I favolosi anni Venti nella grafica musicale
21 dicembre 2009, ore 18.15
Palazzo Gopcevich - Trieste
L'architetto Marianna Accerboni presenterà il calendario artistico 2010 dedicato agli anni Venti nella grafica musicale, curato dalla scrittrice e germanista Marina Petronio. "Un calendario per sognare" scrive Marianna Accerboni "l'ha composto, attingendo al proprio archivio musicale di spartiti per pianoforte, Marina Petronio, pubblicista, germanista, autrice triestina di articoli, saggi e traduzioni, prevalentemente in ambito teatrale e musicale, e, recentemente, di due interessanti volumi, In mezzo al mar... e Profumo di caramello, pubblicati da Luglio Editore, che ha stampato anche l'elegante calendario beneaugurale per il 2010.
Quest'ultimo, intitolato I favolosi anni venti, riporta, con le indicazioni dei mesi redatte in italiano e in tedesco, i vivaci e coinvolgenti frontespizi di brani e canzoni, che un tempo introducevano agli spartiti attraverso immagini spesso ideate da grafici di fama: fotografie seppia e retrò elegantemente impaginate e bozzetti composti sullo stile dei manifesti pubblicitari divenuti di moda alla fine dell'Ottocento, in concomitanza con il progresso industriale, per promuovere i prodotti di diverse aziende oppure spettacoli, film ed eventi artistico - culturali.
Un ambito della comunicazione, in cui furono protagonisti, eccellenti artisti di livello europeo, quali per esempio il pittore francese Henri de Toulouse-Lautrec e i triestini Leopoldo Metlicovitz e Marcello Dudovich, considerati quest'ultimi i padri della grafica pubblicitaria italiana. Il calendario composto con le immagini della collezione Petronio raccoglie affascinanti frontespizi risalenti ai primi due decenni del secolo scorso e testimonia, attraverso edizioni londinesi, milanesi, romane, viennesi, berlinesi e parigine, lo spumeggiante mondo europeo della Belle Epoque, momenti di guerra e di pace, atmosfere di divertimento e di languore, collocati sullo spartiacque del primo conflitto mondiale, che avrebbe dato la svolta a uno stile più libero e degagé, impersonato in primis dalla creatività di Coco Chanel...
Da frontespizi disegnati e dipinti con gusto impressionista, il calendario conduce, sull'onda di valzer, polke, musiche da Tabarine e Fox - Trot, tra cui la Salomè (da noi più nota come Abat-jour), firmate dal compositore austriaco di operette e canzoni Robert Stolz, a prove d'impostazione Secession, Liberty e Decò fino allo stile più libero e disinibito della jazz band e della sua interpretazione grafica e pittorica."
Alpina Della Martina: Luce
21 dicembre 2009 (inaugurazione ore 17.30) - 10 gennaio 2010
Sala Comunale d'Arte - Trieste
Una ventina di opere realizzate ad acquarello su carta dal 2006 a oggi e dedicate alla natura morta di fiori, al paesaggio e al ritratto. "Autrice di soffuse e divagate atmosfere" - scrive Marianna Accerboni - "l'artista propone con istintiva franchezza un gradevole e luminoso linguaggio, connotato da brillanti e non preponderanti esiti cromatici e da un gesto immediato e sicuro, che, attraverso poche pennellate, racconta la natura e interpreta, nel ritratto, l'animo umano. La luce è l'elemento principe che scaturisce dalla pittura evanescente ma intensa di Alpina Della Martina, capace di suggerire il reale e di dipingere la neve attraverso la difficile arte dell'acquerello - forse la più ardua tra le tecniche pittoriche, poiché non consente ripensamenti - ma anche di interpretare e di trasfigurare il dato oggettivo secondo una sintesi emotiva, felice e allusiva.
Partita da un'inclinazione figurativa di taglio postimpressionista, la sua ricerca è approdata nel corso degli anni, attraverso un'instancabile, calibrata, attenta e persuasiva sperimentazione, a una essenzialità impalpabile e convincente, generata ora da un gesto d'ispirazione espressionista, giunto infine, coerentemente, sulla soglia dell'informale. Nelle opere più recenti Alpina Della Martina si esprime infatti mediante tocchi lievi e nel contempo decisi, che evidenziano un traguardo caratterizzato anche dall'uso delle macchie di colore (in francese tache), in sintonia con il tachisme sperimentato da Monet nella tarda maturità e non lontane dagli acquerelli sintetici e luminosi di De Pisis."
Nata a Codroipo, Alpina Della Martina è vissuta per vent'anni a Latisana. Attualmente, dopo aver insegnato per molti anni discipline artistiche, vive e opera ad Ovaro. Ha preso parte a diverse mostre collettive e allestito numerose e significative personali. Tra queste ultime ricordiamo quella al Gadarte di Firenze (1993), a La Loggia di Udine (1994), al Centro Friulano di Arti Plastiche di Udine (1999), al Centro Civico di Cividale del Friuli (2001), all'A.I.A.T. di Sistiana (Trieste, 2002), alla Galleria Art Time di Udine (2004), alla Galleria Sekanina di Ferrara (2004), a Palazzo Frisacco a Tolmezzo (2004), a Villa de Brandis di S. Giovanni al Natisone (2006), a Palazzo Frangipane di Tarcento (2006) e alla Galerie Cristine Colas di Parigi (2007).
Immagine:
Alpina Della Martina, Autunno, acquerello su carta cm50x35, 2009
Stefano Goina: Oil Killed Stencil
12 dicembre 2009 (inaugurazione dalle ore 16.30) - 16 gennaio 2010
Urbanwear - Trieste
In occasione della inaugurazione di Urbanwear, nuovo punto vendita di moda casual di classe - spazio commerciale arredato a sorpresa con taglio innovativo e surreale -, è allestita la mostra di Stefano Goina, giovane promessa dell'arte triestina. L'iniziativa è evidenziata da un'inedita performance di luce e musica ideata dall'architetto Marianna Accerboni, che introdurrà anche la mostra con una prolusione critica. Sulla facciata del palazzo la light designer triestina proietterà in dissolvenza numerosissimi graffiti luminosi realizzati da giovani di tutto il mondo, mentre nella via verrà diffusa musica hip hop e rap.
"L'esposizione da Urbanwear" scrive Marianna Accerboni "s'intitola Oil killed stencil, per simbolizzare la graduale e progressiva introduzione da parte dell'artista della pittura ad olio nelle sue opere, che recentemente erano realizzate attraverso la tecnica dello stencil, divenuta fondamentale nell'ambito della Street Art. In ciascun lavoro l'olio prende in buona parte il sopravvento sullo stencil, realizzato su una base di acrilico, e rappresenta una sorta di valore aggiunto.
Giovane artista contemporaneo Goina "fotografa" e reinterpreta la realtà con il pennello, componendo fantastiche, giocose e stranianti visioni, come quelle con cui ha originalmente e vivacemente "affrescato" lo spazio Urbanwear, usando il rullo, gli spray, alcuni tocchi di pennello e interventi di maxi collage. Con tali mezzi l'artista evoca nei suoi lavori una sorta di Surrealismo del Duemila, connotato da una tendenza iperrealista, neofigurativa e postmoderna. All'interno di Urbanwear compaiono due estese opere murali dell'artista: una rappresenta una figura femminile alla guida di una Cinquecento vera, il cui muso con i fari illuminati da leds e metà della carrozzeria fuoriescono dalla parete, l'altra riproduce una spiaggia hawaiana con un surfista e un Tiki Bar, dove bere cocktail esotici.
Sono racconti visivi, inediti e divertenti, espressi da Goina con reminescenze da fumetto e da graffitaro di livello, che hanno ispirato la performance di luce esterna e la scelta di musiche hip hop e rap. L'uso di colori vivaci e brillanti e la capacità compositiva e grafica rappresentano le caratteristiche precipue del pittore, promettente talento per molti versi autodidatta. L'interno del negozio sarà anche illuminato da una serie di pannelli con fibre ottiche e da un'originale lampada tipo piantana a forma di manichino rivestito di graffiti.
Alle pareti saranno esposte le opere dal taglio originale e brillante create dall'artista proprio per questo evento, le quali testimoniano un aspetto importante e significativo del linguaggio artistico giovanile d'avanguardia, che trova le proprie radici lontane nel ritorno alla pittura e alla figurazione promosso negli anni Settanta dalla Transavanguardia del critico Achille Bonito Oliva per reagire all'eccesso di sperimentazione che caratterizzava quel periodo. Una tendenza, comunque, quella della Transavanguardia e anche l'orientamento creativo dell'artista, che, pur rivalutando strumenti tradizionali quali i pennelli, i colori a olio e gli acrilici (cui Goina aggiunge lo stencil), non si attesta tuttavia all'interno di modi e linguaggi troppo convenzionali. In un'epoca prevalentemente tecnologica Goina promuove il valore della manualità e della figurazione guidate da una creatività connotata da estro fantastico e capacità di apprezzare attraverso i colori e una prospettiva particolare, il sapore intenso e strano della vita.
Stefano Goina, triestino, classe 1986, si è formato frequentando la sezione di decorazione pittorica dell'Istituto Statale d'Arte E. e U. Nordio della città natale, per il quale ha ideato nel 2005 il logo del Cinquantenario. Ha realizzato lavori di decorazione pittorica, tra cui due pannelli per l'Ospedale Burlo Garofalo di Trieste, e vari progetti grafici, tra i quali quello per i manifesti, gli inviti e il catalogo della mostra internazionale d'arte giovanile Artefatto, cui partecipa annualmente nel capoluogo giuliano. Nel 2006 viene premiato dalla Provincia di Trieste con una borsa di studio in merito alla creatività e nel 2009 ha vinto il primo premio al 23esimo Concorso Lilian Caraian per le arti figurative.
Edoardo Coral
11 dicembre (inaugurazione ore 18.30) - 20 dicembre 2009
Centro Socio Culturale di Villa Prinz - Trieste
Venticinque sculture in legno realizzate tra il 2008 e il 2009. "Edoardo Coral lavora con amore il legno, donandogli la vita in un piccolo atelier sul lungomare di Barcola a Trieste. La sua cifra espressiva è la gentilezza" scrive Marianna Accerboni "che lo scultore triestino svela nel tornire le forme con un approccio morbido, convincente, dotato di eleganza. Intaglia tutti i tipi di legno, ma predilige il pino cembro e il cedro del Libano, secondo una passione trasmessagli dal padre. Dopo essersi dedicato per vent'anni completamente alla musica (è diplomato in corno al Conservatorio di Trieste), ha studiato disegno e pittura e nel 2000 ha iniziato a dedicarsi alla scultura, forgiando dapprima i legni portati a riva dalle mareggiate.
Tra i primi pezzi raccolti sulla spiaggia, uno aveva la forma di conchiglia, un tema ripreso spesso dall'artista nelle sue opere e reinterpretato abilmente nella grande dimensione anche attraverso l'uso di più qualità di legno assemblate insieme con gusto e proprietà. Fino a farla divenire, mediante l'essenzialità della forma, una sorta di fiore del mare. La grande misura è infatti spesso una caratteristica delle sue figure femminili, agili, snelle, eleganti, essenziali e neoromantiche, colte in un atteggiamento o caratterizzate da un particolare dell'abito e dell'acconciatura, che raccontano tutto un temperamento, a volte una vita oppure simbolizzano il sogno e l'ideale.
Ma Coral ha ancora una passione: raccogliere nei vecchi fienili e nei magazzini antichi legni e ridare loro nuova dignità, assemblandoli a legni nuovi soprattutto per realizzare degli originali "paesaggi lignei" e degli originali totem, di sapore tecnologico e quasi etnico, che ricordano le invenzioni di Brancusi e dell'arte africana. Alcune opere sono anche delicatamente dedicate al tema sacro: una Madonnina si trova nella Chiesa di S. Bartolomeo a Barcola (Trieste), un'altra nel refettorio del Convento della Chiesa di Gretta a Trieste e un'altra ancora nel Convento di suore di clausura ad Attimis (Udine), mentre un suo crocifisso è stato posizionato davanti alla Chiesa di Conconello (Trieste).
