Dalla parte del perdente
Eine Geschichte im Fluß der Erinnerungen
di Nidia Robba, ed. La Mongolfiera libri, pagg.310, 2013
Presentazione del romanzo
29 dicembre 2013, ore 18.00
Galleria Dora Bassi - Gorizia
Introduzione di Marianna Accerboni
Letture di Helga Lumbar
Prima presentazione del nuovo libro di Nidia Robba. La curatrice Marianna Accerboni ha organizzato questo appuntamento, il quale, oltre a configurarsi come un'occasione per fare un bilancio della mostra dedicata a Paolo Caccia Dominioni e per incontrarsi per un brindisi augurale (offerto dall'Azienda Agricola Zidarich di Duino-Aurisina/ Trieste), permetterà di scoprire una scrittrice che, per la sua sensibilità ai temi storici delle nostre terre e non solo, ben si lega alla riscoperta delle opere del poeta-soldato protagonista della mostra.
Il finissage della mostra ospiterà così la presentazione del 10° romanzo della scrittrice e poetessa triestina Nidia Robba (classe 1924). Il volume, scritto in chiave semi-autobiografica, sarà introdotto da Marianna Accerboni con letture e testimonianze della pittrice Helga Lumbar, cui si devono le efficaci illustrazioni delle copertine dei libri. L'autrice da anni è in contatto con Marianna Accerboni, che ha pensato di poter unire le suggestioni tratte dalle vicende del libro alle tante opere del grande architetto, pittore, scrittore e soldato.
Nidia Robba descrive la fine del secondo conflitto mondiale lungo un itinerario che passa tragicamente da Firenze a Trieste, dal lago di Garda all'Umbria e alla Germania, rivelando circostanze belliche e sociali, intrecci psicologici e relazioni umane sullo sfondo di una vicenda sentimentale e di una trama, costellate di particolari storici e riferimenti alla quotidianità illuminanti e a volte inediti: una scrittura essenziale e sensibile, colta e avvincente, sostenuta da una sottile intuizione esoterica, che lascia il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina. Già in alcuni libri precedenti la Robba aveva acutamente approfondito molteplici aspetti del mondo austro-tedesco, come per esempio in Il sortilegio della città rosa (2006), ambientato prevalentemente ad Heidelberg, Castel Rovino (2010), che si svolge in Alto Adige, e Lo schiaffo (2011), che ricorda il 1° conflitto mondiale a Trieste e Graz.
Nidia Robba, accademica dei Micenei e insignita di numerosi premi, tra cui la targa alla carriera del Comune di Trieste e il Premio città di Venezia, giunge con questo volume al decimo romanzo e al diciannovesimo libro, considerando anche i volumi di liriche. Ha studiato alla Facoltà di Lettere dell'Università di Firenze, città dove ha risieduto per alcuni anni, e ha viaggiato moltissimo in Italia e all'estero. A diciott'anni ha scritto il primo romanzo. Numerosissime sono le sue poesie, ma per decenni, fino al '78, la scrittrice ha gettato nel fuoco le sue opere, a causa di una sorta d'intimo pudore, iniziando a pubblicare solo nel 2002 per l'interessamento della figlia. Tra breve, per i 90 anni dell'autrice, uscirà un volume di poesie intitolato L'ultima cetra. (Comunicato stampa di Marianna Accerboni)
Voci di gattile
di Giorgio Cociani, Luglio Editore, pgg.82, €10,00
Presentazione libro
18 dicembre 2013, ore 18.30
Ingresso del Centro Commerciale Il Giulia - Trieste
Volume di Giorgio Cociani, storico presidente e fondatore de "Il Gattile", per raccontare la vita quotidiana dei mici e i loro pensieri secondo i modi di un'inedita piece teatrale. Introdurrà la pubblicazione l'arch. Marianna Accerboni assieme all'autore stesso. Il libro, che si avvale di una ricca sequenza d'immagini fotografiche a colori realizzate ad hoc da Marino Sterle e delle presentazioni della celebre astrofisica Margherita Hack e dello scrittore Pino Roveredo, è definita dall'autore stesso una piccola commedia grottesca in quattro tempi e 22 foto.
Nell'ambito del racconto, che si svolge con l'incedere brioso dei toni mozartiani e la "leggerezza" della commedia francese, fanno capolino 5 protagonisti felini: la gatta domestica Lady, la gatta addomesticata Celeste, la gatta randagia Lulu, il gatto randagio Jack e il gatto addomesticato Aramis, ognuno con la propria indole e le proprie esperienze, a volte dolorose, a volte più ovattate.
Nel raccontare il mondo felino, Cociani usa una notevole dose di delicato humor, che traduce nei termini di una favola contemporanea gli avvenimenti piacevoli o più toccanti delle vicende vissute dai gatti nella casa di una tenera padrona, nella strada attraversata da pericolose - a volte mortali - automobili o negli spazi rassicuranti de Il Gattile e dell'Oasi. Gli animali possiedono facoltà e intuizioni istintive profonde, che non ci sono del tutto note. Giorgio Cociani con questo suo brillante scritto, che si lega a una delle passioni della sua vita, il teatro, c'invita a conoscerli, amarli e rispettarli. Parte del ricavato delle vendite del libro (sconto del 15% per chi lo acquista alla Libreria Luglio de Il Giulia) sarà devoluto a Il Gattile Onlus di Trieste, fondato nel 2002, tra gli altri, dalla Hack, Ariella Reggio e Marino Cassetti.
Zoran Music: La poetica del silenzio
07 dicembre (inaugurazione ore 19) - 31 dicembre 2013
* Prorogata allo 01 febbraio 2014
Galleria One San Nicolò - Trieste
www.mostrazoranmusic.org
Rassegna d'eccezione dedicata al pittore Anton Zoran Music (Bukovica, vicino a Gorizia, oggi Slovenia, allora Impero asburgico 1909 - Venezia 2005). Curata dall'arch. Marianna Accerboni, la mostra propone più di una novantina di opere tra dipinti a olio, acrilici, acquerelli, tecniche miste, pastelli colorati, carboncini e grafiche (acqueforti, acquetinte puntesecche, litografie) realizzati dal 1946 al '90. La rassegna riassume felicemente, attraverso una preziosa selezione e alcuni pezzi inediti o rarissimi, le tematiche più amate dal pittore: dai cavallini ai paesaggi dalmati, senesi e umbri, a Venezia, alle Dolomiti e alle rocce; dall'autoritratto e dal ritratto della moglie Ida, al doppio ritratto, ai disegni sull'uomo e sulla sua decadenza, al ciclo Non siamo gli ultimi, ispirato alla sua tragica esperienza a Dachau, e al ciclo naturalistico della vita, dove nei Motivi vegetali e nelle radici è simbolizzato il concetto di trasmutazione.
I lavori provengono da importanti collezioni internazionali come la raccolta de Rothschild, la Estorick di Londra (oggi Fondazione Estorick), la Galleria Jan Krugier (gallerista di Picasso) di Ginevra e New York e la Galleria Ugo Meneghini di Venezia, le collezioni Lizzola di Milano e Bosi di Bologna e quella di Patty Birch, famosa gallerista americana a Venezia. In tal modo viene ripercorso a Trieste l'itinerario creativo di uno dei grandi maestri del '900.
