Il filo fiorito
di Nidia Robba
ed. La Mongolfiera libri, pagg.115, 2008
Tra le poesie pubblicate nel libro: Pola 1899, Rosaio cinese, Ippocastani, Raramente comprendo la pittura moderna. Oltre ad una serie di poesie ambientare nel Carso tra il 1930 e il 1931. Nella poesia False Epopee c'è un riferimento alla Grande Rampa, il sito dove Heinrich Schliemann trovò il presunto tesoro di Priamo, a Troia.
(Estratto da Nota dell'Autrice) - Il filo fiorito è il mio sesto libro di liriche e comprende sei gruppi di poesie: in tutto settantuno componimenti in versi. Il primo, Il filo dei fiori poetici, esprime le mie idee e sentimenti ispirati ai quadri di mia figlia Helur (pseudonimo di Helga Lumbar Robba) che, a sua volta, s'ispirava alle mie poesie per i suoi quadri, esposti in due mostre personali. La prima all'Hotel Excelsior Palace di Trieste, intitolata propriamente Mater et Filia nel 2004. La seconda presso la Bottega dell'arte "Le Amebe", con il titolo Fiori poetici nel 2005, sempre a Trieste. Così appunto si chiama il primo gruppo che puntualizza con osservazioni semplici le sue pitture.
Il secondo gruppo porta il titolo della copertina e cioè Il filo fiorito. Comprende ancora nove omaggi ai fiori ed uno a mia madre. Le meravigliose creature del mondo vegetale vengono associate alla nostra vita, interpretata dal significato del loro linguaggio. Nel terzo gruppo, Il filo d'erba, rivivo scenette agresti con amore per il Carso. Nel quarto gruppo, cioè quello del Filo spezzato della vita, offro il mio doloroso ricordo delle persone amate e, recentemente nella morte, perdute. Passo al quinto gruppo: Il filo ritorto dei pensieri. Spesso, un pensiero, un argomento, mi assilla e ritorna per svilupparsi in più poesie. L'ultimo, il Filo spinato, denuncia la delusione nel ricordare le batoste, gl'insuccessi e le amarezze che hanno sempre accompagnato la mia vita. Io, in quest'ultimo gruppo, tento di sorridere anche se ironicamente e amaramente. (Nidia Robba)
La forma e l'essenza
L'uomo è fatto di celeste e materia.
In lui porta stelle, astri e pianeti;
da loro vien giostrato in ben, in mali.
Ormai, fatta più di ciel che di terra,
in terra soffro se una sol nube erra.
L'anima è pronta a dispiegare l'ali;
lasciando i terrestri elementi quieti;
sfacendo, al fin, la forma in miseria.
Siamo nati per salir nell'infinito.
Qui siamo soltanto erranti reclusi.
Ciechi tendiam le braccia alla via,
ostacolta da buio mistero.
Uscendo da materia, il pensiero
evaderà da questa prigionia?
Gli impedimenti saran tutti elusi?
Il ciel, per noi, non sarà più inibito.
Prima del nuovo numero di Kritik
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