A far scaturire nell'artista l'esigenza di scolpire fu l'emozionante incontro avvenuto a Sauris un po' di anni fa, con lo scultore Ermanno Plozer: da quel momento la vita creativa e artistica di Coral è cambiata, passando dalle note musicali all'amore per la forma e per il legno, che lo scultore lavora sempre e solo completamente a mano, anche là dove potrebbe servirsi di strumenti e tecnologie avanzate. Una o due settimane per realizzare un solo pezzo e 'vivere dall'inizio alla fine tutta la scultura manualmente'. Con purezza, davanti al mare."
Martin Romeo: La sostanza dell'individuo
01-20 dicembre 2009
Sala Comunale d'Arte - Trieste
La personale dell'artista, con intervento critico di Marianna Accerboni, propone una decina di opere realizzate ad acrilico su tela dal 2007 a oggi e dedicate al corpo umano, tema prediletto del pittore. "Martin Romeo" scrive Marianna Accerboni "nasce a Carrara nel 1986 da genitori argentini, la pittrice Isabel Carafì e lo scultore Jorge Romeo. Dal 1992 al 1999 si trasferisce con la madre a Buenos Aires. Successivamente si stabilisce a Trieste, dove frequenta l'Istituto Statale d'Arte. Ha da poco concluso gli studi alla Facoltà di Design e Arti dello IUAV - Istituto Universitario di Architettura di Venezia nella sezione Arti visive dello Spettacolo con una ricerca sul corpo e sul rapporto fra quest'ultimo e l'identità del singolo, concetto che può essere allargato al legame tra l'individuo e la società.
Attualmente sta proseguendo gli studi nella stessa sede, specializzandosi in Produzione e Progettazione delle Arti Visive. Inizia professionalmente il proprio percorso artistico scegliendo quale tema d'indagine e di ricerca la forma del corpo umano e creando sculture in marmo, legno e ceramica. Poi si dedica alla pittura, in cui permane tuttavia un forte senso della tridimensionalità. Nel 2004 esordisce con una mostra personale al Caffè San Marco di Trieste. Nel 2007 vince una borsa di studio attribuitagli dalla Fondazione Lilian Caraian, che consiste nella frequentazione di un corso di pittura alla Summer Academy di Salisburgo sotto la guida del pittore cinese Xie Xiang: quest'ultimo invitava gli allievi a creare un'opera al giorno, mentre solitamente Romeo impiega una settimana per realizzarne una.
Nel 2008 viene invitato ad allestire una personale nella sede del Circolo Wärtsilä di Trieste. Le opere di Romeo sono particolarmente laboriose: ispirandosi a un intreccio di corpi liberi effigiati in immagini fotografiche, dapprima il pittore abbozza sulla tela il disegno a carboncino, poi vi stende una base di preparazione, quindi sottolinea e incide con la spatola la superficie pittorica, dando corporeità alle forme. In alcune opere interviene anche con la resina, per donare una speciale lucentezza materica ai suoi lavori e amalgamare le figure con una traccia informale. Da un raffinato e personale accostamento cromatico scaturiscono la luce e la forza dei suoi lavori.
Recentemente ha affrontato una particolare ricerca materica, che allude al concetto di fragilità e di ferita, strutturando le forme del corpo con stesure in lana di vetro. Sotto il profilo critico le composizioni di Romeo, divenute materiche dopo l'esperienza salisburghese, si collocano nell'ambito di una moderna reinterpretazione neocubista vicina per altro anche ai concetti della Transavanguardia, senza scordare però la lezione di grandi maestri del passato, tra cui Romeo predilige in particolare Auguste Rodin. Attualmente l'artista s'interessa pure ad altre forme interpretative dell'energia del corpo, facendo uso delle moderne tecnologie e in tale ambito collabora con il noto docente austriaco di Arti multimediali Klaus Obermaier.
Immagine:
Martin Romeo, We don't need, acrilico su tela cm120x80, 2009
Clara Zini
21 novembre - 07 dicembre 2009
Antico Caffè Stella Polare - Trieste
La rassegna, presentata dall'architetto Marianna Accerboni, propone una decina di raffinate opere realizzate della pittrice triestina a olio, acrilico, tecnica mista e collage su tela, tavola e carta dagli anni Novanta a oggi, testimoniando ciascuna i vari periodi dell'autrice. "Sensibilissima e originale" scrive Accerboni "la Zini è capace di offrirci, grazie a una tecnica laboriosa, accurata e molto efficace, molteplici interpretazioni del dato naturale - della sua luce e del suo fascino - come pittura pura: ed ecco allora il grande paesaggio di fiori e acqua del 2009, realizzato con tecnica complessa e accurata e condotto quasi sul limite dell'astrazione, che colloquia con la cava surreale, dipinta ad acrilico su tela durante gli stage en plen air tenuti da Nino Perizi e illuminata da molteplici velature e sottili accorgimenti cromatici.
O ancora i ricchi, interessanti collage di gusto quasi barocco, che fanno pensare alla travagliata, intensa e coloratissima arte di Frida Kalho, pittrice messicana dalla vita tormentata e coraggiosa. La figura femminile è resa icona dalla Zini grazie all'identificazione di diversi tipi di donna, dalla quella himalayana alla yemenita, alla Madonna, alla figura femminile autobiografica, simboli di condizioni di vita e stati d'animo che, come raramente accade, nulla concedono alla testimonianza etnica, per scivolare verso il ritratto interiore, con tanta attenzione e amore verso gli umili e chi soffre."
Ugo Carà e Marcello Mascherini ad Arsia
16 novembre 2009, ore 17.30
Comunità degli Italiani di Albona (Istria)
Conferenza condotta dall'architetto Marianna Accerboni, critico di riferimento di Carà e curatrice dell'Archivio del maestro. L'iniziativa è organizzata dall'Università Popolare di Trieste e dall'Unione Italiana di Fiume per la Comunità degli Italiani di Albona intitolata a "Giuseppina Martinuzzi". Nel corso dell'incontro Accerboni rievocherà la costruzione della cittadina mineraria di Arsia, avvenuta nel '37 in soli due anni, dopo la bonifica della zona del lago d'Arsia, che fu detta poi "Felicia", attuata nel '34 dal Governo italiano dell'epoca. E commenterà l'inserimento delle opere scultoree di Marcello Mascherini e di Ugo Carà nel tessuto architettonico della città, realizzato secondo chiari schemi razionalisti di ascendenza rinascimentale.
Ideata per ospitare le maestranze e i lavoratori della miniera di carbon fossile (oggi non più attiva) che si trova a 200 metri di distanza, Arsia era stata pensata per 4000 abitanti, con un centro caratterizzato dalla piazza, su cui si affacciano la chiesa e il comune. I lavori dei due artisti, allora giovanissime promesse della scultura triestina e italiana, furono collocati dall'architetto Gustavo Pulitzer Finali, progettista della città, nella piazza principale per simbolizzare la funzione cui la cittadina e i suoi abitanti erano deputati. Per Arsia Mascherini aveva creato Il minatore, distrutto alla fine della guerra e sostituito da un masso di carbone.
Di tale scultura oggi è rimasta solo una gamba, conservata nel campanile della chiesa, anche se per la cittadina l'artista aveva creato pure due bassorilievi, intitolati Il minatore e La vittoria. Carà invece aveva realizzato per il centro minerario una maestosa e nel contempo delicata "Santa Barbara", protettrice dei minatori, in pietra di Aurisina, alta 3 metri e tutt'ora inserita nella facciata della chiesa.
Durante la conferenza il critico ripercorrerà, con l'ausilio di alcune proiezioni video, anche l'evoluzione del linguaggio artistico e i tratti della personalità dei due scultori, la cui fama ha varcato i confini nazionali: in particolare una splendida scultura di Mascherini, Il fauno, ebbe un'importante storia espositiva internazionale - da Venezia a New York e a Tokyo - per poi essere acquistato nel '61 dal prestigioso museo europeo di scultura Middelheim di Anversa. Anche Carà ha esposto ripetutamente all'estero: tra le altre occasioni, nel 2003 alla Galerie Bortier del Comune di Bruxelles a cura di Marianna Accerboni e alla Estorick Collection di Londra, accanto ai più grandi designer italiani, con le sue opere appartenenti alla prestigiosa Mitchell Wolfson Collection di Miami Beach e di Genova.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Scultura di S. Barbara realizzata da Ugo Carà nella Chiesa di Arsia
2. Un particolare della scultura realizzata da Ugo Carà nella Chiesa di Arsia
Fulvio Monai: Il paesaggio interiore
09 novembre (inaugura ore 18.00) - 28 novembre 2009
Biblioteca Statale Isontina - Galleria d'Arte Mario Di Iorio - Gorizia
Rassegna dedicata al pittore Fulvio Monai (Pola 1921 - Gorizia, 1999), artista di alto livello e lucido intellettuale, che fu una delle figure di spicco della vita culturale della Gorizia del secondo Novecento. Introdotta dall'architetto Marianna Accerboni, curatrice dell'esposizione, la rassegna propone una retrospettiva dalle opere di Monai e ripercorre l'evoluzione della rappresentazione e dell'interpretazione del paesaggio nella sua pittura, dagli esordi in Istria alle opere realizzate alla fine del XX secolo: una mostra esaustiva anche sotto il profilo delle tecniche esperite. Verranno infatti esposti un'ampia sequenza di oli dai colori morbidi e caldi e di disegni eseguiti a carboncino in bianco e nero e delle grafiche (già presenti da tempo in alcuni spazi della Biblioteca), con particolare attenzione all'acquaforte, tecnica incisoria fra le sue preferite accanto alla linoleumgrafia.
Saranno visibili anche alcune carte, tra le più interessanti, dell'Archivio donato dalla famiglia alla Biblioteca e sarà consultabile l'inventario di quest'ultimo, curato da Antonella Gallarotti e che successivamente verrà pubblicato sulla rivista Studi goriziani. Nelle bacheche troverà inoltre posto il carteggio inedito intercorso dal 1976 al 1986 tra Monai e il poeta Biagio Marin, una delle personalità di altissimo livello intellettuale, così come l'architetto Max Fabiani, che presentò la sua prima esposizione, Fulvio Tomizza e Marco Pozzetto, con cui il pittore intrattenne a lungo rapporti d'amicizia.
"Animo fine, intelletto razionale e profondo" scrive Marianna Accerboni "Monai si è dedicato con equilibrio e passione, nel corso di tutta la sua esistenza, alla narrazione della temperie culturale a lui coeva, lasciandoci in eredità un quadro oggettivo e intenso del milieu goriziano, isontino, istriano e regionale del secondo Novecento: come se osservasse da quest'angolo di mondo del Nord Est il proiettarsi della nostra cultura in ambito italiano ed europeo, grazie anche al diffuso e allora nascente concetto di Mitteleuropa.
Ma se dalle pagine de "Il Piccolo", di "Iniziativa isontina" e di altre pubblicazioni di prestigio anche di livello nazionale, cui Monai collaborò intensamente, scaturiva la sua voce critica e narrante, acuta, pacata e nel contempo appassionata, un'altro racconto, in un certo senso più intimo e soggettivo, sgorgava dal pennello di questo artista e intellettuale, che fu a Gorizia una delle figure di maggiore riferimento della vita culturale della sua epoca.
Seguendo a latere, in modo indipendente e originale l'evoluzione del linguaggio artistico d'avanguardia a lui contemporaneo, Monai maturò, dai primi anni Quaranta alla fine del Novecento, un idioma pittorico intenso ma insieme delicato, che lascia spazio e adito all'interpretazione lirica e onirica della natura e della realtà, sottolineandone e reperendone i valori di bellezza e spiritualità. Una ricerca - anche se l'autore non amava questo termine - che prese avvio negli anni della giovinezza, dal 1945 al '51, attraverso l'analisi e la composizione del paesaggio, rarissimamente popolato di presenze umane, in campiture cromatiche e di luce nette, declinate prima su faesite preparata con cementite e poi su tela.