Tra le chicche, in mostra viene presentato per la prima volta al pubblico un paesaggio dalmata su vetro del '46, precursore di tutti i cavallini e i paesaggi dalmati, il primo in assoluto sul tema e l'unico realizzato su vetro, probabilmente prima del 2° conflitto mondiale, quando Music andò a Curzola e visitò i mercati dalmati con gli asinelli. Altro pezzo molto interessante e inedito è l'inchiostro nero acquerellato su cartoncino, disegnato nel 1950 per la Galleria L'Obelisco di Roma, una delle più importanti italiane, che aveva lavorato con Music negli anni '49 - '50. Diretta da Livio Caputo e Irene Brin, aveva "traghettato" a New York i più importanti artisti italiani, tra cui Campigli, De Chirico, de Pisis.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Zoran Music, Autoritratto, tecnica mista su carta di riso riportata su tavola cm.40.3x26.7, 1976
2. Zoran Music, Ida, carboncini colorati su carta cm.36.6x31.2, 1990
3. Zoran Music, Motivo dalmata (mercato del martedi), cm.19.7x28.7, 1953
Fabio Colussi
Luce. Marine e lagune
30 novembre (inaugurazione ore 18.00) - 31 dicembre 2013
Salone d'Arte Contemporanea - Trieste
In esposizione 25 raffinati dipinti realizzati a olio su tela negli anni 2012 e 2013 e dedicati al tema della veduta marina di Trieste e della laguna. Nell'occasione sarà presentato il nuovo catalogo delle opere dell'artista. La mostra è introdotta sul piano critico dalla curatrice arch. Marianna Accerboni. "Partendo da una visione quasi neoclassica della città e della natura" - scrive Marianna Accerboni - "Colussi ricostruisce con delicata vena poetica l'immagine dei luoghi, raffinando con equilibrio e perizia nel corso del tempo il suo luminoso e vivido linguaggio attraverso un colorismo avvincente e reale, che lascia tuttavia spazio anche al sogno.
Proseguendo in modo del tutto personale l'antica tradizione di pittori e vedutisti quali Giuseppe Barison, Giovanni Zangrando, Ugo Flumiani e Guido Grimani, l'artista, oggi cinquantacinquenne, è riuscito nel corso del tempo a comporre, nel delineare la veduta, una propria maniera intensa e precisa, ma nel contempo sobria ed essenziale. Che fa vivere il paesaggio soprattutto della luce (diurna o notturna che essa sia), ottenuta attraverso ripetute e raffinate velature e un cromatismo deciso ma morbido. Equilibrio e sensibilità caratterizzano i suoi dipinti, nei quali Colussi sa intrecciare molto armoniosamente il linguaggio del passato con le esigenze di linearità di quello moderno.
Ne esce una Trieste luminosa e storica, nel cui golfo le severe ed eleganti architetture di un tempo si fondono con un cielo e un mare straordinariamente azzurri o squarciati da tramonti infuocati, che prendono spunto da quelli veri, ma risultano lievemente idealizzati grazie all'intuito poetico dell'artista, le cui note cromatiche potrebbero essere equiparate a quelle del musicista ungherese Franz Listz. Le lagune riflettono invece, sempre attraverso la luce, la pace e il silenzio dei luoghi. E così l'aria frizzante di Trieste si stempera in un paesaggio, di cui Colussi sa abilmente rendere l'atmosfera d'immobile bellezza, che caratterizza le acque di Grado, Marano e Fossalon."
Fabio Colussi (Trieste, 1957) è in un certo senso autodidatta, poiché si è formato studiando i grandi pittori artisti triestini quali Barison, Zangrando, Flumiani e Grimani. Dipinge i primi acquerelli a 4 anni, i temi sono paesaggi, boschi e figure realizzati anche a pastelli a cera; più tardi approccia la tempera e l'acrilico, per poi passare nei primi anni novanta all'olio su tela e su tavola, tecnica ora prediletta, che non ha più abbandonato. Per realizzare i suoi dipinti, trae spunto dagli schizzi annotati su un taccuino che porta sempre con sé e che talvolta sono implementati, per quanto riguarda le architetture, da appunti fotografici. Colussi è presente con le sue opere in collezioni private in Italia e all'estero. Ha esposto a livello nazionale ed europeo.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Fabio Colussi, Tramonto sul golfo, olio su tavola (faesite) cm.40x80, 2013
2. Fabio Colussi, Trieste di notte, olio su tavola (faesite) cm.26x68, 2013
Claudio Saccari: L'Anima di Trieste
26 novembre (inaugurazione ore 18.30) - 20 dicembre 2013 (prorogata al 10 gennaio 2014)
Ufficio di collegamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Bruxelles
Rassegna dedicata alle Fotografia e alla Fine art del fotografo-artista Claudio Saccari. Organizzata dall'Ufficio di collegamento della Regione nella capitale belga e dall'Associazione Giuliani nel Mondo di Trieste, presieduta da Dario Locchi e diretta da Fabio Ziberna, e di Bruxelles, presieduta da Flavio Tossi, l'esposizione è curata dall'architetto Marianna Accerboni: in mostra una settantina di immagini in bianco e nero stampate a pigmenti di carbone su carta 100% cotone, e a colori, stampate a pigmenti di colore su carta 100% cotone. Le opere sono realizzate prevalentemente negli ultimi anni e tra esse si contano numerosi inediti. Visitabile nella capitale belga fino al 20 dicembre 2013.
"Artista calibrato e immaginifico" - scrive Marianna Accerboni - "Saccari ha dimostrato già ripetutamente un personalissimo talento nel raccontare le anime dei luoghi e delle persone, riuscendo a inserire nelle proprie immagini un melange di mistero e sensibilità, estro fantastico e poetico, temperati da un senso della misura che non limita, ma anzi - magicamente - rende ancora più incisivo e convincente il suo messaggio artistico. Dopo aver sondato e narrato la realtà, ma anche il palpito sociale e umano di un ambiente attraverso la capacità di cogliere nel paesaggio e negli esseri umani l'attimo fuggente, secondo il concetto espresso un secolo fa dal celebre fotografo francese Henri Cartier-Bresson, ora Saccari si lancia in un'interpretazione originale e molto propria della sua città, delle sue mille anime e del suo fascino di porta d'Oriente, che, per consolidata tradizione, è abituata a ospitare genti diverse, anche se talvolta conflittuali, accogliendole nel suo golfo cristallino.
Qui, quando soffia la Bora scura, emergono atmosfere sottilmente legate al concetto di sturm und drang (tempesta e impeto), movimento culturale tedesco che contribuì alla nascita del Romanticismo. E la città si trasforma, come scriveva agli inizi del '900 nel suo libro Viaggio in Dalmazia il grande giornalista, drammaturgo e regista austriaco Hermann Bahr, in uno straordinario non luogo.
La mostra L'anima di Trieste, ma forse sarebbe meglio dire le anime di Trieste: da quella nordica alla balcanica, alla levantina, esse abitano questa città da sempre, come raccontava anche il piccolo coboldo assiso su una libreria di un antico palazzo triestino, nel libro Il complesso dell'Imperatore di Carolus Cergoly. Con grande sensibilità, perizia tecnica e calibrata originalità Saccari ci consegna dunque l'immagine di una città speciale, multietnica ed elegante nelle sue architetture, in cui s'intrecciano echi di culture diverse, incorniciate da una natura, dove in modo a volte fiabesco e inconsueto l'anima mitteleuropea incontra la luce del Sud.
- In bianco e nero e a colori
Il fascino del mare, il lavoro, la natura nel suo aspetto più aspro e inconsueto, alcune caratteristiche uniche di questa città speciale (via della Bora), attimi di romanticismo, come il violinista polacco che suona in Viale XX Settembre, e la varia umanità che popola Trieste (Suonatore di flauto con il suo compagno, Suonatore rumeno di sax) si susseguono nell'icasticità del bianco e nero. L'autore sa per altro cogliere della realtà anche qualche lieve nota grottesca o fuori dalle righe (Tronco d'albero mascherato, Una vita, una nota). O creare una composizione geometrica contemporanea che quasi astrae dal reale (Forme di vetro nella demolita fabbrica Macchine di S. Andrea).
