I carati dell'amore

di Nidia Robba, ed. La Mongolfiera Libri, pagg. 211, 2009

«Verso l'isola della memoria»
Prefazione di Ninni Radicini

Copertina del romanzo I carati dell'amore scritto da Nidia Robba con dipinto in copertina realizzato da Helga Lumbar Robba Se in ogni volto c'è un destino, in ogni esistenza individuale c'è la Storia un popolo. Che di questa realtà ognuno ne abbia consapevolezza non ha importanza poiché finirà comunque per segnarne ogni momento della vita. Come quella di Erika, che insieme ai familiari lascia la città di Fiume alla fine della Seconda guerra mondiale. Un esodo decisivo per il loro futuro, a cominciare dal modo drammatico in cui influisce sui suoi genitori. Michele, il padre, vedrà subito cambiata persino la sua stessa identità e in seguito ravviserà per sempre in lei il segno della sconfitta.

Lei, nata nell'anno in cui il destino diventò tragedia per una intera nazione, con un nome datole da lui forse come presagio per il futuro che avrebbe desiderato. L'esodo a Monfalcone e il lavoro nel Cantiere navale imprime la svolta in una vita, fino a poco tempo prima, immaginata molto differente. Erika, che del passato ha solo qualche ricordo - qualche immagine angosciante -, incontrerà prima Lia, l'amica di una vita almeno fino all'ultimo sconcertante confronto, e poi Matteo, verso cui indirizzerà il primo forte sentimento. In lui Erika converge il bisogno di amicizia, trovando, in modo implicito, anche quanto avrebbe atteso, sempre invano, da suo padre.

Come negli altri suoi romanzi, con riferimento in particolare a Il sortilegio della città rosa e La verità falsa, l'autrice "dipinge" i personaggi con equilibrio, riservando non solo alla protagonista un'attenzione ai tratti caratteristici, a beneficio del lettore in grado così in ogni passaggio di avere una visione chiara della trama. Se alcuni di loro - la protagonista Erika, Matteo, Heinrich, Nello - riportano il lettore a contesti da romanzo italiano dell'Ottocento, tra il Romanticismo echeggiante la passionalità della Mitteleuropea e il Verismo che evidenziava la complessità della Storia italiana, altri - Sandro, Franco, Mauro e Lia - sorprendono per comportamenti inattesi, confermando quanto l'imprevedibilità sia propria degli individui, come dimostrato nelle opere letterarie di Luigi Pirandello.

Per Michele la Storia si chiude in modo irreversibile nel viaggio tra Fiume e Monfalcone; in seguito vivrà a Grado, osservando il mare alla ricerca di sé nel ricordo di Fiume. Matteo è il ritratto dell'italiano del dopoguerra che vuole vivere il presente nel modo più brillante. Sandro spera sempre in un futuro migliore. Franco e Mauro sono i due figli di Erika, nati in due periodi differenti della sua vita, come esemplificato nella rispettiva esteriorità. Lia è l'amica vivace e senza esitazioni, ma, forse, con il dramma interiore di chi ha avuto ambizioni superiori a quanto riservatole dalla vita.

Ci sono inoltre personaggi secondari però determinanti in passaggi chiave del romanzo, per esempio la madre di Nello e i proprietari del bar gestito da Sandro. Tra le figure principali e quelle marginali ve ne sono altre di rilevanza media: Edda, la sorella maggiore di Erika; Lucia, sua zia e sorellastra di Michele. Poi vi sono Alma, la madre e Vittorio, il fratello, di cui si accenna alla terribile fine. Già titolo di una poesia composta dall'autrice nell'ottobre del 2005, I carati dell'amore si sviluppa in modo credibile e coerente, con una molteplicità di riferimenti precisi a luoghi (per esempio quanto è scritto su Grado) e a culture e miti (l'Anello dei Nibelunghi).

Fino alla fine, all'amore tradito di Erika. Tornata in modo inconsapevole alla condizione originaria di esule, troverà la sua nuova casa in un luogo sconosciuto, aiutata da chi non ha mai visto prima. E' questo un romanzo da cui il lettore può essere indotto a porsi domande, di varia natura - dalla Storia al significato del rapporto tra persone -, che suggerisce argomenti senza forzarne la risposta. E', ancora più, una nuova, ennesima, dimostrazione del legame eterno, profondo, appassionato, fra Nidia Robba e la Venezia Giulia, macro-comunità storica e culturale articolata tra la Mitteleuropea, l'Italia e i Balcani, dove l'Alto Adriatico osserva con fiero distacco quanto avviene da millenni nel Mediterraneo orientale.

Tra tutti, protagonisti e comprimari, risalta la rilevanza della figura di Heinrich, austriaco colto e raffinato, come dimostra il dono a Erika. L'amarezza da lui provata nell'epilogo di una storia sentimentale, il suo desiderio di proseguire il rapporto con Erika, e la decisione di lei di ergere quel regalo a simbolo ideale di un legame incompiuto nel presente ma premio per il suo modo di essere, possono essere intese come una ulteriore metafora suggerita ai lettori.

Data la circostanza determinante descritta all'inizio del romanzo e l'importanza della memoria storica come momento di identità individuale e comunitaria, va ricordata la pellicola La città dolente, la cui versione restaurata è stata proiettata alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 2008. Per tanti anni pressoché dimenticato, questo film sull'esodo degli italiani dall'Istria fu diretto nel 1948 da Mario Bonnard con la collaborazione di Federico Fellini alla sceneggiatura. Il cinema e la memoria ritrovata. Poche settimane dopo la Mostra, arrivava la notizia della rinascita della Unione sportiva Fiumana, la squadra di calcio che giocò nei campionati italiani dal '26 al '43.

I carati dell'amore si svolge in un arco di tempo fra il Secondo dopoguerra e la fine degli anni '80, intuibile dalle circostanze e dalla scansione delle esistenze dei personaggi. Si può solo percepire, poiché l'autrice non da' indicazioni in tal senso. Il romanzo è senza tempo, per evidenziare la condizione di coloro a cui è stata negata una parte della propria identità. Per tutte le nuove generazioni è un leggero vento gelido, per ricordare che chi non ha memoria non ha futuro.



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«Da Fiume al Friuli Venezia Giulia» (Presentazione del romanzo a Trieste)

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