Un'analisi che, dopo gli anni Cinquanta, si fa sintesi ed evidenzia progressivamente il dato luministico nel racconto del paesaggio naturale, il quale prende il posto di quello urbano: il Carso e l'amatissima Istria, abbandonata nel '47, sono reinterpretati quasi da lontano. E in essi, dagli anni Settanta in poi, soffusi, incantati bagliori di luce evidenziano un traguardo raggiunto attraverso un percorso condotto dagli esiti dell'Impressionismo alla soglia dell'Informale, nel cui ambito l'uso delle macchie di colore (in francese tache) sfiora il tachisme sperimentato da Monet nella tarda maturità e l'atmosfera sfumata e luminosa guarda alla modernità di William Turner."
Fulvio Monai, pittore, saggista, critico, giornalista ed educatore, nacque a Pola nel 1921, trasferendosi successivamente a Gorizia nel '47, dove visse fino alla morte, avvenuta nel '99. Conseguita la maturità classica nella città natale, si è laureato all'Università di Trieste con una tesi in Storia dell'Arte. Insegnante alla Scuole Medie, dal '51 al '78 ha collaborato con Radio Friuli Venezia Giulia, con il quotidiano "Il Piccolo" e con varie riviste con note culturali, recensioni ed elzeviri. Ha pubblicato i libri Istria ritrovata e Immagini e incontri, ha scritto saggi per volumi e riviste e tenuto conferenze su temi d'arte. Ha operato nei comitati di redazione di Studi Goriziani e Iniziativa Isontina, nel consiglio direttivo del Centro Friulano Arti Plastiche e nella Commissione Diocesana per l'Arte Sacra di Gorizia.
Ha curato l'organizzazione della Mostra del collezionista, di alcune mostre antologiche e delle Biennali dei Giovani a Gorizia. E' stato socio fondatore dell'Associazione provinciale artisti isontini. Iniziò l'attività artistica a Pola nel '41, esponendo per la prima volta nel '45. Da allora prese parte a numerose mostre in Italia e all'estero. Ha allestito personali in Friuli Venezia Giulia, a Venezia, Milano, Roma e in Slovenia, compiuto viaggi di studio in Francia, Spagna e Grecia e partecipato, con interventi e scritti, ai convegni dell'Istituto per gli Incontri culturali mitteleuropei e della rivista istriana La Battana. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero.
Immagine:
Fulvio Monai, Autoritratto, olio su tavola cm.30x40, 1946
Rossana Longo: Azzurro infinito
10 novembre (inaugurazione ore 18.30) - 29 novembre 2009
Sala Comunale d'Arte - Trieste
"Artista colta ed esperta in molte tecniche e svariate discipline, la Longo" scrive Marianna Accerboni "si esprime mediante un gesto pittorico consapevole delle tecniche antiche esercitate dai grandi maestri del passato, ma nel contempo è padrona di mezzi più moderni quali l'acrilico: appassionata all'affresco, al ritratto, al paesaggio e alle tematiche sacre e mitologiche, sa osare nella grande dimensione, che tradisce spesso chi non è tecnicamente accorto, fornendo in tale ambito prove di grande tensione espressiva e di luminosa freschezza. E sa cogliere istintivamente la tendenza alla sintesi che pervade il nostro tempo.
La sua pittura è supportata anche da un'ampia cultura di base, che spazia dall'interesse per la musica classica, la musica popolare celtica, il canto gregoriano e la letteratura, alla passione per la mitologia, l'astronomia, la geometria descrittiva, l'anatomia, la storia dell'arte, con particolare attenzione per il periodo che va dalla classicità al Seicento. I rimandi colti che potremmo accostare al suo talento oscillano tra la conoscenza di Raffaello, di Michelangelo, dell'inquieto manierista Bartolomeo Ammannati e del genio del Pontormo; ma, con il passare del tempo, affiora nel suo gesto anche il segno nervoso e istintivo di Treccani e di quelli artisti contemporanei che si sono gradualmente ribellati alla tradizione per andare oltre, forti della lezione acquisita.
Nel periodo più recente la Longo si sta infatti gradualmente affrancando dalle memorie formali del passato e traspone la grande capacità di sperimentare le tecniche antiche e la profonda sensibilità per la luce - che scaturisce più evidente proprio attraverso l'uso dei pigmenti di un tempo - in nuove soluzioni compositive, in cui una sensibilità neoromantica s'intreccia a un'interpretazione dinamica della natura, mentre nel ritratto, tema molto amato dall'artista, la tecnica felice va di pari passo con un'intuizione psicologica fine e aderente al soggetto".
Nata a Trieste nel 1973, nel capoluogo giuliano ha frequentato l'Istituto d'Arte Nordio, la Scuola di Figura del Museo Revoltella sotto la guida di Nino Perizi edi Vittorio Porro, la Boston Visual School, l'atelier del maestro Walter Falzari e la Scuola dell'Acquaforte Carlo Sbisà. Si è laureata in Pittura e Storia dell'Arte all'Accademia di Belle Arti di Venezia, ha frequentato la prestigiosa Scuola Internazionale di Grafica d'Arte Il Bisonte di Firenze, ha seguito un corso di stampa quadricromatica con Swietlan Kraczyna, ha studiato pittura a olio con Franco Milani. Ritrattista, paesaggista e autrice di scene di genere, ha illustrato libri di poesia e affrescato alcune parti della facciata della Chiesa di S. Apollinare a Trieste. Stampa personalmente tutte le proprie opere grafiche.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Rossana Longo, Nel bosco, olio su tela cm80x80, foto Marino Ierman, 2007
2. Rossana Longo, Nuvole e vento I, olio su tela cm60x100, foto Marino Ierman, 2008
Trieste: 26 donne 26 opere
Presentazione del catalogo della mostra
27 ottobre 2009, ore 11.30
Archivio di Stato - Trieste
Collettiva a cura dell'architetto Marianna Accerboni, che lo scorso marzo ha registrato grande successo di pubblico. La rassegna si era svolta nell'ambito della manifestazione La donna nell'arte indetta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la Festa della Donna 2009 e promossa, così come avviene ora per il catalogo, dall'Archivio di Stato di Trieste diretto da Grazia Tatò e dal Soroptimist Club del capoluogo giuliano. Interverranno Maria Grazia Tatò e Marianna Accerboni, curatrice del catalogo e delle schede.
L'elegante e accurata pubblicazione ripercorre puntualmente la rassegna, testimoniando l'opera di 26 artiste triestine, tra le più rappresentative in ambito professionale, attive nel capoluogo giuliano e altrove dalla seconda metà del novecento a oggi, con l'intento di offrire uno sguardo approfondito sulla creatività al femminile riferita a questa città e ai molteplici ambiti in cui essa si espresse: dalla pittura a olio alla tecnica mista, dall'incisione alla fotografia, dall'illustrazione alla fiber art, al costume e all'abito d'arte e al giornale d'artista.
"Il catalogo" sottolinea Grazia Tatò nella presentazione "si configura come testimonianza di una collettiva particolare sotto diversi aspetti. Da un lato infatti, s'inserisce felicemente nelle iniziative volute dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in adesione alla Festa internazionale della donna, con l'intento di partecipare al processo di emancipazione femminile e alla diffusione della cultura della non discriminazione e della promozione delle pari opportunità, un'utopia ancora in molti paesi del mondo. Dopo le grandi trasformazioni del ruolo della donna nella società avvenute nel XX secolo, una grande incertezza permane anche nei paesi industrializzati, come in quelli in via di sviluppo, su cosa comporti essere donna oggi e su cosa significhi esprimersi in libertà."
"Il catalogo" spiega nell'introduzione Marianna Accerboni "prende idealmente avvio dal raffinato linguaggio surreale di Leonor Fini, presente con un'opera di grande suggestione, Luna (...). Prosegue secondo versanti diversi: da una canto la sperimentazione d'avanguardia, onirica, cromaticamente accesa e ricca di fantastiche e inaspettate soluzioni, condotta dagli anni Cinquanta ai Settanta da Miela Reina, di cui viene pubblicato un olio giovanile, ancora figurativo, di grandi dimensioni; dall'altro, un prezioso capo unico, disegnato ed eseguito all'uncinetto da Anita Pittoni (artista e intellettuale triestina molto nota e celebrata per le sue creazioni di moda, per il suo salotto letterario e per lo Zibaldone) per la fotografa Wanda Wulz. Allieva e grande amica di quest'ultima, Alice Zen è invece presente con un lavoro fotografico d'intrigante ispirazione surreale e fantastica."
In catalogo compaiono anche le opere e le biografie di Franca Batich, Gabry Benci, Raffaella Busdon, Lilian Caraian, Nora Carella, Cassiopea Teatro, Nicoletta Costa, Annamaria Ducaton, Fabiola Faidiga, Tiziana Fantini, Felicita Frai, Alice Gombacci, Rossana Longo, Emanuela Marassi, Elettra Metallinò, Megi Pepeu, Graziella Petracco, Lydia Predominato, Alice Psacaropulo, Mirella Schott Sbisà, Olivia Siauss e Nelda Stravisi. Le immagini fotografiche sono di Paolo Bonassi, Ennio Guerrato, Marino Ierman, Antonio Lo Presti e Marino Sterle, la grafica di Paola Travan e il coordinamento editoriale di Carmelo Bianco.
Immagini:
1. Leonor Fini, Luna, olio su tela cm73x60, 1982
2. Miela Reina, La veglia davanti al braciere, olio su tela cm140x90, 1958-1959 (collezione privata, Trieste)
Gillo Dorfles presenta a Trieste il numero di settembre della rivista Ottagono
Dedicato all'architettura e al territorio di Trieste e del Friuli Venezia Giulia
27 ottobre 2009, ore 17.30
Palazzo Gopcevich - Trieste
Fa infatti tappa in Friuli Venezia Giulia il Giro d'Italia dell'Architettura di Ottagono, il mensile di architettura e design, pubblicato a Bologna da Editrice Compositori. E propone un focus sulla progettualità urbana nella nostra regione tra complessità locali e contraddizioni globali. Il servizio sul Friuli Venezia Giulia curato da Elisa Montalti, Ottagono parte con il contributo di Gillo Dorfles sulla città di Trieste, su eredità culturale e architettonica, su potenzialità e sfide future. Si inserisce nel progetto editoriale che nel numero di dicembre farà tappa in Liguria, a marzo 2010 in Veneto, a giugno in Sardegna, a settembre in Campania e a dicembre in Umbria.
Ha iniziato a novembre 2008 con la Valle d'Aosta. Regione per regione, Ottagono fotografa in tal modo l'identità espressiva dell'architettura e le sue relazioni con la storia e il territorio con l'obiettivo di riportare l'attenzione su ruolo e qualità della progettualità architettonica italiana. Tra tradizione e innovazione. Tra mercato, disciplina professionale e esigenze sociali contemporanee. La Casa Editrice Compositori è nata nel 1966 per iniziativa dell'imprenditore bolognese Giulio Ponzellini. E' una consolidata realtà editoriale nel settore del design, dell'architettura e dell'arte. Pubblica la rivista mensile Ottagono, testata leader italiana e internazionale nel mondo del design.
Editrice Compositori si propone come realtà di riferimento per la promozione della sostenibilità ambientale e il benessere futuro del pianeta.. L'incontro organizzato dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste. Interverranno l'Assessore alla Cultura Massimo Greco, il celebre critico e filosofo di estetica di origine triestina, Gillo Dorfles, il filoso e storico dell'arte dell'architettura e del design Aldo Colonetti, direttore di Ottagono, l'architetto Elisa Montalti, redattrice di Ottagono, e l'architetto Marianna Accerboni, ideatrice e curatrice dell'incontro. L'incontro è realizzato con il generoso sostegno di SpazioCavana & Perizzi.
La bellezza per la bontà, l'arte aiuta la vita
Trieste, 10a. edizione
Castello di Duino, 24 ottobre - 11 novembre 2009
Sala del Giubileo, 12-20 novembre
Mostra organizzata a favore del Premio alla Bontà Hazel Marie Cole Onlus, istituito da Aldo e Donatella Pianciamore, e curata dall'architetto Marianna Accerboni. Alla vernice presenti il sindaco Giorgio Ret, le autorità locali, gli artisti e i dirigenti del Premio, che beneficierà del ricavato delle offerte per le opere messe a disposizione dagli autori. Partecipano trenta artisti, triestini e provenienti da altre città italiane e la scultrice londinese Ann Tudor Walters, con la partecipazione straordinaria del pittore Adriano Maraldi.