Nel colore si svela invece una sorta di pittorialismo contemporaneo che caratterizza la fine creatività di Saccari: coadiuvato dalla posizione geografica di Trieste (il famoso architetto Richard Rogers affermò che la luce del suo golfo è unica tra i porti d'Europa), egli compone una serie di vedute della città, in cui l'afflato espressionista s'intreccia - coerentemente con le tendenze dell'arte contemporanea - a un lieve sentire neoromantico di grande bellezza.
Anche il notturno in piazza Unità e la Bora in Carso confermano questa felice inclinazione, mentre in Vortice di spighe la luce ritorna a brillare. Tramonti e voli di gabbiani sono resi con grande maestria e l'essenzialità delle architetture di timbro razionalista fa il pari con la nitida linea delle navi da turismo in porto. In tal modo Saccari sa ammantare il reale dei colori del sogno, consegnandoci una realtà a volte lievemente surreale. Magistrale è poi l'interpretazione della pesca nel mare appena dorato dell'alba; efficace e poetica, mai eccessiva, è la resa dei controluce e della nebbia e spesso compare una personalissima e originale reinterpretazione cromatica dei luoghi.
- L'artista e il suo percorso nel tempo (1984-2013)
Dopo aver abbandonato nel 1984 la camera oscura, in cui vigeva molto la casualità, nel corso del tempo e attraverso una quantità immensa di scatti (dai 50.000 in su), Saccari ha saputo affrontare più tematiche: dal paesaggio alla presenza dell'uomo, dalla poesia delle diverse etnie che popolano il mondo, all'introspezione, suscitando nel fruitore la sensazione di assistere a una sorta d'interpretazione panica del contemporaneo. Se nel paesaggio, uno spunto pittorico eccellente gli ha consentito di evocare, mediante un contrappunto cromatico spesso audace e armonico, l'anima dei luoghi e la magia della natura, non sono mancati riferimenti sentimentali e intuitivi, che si sono addentrati nell'animo dei soggetti ritratti per cogliere il senso più profondo dell'esistenza.
Visioni coinvolgenti e a loro modo essenziali e atarassiche, ma nel contempo venate di passione, spesso proposte quale simbolo del suo sognare la vita, dall'autore, la cui famiglia (il cognome oscillò nel tempo da Sacher a Scakar) è dalla metà del '700 originaria del Carso; germinando da una cultura di matrice nordica, che spesso ci riconduce a un mondo educato a emozionarsi per i versi di Rilke e il grigio-scuro fantasticare kafkiano. O a gioire sulle note della musica mozartiana o per i cromatismi audaci di un genio della Secessione quale Klimt."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Claudio Saccari, Castello di Miramare di Massimiliano e Carlotta, 2012
2. Claudio Saccari, Notturno in Sacchetta, 2012
3. Claudio Saccari, Piazza Unità d'Italia, 2011
La bellezza per la bontà - l'arte aiuta la vita - XIV edizione
Castello di Duino - Trieste, 16 novembre (inaugurazione ore 11.30) - 01 dicembre 2013
Sala del Giubileo - Trieste, 02 dicembre (inaugurazione ore 18) - 16 dicembre 2013
Mostra d'arte organizzata a favore del Premio alla Bontà Hazel Marie Cole Onlus, istituito da Aldo e Donatella Pianciamore, e curata dall'architetto Marianna Accerboni, che introdurrà l'esposizione. Alla rassegna, accompagnata da un esaustivo catalogo, prendono parte 33 artisti tra pittori triestini, di altre città italiane e stranieri. Da lunedì 2 dicembre (inaugurazione ore 18) al 16 dicembre l'esposizione si trasferirà alla Sala del Giubileo (Riva 3 Novembre, 9).
Espongono Alda Baglioni, Paolo Barducci, Giuseppe Beisone, Ferruccio Bernini, Diana Bosnjak Monai, Valerie Bregaint, Livia Bussi, Nora Carella, Fulvio Cazzador, Tullio Clamar, Luisia Comelli, Valentina Cosciani, Bruna Daus, Adriana De Caro, Elsa Delise, Fulvio Dot, Annamaria Ducaton, Carla Fiocchi, Paolo Guglielmo Giorio, Gianna Lampe, Mariella Lauro, Lorenzo Loffreda, Rossana Longo, Stefano Orsetti, Dante Pisani, Marta Potenzieri, Alice Psacaropulo, Antonietta Revere, Carlo Sini, Erika Stocker, Valentina Verani, Livio Zoppolato ed Elvio Zorzenon.
Bontà e bellezza s'intrecciano in questa iniziativa, che premia la generosità e l'altruismo nel ricordo di Hazel Marie Cole, straordinaria figura di mecenate inglese. Al di là del precipuo fine benefico, la rassegna ha il pregio di riassumere attraverso più di trenta opere, realizzate secondo tecniche diverse un panorama attraente e variegato del lessico artistico contemporaneo: dall'inclinazione onirico simbolica, fantastica e surreale, all'espressionismo, al filone neoromantico e concettuale.
Paolo Caccia Dominioni
Un artista sul fronte di guerra
l'uomo | le architetture | il segno | la scrittura
04 novembre (inaugurazione ore 18.30) - 31 dicembre 2013
Galleria Dora Bassi - Gorizia
Mostra di progetti, disegni, dipinti, scritti, documenti e testimonianze su Paolo Caccia Dominioni (Nerviano, prov. di Milano 1896 - Roma 1992), architetto, artista, scrittore e soldato noto a livello internazionale. La rassegna vuole ripercorrere attraverso più di 600 pezzi provenienti dai Musei Provinciali - Museo della Grande Guerra di Gorizia, dal Museo del Genio di Roma, dalle famiglie Formentini, Cosolo, Lantieri, Cantoni Burr e da collezionisti privati, i momenti salienti della poliedrica attività di architetto, ingegnere, pittore, formidabile disegnatore, illustratore e scrittore di Paolo Caccia Dominioni. Riportandolo idealmente a Gorizia e nei luoghi nei quali combattè durante il primo Conflitto Mondiale e successivamente visse, la mostra si inserisce nei grandi eventi in ricordo di Caccia Dominioni. Ideazione, progetto, curatela e allestimento della mostra dell'architetto Marianna Accerboni.
Architetto e ingegnere dal tratto colto ed essenziale e dalla cifra sobriamente e squisitamente originale, pittore, disegnatore e illustratore formidabile per la rapidità e l'eccezionalità del segno nonché scrittore efficace e coinvolgente nella sua essenzialità (Premio Bancarella), Caccia Dominioni ci consegna in questa mostra diffusa la sua equilibrata ma appassionata visione del secolo breve - che visse con intensità, stile e distacco - raccontato e interpretato attraverso migliaia e migliaia tra disegni, progetti architettonici, bozzetti, dipinti e scritti, molti dei quali realizzati sul fronte del Carso durante la Grande Guerra.
Tutta la sua vita fu per altro testimoniata da splendidi disegni, dipinti e sketch, che rappresentano forse l'aspetto meno noto della sua poliedrica creatività e che la rassegna tende a riscoprire ed evidenziare, presentando anche lavori finora mai pubblicati, come per esempio i bellissimi disegni a tecnica mista e tempera realizzati nel viaggio che lo portò in Australia e quelli che "fotografano" la gente africana. In mostra, tra le testimonianze biografiche e autobiografiche, sono esposte anche le magnifiche e inedite tavole genealogiche disegnate dallo stesso Dominioni per ricostruire le origini e gli intrecci della sua famiglia, imparentata con le più importanti casate nobiliari italiane, e l'inedito Registro dei lavori, progetti ed elaborati tecnici, nella stesura originale da lui redatta e confezionata a mano, che riassume in ordine cronologico 614 opere dal 1924 al '71.
