Olanda: riaffermato il valore del riconoscimento del genocidio armeno

di Ninni Radicini
07 dicembre 2006


Alle recenti elezioni legislative olandesi, la questione del riconoscimento del genocidio armeno ha assunto, soprattutto negli ultimi mesi di campagna elettorale, una notevole rilevanza politica ed etica con iniziative parlamentari e decisioni di alto valore simbolico all'interno dei partiti. L'avvenimento piú clamoroso è accaduto a fine settembre quando i due maggiori partiti olandesi, Cda - Partito cristiano democratico, alla guida del governo uscente di centrodestra, e la Pvda - Partito laburista, all'opposizione, hanno deciso di rimuovere dalle rispettive liste tre candidati di origine turca (Ayhan Tonca e Osman Elmaci del Cda; Erdinc Sacan del Pvda) che si erano espressi nei riguardi del genocidio armeno contestandone piú o meno esplicitamente la natura di stermino di massa, ponendosi in contrasto con quanto invece affermato dai loro partiti e dal parlamento nazionale.

La decisione appare ulteriormente amplificata in riferimento al dato strettamente elettorale. Dei 16 milioni di abitanti dell'Olanda, un milione sono musulmani e, tra loro, 450mila di origine turca. La crescente immigrazione, in particolare quella composta da musulmani, sta mettendo a dura prova il modello tradizionale delle "porte aperte". Lo dimostra l'avanzata di partiti sostenitori di politiche sull'immigrazione compatibili con la capacità d'integrazione dello stato. La Turchia naturalmente ha subito reagito, dichiarando attraverso il suo ministero degli esteri di ritenere «deplorevole» che i partiti politici olandesi abbiano provato a «imporre le loro posizioni unilaterali ai candidati al parlamento» perché «è inconcepibile accettare che le asserzioni infondate sul genocidio armeno siano presentate come se fossero un fatto storico».

Per Erdinc Sacan, candidato dai laburisti messosi in luce nel 2003 nella regione del Brabante, la rimozione dalla lista elettorale è arrivata dopo che un giornale olandese ha riportato un suo commento sul genocidio pubblicato nel suo sito. Wouter Bos, segretario del Pvda, ha detto: «E' una decisione difficile. Ma non ci può esser alcuna ambiguità nel partito riguardo alla nostra posizione sulla questione. Il fatto che Secan non abbia dato il suo chiaro supporto alla linea del partito non ci ha lasciato altra possibilità». Ayhan Tonca, uno dei più noti politici musulmani olandesi, e Osman Elmaci, candidati tra i cristiano-democratici, sono stati allontanati per le dichiarazioni sull'argomento rilasciate in una intervista ad un giornale turco. La Federazione delle Organizzazione armene nei Paesi Bassi (Faon) e il Comitato 24 aprile avevano fin dall'inizio espresso riserve sulla candidatura.

La vicenda ha avuto risvolti politici rilevanti all'interno del partito laburista. In particolare è emersa la posizione incerta di Wouter Bos, il quale durante una conferenza per i giornali turchi ha detto che in Olanda «si parla in modo troppo frettoloso di genocidio»: lui preferisce parlare di «questione armena». Questa dichiarazione si è però rivelata controproducente perché molti elettori (non solo armeni) ne sono rimasti negativamente impressionati. Le conseguenze elettorali sono state chiare.

Alle amministrative dello scorso marzo, il Pvda aveva fatto segnare un ottimo risultato, diventando il primo partito. Alle recenti legislative ha invece subìto una pesante sconfitta. Certo, la perdita di elettori va ricondotta anche al programma economico in cui spicca una discussa proposta di riforma delle pensioni e al modo in cui il partito ha fatto opposizione al centrodestra. La vicenda Secan e gli ondeggiamenti del loro segretario, hanno però di certo costituito un motivo di disaffezione di una parte dei suoi elettori.

Le elezioni hanno visto un consistente arretramento dei laburisti e l'avanzata di liberal-conservatori, socialisti e cristiano-sociali. I 150 seggi della Camera bassa del parlamento (Tweede Kamer) sono stati così ripartiti: Cda - Partito cristiano-democratico 41 (-3); Pvda - Partito laburista 33 (-9); Sp - Partito socialista 25 (+16); Vvd - Partito del popolo per la libertà e la democrazia 22 (liberisti, -6); Pvv - Partito della Libertà 9 (liberal-conservatori, +9); Gl - Sinistra Verde 7 (-1); Cu - Unione cristiana 6 (+3); D66 - Partito democratico 3 (liberali progressisti, -3); Pvdd - Partito animalista 2 (+2); Sgp - Partito riformista 2.

Il tema dell'immigrazione da paesi musulmani è stato uno dei nodi della campagna elettorale. Il dato rilevante è nella acquisizione, o quantomeno dell'accostamento, da parte delle maggiori formazioni politiche - Cda e Pvda - di quelle linee programmatiche fino a qualche anno fa esclusive dei partiti populisti etichettati "di destra": maggiore cautela nel rilascio dei permessi di soggiorno, nelle concessioni di sussidi e nelle autorizzazioni alla costruzione di edifici religiosi. Questa evoluzione ha determinato il contenimento dei partiti di opposizione (delle tre aree politiche) che pure hanno fatto segnare risultati notevoli. A fine maggio la Unione cristiana ha presentato un progetto di legge per rendere reato penale la negazione dei genocidi.

Nella parte descrittiva si fa riferimento esplicito a quello armeno e si afferma che la negazione di un genocidio e la mancata punizione dei responsabili è da intendersi come prosecuzione dello stesso. La Unione cristiana è un partito di ispirazione calvinista fondato nel 2002 dall'alleanza di due formazioni politiche protestanti. Al parlamento europeo aderisce al gruppo Indipendenza e democrazia. Dall'opposizione ha portato avanti una linea politica di tipo cristiano-sociale. La Federazione armena si è naturalmente augurata che quando la legge sarà approvata non vi sia bisogna di emettere condanne, ovvero non vi siano più manifestazioni di negazionismo.



* Questo articolo è stato pubblicato da Akhtamar, periodico della Comunità Armena di Roma.

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Copertina del libro La Grecia contemporanea 1974-2006 di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini       La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007


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