"Bontà e bellezza" scrive Marianna Accerboni "s'intrecciano in questa iniziativa, che premia la generosità e l'altruismo nel ricordo di Hazel Marie Cole, straordinaria figura di ingegnere aereonautico e mecenate inglese appassionata d'arte, la quale fece della bontà il proprio stile di vita. Al di là del precipuo fine benefico, la rassegna ha il pregio di riassumere attraverso una trentina di opere, realizzate secondo tecniche diverse, dall'olio e dall'acrilico alla tecnica mista e al pastello, dalla tempera e dagli smalti all'acquerello, al frottage e alla scultura in legno, un panorama attraente e variegato del lessico artistico contemporaneo a Trieste, in Italia e in altri paesi d'Europa.
La maggior parte degli artisti presenti tende a ricreare un'interpretazione a volte essenziale, a volte neoromantica e onirica della realtà, arricchita spesso di suggestioni fantastiche, simboliche, metafisiche e surreali. Espongono Alda Baglioni, Ferruccio Bernini, Valérié Bregant, Livia Bussi, Nora Carella, Fulvio Cazzador, Bruna Daus Medin, Adriana De Caro, Elsa Delise, Fulvio Dot, Carla Fiocchi, Holly Furlanis, Sergio Gerzel, Paolo Guglielmo Giorio, Nevia Gregorovich, Rossana Longo, Enzo E. Mari, Elettra Metallinò, Stefano Orsetti, Dante Pisani, Marta Potenzieri Reale, Alice Psacaropulo Casaccia, Erika Stocker Micheli, Roberto Tigelli, Fabrizio Vascotto, Ernando Venanzi, Valentina Veranì, Livio Zoppolato, Elvio Zorzenon."
Immagine:
Elettra Metallinò, Tiro a segno, olio su faesite cm42x38, 2008
Un corpo sul fondo
di Pietro Spirito, ed. Guanda, pgg.237, € 14,00, 2007
Medusa - Storie di uomini sul fondo
regia di Fredo Valla
Presentazione romanzo e film
15 ottobre 2009, ore 18.30
Ufficio di collegamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Bruxelles
Il romanzo del giornalista e scrittore triestino Pietro Spirito ricostruisce il drammatico siluramento del sommergibile Medusa della Regia Marina in Adriatico al largo di Pola. Il documentario del regista piemontese Fredo Valla è ispirato al romanzo stesso. Un corpo sul fondo, attraverso la forma della docu-fiction, rievoca con una prosa incisiva, essenziale e coinvolgente e con un ritmo equilibrato ma nel contempo incalzante, un episodio accaduto durante la Seconda guerra mondiale, l'affondamento il 30 gennaio 1942 del sommergibile Medusa da parte dal sommergibile inglese Thorn, ammantando tale ricostruzione di sottili enigmi. Nel naufragio morirono quasi tutti i 60 marinai che si trovavano a bordo, tranne 14 uomini che si erano rifugiati nella camera di lancio di poppa del battello. Inutilmente per tre giorni i soccorritori della Marina tentarono di salvare gli uomini sul fondo: alla fine, a causa di una tempesta, furono costretti ad abbandonarli al loro destino.
Il film di Fredo Valla, Medusa - Storie di uomini sul fondo, prende spunto dal romanzo per realizzare un'inchiesta storica. Con la ricostruzione dei fatti attraverso innovative e interessanti animazioni, le testimonianze di alcuni protagonisti, i ricordi legati alla vita sui sommergibili e una colonna sonora originale, il documentario di Valla racconta la storia attraverso emozioni e suggestioni. Lo scrittore e il regista hanno collaborato insieme, almeno in parte, alla realizzazione l'uno del libro, l'altro del film (in quest'ultimo Spirito impersona se stesso, cioè il giornalista che indaga sulla tragedia), tanto che si può dire che le due opere abbiano fatto un tratto di strada insieme.
La manifestazione è organizzata dall'Associazione Giuliani nel Mondo di Trieste e di Bruxelles e dall'Ufficio di collegamento della Regione FVG nella capitale belga. Interverranno gli autori e l'architetto Marianna Accerboni, ideatrice dell'incontro, che all'occasione presenterà anche una selezione di dipinti dell'artista triestino Roberto Tigelli, attualmente presenti a Bruxelles nel prestigioso e centralissimo spazio espositivo "Galleria".
Il pittore triestino Roberto Tigelli a Bruxelles
30 settembre (inaugurazione ore 18.00) - 25 ottobre 2009
Spazio espositivo "Galleria" - Bruxelles
Presentata dall'architetto Marianna Accerboni, ideatrice e curatrice dell'iniziativa, la rassegna, che si svolge sotto il patrocinio dell'Associazione Giuliani nel Mondo, propone una quarantina di tecniche miste, realizzate mediante un mix di olio, acrilico, gessetti, matite e collage su tela dal 2001 a oggi. I lavori di Tigelli saranno presentati anche all'Ufficio di Collegamento della Regione Friuli Venezia Giulia di Bruxelles.
"La ricerca artistica di Tigelli" scrive Marianna Accerboni "s'identifica in un itinerario contemporaneo, che approfondisce il rapporto dialettico tra l'intimo sentire e le pulsioni suscitate dal mondo naturale attraverso l'uso molto sapiente delle tecniche pittoriche e delle velature, apprese all'Istituto Statale d'Arte E. e U. Nordio di Trieste sotto la guida di Dino Predonzani e di Miela Reina, che aveva saputo mediare il gusto Secession, l'Espressionismo e l'Informale con una ricca libertà espressiva aperta a ogni sperimentazione.
Di origine mitteleuropea, Tigelli - che vive e opera tra Trieste e Milano e il cui cognome originario è Tichtl de Tutzingen (dalla città bavarese di Tutzing) - va a bottega dallo zio Umberto Goos, che si era formato all'Accademia della Belle Arti di Vienna, e viene così a contatto con il lessico secessionista e con l'avanguardia espressionista di Kokoschka. Approfondisce successivamente le tecniche pittoriche all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove apprende la raffinata sensibilità materica e compositiva di Bruno Saetti e le suggestioni poetiche, astratto-figurali, di Carmelo Zotti.
Ha la fortuna di vivere a Venezia, quando la città è da poco divenuta uno dei centri propulsori di un rinnovato sperimentalismo, grazie alla presenza di De Pisis e di Marini, del Fronte Nuovo delle Arti, prima espressione dell'avanguardia italiana del dopoguerra, cui parteciparono i veneziani Vedova e Pizzinato. E grazie anche alla riapertura della Biennale, che coopterà a Venezia artisti e intellettuali di tutto il mondo, e al trasferimento in laguna dagli Stati Uniti della collezione di Peggy Guggenheim, fulcro di importanti rapporti con l'avanguardia d'oltreoceano, da Gorky, a Pollock, a Tobey.
E, alle influenze mitteleuropee e dell'avanguardia internazionale, si accostano naturalmente, nella pittura di Tigelli, le vivide impressioni luministiche del Tiepolo e della Scuola veneta. Alla padronanza delle tecniche del mestiere di pittore, peculiarità oggi non molto comune, egli accompagna altresì un'originale e libera fantasia creativa e un'intensa sensibilità cromatica, che gli consentono felici e originali assemblaggi con collage di immagini figurative, che le frequenti e abili velature intridono di luce.
Dopo un'iniziale rappresentazione organica, simbolista e surreale della natura, ispirata anche dal problema ecologico (1973-86), l'artista ha abbandonato l'olio per elaborare tecniche miste realizzate, oltre che con il pennello, anche con le spugne, la garza, la sabbia e altri mezzi, dipingendo spesso con le mani. Ed ecco la serie delle Porte e delle Dune (1987-1993/4), dopo le quali e fino a oggi assistiamo a un'ulteriore evoluzione verso la libertà del gesto pittorico e a un'ancor più accentuata sensibilità luministica, che sfocia nelle Acque e nei Sentieri d'inclinazione neoromantica, in cui, con gesto largo e irruente, ma equilibrato nell'ambito della dinamica pittorica, l'artista raccorda, una volta di più, la realtà al sogno."
Fulvio Bonazza: Informale 1
20 ottobre (inaugurazione ore 18.30) - 08 novembre 2009
Sala Comunale d'Arte - Trieste
La rassegna del pittore triestino, presentata da Marianna Accerboni, propone una sequenza di più di 20 opere su carta realizzate dall'artista a tecnica mista negli ultimi due anni. "Innamorato del mare, Fulvio Bonazza" scrive Marianna Accerboni "trae spunto e ispirazione da tale passione innata, come quella per il disegno e per l'arte, per compiere un'attivissima ricerca nell'ambito del segno, della forma e del colore, i cui risultati esperiti negli ultimi due anni sono esposti in mostra. A sostenerlo in questa sperimentazione che lo impegna da alcuni anni è il maestro Franco Chersicola, valente pittore contemporaneo, ma anche insegnante d'altri tempi per la tenacia e l'attaccamento ai propri discepoli. Tra questi, Bonazza persegue a suo modo, abbandonando il segno molto valente del figurativo, la via della semplificazione e dell'essenzialità, finchè il pesce, che all'inizio è stato per l'artista il tema prescelto, ritorna a essere mare.
La forma si disintegra allora in molteplici sfumature cromatiche e la sensibilità dell'artista la impreziosisce mediante una raffinata, morbida gamma di colori sintonici realizzati a carboncino, di crete amalgamate con collante, di acrilici e gessi spesso illuminati da polvere e foglia d'oro, di lucidi spray oppure con alcuni interessanti interventi a collage. Da qui nascono composizioni del tutto ibere e convincenti: sotto il profilo stilistico l'evoluzione di Bonazza persegue il pensiero di certa avanguardia del secondo Novecento, il quale trova nell'Informale la meta irrazionale e concettualmente dirompente, che procede diretta dall'Impressionismo.
La poca fede nella ragione e nella conoscenza sviluppatasi dopo il secondo conflitto mondiale, la fiducia nella cultura nonsense di derivazione dada (che in francese significa giocattolo), una sorta di evocazione della realtà condotta in chiave surrealista, che valorizzava l'inconscio, l'aggancio all'espressionismo e alla violenza del suo sentire, sono alcune delle formulazioni da cui trasse origine negli anni Cinquanta in Europa, in America e in Giappone il linguaggio informale. Di quest'ultimo, Bonazza sa offrirci una serie di prove intense e molto personali anche per quanto riguarda l'impaginazione, forti e nel contempo sottilmente liriche, nelle quali ha mediato con sicuro talento una riflessione gestuale istintiva e raffinata sul dualismo, ricorrente nell'artista ed espressa attraverso una iterata valenza segnica e mediante il tachisme, cioè l'uso di macchie di colore, le cui premesse ritroviamo nel tardo Monet."
Artefatto 2009 LuminEssenze: La Giovane arte Contemporanea a Trieste
153 Giovani Artisti, 10 Paesi Europei, 200 opere, 5 sedi espositive
5a ed., 13-27 settembre 2009
www.artefatto.info
Saranno in mostra sculture, pitture, disegni, video, fotografie, cartoline, fumetti, illustrazioni, mosaici, opere di arte tessile e di digital art. Sarà inoltre possibile osservare le opere della sezione speciale LuminEssenze Urbane dedicata alla documentazione e interpretazione degli spazi industriali e portuali dimessi della provincia di Trieste. Gli artisti selezionati provengono da 18 regioni italiane e da 10 stati stranieri: Spagna, Francia, Slovenia, Croazia, Germania, Repubblica Ceca, Grecia, Finlandia, Gran Bretagna, Stati Uniti.
L'esposizione sarà articolata in 5 spazi espositivi: la sala "Umberto Veruda" di Palazzo Costanzi, La sala "Arturo Fittke", la Sala Comunale d'Arte, "Stazione Rogers", la serra del parco di Villa Revoltella. L'inaugurazione dell'evento sarà articolata in 2 momenti: domenica 13 settembre alle ore 19.00 presso la centrale Piazza Piccola a Trieste; lunedì 14 settembre alle ore 20.00 presso la serra del parco di Villa Revoltella. In entrambe le occasioni il vernissage sarà sottolineato da alcune originali performance di luce e musica ideate site specific dall'architetto triestino Marianna Accerboni.