Un'altra sezione racconta i restauri di prestigiose e storiche magioni (Castello e Golf Hotel a S. Floriano del Carso, Palazzo Lantieri a Gorizia ecc.) e le nuove architetture. Tra queste, Casa Cosolo a Fogliano Redipuglia (Gorizia) e il villaggio turistico di Riva dei Tessali (Taranto), inserito da Caccia Dominioni in un paesaggio boschivo senza abbattere alcun albero, ma adattando anzi armonicamente e con eleganza le nuove edificazioni alla natura, nel più assoluto ed ecologico rispetto per l'ambiente: solo per questo motivo l'architetto-artista potrebbe essere considerato un grande mentore antesignano della modernità, come lo fu con la sua scrittura sobria ed essenziale e con i disegni, immediati nella narrazione sintetica dall'estro armonico e razionale.
In più sezioni ricorre infine la sua incredibile capacità di raccontare da vero cronista la guerra - hic et nunc - attraverso disegni e opere pittoriche eseguite al tratto. La sintesi dei volumi e il concetto di forma-funzione sottolineano le sue architetture e l'essenzialità ricorre anche nelle illustrazioni che arricchiscono i suoi libri e quelli altrui, le cartoline, augurali e non, gli ex libris e le etichette per i vini. Sono presenti anche alcuni disegni navali, poco noti ed emozionanti: tra questi, di particolare interesse il progetto per l'opera dedicata Al marinaio d'ogni ventura (1985) per Punta Ristola (Leuca). Nel disegno fu immediato, avvincente, cromaticamente perfetto e altrettanto abile e competente si dimostrò nelle costruzioni stradali e minerarie e in altre opere. Una personalità e un artista d'eccezione, oggi però non ancora noto quanto meriterebbe, aspetto che la mostra si propone di mettere in luce e riscoprire.
Altri disegni, bozzetti grafici, lettere, reperti ancora intrisi di sabbia, fotografie e testimonianze rievocano il periodo trascorso da Caccia Dominioni in Africa settentrionale durante il 2° conflitto mondiale e quello successivo: qui, dopo aver riesumato, dal 1948 in poi per più di 15 anni, le salme di migliaia di soldati di tutte le nazionalità, progettò ed eseguì il celebre ed essenziale Sacrario Militare Italiano di El Alamein, esempio unico di architettura italiana monumentale nel deserto africano. Non va dimenticato infine che anche sul piano umano e sociale Caccia Dominioni si dimostrò molto avanti con i tempi, intrattenendo un rapporto amichevole, amabile e per così dire paritario con tutti, compresi i suoi commilitoni, i soldati e gli Ascari, che ebbe a fianco nella campagna d'Etiopia, nel secondo conflitto e per il recupero delle salme dei caduti, anticipando così, istintivamente a suo modo, un moderno concetto di globalizzazione.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Paolo Caccia Dominioni, Disegno umoristico, tecnica mista 1982
2. Paolo Caccia Dominioni, Il Salento, tecnica mista, 1964
3. Paolo Caccia Dominioni, Fiaccola alpina della fraternita - Timau - Redipuglia 4 Novembre 1956, 1981
Rosella Gallicchio: Suggestioni antropomorfe
17 ottobre (inaugurazione ore 18.30) - 03 novembre 2013
Sala Comunale d'Arte di Trieste
La mostra, che sarà presentata sul piano critico dall'arch. Marianna Accerboni, propone una quindicina di tecniche miste, tutte inedite, realizzate dall'artista negli anni più recenti. "S'intrecciano nell'intensa pittura di Rosella Gallicchio" - scrive Marianna Accerboni - "echi di universi lontani assieme ai palpiti che rispecchiano il mondo interiore all'artista, strettamente legato alle sue emozioni, che la sua pittura riflette all'esterno come uno specchio ricco di verità, nel bene e nel male. Così gli 'eccessi' del sentire, la sensibilità di chi sa vedere istintivamente oltre il reale, si tramutano, o meglio sono registrati, come in un diapason dell'arte visiva, in segni ed exploit cromatici più o meno incisivi a seconda del messaggio che la Gallicchio vuol trasmettere.
Sostenuta da una vis espressiva notevole, resa più effervescente da un uso coraggioso del contrasto cromatico e da un segno che spesso lacera e contrappone campiture di forza diversa, per farne debordare le emozioni, la pittrice dona, attraverso un gesto segnico e pittorico spontaneo, declinato senza mediazioni o esitazioni, energia al suo prezioso racconto, nei cui step scaturiscono spesso drammaticamente onde positive di luce grazie a un uso sapiente di pigmenti di colore puro miscelati attraverso l'uso di legante acrilico su carta incollata su tela. Una pittura, la sua, che rappresenta il fascino drammatico della vita, l'intima energia del suo divenire, pur rimanendo tuttavia intrisa di un personale ritmo armonico, che potrebbe apparentarsi con quello delle note di Stravinsky o della musica dodecafonica: idioma apparentemente quasi senza regole, che tocca però profondamente l'animo del fruitore, coinvolto in un racconto intimo e collettivo allo stesso tempo.
E trova il proprio riferimento in un simbolismo espressionista, in cui incisività e drammaticità del segno e del linguaggio si legano alla tradizione delle avanguardie nordiche e in particolare austro-tedesche presenti dalle origini, fin dai primi del '900, nella cultura visiva e letteraria di Trieste, grazie al diuturno rapporto con le sperimentazioni protagoniste allora nelle Accademie di Monaco, Berlino e Vienna, frequentate dai nostri artisti, seguaci di uno stile e partecipi di un clima ben diverso dalla solarità dell'espressionismo mediterraneo, di marca francese e italiana."
Rosella Gallicchio ha iniziato a interessarsi nel 1990 di ricerca interiore, yoga, danza e musica, scoprendo infine nella pittura la forma espressiva più consona alla propria personalità. Ha sperimentato la tecnica dell'acquerello con il maestro Angelo Gorlini di Milano e l'olio con Roberto Dolso; dal 2005 frequenta ininterrottamente lo studio del maestro Franco Chersicola, da allora il suo punto di riferimento più importante. Ha al suo attivo numerose collettive di prestigio e una personale. Ha ricevuto significativi riconoscimenti, tra cui il I Premio - Sezione Sport al III Concorso Mulitsch di Gorizia (2010), il Premio speciale Penta al IV Concorso Mulitsch (2012) e il Premio di rappresentanza alla Mostra collettiva Coscienze creative alla Casa dei Carraresi di Treviso (2012).
Immagine:
1. Rosella Gallicchio, Le forze dell'inconscio, tecnica mista pigmenti su carta cm.100x140, 2012"
Omaggio a Nello Pacchietto nel decennale della morte
10 ottobre (inaugurazione ore 17) - 18 ottobre 2013
Unione degli Istriani - Trieste
Nella rassegna, presentata dall'arch. Marianna Accerboni, quasi una cinquantina di opere. "Dipingere la poesia non è facile. Nello Pacchietto, finissimo disegnatore, pittore e incisore" - scrive Marianna Accerboni - "lo ha fatto per tutta la vita, con passione, dal suo fascinoso studio a due passi dall'acqua, situato in un palazzetto quattrocentesco della magica isola della Giudecca, quando ancora quest'ultima non era meta dei Vip. E a due passi dalla moglie Anita, che lo ha sempre accompagnato amorevolmente, da quando, nel '50, avevano lasciato l'amata Capodistria per Venezia. Nella città lagunare il pittore ebbe modo di conoscere e frequentare poeti, artisti, scrittori notissimi, tra cui il poeta Diego Valeri, con il quale nacque un'amicizia così intensa che, per esempio, la serie di liriche Storie di mare, molto rappresentativa della creatività dell'artista, fu scritta praticamente a quattro mani.
