Ungheria: sconfitta dei socialisti e ritorno al governo del centrodestra

Gli effetti della crisi economica determinanti per i nuovi equilibri politico-elettorali

di Ninni Radicini
maggio 2010


Il secondo turno delle elezioni legislative ungheresi, il 25 aprile, ha confermato la netta vittoria di Fidesz - Unione civica, il principale partito di centrodestra in lista con Kdnp - Partito del popolo cristiano democratico (e altre formazioni), che ha ottenuto il 52.7% e 263 seggi (nel 2006 42% e 141+23 seg.). A seguire Mszp - Partito socialista 19.3% e 59 seggi (nel '06 43.2% e 190 seg.); Jobbik - Movimento per una Ungheria migliore 16.7% e 47 seggi (nel '06 in coalizione con altri partiti 2.2% e 0 seg.); Lmp - Movimento "La politica può essere differente" 7.5% e 16 seggi; un seggio per un candidato indipendente. Ha votato il 64% degli aventi diritto. Fidesz (ad. Partito popolare europeo), presieduto da Viktor Orban, torna al governo dopo otto anni di opposizione (Orban è stato primo ministro dal 1998 al '02).

Esclusi dalla nuova legislatura il Forum democratico 2.7% (nel '06 aveva il 5% e 11 seg.) e l'Alleanza dei liberaldemocratici non presente (6.5% e 20 seg. nel '06), due partiti formati alla fine degli anni '80, nel periodo del passaggio dallo stato filosovietico a quello democratico. I liberaldemocratici sono stati alleati con i socialisti dal 1994 al '08, fino alla uscita dalla coalizione di governo seguìto dal risultato negativo alle Europee '09. Forum democratico è stato nel precedente esecutivo di Fidesz.

Il centrodestra supera la soglia di 258 seggi e controlla la maggioranza qualificata di 2/3 dell'Assemblea nazionale - il parlamento monocamerale - i cui 386 deputati sono eletti con un sistema elettorale misto - proporzionale con sbarramento al 5%, maggioritario e computo dei resti - e un mandato di quattro anni. Il secondo turno si è svolto in quelle circoscrizioni in cui nessun candidato aveva ottenuto almeno il 50% due settimane prima (ammessi i candidati che avevano ottenuto almeno il 15% dei voti validi al primo turno). La maggioranza di 2/3 determina la possibilità di approvare ogni provvedimento legislativo, di scegliere i componenti della Corte Costituzionale e di eleggere il prossimo presidente della Repubblica (il mandato di cinque anni di Laszlo Solyom scade ad agosto '10), senza necessità di accordi con altri partiti.

Jobbik, partito di destra nazionale fondato nel '03 e presieduto da Gabor Vona, ha dichiarato l'intenzione di fare una opposizione pronta ad avanzare proposte al nuovo esecutivo, soprattutto nella eventualità che questo rallentasse le riforme promesse. Considerando i sondaggi pre-elettorali, negli ultimi mesi Jobbik ha avuto una crescita notevole, passando da circa il 6% di febbraio al 12 % di marzo, fino dato effettivo ancora più ampio. Uno dei punti programmatici di Jobbik è la difesa degli interessi degli ungheresi residenti all'estero, a partire dalla tutela dei diritti delle comunità presenti negli stati confinanti (Fidesz prevede di facilitare il conseguimento della doppia cittadinanza). Di rilievo anche il risultato di Lmp, formazione ecologista fondata nel '09, che ha esordito alle scorse Europee '09 con il 2.6%. Ha dichiarato la disponibilità a cooperare con l'opposizione democratica così come con il governo.

Viktor Orbán prospetta un rilancio dell'economia attraverso un programma di lavori pubblici e una riduzione delle tasse. Il nuovo governo dovrà affrontare gli effetti della crisi economica acuitasi nel '08, quando si rese necessario un prestito di 20 miliardi di euro dal Fondo monetario internazionale e dalla Ue per evitare il default (fallimento). Con un debito pubblico intorno all'80% del Pil e la disoccupazione all'11%, i provvedimenti di austerità decisi del governo uscente di Gordon Bajnai - aumento delle tasse e riduzione della spesa pubblica - sebbene abbiano avviato una fase di stabilizzazione del quadro economico, riducendo il debito pubblico al 4% del Pil nel '09, rispetto al 9.3% del '06, hanno determinato una perdita di consenso elettorale per i socialisti, iniziata dopo le elezioni del '06, quando a Ferenc Gyurcsány (primo ministro dal 2004 al '09) fu contestato di non aver dichiarato le reali condizioni economiche dello stato. Dopo la sconfitta elettorale, la presidenza (Ildikó Lendvai, da aprile '09) ha annunciato le dimissioni e l'intera direzione prevede di fare altrettanto al prossimo congresso del partito.



* Ninni Radicini ha pubblicato vari articoli sulla Germania (area politico-elettorale-storica). Articoli su altri argomenti sono stati pubblicati su vari periodici. Ha pubblicato inoltre recensioni e prefazioni a libri. Coautore del libro La Grecia contemporanea (1974-2006).

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Copertina del libro La Grecia contemporanea 1974-2006 di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini       La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007


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