Il 12 settembre un grande raggio di luce laser partirà dal Palazzo Municipale di Trieste, in corrispondenza della Sala Comunale d'arte, una delle 5 sedi espositive di Artefatto, dirigendosi verso l'orizzonte, il mare e l'infinito per simbolizzare lo slancio verso il mondo e verso il futuro di "Artefatto", mentre una scritta luminosa intermittente, accompagnata da una musica "intermittente", segnalerà l'evento sulla facciata del palazzo e la piazza retrostante sarà illuminata da altri segnali di luce.
Il 13 settembre il giardino all'italiana e parte del parco di Villa Revoltella saranno animati da performance di musica e luce atti a sottolineare la magia e l'antica bellezza del luogo. In ambedue i siti le musiche sono scelte, come lo scorso anno, in collaborazione con i ragazzi di "Artefatto". La mostra è curata dall'Assessorato all'Educazione, Università e Ricerca (Direzione d'Area e Servizi Educativi Integrati) del Comune di Trieste, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura (Direzione d'Area e Direzione Civici Musei di Storia ed Arte).
Immagine: Performance di luce di Marianna Accerboni per la rassegna Artefatto 2009
23esima ed. Concorso per le Arti Figurative Lilian Caraian
termine di partecipazione: 01 ottobre 2009
www.retecivica.trieste.it/caraian
Il Premio, organizzato dalla Fondazione "Lilian Caraian" di Trieste, è dedicato a Lilian Caraian (1914-1982), artista attiva nelle arti figurative, in campo musicale e nella poesia con risultati di livello internazionale, che con un lascito testamentario volle si costituisse una fondazione avente lo scopo di incoraggiare e premiare in maniera tangibile i giovani particolarmente meritevoli nelle arti. E a tal fine la Fondazione, istituita nel 1984, bandisce annualmente un concorso di arti figurative e uno di musica. L'iniziativa si avvale della collaborazione del Comune di Trieste-Assessorato alla Cultura, del sostegno della Wärtsilä e della borsa di studio offerta da Marta Gruber Tassini in ricordo di Silvio e Delia Benco, Aurelia Gruber Benco, Carlo Gruber e Anna Gruber.
Il Concorso prevede tre premi e una Borsa di Studio per la frequenza di uno stage dell'Accademia Estiva di Belle Arti di Salisburgo, che la Caraian frequentò agli inizi della sua attività artistica: un'occasione di confronto e di crescita, riservata come di consueto ai giovani artisti, studenti e diplomati nati o residenti nella Regione Friuli Venezia Giulia, che alla data del 31 dicembre 2008 non abbiano compiuto i 35 anni. I partecipanti, ai quali viene lasciata la più ampia libertà di tecnica e di espressione, dovranno presentare due opere, che per la pittura e per la grafica non dovranno superare un metro di base.
Piero Dorfles, il fascino della comunicazione
23 luglio 2009 ore 21.00
Palazzo Costanzi - Trieste
Terzo degli appuntamenti della rassegna "Mostra del Paesaggio", ideato e curato dall'architetto Marianna Accerboni, con il giornalista e critico letterario di origine triestina. L'incontro sarà sottolineato da una performance di luce sulla facciata del palazzo progettato dalla curatrice. Nel corso della serata Dorfles, che lavora nelle comunicazioni di massa da 40 anni ed è caporedattore, col ruolo di inviato speciale, del Tg1, affronterà il tema del paesaggio culturale nell'Italia di oggi e i molteplici aspetti della comunicazione nel mondo contemporaneo. Giornalista professionista, Piero Dorfles è autore e conduttore di numerosi programmi radiofonici e televisivi, come Per voi giovani (Radiouno), Cronaca e Prima Pagina (Raidue), Zeri domenicali (Radiodue), La missione del ghiotto (Rai Edu), Gr1 Cultura (Gr1), Il baco del millennio (Radiouno), La banda (Raitre).
Impegnato anche nei settori di ricerca della Rai, vi ha curato numerose ricerche sulla comunicazione e ha rappresentato la Rai e l'Italia in molti convegni e congressi internazionali. Ha tenuto corsi e seminari nelle più importanti università italiane e straniere. Ha pubblicato numerose ricerche e saggi sulla comunicazione, tra i quali l'Atlante della comunicazione (Rai-Eri, 1988, '89, '90, '91, '92, '93), Guardando all'Italia (Rai-Eri, 1989), Storia dell'audience (In Televisione, Garzanti, 1996), Carosello (il Mulino, 1998). Da dieci anni conduce, assieme a Neri Marcoré, Un pugno di libri, su Raitre.
Nell'ambito della "Mostra del Paesaggio" alla Sala Fittke è allestita la rassegna Diverse prospettive con opere di Nadia Bencic, Diana Bosnjak, Giorgio Cattonar, Lucia Lalovich-Toscano, Lilli Lupieri, Diana Mitri Gnesda, Medie Mulin Dwa, Itala Patti Pini, Maria Potenzieri Reale, Luisa Rustja, Liliana Spirito, Anna Maria Zecchinato, Dusedda Oriolo, che oscillano dal pointillisme, all'espressionismo figurativo, al taglio neoromantico, all'inclinazione fauve e confermano l'antica e grande attitudine e attenzione della città all'arte: una tradizione che risale al periodo tra fine '800 e primi '900, quando gli artisti triestini si formavano alle Accademie di Monaco e di Vienna, all'avanguardia in Europa.
Il secondo dei tre eventi collaterali che connotano 44esima Mostra del Paesaggio. Una importante Serata Letteraria nel corso della quale lo scrittore Enrico Fraulini, ideatore e curatore dell'appuntamento, presenterà il poeta veneziano Gino Pastega e il suo ultimo libro di poesie intitolato La casa delle fiaccole (Marsilio Editore, pgg.127), che si avvale dell'introduzione di Giuseppe Goisis, docente di Filosofia, e di Paolo Leoncini, docente di Italianistica e Filologia Romanza all'Università di Venezia.
Nel corso della serata avrà luogo anche un intervento musicale del Duo Nova Academia, sorto a Trieste nel 1976 e specializzato in un vasto repertorio attinente il Barocco in Europa, con particolare attenzione agli autori italiani e alla riscoperta di compositori ingiustamente trascurati. Il Duo è oggi composto dal flautista Stefano Casaccia e dal clavicembalista Manuel Tomadin, che eseguiranno musiche di Antonio Vivaldi, Johann Adolph Hasse e Domenico Scarlatti con copie perfette di strumenti originali del '700.
Gino Pastega è nato e vive a Venezia, dove è medico e libero docente universitario. Membro dell'Ateneo Veneto e della Maison des Ecrivains de Paris, presidente di "Poesia Venezia" e socio del PEN italiano, ha pubblicato numerosi saggi letterari e filosofici, raccolte di versi e libri di racconti, spesso pubblicati in antologie e riviste letterarie italiane e straniere. Della sua opera si sono occupati molti critici letterari e poeti. Ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali. "Un'appassionata ricerca della poesia come parola assoluta" è stato scritto della sua ultima opera "interprete del mistero del mondo e dell'esistenza umana, capace di coglierne i diversi aspetti reali e simbolici, metafisici e immaginativi.
44esima mostra del Paesaggio
03 luglio (inaugurazione ore 18.30) - 02 agosto 2009
Palazzo Costanzi - Trieste
La mostra è promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste e dalla Società Artistico Letteraria, fondata a Trieste nel 1945 dal poeta Marcello Fraulini. Gli artisti possono proporre una sola opera. Sono ammesse tutte le tecniche artistiche comprese quelle fotografiche, sculture e installazioni di dimensioni contenute. Le opere pittoriche devono essere decorosamente incorniciate e le misure del lato base suggerite non dovrebbero risultare inferiori, senza cornice, a 50 centimetri e superiori a 100 centimetri. La giuria, composta da Marianna Accerboni, Sergio Brossi, Antonio Denich, Adriano Dugulin ed Enrico Fraulini, sceglierà le opere da esporre compatibilmente con lo spazio espositivo.
Non saranno accolti lavori fuori tema e quelli che, a giudizio insindacabile, si riterrà opportuno non esporre. Le opere degli artisti e le schede dovranno pervenire nei giorni di mercoledì 1 luglio e giovedì 2 luglio 2009. L'articolata rassegna, cui inviano ogni anno i propri lavori numerosi artisti del capoluogo giuliano, del Friuli Venezia Giulia, di altre regioni italiane e di oltre confine, si propone di offrire un panorama a 360° dell'arte visiva ispirata al tema del paesaggio. Previsti tre interessanti eventi collaterali: venerdì 10 luglio alle ore 21.00 avrà luogo un'importante appuntamento intitolato Il collezionista.
Incontro con Maurizio Zanei, bellezza ed etica di una collezione, ideato e curato da Marianna Accerboni; venerdì 17 luglio alle ore 21.00 si svolgerà una variegata Serata Letteraria, ideata e curata da Enrico Fraulini, che presenterà il poeta veneziano Gino Pastega con un intervento musicale del flautista Stefano Casaccia e del clavicembalista Manuel Tomadin; giovedì 23 luglio alle ore 21.00, appuntamento d'eccezione intitolato Piero Dorfles, il fascino della comunicazione, che ospiterà il grande giornalista e critico letterario di origine triestina. L'incontro, ideato e curato da Marianna Accerboni e realizzato grazie al generoso contributo della Banca di Cividale e di La Giuliana Cornici, sarà sottolineato da una performancedi luce. Nel corso della manifestazione la famiglia del pittore Carlo Giorgio Titz consegnerà una medaglia a Sergio Altieri.
Immagine: Performance di luce su Palazzo Costanzi realizzata da Marianna Accerboni
Gianfranco Bernardi
29 giugno (inaugurazione ore 18.30) - 19 luglio 2009
Sala Comunale d'Arte - Trieste
La rassegna, presentata da Marianna Accerboni, propone una ventina di opere realizzate tra il 1997 e oggi mediante tecniche sperimentali su supporti trattati con impregnanti e diverse velature, sì da far emergere nel tempo, attraverso una sorta di alchimia di riflessi, delle figure-fantasma che caratterizzano quasi tutti i suoi lavori. "Come ogni vero artista" scrive Accerboni "Gianfranco Bernardi è capace di maturare efficacemente il proprio linguaggio pittorico, che segue ed estrinseca il pensiero profondo e l'interpretazione dell'equilibrio cosmico.
Lo dimostra anche questa rassegna, in cui l'autore testimonia la propria capacità di esprimersi sotto il profilo stilistico modulando molteplici strumenti linguistici e arricchendo il proprio vocabolario cromatico e narrativo attraverso varie ricerche tematiche, che vanno a comporre e a soddisfare piani di lettura diversi del Tutto e dell'Infinito, così come vanno a decrittare e a interpretare l'intenso rapporto simbiotico tra uomo, natura ed energia, quale equilibrio recondito e sotteso al visibile e all'apparente.
Dalle architetture pittoriche - che in questa mostra sfiorano il tema del relitto come simbolo, dell'acqua e delle energie della pioggia, senza dimenticare la memoria di ricerche 'antiche' di riferimento quali Le nebbie di Avalon (1997) e Varco dimensionale (2001) - l'artista scende nei reami profondi della conoscenza esoterica e delle realtà extraterrestri e, non a caso, predilige originalmente per le sue esposizioni il ventre del mare e della terra, dove risuonano gli echi della conoscenza, dell'energia (che in tal modo pervade i suoi lavori) e della verità, suscitando lo stupore e l'apprezzamento di personalità di livello elevato come il re dell'apnea profonda Enzo Maiorca.
La maturità di Bernardi nel 'narrare' sul piano artistico le proprie intuizioni e nel proseguire una o più ricerche che alzano il velo sul mistero intrinseco all'esistenza e sul suo fascino, è dimostrata dalla capacità di dare libero sfogo sotto il profilo tematico alla propria interpretazione degli equilibri che esprimono il visibile e il sensoriale, dipingendo, nell'ambito di una cospicua produzione, immagini fluide e preziosamente seriali e simboliche, in cui l'evoluzione del tema diventa leitmotiv dinamico, coerente e cromaticamente 'in linea', ricco di finezze formali e tecniche spesso inedite."