Temperamento solare ed entusiasta, Pacchietto ha saputo tradurre e intrecciare il paesaggio e l'animo dei suoi personaggi simbolo - la donna e il pescatore – in un magma unico di sogno e di bellezza ideale, ammantandoli spesso di colori anch'essi simbolici, declinati talvolta con sensibilità divisionista, sul filo di una concezione onirica e lievemente surreale del mondo. E componendo con maestria un'interpretazione positiva e ottimistica dell'universo, supportata da una fine capacità d'intuire, in una composizione, i pieni e i vuoti, le luci e le ombre, accostate in sapienti ed emozionanti chiaroscuri, come accade per esempio nella rappresentazione ineffabile della neve, delle viscere del Carso e del chiaro di luna. E facendo leva su un linguaggio espressionista di grande libertà e chiarezza lontano dal significato introspettivo e drammatico, che tale movimento aveva assunto nella maggior parte d'Europa e particolarmente nei paesi di cultura austro-tedesca."
Nello Pacchietto (Capodistria 1922 - Venezia 2003), trasferitosi nella Serenissima nel dopoguerra, l'artista si
perfezionò all'Accademia di Belle Arti della città lagunare nelle tecniche dell'incisione. Vi svolse poi un'intensa e prolifica attività, per la quale fu spesso premiato, a partire dal '54, quando ricevette il 1° premio per l'Incisione dalla Fondazione Bevilacqua La Masa. Iniziò a esporre negli anni cinquanta. Fu presente più volte su invito alla Quadriennale di Roma, alle Biennali dell'Incisione Italiana di Venezia, Pescia e Cittadella, all'Intergrafik di Berlino Est, all'Incisione Veneta di Praga e Bratislava e negli anni 2000 alla Biennale veneziana.
Ha esposto con successo in più di 50 personali in Italia, Europa e altri continenti. Sue opere sono presenti nella Galleria d'Arte Moderna di Roma e di Venezia, nella Raccolta Bertarelli di Milano, nei Musei di Verona, Forlì, Vicenza e Trieste, al Museo Puskin di Mosca, all'Ermitage di S. Pietroburgo, a Vienna, nel Museo del Paesaggio di Torre di Mosto (Venezia) e in prestigiose collezioni, come per esempio quella di Mrs. Elisabeth E. Gardner, direttrice di una delle sezioni artistiche del Metropolitan Museum di New York. Attualmente due suoi lavori sono esposti alla Fine Art Gallery di New York.
Nel 2004, un anno dopo la sua morte, è stato ricordato a Vienna con una mostra allestita nella Minoriten Kirche, la chiesa della comunità italiana, e con l'esecuzione del Requiem di Salieri, interpretato dalla Wiener Philharmoniker Orchestra di Vienna. Una delle opere esposte, la Madonna degli Istriani, è stata donata alla chiesa dalla famiglia. Molto intensa è stata anche la sua attività d'illustratore per volumi propri e di altri autori e per cartelle d'incisioni dedicate all'Istria, al Carso, a Muggia, Capodistria, Venezia e alla Marca Trevigiana.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Nello Pacchietto, Barche a Bassedraga, acquarello su tavola cm.50x60, 1988
2. Nello Pacchietto, Muggia arrivo del Re Carnevale, disegno a penna cm.20x18.5, 1985
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Nello Pacchietto
Trieste, 19 maggio (inaugurazione) - 21 maggio 2017
La poliedrica creatività di Nives Pertot
07 ottobre (inaugurazione ore 18.30) - 03 novembre 2013
Storico Caffè Tommaseo - Trieste
Mostra presentata sul piano critico dall'arch. Marianna Accerboni, con una serie di opere suddivise in quattro sezioni, che testimoniano l'incontenibile fantasia dell'artista triestina: l'approccio figurativo è espresso attraverso una serie di morbidi intrecci realizzati ad acrilico, che alludono al fascino della natura. Ma la Pertot si cimenta con destrezza anche in generi diversi: lo dimostra la sequenza dei Notturni, in cui, mediante l'accostamento di superfici riflettenti, gesso e foglia d'oro su fondo acrilico scuro, la pittrice crea personaggi fantastici e attraenti, così come accade nella serie di composizioni "costruite" attraverso gesso, pietre e altro.
Interessanti anche i collage di objet trouvé, come fiori, perle, bastoncini, impaginati tra vetri trasparenti, che con uno sguardo lieve al folklore, richiamano anch'essi in modo armonico e originale, quale sorta di ex voto laici, il gioco dada e surreale. Nives Pertot ha frequentato l'Istituto d'Arte di Trieste e ha avuto come insegnate la pittrice Alice Psacaropulo. Si è quindi affinata nello studio Avantgarde di Mario Rigoni, sperimentando varie tecniche pittoriche, tra cui l'acrilico e il collage. Ha affrontato anche il tema della scultura lignea e ha partecipato a selezionate collettive in Italia, Croazia e a Parigi, aggiudicandosi prestigiosi riconoscimenti.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Nives Pertot, Intrecci, olio su tela cm.60x80, 2009
2. Nives Pertot, Nel blu, cm.80x100, 2008
Le barche da sogno di Alessandro Starc
07 ottobre (inaugurazione ore 19) - 13 ottobre 2013
Family Banker Office della Banca Mediolanum - Trieste
starcartweb.wordpress.com
Unaa originale rassegna dedicata all'attività scultorea di Alessandro Starc, eclettico e interessante scenografo, pittore, decoratore e scultore triestino, che sarà presentata dall'arch. Marianna Accerboni. In mostra una decina di raffinate interpretazioni dell'andar per mare in barca a vela, tema quanto mai attuale in vista della 45° Barcolana. Le imbarcazioni sono realizzate da Starc - che si è formato all'Istituto Statale d'Arte di Trieste e ha al suo attivo un'intensissima attività artistica molto apprezzata in Italia e all'estero - in legni pregiati quali olivo, rovere, mogano, acero, larice, noce nazionale, teak e acacia, accostati fra loro con originale estro creativo ed elegante equilibrio armonico e delicatamente appoggiati su un mare realizzato in bronzo o con metalli di recupero.
La bellezza di queste creazioni, oltre a palesarsi nell'equilibrio delle forme, nella preziosità dei materiali e nel virtuosismo tecnico con cui Starc li tratta, risiede anche - annota Marianna Accerboni - nella magica capacità da parte dell'artista d'imprimere slancio e dinamismo alle sue barche da sogno, che sembrano volare su un mare virtuale, sospinte dai venti. Apprezzato nell'eseguire scenografie teatrali e cinematografiche, Alessandro Starc si trova ad affrontare l'impegno di risolvere problemi tecnici facendo uso dei più svariati materiali e infondendo nel contempo alle sue opere una preziosa fantasiosità. Questa professione richiede un'ampia padronanza tecnica, che spazia dalla responsabilità nel gestire la costruzione legata all'aspetto tecnico sino alla capacità di suscitare nello spettatore emozioni estetiche, trasportandolo in una dimensione fantastica.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Alessandro Starc, Barca lignea su base di bronzo, 2013
2. Alessandro Starc, Barca lignea su base in metallo, 2013
Fabio Colussi
08 dicembre (inaugurazione ore 18) - 31 dicembre 2018 (prorogata al 28 febbraio 2019)
Salone d'Arte di Trieste
Una rassegna del pittore triestino Fabio Colussi, dedicata al tema prediletto della veduta marina, introdotta da Gabriella Pastor e interpretata sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. In mostra 24 oli su tela e su tavola inediti, realizzati con grande maestria principalmente tra il 2017 e il 2018.
