Relazioni Esterne e Ban Ki-moon, Segretario generale Onu, ne hanno chiesto subito la revoca. Secondo la relazione congiunta emessa da Osce - Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, Consiglio d'Europa (l'Armenia ne fa parte dal '01), e Parlamento Europeo, le elezioni si sono svolte per la maggior parte in linea con gli standard internazionali previsti, seppure sui mass media vi sia stata una "copertura estensivamente negativa" di un candidato (Ter-Petrossian).

Già prima della proclamazione ufficiale dei risultati, Sargsyan (1954) ha ricevuto messaggi di congratulazioni dai presidenti di Russia, Francia, Georgia e Turchia, stato con cui l'Armenia non ha rapporti diplomatici. All'inizio degli anni '90 Ankara, a sostegno dell'Azerbaijan nel conflitto tra questi e l'Armenia per il Nagorno-Karabakh, decise di chiudere la frontiera, imponendo a Jerevan un blocco commerciale che ha determinato una gravissima crisi economica, superata in anni recenti con alti tassi di crescita del Pil (+12 nel '07). In quegli anni (1991-98) era Capo dello Stato Ter-Petrossian, il primo dopo l'indipendenza dall'Urss: uno dei pochi tra quelli delle repubbliche ex sovietiche a non provenire dai vertici del Partito comunista.

In una intervista del dicembre '07 al Financial Times, Sargsyan ha espresso il suo sostegno per le speranze di accesso della Turchia alla Ue. Nel quadro dei negoziati tra Bruxelles e Ankara sono previste due condizioni che riguardano direttamente l'Armenia: la normalizzazione delle relazioni con gli stati confinanti e il riconoscimento del genocidio subito dal popolo armeno nel 1915. Il 29 febbraio Sargsyan e Artur Baghdasarian (1968), ex presidente del Parlamento, hanno firmato un accordo di cooperazione politica per la formazione di una nuova coalizione di governo. Baghdasarian assumerà l'incarico di segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale, carica che Sargsyan ha definito come "la 3a o 4a più importante della Repubblica". Baghdasarian si era dimesso dal precedente incarico nel maggio '06, dopo una dichiarazione a proposito dell'eventualità di un'adesione dell'Armenia alla Nato.

In concomitanza con la crisi interna, Jerevan ha dovuto gestire una recrudescenza della tensione in Nagorno-Karabakh (regione a maggioranza armena nel territorio dell'Azerbaijan), con scontri lungo il confine nonostante il cessate il fuoco in vigore dal '94. E' uno dei tasselli del mosaico geopolitico caucasico dove le rivendicazioni di sovranità nazionale confliggono con la disposizione territoriale delle popolazioni interessate e sul quale il recente pronunciamento internazionale sul Kosovo potrebbe avere effetti.



* Ninni Radicini ha pubblicato vari articoli sulla Germania (area politico-elettorale-storica). Articoli su altri argomenti sono stati pubblicati su vari periodici. Ha pubblicato inoltre recensioni e prefazioni a libri. Coautore del libro La Grecia contemporanea (1974-2006).

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Ararat e la crisi della qualità in televisione (26 ottobre 2005)

la recensione:
Il Caucaso - Popoli e conflitti di una frontiera europea

e la pagina:
Armenia: Mostre e Convegni


Copertina del libro La Grecia contemporanea 1974-2006 di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini       La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007


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Articolo pubblicato da Orizzonti Nuovi - Periodico di informazione e analisi di Italia dei Valori, ripreso nel sito di Eurasia - Rivista di studi Geopolitici e di EuropaRiformista