Immagine:
Gianfranco Bernardi, Varco dimensionale, tecnica mista su tela cm100x150, 2001
I ponti di Parigi dipinti e raccontati da Fabio Zubini
06 giugno (inaugurazione ore 18.00) - 19 giugno 2009
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste
Mostra personale del pittore, scrittore e ingegnere triestino Fabio Zubini dedicata ai ponti di Parigi, che sarà introdotta dall'architetto Marianna Accerboni. La manifestazione si svolge con il patrocinio del Consolato Onorario di Francia a Trieste. Nel corso della vernice della rassegna, che propone una sessantina di opere realizzate dal 1970 a oggi (40 vedute a olio su tela e una ventina di inchiostri di china su carta), sarà presentato il volume scritto da Zubini sul medesimo tema e illustrato dalle immagini da lui dipinte (Edizioni Italo Svevo, pagg. 65, €15,00). L'autore, classe 1926, uno dei primi ingegneri laureati a Trieste, ha realizzato nello stesso arco di tempo 900 vedute di Parigi, città dove aveva soggiornato per una decina d'anni, dal 1965 al '75 per motivi di lavoro, in qualità di ingegnere industriale meccanico per il Gruppo Total.
"Ama le antiche pendole, l'ingegner Fabio Zubini, e anche i modellini meccanici dei mezzi di trasporto" scrive Accerboni "e tale sensibilità di raffinato e curioso collezionista simbolizza e sintetizza la sua non comune personalità, sospesa tra l'interesse per la tecnica e la meccanica da un canto e la passione imprescindibile per l'arte dall'altro. Che egli estrinseca, sul filo di un linguaggio squisitamente postimpressionista, nei suoi quadri, in cui la realtà viene decrittata e interpretata attraverso un codice pittorico sobriamente poetico e sinteticamente razionale, che richiama un po' l'estro di Camille Pissaro, in rotta, come tutti i rappresentanti del postimpressionismo, con l'accademismo ufficiale del suo tempo.
Doti, quelle di Zubini, che, intrecciate a una notevole intuizione, gli consentono di ricostruire efficacemente e velocemente con il pennello l'atmosfera e il genius loci dei luoghi amati di Parigi, città dove ha vissuto per un decennio lavorando come ingegnere per la Total, in centinaia e centinaia di vedute realizzate a olio e a china, di cui quasi novecento ispirate alla Ville Lumiére, mentre ora una sessantina di lavori sono dedicati al tema dei ponti della capitale francese e alla loro storia. Che Zubini sa riproporre con garbata intensità e un talento che, travalicando il naturalismo impressionista, fedele alla mera apparenza, fa uso di una semplificata solidità architettonica per raccontare l'anima dei luoghi.
L'autore ricostruisce così, attraverso la rappresentazione poetica e personale dei ponti di Parigi, il grande fascino della capitale francese e implicitamente allude all'importanza di un corso d'acqua nello sviluppo delle città europee. Alle immagini accosta con competenza e verve la narrazione storica, nella quale ricorrono lo stesso brio e la medesima puntualità che caratterizzano le vedute: mediante le immagini e la parola l'ingegnere scrittore e artista ci riconsegna dunque una città indimenticabile, in cui il dato storico e l'atmosfera impalpabile s'intrecciano, sottolineate da una logica storica degli eventi, che rende il libro un importante testimonianza per conoscere e interpretare la città.
Il modo discreto e silente, ma vivacemente partecipe nel gesto e nelle scelte cromatiche dal timbro caldo e luminoso, talvolta percorse da qualche tentazione fauve, con cui l'artista ricostruisce le architetture fluviali della capitale francese, ci conducono attraverso un gradevolissimo e scintillante itinerario virtuale, che della città sa cogliere con puntuale competenza le variegate presenze architettoniche, ma anche, con partecipazione emotiva, il fascino accattivante di atmosfere appartate, mentre lungo la Senna sembra di udire lo sciabordio dell'acqua e il suono delle sirene... Artista razionale e poetico, Zubini fornisce una visione sottilmente non comune dei luoghi, in cui l'essere umano è quasi sempre assente: un'astrazione dal reale, personale, ricca di forza e di acuta sensibilità."
Fabio Zubini ha trascorso tutta la sua vita di lavoro nell'industria petrolifera. Laureatosi in ingegneria nel '50, ha lasciato subito dopo la città, operando a Bologna per la Raffineria Aquila, poi assorbita dal Gruppo Total, in seno al quale ha lavorato per un decennio a Parigi. In tale periodo ha avuto - come direbbero i francesi - la pittura come violon d'Ingres (il pittore che amava suonare il violino): ha dipinto infatti novecento vedute della Ville Lumière a olio e a china. Ha esposto le sue opere a Parigi (alla Camera di Commercio Italiana, al Salon de l'Art Libre, Salon Populiste, Salon de la Société Nationale de Beaux-Arts, Salon d'Automne, Salon de la Société des Artistes Francais, Salon del Artistes Indépendants), a Deauville, a Trieste (sette personali alla Sala Comunale d'arte, quattro alla Cartesius e in altre gallerie) e in diverse città italiane.
L'editore parigino Bailleul ha dato alle stampe una serie di cartoline con riproduzioni di vedute di Zubini riguardanti il XVI Arrondissement (Village d'Auteuil), Il Queen's Hotel, situato nel XVI Arrondissement, caratterizzato dall'avere ogni stanza intitolata al nome di noti pittori francesi contemporanei e arredata con loro opere, ha dedicato una di esse all'artista triestino. Nel 1992 ha dato alle stampe la quarta edizione di un dizionario dei termini petroliferi in inglese e francese per i tipi delle Edizioni Italo Svevo (pgg. 818, oltre 20.000 voci), precedentemente pubblicato dalla casa editrice Bordas, Dunod, Gauthiers-Villars di Parigi. Nel 1985 con il racconto Roiano (pubbicato dalla Italo Svevo) ha vinto la medaglia di bronzo al Premio Letterario Leone di Muggia, riconoscimento che dato il via all'interesse per la storia locale. Sono infatti seguiti 16 volumi dedicati alla storia dei Rioni triestini e il libro La Raffineria Aquila. Cinquant'anni di lavoro e primati tra Muggia e Trieste.
Immagini:
1. Fabio Zubini, Ponte di Bir-Hakeim, olio su tela
2. Fabio Zubini, Pont au Change e la Conciergerie, olio su tela
Marianna Accerboni: "Un cuore di luce per Santa Rita"
Trieste, 22 maggio - 10 giugno 2009
Nuovo messaggio di luce per la Chiesa dei Santi Andrea e Rita a Trieste, firmato dall'architetto Marianna Accerboni. In occasione della festa di Santa Rita da Cascia, la Santa dei casi impossibili, la light designer triestina, chiamata da don Vincenzo Mercante, parroco della Chiesa di Santa Rita, ha ideato un grande cuore di luce che verrà proiettato sulla facciata dell'edificio sacro dalle ore 21.00 alle 24.00. Tale simbolo vuole ricordare la grande bontà della Santa (1381-1457), che, madre, moglie e monaca agostiniana e una delle sante più venerate del mondo cattolico, proclamata santa da papa Leone XIII il 24 maggio 1900.
Grazie a don Vincenzo Mercante, critico d'arte, insegnante di lettere, scrittore e pubblicista, di cui proprio in questi giorni sono stati pubblicati i saggi, Il viaggio come vita e Le vele e la parola, il vangelo viaggia con l'apostolo Paolo, anche le prossime ricorrenze dell'anno liturgico continueranno a essere sottolineate nella chiesa triestina dai progetti di luce dell'architetto triestino, che, avvalendosi delle più sofisticate tecnologie lavora dalla metà degli anni Novanta in Italia e all'estero nell'ambito della public art sul tema della luce e progetta delle interpretazioni illuminotecniche, che rendono da qualche anno S. Rita l'unica Chiesa di luce della città. La chiesa è da anni anche un luogo d'arte e spesso ha ospitato manifestazioni in tale ambito. E' stata teatro di alcune esposizioni pittoriche ed è oggi abbellita da diverse opere scultoree e di pittura e da una splendida vetrata artistica a colori di grandi dimensioni ideata dalla pittrice Maria Visconti.
Immagine:
1. Performance di luce per la Chiesa dei Santi Andrea e Rita a Trieste realizzata da Marianna Accerboni
Arturo Nathan: Silenzio e Luce
22 maggio (inaugurazione ore 18.00) - 05 giugno 2009
Deutsche Bank - Trieste
Mostra dedicata al grande pittore triestino Arturo Nathan (Trieste 1891 - Biberach am der Riess, Germania 1944), artista di livello e respiro europeo, ideata e curata dall'architetto Marianna Accerboni, con il patrocinio dell'Archivio di Stato di Trieste. Nel corso della vernice è presentato un video-documentario inedito, ideato e realizzato da Barbara Mapelli in collaborazione con Marianna Accerboni, che riporta approfondite testimonianze sull'artista da parte del critico e pittore Gillo Dorfles, della sorella Daisy Nathan Margadonna e della pittrice Mirella Schott Sbisà, moglie di Carlo Sbisà, grande amico, così come Dorfles, di Nathan. Nel video compaiono anche le poesie di Nathan (interpretate da Sammy Varin) e le lettere dell'artista a Carlo Sbisà (lette da Fabio Pasini), mentre le musiche sono composte per l'occasione da Matteo Roberto Pilliteri.
Agli oli e ai disegni di Nathan sono state accostate non a caso opere dello stesso Sbisà, di Gillo Dorfles e di Leonor Fini con lo scopo di rievocare, così come accade nel video, il milieu culturale e artistico dell'epoca, collocato in una Trieste già italiana, ma ancora molto sensibilmente intrisa di matrici culturali europee sia per quanto riguarda la pittura che altre forme espressive del sentire, nel cui ambito va collocata anche la psicanalisi, nata a Vienna nello studio di Freud. La rassegna, che dopo Trieste sarà trasferita a Milano e a Bruxelles, propone una serie di importanti oli accanto a un disegno e a un pastello e risulta particolarmente preziosa, poiché nel corso della sua vita Arti, come lo chiamavano gli amici, dipinse soltanto un numero limitato di quadri (di cui risultano catalogati una settantina), in quanto impiegava molto tempo per l'esecuzione di ciascuna opera.
Inoltre alcuni suoi lavori sono andati perduti o sono stati distrutti. "Nathan" scrive Accerboni nella presentazione "compone una pittura onirica di respiro metafisico, altamente visionaria, introspettiva e liberatoria, connotata, a volte, di algida bellezza, altre, di soffuso, morbido tepore: un sogno ai confini di un universo surreale, in cui gli stati d'animo si susseguono alterni, dolorosi oppure velati di speranza, sempre intrisi di una luce che allude ad altri mondi".
"...era puro, ingenuo e tormentato, ma anche egocentrico..." con queste parole Daisy Nathan Margadonna, 103 anni compiuti, ricorda, dalla sua abitazione romana, il fratello Arturo: cittadino inglese di famiglia ebrea (il padre era suddito britannico di sangue indiano) nato a Trieste sotto l'impero austroungarico, dopo essersi iscritto alla Facoltà di Filosofia, allo scoppio della Grande Guerra Nathan fu costretto a rientrare in Gran Bretagna, dove dichiarò di avere la terza elementare per non partecipare attivamente al conflitto. Nel 1919 ritornò a Trieste, turbato e depresso, e iniziò l'analisi con Edoardo Weiss, allievo di Sigmund Freud. Alla fine degli anni Venti Vittorio Barbaroux gli organizzò una mostra a Milano, in cui espose con la Fini e con Sbisà.