"In questa esposizione" - scrive Marianna Accerboni - "Colussi ricostruisce con delicata e calibrata vena lirica il fascino del mare della sua città, Trieste, accostandolo anche a quello di Venezia. La medesima, sottile inclinazione neoromantica, intrecciata a una personale e sensibilissima vena cromatica e a una grande abilità tecnica, caratterizza le sue vedute. Così l'artista sa catturare l'ineffabile luce del nostro golfo, quella magica della Serenissima e la pace della laguna, consegnandoci un angolo di mondo, in cui poter sognare ancora, grazie al prezioso virtuosismo di questo poeta del paesaggio. Memore di una vena neoclassica, che appartiene culturalmente a Trieste, l'artista prosegue in modo del tutto personale l'antica tradizione di pittori e vedutisti attivi a Venezia nel '700 quali Francesco Guardi e Canaletto, vicino al primo per ispirazione poetica e al secondo per l'interpretazione più razionale dei luoghi.
Ma, agli esordi, Colussi ha guardato anche ad altri artisti, in questo caso giuliani, come Giuseppe Barison, Giovanni Zangrando, Ugo Flumiani e Guido Grimani, tutti in un modo o nell'altro legati alla grande tradizione pittorica e coloristica veneziana, che rappresentava un importante punto di riferimento, nel secondo ottocento e nel primo novecento, accanto all'Accademia di Monaco, per i pittori triestini. Altro fulcro fondamentale fu infatti per loro anche la cultura austro-tedesca. E non a caso nelle opere di molti di questi, così come in quella di Colussi, compare spesso una luce azzurro-grigia,che più che un colore rappresenta un'atmosfera, una sorta di evocazione di quello "sturm und drang" (tempesta e impeto), che nel mondo germanico pose le basi del Romanticismo: punti di riferimento che costituiscono delle interessanti chiavi di lettura della pittura dell'autore triestino, in particolare per quanto riguarda la sua interpretazione del tema della veduta marina, che sa rivisitare attraverso intuizioni, luminosità e ispirazioni che alludono istintivamente anche alla cultura visiva mitteleuropea.
Dotato di un talento naturale, che ha saputo coltivare nel tempo con passione e tenacia, Colussi è riuscito a delineare una propria maniera intensa e precisa, ma nel contempo sobria ed essenziale. Che fa vivere il paesaggio soprattutto della luce (diurna o notturna che essa sia), ottenuta attraverso ripetute e raffinate velature e un cromatismo deciso ma morbido. Equilibrio e sensibilità caratterizzano i suoi dipinti, nei quali il pittore sa legare molto armoniosamente il linguaggio del passato con le esigenze di linearità di quello moderno. Ne escono delle vedute marine spesso incorniciate da luminosi paesaggi urbani, composizioni che poggiano la loro veridicità sulla storia e sulla luce e in cui le antiche e raffinate architetture si fondono con un cielo e un mare intensamente azzurri, che riflettono e suggeriscono, sempre mediante la luce, un senso di pace e atarassia, che appare anche nei dipinti dedicati alla laguna."
Fabio Colussi (Trieste, 1957) è in un certo senso autodidatta, poiché si è formato studiando i grandi pittori triestini del passato, sospesi tra la lezione artistica della pittura veneziana e quella proveniente dalla cultura mitteleuropea. Dipinge i primi acquerelli a 4 anni, i temi sono paesaggi, boschi e figure realizzati anche a pastelli a cera; più tardi approccia la tempera e l'acrilico, per poi passare nei primi anni novanta all'olio su tela e su tavola, tecnica ora prediletta, che non ha più abbandonato. Per realizzare i suoi lavori, trae spunto dagli schizzi annotati su un taccuino che porta sempre con sé e che talvolta sono implementati, per quanto riguarda le architetture, da appunti fotografici. Colussi è presente con le sue opere in collezioni private in Italia e all'estero (Stati Uniti, Germania, Spagna e Australia). Ha esposto a livello nazionale ed europeo.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Fabio Colussi, Marina al tramonto, olio su tela cm.30x50, 2018
2. Fabio Colussi, Venezia, olio su tela cm.35x50, 2017
XIX edizione Premio alla Bontà Hazel Marie Cole
"La bellezza per la bontà, l'arte aiuta la vita"
Castello di Duino - Trieste, 27 ottobre (inaugurazione ore 11.00) - 04 novembre 2018
Comunità Greco-Orientale di Trieste, 05-11 novembre 2018
Mostra d'arte organizzata a favore del Premio alla Bontà Hazel Marie Cole Onlus, istituito da Aldo e Donatella Pianciamore, e curata dall'architetto Marianna Accerboni, che introdurrà l'esposizione. Alla rassegna, accompagnata da un esaustivo catalogo, prendono parte 24 artisti tra pittori triestini, di altre città italiane e stranieri.
Espongono Alda Baglioni, Paolo Barducci, Diana Bosnjak Monai, Valerie Brégaint, Nora Carella, Bruna Daus Medin, Elsa Delise, Fulvio Dot, Carla Fiocchi, Carolina Franza, Holly Furlanis, Nevia Gregorovich, Paola Martinella, Giulia Noliani Pacor, François Piers, Marta Potenzieri Reale, Alice Psacaropulo, Roger Ranko, Claudia Raza, Svyatoslav Ryabkin, Adriano Stok, Fabrizio Vascotto, Livio Zoppolato, Serena Zors Breuer.
"Bontà e bellezza" - scrive Marianna Accerboni - "s'intrecciano in questa iniziativa, che premia la generosità e l'altruismo nel ricordo di Hazel Marie Cole, straordinaria figura di mecenate inglese, la quale fece di tali doti il proprio stile di vita. Al di là del precipuo fine benefico, la rassegna, giunta quest'anno alla diciannovesima edizione, ha il pregio di riassumere attraverso le opere di 24 artisti, realizzate secondo tecniche diverse - dalla pittura a olio su tela o faesite, all'acrilico, alla tecnica mista, alla tempera su tavola, faesite, carta e tela; al collage, al gesso, all'acquarello, al pennarello, al pastello su carta; agli acrilici su tela, al disegno a matita - un panorama attraente e variegato del lessico artistico contemporaneo a Trieste, in Italia e all'estero. Inoltre, come in molte delle scorse edizioni, l'esposizione delle opere avrà luogo nelle prestigiose sedi del Castello di Duino e della Sede della Comunità Greco-Orientale.
Gli artisti presenti seguono per la maggior parte due percorsi creativi: i più sono orientati a un'interpretazione della realtà arricchita sovente da suggestioni oniriche, fantastiche, simboliche, metafisiche e surreali, altri seguono invece il filone narrativo, legato alla figurazione tradizionale. Al primo gruppo appartengono l'intenso fantasticare di Paolo Barducci, di notevole appeal e modernità, illuminato da collage di carte argentate ed elementi dorati, e la fantasia senza confini di un'artista poliedrica e in continua evoluzione come Serena Zors Breuer, che ricrea un mondo dolcemente surreale, trasfigurando la realtà in un sogno per sfuggirne le negatività. Al filone degli "immaginifici" appartengono pure la pittura dal tratto intenso di Giulia Noliani Pacor, espresso attraverso un gesto appartenente all'espressionismo figurativo, di cui restituisce tutta l'immediatezza, e il ricco universo di Fulvio Dotche, nell'opera esposta, affonda nella memoria di un passato lontano, esprimendosi con una grande luminosità, fascino implementato da preziose applicazioni in foglia d'oro.