Per quanto riguarda le mostre più significative, dal '27 al '37 fu presente alle rassegne del Sindacato di Belle Arti di Trieste, dal '30 al '36 alla Biennale di Venezia e dal '31 e '35 alle Quadriennali romane. La partecipazione alle esposizioni si concluse nel 1938, quando le leggi razziali lo indussero a isolarsi e a lasciare l'attività artistica. Poiché era inglese ed ebreo, nel 1940 fu mandato al confino nelle Marche e, dopo l'8 settembre, in un altro centro in Italia, da cui rifiutò di fuggire nonostante gliene fosse stata offerta la possibilità, in quanto non riteneva dignitoso cambiare il proprio nome. Successivamente venne internato nel campo di Bergen-Belsen, in cui, lavorando la terra, si ferì a una gamba, e a Biberach, dove, nel 1944, viene trovato morente degli alleati.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Arturo Nathan, Colonne infrante, olio su tavola cm90x65, 1937
2. Arturo Nathan, Paesaggio nordico, olio su tavola cm90x65, 1935
Gabry Benci
18 maggio (inaugurazione ore 18.30) - 07 giugno 2009
Sala Comunale d'Arte - Trieste
La rassegna, presentata da Marianna Accerboni, propone 25 opere, realizzate dalla pittrice Gabry Benci, ad acrilico su tela e su faesite, e 5 carte con incisioni e collage create tra il 2004 e il 2008. "Nata a Trieste, dove vive e opera" scrive Accerboni "Gabry Benci vi ha frequentato la Scuola dell'Acquaforte Carlo Sbisà e i corsi di pittura e la Scuola Libera di Figura condotti dal pittore Nino Perizi al Museo Revoltella. Ha iniziato l'attività artistica nel campo della grafica, sperimentando l'incisione sia nelle sue tecniche tradizionali, quali l'acquaforte, l'acquatinta e la puntasecca, sia approfondendo nuove ricerche. In seguito ha trasferito con perizia la valenza del segno grafico sulla tela, arricchendolo con una pittura materica impreziosita sotto il profilo estetico e del significato da inserti a collage.
Ha al suo attivo numerose mostre personali e di gruppo a Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone, Genova, Firenze, in Austria, Slovenia e Croazia, nell'ambito delle quali ha ottenuto ottime segnalazioni e consensi di critica. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Temperamento schivo e riservato, Gabry Benci nata Bastianutto proviene da una famiglia in cui l'arte è di casa e si è formata respirando il clima creativo che circondava in particolare lo zio Riccardo Bastianutto, valente pittore triestino e grande conoscitore della tecnica pittorica e del restauro, nonchè amatissimo insegnante dell'Istituto d'Arte dell'epoca.
Rinunciando per modestia al cognome di famiglia, ha portato avanti la propria ricerca artistica, seguendo da giovanissima alcuni consigli dello zio, il quale la esortava a raggiungere la padronanza del segno e del gesto attraverso una pratica tradizionale. Da questa Benci si è evoluta, raggiungendo una cifra del tutto personale, che interpreta il paesaggio attraverso una gestualità pittorica libera, ricca e nel contempo calibrata, la quale raffigura simbolicamente ma efficacemente la materia grazie alla fusione di segno grafico, pittura acrilica e collage: l'immagine è così presente ma, destrutturata, trasmette il significato profondo e fantastico e l'anima del paesaggio.
Da tale sperimentazione - condotta dall'artista con coinvolgente impegno in seno all'esigenza di rinnovamento del linguaggio che ha caratterizzato il secondo novecento e il 2000 - scaturisce un'intensa valenza cromatica e di luce, che promana da uno schema a volte audace, attraverso il quale" conclude Accerboni "Gabry Benci rifonda la realtà con originale e meditato estro fantastico e accentuata sensibilità, inventando spazi e tempi nuovi e diversi, attraverso i quali guarda con finezza a un orizzonte lontano".
Immagini (da sinistra a destra):
1. Gabry Benci, Fiore di pietra
2. Gabry Benci, Terra rossa
Ivan Bidoli
Palazzo del Consiglio Regionale - Trieste, 31 marzo - 22 maggio 2009
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste, 08 maggio (inaugurazione ore 19.00) - 22 maggio 2009
Personale del pittore Ivan Bidoli, che sarà introdotto dall'architetto Marianna Accerboni. Artista di talento e di raffinata perizia tecnica, unico allievo del grande architetto Max Fabiani, il pittore è presente a Trieste con una quindicina di opere di grande dimensione anche nella prestigiosa sede del Palazzo del Consiglio Regionale.
"Tra ironia e metafora, sogno e bellezza, idioma ed epica popolari e fine inventiva tecnica" scrive Accerboni "si dipana il racconto serio e nel contempo un po' faceto, drammatico e giocoso di Ivan Bidoli, cantore della femminilità e delle miserie umane, dell'amore e degli emarginati. Talento raffinato, ma nel contempo vicino al sentimento e al mondo degli umili, l'artista racconta, attraverso un segno valente e incisivo e una tecnica complessa, elegante e laboriosa, molteplici e contrastanti aspetti della realtà contemporanea, con attenzione al sociale e alla storia, e libera nel contempo la propria inclinazione al sogno nella composizione di raffinate allegorie d'ispirazione e tema rinascimentali.
Il suo linguaggio si snoda in modo del tutto originale secondo una naturale inclinazione figurativa ed è caratterizzato da un'equilibrata tensione espressiva, in cui si congiungono forza e delicatezza: l'intensità del segno è infatti compendiata da un colorismo festoso, ricco di contrappunti cromatici e di sfumature, ed è sostenuta da una tecnica, in cui Bidoli assembla diversi strati di acrilico a un mix di smalti e vernici, per poi coprire tutto di nero e giungere per sottrazione, con spugna e acqua, all'opera finita. Che a volte brilla anche di alcune raffinate interserzioni d'oro, d'argento e di ricami declinati a frottage, con i quali il pittore decora le protagonisti femminili del suo racconto, che impersonano sovente il sentimento e in cui egli sa inserire sensualità, una sorta di gaia leggerezza e un'eleganza d'ispirazione botticelliana.
Sotto il profilo stilistico nella sua pittura s'incontrano molteplici influenze: dalla cultura della Secessione viennese, rivisitata attraverso il genio di Max Fabiani, all'espressionismo selvaggio di Egon Schiele, al simbolismo, alla memoria di atmosfere medievali e rinascimentali, che sfociano in ballate dolci o ironiche e talvolta graffianti, condotte di quando in quando sul limitare del grottesco. Memore di tali esperienze, Bidoli compone un linguaggio allegorico, attraverso il quale si fa interprete attento del contemporaneo, ma anche dell'epoca dolorosa e ancestrale del Friuli.
Cronista del quotidiano, è capace però di evocare le reminescenze più antiche della civiltà friulana, che albergano nel suo cuore e animano di energia delicata e intensa il suo pennello. La finezza dei frequenti frottage e dei ricami, la memoria della raffinatezza dei primi lustri del secolo scorso e del tardo Rinascimento, l'armonia intrinseca alle sue opere e il personale mezzo espressivo - conclude il critico - rendono l'artista un cantore sensibilissimo, singolare e unico della sua terra, delle vicende umane e della bellezza, capace di esprimersi con grande valenza nell'ampia dimensione, come dimostra, tra le altre opere, anche il ciclo storico dipinto per il Comune di Fiumicello."
Immagine:
Ivan Bidoli, Spensieratamente, acrilici e smalti su tavola cm68x78, 2008
---
Ivan Bidoli
Trieste, 13 dicembre 2010 (inugurazione) - 06 gennaio 2011
Nora Carella
27 aprile (inaugurazione ore 18.30) - 17 maggio 2009
Sala Comunale d'Arte - Trieste
La rassegna, presentata da Marianna Accerboni, propone 25 opere realizzate dall'artista a olio su tela tra il 2007 e il 2008. "In questa mostra, che testimonia alcuni aspetti della sua produzione più recente" - scrive Accerboni - "Nora Carella propone una sequenza di opere realizzate dopo il duemila: paesaggi d'acqua, ispirati in prevalenza alle vedute lagunari e di Venezia, e nature morte di vetri e di fiori, che dipinge spesso a memoria, usando, a volte, soltanto le dita. E cogliendone con tratto magistrale le trasparenze e, come nei suoi notissimi ritratti, la luce. Il magico scintillare di quest'ultima attraverso l'acqua della laguna e la luce racchiusa entro eleganti forme di cristallo rappresenta infatti da alcuni anni la nuova maniera di Nora Carella.
Che, come ogni vero artista, è capace di rinnovare il proprio linguaggio e, in questo caso, di reinterpretare attraverso un segno luministico anche i colori e i temi di un raffinato quotidiano. La pittrice sa racchiudere nel suo pennello, in modo del tutto personale, la grazia e il lirico sentire di De Pisis e il silenzio della pittura morandiana, arricchendo per altro spesso tali parametri di una veemenza fauve, che fa da contrappunto, come in un diagramma musicale, a momenti di delicato lirismo. Mediante le trasparenti vedute della laguna veneta e il sogno dei vetri e dei fiori, la Carella riesce dunque a trasfigurare l'oggetto e il tema dei suoi quadri in un pensiero di luce d'inclinazione neoromantica, offrendoci in tal modo un orizzonte pittorico di valenza speciale, intriso di poesia e di qualità."
Nora Carella, formatasi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, attiva a Roma e a Trieste, è nota in Italia e all'estero per i luminosi ritratti di gusto postimpressionista in cui ha effigiato insigni personaggi del mondo artistico e culturale, della politica e della diplomazia, tra cui l'ex presidente americano Jimmy Carter e vari sindaci di Trieste. E l'abilità nel ritrarre i personaggi, penetrandone a fondo la personalità attraverso la magia dello sguardo, ha portato l'artista a una notorietà che ha superato i confini italiani. Ha esposto con successo in tutto il mondo e attualmente a Roma due sale di Palazzo Pignatelli, che ospitano in permanenza le sue opere, sono a lei intitolate.
Immagine:
Nora Carella, Trasparenze, olio su tela, 2008
___ Presentazione di altre mostre di Nora Carella curate da Marianna Accerboni
Auguri di Luce per la Chiesa di Santa Rita
Trieste, 11-21 aprile 2009
Una magica proiezione, ideata dall'architetto Marianna Accerboni, chiamata da don Vincenzo Mercante, parroco della Chiesa di Santa Rita, illuminerà tutte le sere - dalle ore 20.30 in poi - la facciata dell'edificio sacro. La light designer triestina che, formatasi alla scuola del grande scenografo Luciano Damiani, dalla metà degli anni Novanta lavora con successo in Italia e all'estero sul tema della luce, è infatti stata invitata da tempo da Mercante, uomo di chiesa colto e particolarmente sensibile all'arte a donare una valenza nuova alla chiesa nelle principali ricorrenze dell'anno liturgico.
Nel periodo delle festività pasquali Santa Rita risulterà così avvolta da un fascinoso volo di colombe e nelle prossime occasioni festive e natalizie speciali effetti di luce continueranno a rendere unica la chiesa triestina seguendo il linguaggio luministico che, sostenuto e favorito dal continuo evolversi della tecnologia, rappresenta oggi una delle più innovative e interessanti tendenze dell'avanguardia nell'ambito della ricerca artistica contemporanea. Magica "chiesa di luce della città", la Chiesa di via Locchi perpetua per altro da tempo l'attenzione all'arte e alla bellezza.
Edificato nel 1967 dall'architetto Pietro Valles, che lavorò su un precedente progetto del collega Foschini, l'edificio è connotato da lievi rimandi all'essenzialità romanica. E recentemente è stato abbellito all'interno da una grande e coloratissima vetrata ideata dalla pittrice triestina Maria Visconti. Altre opere d'arte presenti in chiesa sono la statua bronzea di S. Rita dello scultore triestino Tullio Tamaro, il prezioso organo Marciani, il grande Crocifisso di metallo di Bruno Ermagora, inserito nello spazio interno su progetto dell'architetto Mario Zocconi, la prestigiosa Via Crucis bronzea dello scultore romano Parrotta e il trittico del pittore Bartoli. E durante le feste natalizie vi si può ammirare anche un grande presepe suggestivamente illuminato, semovente e parlante.
Immagine:
Chiesa Santa Rita, proiezione di luce realizzata da Marianna Accerboni nel 2009
Giuseppe Lovisato
09 aprile (inaugurazione ore 17.00) - 26 aprile 2009
Sala Comunale d'Arte - Trieste
Mostra dedicata all'attività pittorica e progettuale dell'architetto Giuseppe Lovisato (Trieste 1907-1987), presentata da Marianna Accerboni. Ventitre opere tra oli su tela, acquerelli e chine su carta e due bassorilievi su gesso dedicati al ritratto, al paesaggio e alla natura morta e realizzati per la maggior parte tra il 1933 e il 1945. La rassegna sarà completata da una trentina di testimonianze fotografiche dei progetti di edilizia pubblica e privata e di arredamenti ideati nel corso della sua intensa carriera.
"Gli architetti insigni" scrive Marianna Accerboni "sono soprattutto artisti: lo dimostra anche l'attività progettuale e creativa di Giuseppe Lovisato, architetto e pittore triestino del secolo scorso, che con classe ed eleganza seppe portare avanti la propria attività di progettista nel campo dell' edilizia pubblica e privata e dell'arredamento d'interni, compendiandola altresì con quella di valente pittore e di insegnante, la cui figura di uomo generoso e dotato di uno charme e di uno stile innati viene ancor oggi ricordata con nostalgia da coloro che furono suoi allievi e sodali. Senza dimenticare che negli anni giovanili Lovisato era stato anche sensibile musicista, interesse che poi aveva accantonato in favore dell'insegnamento, come più tardi, nel '45, avrebbe abbandonato la pittura per l'architettura.
La mostra pone l'accento soprattutto sull'aspetto creativo meno conosciuto del professionista: una pittura di paesaggio e di ritratti, appresa da autodidatta, in cui il naturale talento coloristico e per il disegno si sposano a un equilibrio compositivo, formale e cromatico di qualità, che sotto il profilo critico può essere collocato nell'ambito di un luminoso novecentismo. La rassegna, la quale vuole ricordare un professionista di successo che ha lasciato sempre sullo sfondo del proprio operato, svolto con incrollabile entusiasmo, il segno della correttezza, propone altresì, attraverso una sequenza di immagini fotografiche, una breve sintesi di quella che è stata la sua attività di architetto, svolta all'insegna di un sobrio razionalismo.
Scopriamo così che moltissimi dei più noti negozi del centro cittadino come per esempio Nimmerichter, Zanolin, Botteri e le Torrefazioni Haiti o ristoranti quali il prestigioso Suban, furono arredati dall'architetto triestino. E portano la sua firma" conclude il critico "anche il progetto e la direzione lavori per il cinema teatro Fenice, per la Ginnastica Triestina e per vari edifici costruiti in zone residenziali della città accanto a quelli di diverse ville carsiche, dell'Oratorio Salesiano e di un intero villaggio residenze a Gorizia."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Giuseppe Lovisato, Trieste 1975
2. Un progetto realizzato nel 1949 da Giuseppe Lovisato per le case dei professori in via Carli a Trieste
Giuliana Griselli: Oltre il Bijoux
Scuola del Vedere - Trieste
04 aprile (inaugurazione dalle ore 17.30 alle 21.00) - 05 aprile 2009 (dalle 10.30 alle 14.00 e dalle 17.00 alle 20.00)
Happening dedicato ai gioielli d'arte creati da Giuliana Griselli, architetto e pittrice triestina. L'iniziativa, ideata e curata dal critico Marianna Accerboni, che presenterà l'artista, propone al pubblico più di duecento pezzi tra collane, bracciali e orecchini ideati dalla Griselli utilizzando un interessante mix di materiali antichi e moderni, preziosi o meno. "Nei vivaci gioielli della pittrice" scrive Accerboni "l'argento, l'oro, il corallo e il turchese di oggi o d'epoca sono infatti accostati a perle di fiume e a pietre dure, quali per esempio l'ambra, l'ametista, il quarzo rosa e la grafite, all'alabastro, a vetri di varie tonalità, ai cristalli Swarovski, al legno e alle paste colorate composte e dipinte a mano dall'autrice, che molto spesso acquista tali elementi nei suoi frequenti viaggi al'estero.
Ne esce una linea di gioielli classici ma nel contempo spumeggianti e fantasiosi, in cui si rivela con garbo la classe di una designer educata all'arte e alla composizione al Liceo artistico e alla Facoltà di Architettura di Venezia e prima ancora alla Scuola di Figura tenuta da Nino Perizi al Museo Revoltella e nello studio dello zio Ottone Griselli, ottimo pittore triestino formatosi nell'atelier del grande Gino Parin. Un equilibrio e una creatività già per altro ampiamente testimoniati dai numerosi dipinti a olio realizzati dall'artista fin dagli anni Sessanta, che le hanno meritato vari premi, tra cui il Marco Aurelio, conseguito a Roma per due anni consecutivi, e prestigiosi riconoscimenti firmati, tra gli altri, da Giulio Montenero e da Renzo Sanson nell'ambito di varie mostre personali e collettive allestite in Italia e all'estero. In cui la critica ha annotato con particolare entusiasmo il messaggio solare e positivo da parte dell'artista nei confronti della vita e dell'arte".
Trieste: 26 Donne, 26 Opere
14 marzo - 04 aprile 2009
Archivio di Stato – Trieste
Collettiva realizzata nell'ambito della manifestazione La donna nell'arte indetta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e promossa dall'Archivio di Stato di Trieste, diretto da Grazia Tatò, e dal Soroptimist Club del capoluogo giuliano. Curata da Marianna Accerboni, la mostra propone una selezione di 26 artiste triestine, tra le più rappresentative in ambito professionale, attive a Trieste e altrove soprattutto dalla seconda metà del novecento a oggi, con l'intento di offrire uno sguardo approfondito sulla creatività al femminile riferita a questa città e ai molteplici ambiti in cui essa si espresse: dalla pittura a olio alla tecnica mista, dall'incisione alla fotografia, dall'illustrazione alla Fiber Art, al costume e all'abito d'arte e al giornale d'artista, testimoniati da un'opera di grandi dimensioni per ciascuna autrice.
L'arte è donna
06 marzo (inaugurazione ore 18.30) - 15 marzo 2009
I.A.T. di Sistiana - Duino Aurisina (Trieste)
Una tavola rotonda e una mostra d'arte al femminile promosse e organizzate dalla sezione femminile del gruppo culturale e sportivo Ajser 2000 con il patrocinio e la collaborazione della Provincia di Trieste e del Comune di Duino Aurisina. "La creatività della donna nella società attuale" sarà il tema della tavola rotonda, moderata da Chiara Puntar, responsabile sezione femminile Ajser. Alle 19.30 avrà luogo l'inaugurazione della mostra di pittura, scultura e grafica dedicata al mondo femminile e intitolata L'arte è donna, che sarà introdotta da Massimo Romita e Marianna Accerboni.
Errata corrige. Reportage di una nevrosi
di Giorgetta Dorfles, ed. Il ramo d'Oro editore, pagg.167, €14,00
Presentazione libro
03 marzo 2009, ore 18.00
Circolo della Stampa - Trieste
Più che un romanzo, il libro vuol essere la cronistoria di una nevrosi, raccontata con brevi tratti, quasi una raccolta d'appunti, di riflessioni, d'aneddoti che tratteggiano gli eventi salienti. Il racconto si snoda senza un filo preciso, con frequenti salti temporali, seguendo lo schema delle libere associazioni usato sul lettino dell'analista. Errata corrige è una sorta di revisione, non solo di vite naufragate nella nevrosi, ma anche di terapie analitiche classiche, superate dai nuovi orizzonti che si sono aperti nella ricerca psicologica. Sullo sfondo Trieste, città "bella e impossibile", con le sue idiosincrasie, le sue chiusure e una caparbia rivendicazione di unicità. All'incontro, organizzato e condotto dall'architetto Marianna Accerboni, interverranno il critico letterario Gabriella Musetti e lo psichiatria Paolo Baiocchi. Letture di Giovanna Artico.
Marco Miot:...Tempo perso
02 febbraio (inaugurazione ore 18.00) - 24 febbraio 2009
Sala Comunale d'Arte - Trieste
- 17 febbraio, ore 18.30
Visita guidata alla mostra tenuta dall'architetto Marianna Accerboni
Personale della pittore triestino, presentata dall'architetto Marianna Accerboni. Una sequenza di racconti figurati - popolati da originali, magici, teneri personaggi inventati dall'artista, che spesso è autore anche dei testi - e di tavole illustrate, realizzate a colori e in bianco e nero, percorso quest'ultimo che attualmente interessa particolarmente l'autore. Marco Miot (Trieste, 1963), illustratore e autore di fumetti, ha al suo attivo diverse mostre personali e alcune collettive in Italia, Austria e Slovenia. E' inserito nel catalogo The Stock Illustration Source e in Graff Communication - Guida Italiana per la Comunicazione. Collabora con lo studio grafico APG di Trieste.
"Partendo da una narrazione più didascalica e per certi versi dolcemente ingenua" scrive Marianna Accerboni "l'artista evolve il proprio linguaggio verso un immaginario più libero e nel contempo più complesso, in cui il pittore si trasforma anche in scrittore di favole contemporanee nitide e pazienti, che poi illustra attraverso sketch e accurate vignette, sconfinando anche nella video art e nella realizzazione di audio-video-racconti, uno dei quali compare in mostra. Nelle sue narrazioni figurate la gioia del colore, vivido e mai banale, si accompagna a una declinazione del segno, che con leggerezza sa cogliere e descrivere il movimento, giocare con le parole e con la tenerezza dei sentimenti.
Ogni angolo delle sue tavole, realizzate finemente con un intreccio di varie tecniche, dalla china alla matita, ai gessi, agli acrilici, all'acquerello, al collage, alla computergrafica, è immerso felicemente in una natura costellata di animali-personaggi o di creature semi-umane immaginarie. Un universo naturale, talvolta riletto con lieve ispirazione surreale, il quale rappresenta per Miot una sorta di rifugio assoluto, che l'autore, da grande sportivo ha sempre amato intensamente fino a rischiare percorsi estremi sulle alte vette, secondo una purezza nel sentire e nel disegnare che ci riconcilia con il mondo."
Immagine:
Marco Miot, Postino volante, computer graphic cm100x70, 2006
Rossana Longo
Banca Nazionale del Lavoro - Trieste (termina il 30 gennaio 2009)
Biblioteca Statale - Trieste (termina il 31 gennaio 2009)
Due importanti rassegne dedicate alla pittrice muggesana Rossana Longo, curate dall'architetto Marianna Accerboni. L'esposizione allestita alla Banca Nazionale del Lavoro e realizzata in collaborazione con Telethon, propone, attraverso una ventina di opere per lo più di grande dimensione, un'esaustiva sintesi dell'intensa attività della giovane artista dal 1995 a oggi, documentandone il talento nell'ambito della pittura a olio e ad acrilico su tela - eseguita secondo la maniera antica con il sapiente uso di molte velature, che conferiscono al dipinto luce e trasparenza - nel campo del disegno a pastello e dell'incisione. Ambiti caratterizzati da una profonda conoscenza delle tecniche antiche e moderne e da un'ampia cultura di base, che spazia dall'interesse per la musica classica, la musica popolare celtica, il canto gregoriano e la letteratura alla passione per la mitologia, l'astronomia, la geometria descrittiva, l'anatomia, la storia dell'arte, con particolare attenzione per il periodo che va dalla classicità al Seicento.
In mostra sono testimoniati alcuni tra i soggetti prediletti dall'artista, da quello mitologico, al paesaggio, alla figura umana, all'amatissimo tema del cavallo. Da notare che qualche hanno fa la Longo ha realizzato uno spettacolare cartone per affresco, lungo 14 metri e alto 2, dipinto a crayon nero, sanguigna, seppia e pastello bianco, che rappresenta una Battaglia tra cavalli di razze diverse, a simbolizzare l'intreccio tra le energie e gli spiriti liberi dell'universo. Alla Biblioteca Statale è invece esposta una serie di opere completamente inedite realizzate dalla pittrice nel 2008, riunite in mostra nella ricorrenza delle Giornate Europee del Patrimonio 2008.
Immagine:
Rossana Longo, Libertà, olio su tela cm.60x40, 2008