Alla figurazione fantastica e onirica fanno capo anche il pittore ucraino Svyatoslav Ryabkin, che compone un microcosmo di grande dolcezza, in cui la natura è in poetica, silenziosa sintonia con lo stato d'animo degli esseri umani, e il "diamante della vita", elegante aforisma pittorico, originalmente ideato da Bruna Daus Medin. Il viaggio nella poetica espressionista prosegue con la francese Valérie Brégaint, che con sensibilità concettuale dipinge elementi simbolici e allusivi all'immagine, come fossero sogni leggeri, sospesi tra gestualità, segno, materia e un delicato cromatismo. Vi si possono accostare il linguaggio aniconico, interessante e felice, della friulana Paola Martinella e l'allusione al racconto contemporaneo espresso per emozioni, condotto con eleganza da Alda Baglioni, per sfociare nella raffinata matericità di Adriano Stoke nell'originale eleganza della composizione pittorica di Elsa Delise, che allude e coinvolge.
L'arte del ritratto è rappresentata da due importanti pittrici triestine: Nora Carella, maestra della luce, che con grande rapidità e talento divenne ritrattista famosa in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla reggia dell'ultimo Scià di Persia Reza Palhavi, ad Alice Psacaropulo, che fin da giovanissima si è espressa con grande bravura nel ritratto, oltre che in altri generi pittorici. Il filone espressionista prosegue con l'arte intensa di Diana Bosnjak Monai che, nata a Sarajevo e laureata in architettura a Zagabria, è pure una valente scrittrice. Il paesaggio, con le sue trasparenze, è uno dei temi prediletti dal pittore fiammingo François Piers, che interpreta la luce e il verde del Nord Europa con un delicato ma intenso tocco pittorico ad acquerello, la più difficile fra le tecniche pittoriche e la sua preferita.
Un tema questo, amato anche dalla monfalconese Carla Fiocchi, che con molta grazia compone una veduta delicatamente onirica, di sapore neoromantico. Un'accezione molto personale del tema del paesaggio è proposta da Nevia Gregorovich, mediante una grande onda intrisa d'energia. Attraverso il paesaggio Claudia Razacompone invece, con tecnica e talento, un sogno, intenso e delicato al contempo, intriso di felici trasparenze e suggestive atmosfere. Legato al reale, ma capace di trasfonderlo sottilmente in un affascinante e calibrato pensiero di luce, è invece Livio Zoppolato nel ricordare la sua amata terra d'origine, l'Istria.
Rasserenante, razionale e intensa è la veduta composta con eleganza da Marta Potenzieri Reale, mentre Roger Rankori assume il paesaggio in una raffinata sintesi di foglie, secondo il concetto che una parte può brillantemente significare il tutto. Sempre con grazia si esprime poi Holly Furlanis, nelle sue delicate e gioiose interpretazioni della natura, mentre Fabrizio Vascotto interpreta in maniera molto contemporanea il rapporto fra gli esseri umani e i loro stati d'animo. Un unicum per originalità e grazia è rappresentato dall'icona contemporanea della pittrice triestina Carolina Franza, formatasi a Firenze alla scuola di Luisa del Campana e con Tommaso Palamidessi e Alessandro Benassai. Un'artista che sa introdurre con grande personalità nell'antico mondo dell'icona il concetto del contemporaneo, senza tuttavia tralasciare la tradizionale tecnica antica."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Bruna Daus Medin, Borgo Diamante, acrilico su tela cm.60x80, 2017
2. Diana Bosnjak Monai, (opera senza titolo), tecnica mista cm.50x70, 2017
3. Elsa Delise, Borgo silente, tecnica mista cm.70x60, 2014
X edizione del Premio di Vetro 'Elca Ruzzier' a Marianna Accerboni
17 ottobre 2018, ore 18
Auditorium del Museo Revoltella - Trieste
Il prestigioso riconoscimento è finalizzato alla valorizzazione di figure di donne triestine appartenenti al mondo della cultura, delle scienze, dell'economia, dell'arte e dello sport. Marianna Accerboni, triestina, architetto-scenografo, critico d'arte e d'architettura, in totale ha ideato e curato sul piano critico e allestito, in qualità di curatore e progettista dell'allestimento e della linea grafica, più di 660 tra mostre ed eventi d'arte. Attualmente un suo abito di luce dedicato a Maria Teresa d'Austria è esposto al Deutschvilla Museum di Strobl.
Concerto dell'ensemble internazionale dei Solisti di Zagabria
09 ottobre 2018, ore 21.00 (ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria alla biglietteria)
Teatro Giuseppe Verdi - Trieste
La Comunità Croata di Trieste partecipa alla festa dei cinquant'anni della Barcolana offrendo alla città un grande concerto dell'ensemble internazionale dei Solisti di Zagabria, il migliore complesso da camera croato, presente con questa iniziativa per la prima volta nel capoluogo giuliano: in programma un repertorio classico e romantico di brani e arie di noti compositori di musica da camera e operistica, da W.A. Mozart a L. Sorkocevic, da G. Verdi a G. Puccini e G. Rossini. Il concerto, realizzato con il sostegno del Comune di Trieste, Regione FVG e Fondazione CRTrieste, sarà diretto dal Maestro Sreten Krstic, alla guida dei Solisti di Zagabria, e verrà impreziosito dalla partecipazione straordinaria di due giovani stelle del firmamento lirico, la soprano Evelin Novak e il baritono Ljubomir Puškaric.
La presenza dei Solisti di Zagabria a Trieste è particolarmente significativa dal momento che il prestigioso ensemble fu fondato nel 1953 da un violoncellista e direttore d'orchestra italiano di grande fama, il milanese Antonio Janigro, di cui quest'anno si festeggia il centenario della nascita. Egli riuscì a portare il complesso ai massimi livelli, trasformandolo, nella seconda metà del ventesimo secolo, in un ambasciatore molto apprezzato della cultura musicale croata a livello internazionale. Ed è per questo che al Museo della città di Zagabria è in preparazione un'importante mostra antologica a lui dedicata. Inoltre, recentemente, è stato ristampato il CD con le esecuzioni dei Solisti diretti da Janigro, che ha meritato all'orchestra, l'International Classical Music Award, il prestigioso premio internazionale per il migliore video di carattere storico-musicale.
"E' stato in occasione della Festa della Repubblica Italiana, nel giugno 2016, mentre eravamo a Roma ospiti dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, - racconta Krstic - che è nata l'idea di un progetto italo-croato che rendesse omaggio a Janigro. Ci stiamo lavorando, ecco perché è così importante per noi incontrare il pubblico triestino". "Era ormai tradizione - dichiara Gian Carlo Damir Murkovic, presidente della Comunità Croata di Trieste - il nostro ricevimento in occasione della Regata più partecipata a livello internazionale, per incontrare gli equipaggi che risalivano l'Adriatico ma anche i rappresentanti dei Marina e di tutto quel mondo che si muove via mare. Abbiamo sentito l'esigenza di compiere un ulteriore passo, coniugando lo sport del vento alla musica, binomio straordinario: l'aria come momento di unione, il vento che diventa musica. E, nel farlo, abbiamo scelto il 'top', rappresentato da un'orchestra eccezionale e da due straordinari solisti".
Dalla fondazione, quale ensemble da camera della Radio di Zagabria, i Solisti hanno svolto un intenso lavoro sotto la direzione del Maestro Janigro, collaborando, tra gli altri, con i maestri concertisti Dragutin Hrdoljak, Tonko Ninic, Andelko Krpan e Borivoj Martincic-Jercic. Sreten Krstic, primo violino e Maestro concertatore della Filarmonica di Monaco, ne ha assunto la direzione nel 2012. Più di 4000 i concerti sostenuti nei teatri più prestigiosi di tutti i continenti. Il repertorio dei Solisti di Zagabria è incentrato sulla musica barocca, classica, romantica e contemporanea, con un'attenzione particolare ai compositori croati, sia a quelli più famosi entrati a pieno titolo a far parte del patrimonio musicale nazionale, che agli emergenti. Hanno al proprio attivo numerosissime pubblicazioni discografiche (Vanguard House, EMI, ASV, Eurodisc, Melodia, HISP-vox, Pickwick audite, cpo e Croatia Records), premi e riconoscimenti, che li qualificano quali autentiche "star" dell'universo musicale internazionale.
Katia Brugnolo: "Tra terra e mare"
04 settembre (inaugurazione ore 18.30) - 14 settembre 2018
Terrazzamare - Lignano Sabbiadoro
L'esposizione rientra nel progetto "Una Terrazza d'Arte" a cura di Ada Iuri, Assessore alla Cultura del Comune di Lignano Sabbiadoro: in mostra una quindicina di opere ceramiche recenti, tra cui molti inediti creati ad hoc per quest'esposizione, realizzate dall'artista vicentina dal 2016 a oggi. "La preziosa rassegna" - scrive il critico Marianna Accerboni - "propone una serie di accurati lavori, che abbracciano i temi della terra e del mare, assai cari all'artista, espressi attraverso molte pezzi inediti realizzati in funzione della mostra: si tratta di opere d'arte vere e proprie, complementi d'arredo e sculture, in prevalenza dedicate al tema marino, come per esempio Ninfa, Ninfa con fiore e Sirena, mentre alla terra sono ispirate Fanciulla cinese e Ragazza col girasole.
Il percorso raggiunge il suo acme e la sua sintesi con la complessa opere intitolata Mani-Danza, che allude all'arte di Tersicore, perché la danza unisce Terra e Mare in quanto - afferma Brugnolo - quando danziamo, ci sentiamo leggeri, una sensazione che avvicina la sensazione terrestre a quella marina. Una mostra in cui la profonda conoscenza dell'antica arte ceramica, di cui Brugnolo è profonda studiosa, si fonde in modo armonico e molto personale con il contemporaneo.
La prima volta che ho incontrato Katia Brugnolo - ricorda il critico - lei era immersa nella Bellezza. Eravamo a Trieste, al Castello di Miramare, alla vernice di una grande mostra che la studiosa aveva curato sulle ceramiche di Nove. Il contesto della ricca dimora arciducale, nell'intreccio con la natura circostante, faceva scaturire dei raggi di luce, in cui il suo abbigliamento accurato e gentile risultava perfetto così come il suo portamento, leggero e aggraziato. La rividi mesi più tardi nella cornice del parco del Castello, mentre dipingeva con altri artisti delle ceramiche di sua invenzione.
Immagine gentile e d'altri tempi. E scopersi allora che quell'attenta studiosa, l'esperta di ceramiche storiche e antiche, per le quali Bassano è universalmente nota, sempre disponibile a spiegare e ad approfondire, si era saputa trasformare - chissà da quanto tempo - in faber appassionato. Così come per altro è accaduto nella vita e nella creatività di altri intellettuali - primo fra tutti Gillo Dorfles - che sono scivolati abilmente e amabilmente, fondendo le molteplici competenze, dalla teoria alla pratica, lasciando che tali inclinazioni convivessero, implementandosi anzi l'una nell'altra.
Nell'arte di Brugnolo convergono evidentemente tutte le nozioni stilistiche e le tecniche apprese in tanti anni di approfondimento scientifico e di contatti con i maestri ceramisti. Ma in tali competenze Katia ha saputo inserire, con la stessa elegante leggerezza che accompagna i suoi passi, la memoria degli ori e dei decori della grande tradizione veneta, sia artistica che decorativa, lasciando vivere anche un'istintiva sensibilità al contemporaneo, che fa librare nella luce le sue ceramiche di gusto più astratto, le quali sembrano liberarsi, come farfalle della propria crisalide, quando la sua creatività sfiora la terza dimensione.
Lavori che, grazie a un calibrato rapporto di pieni e di vuoti, si trasformano in alcuni casi in piccole architetture; o, nel ciclo dei ritratti, in originali e impreviste sculture. Un'educazione al bello quella di Brugnolo, che, in particolare nelle tavole astratte sembra seguire, quasi secondo il ritmo etereo di una danza lieve, l'armonia della Natura, che per secoli ha ispirato la grande arte veneta."
Katia Brugnolo, vicentina, è docente all'Accademia di Belle Arti di Verona, già Conservatore al Museo Civico di Pordenone, di Vicenza, e al Museo Civico della Ceramica di Nove. Nel 1992 ha ricevuto il Premio Letterario Mazzottiper la monografia su Battista Zelotti. Ha curato molti eventi e mostre di arte moderna e contemporanea. Ha pubblicato numerosi libri e cataloghi. Nel suo percorso creativo pittorico e scultoreo adotta un linguaggio sia astratto che figurativo, lavorando su terraglia e semirefrattario. Ha organizzato numerose mostre su opere ceramiche antiche e contemporanee, in particolarenel 2016 un'importante esposizione al Castello di Miramare a Trieste.
Ha esposto in sedi prestigiose in Italia e all'estero: tra le personali, vanno ricordate 2017 la partecipazione a invito alla "International Teapot Exhibition" a Shanghai, l'esposizione a Verona alla Società Belle Arti e alla galleria Spazio6. A Bergamo ha partecipato alla collettiva "Woman in Art" alla Fondazione Mazzoleni e a Firenze ha esposto per Exhibart. Attualmente è impegnata in un importante progetto espositivo personale per la prestigiosa Villa Valmarana ai Nani, a Vicenza, che s'inaugurerà il 5 ottobre prossimo.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Katia Brugnolo, Vaso schiuma del mare, terraglia e ossidi cm.32x35x18, 2017
2. Katia Brugnolo, Ragazza con girasole, semirefrattario e ossidi cm.40x20, 2016
Atelier Možina. La tradizione verso il futuro
25 agosto (inaugurazione ore 18) - 07 settembre 2018
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
La mostra, alla IX edizione, propone le opere realizzate nel 2017/2018 dai numerosi allievi del corso che il maestro tiene in Galleria. La rassegna, che sarà introdotta dall'architetto Marianna Accerboni, propone dipinti di gusto figurativo, realizzati tutti a olio su tela o su tavola, ognuno dei quali rappresenta il quadro simbolo tra i molti realizzati nel corso dell'anno da ciascun artista.
"E' ricca d'intimità e di vivaci appunti cromatici" - scrive Marianna Accerboni - "questa nuova mostra che propone i lavori realizzati dagli allievi dell'atelier del Maestro Livio Možina durante l'anno accademico 2017/ 2018: la paziente opera di affinamento delle doti artistiche degli affezionati partecipanti ai laboratori, che il pittore triestino conduce dal 2009 alla Galleria Rettori Tribbio di Trieste, produce come sempre i suoi frutti. L'approfondimento delle tecniche pittoriche, che si sviluppa a partire da un accurato esercizio del disegno, si manifesta attraverso la luce - dote essenziale in ogni buon dipinto - e la credibilità della composizione pittorica, equilibrata e spesso ricca di afflato poetico e di grinta. Perché, oltre alla professionalità dell'insegnare, Možina fa sì che ogni artista presente sia libero di esprimersi secondo il linguaggio che più gli è affine, cosa non molto diffusa anche nelle Accademie istituzionali, che nella Regione Friuli Venezia Giulia purtroppo latitano e a cui realtà didattiche come l'Atelier Možina sopperiscono.
Cosicchè l'atmosfera generale della mostra offre al fruitore quel senso di genuino entusiasmo, che rappresenta un quoziente molto importante nelle rassegne d'arte. Molteplici sono quindi i linguaggi che questo appuntamento espositivo, giunto oggi alla 9° edizione, ci offre: da quello narrativo e figurativo tradizionale al genere Fantasy, dall'espressionismo al simbolismo, dal surrealismo all'iperrealismo, espressi attraverso i temi della natura morta, del ritratto, dell'autoritratto e della figura umana e del paesaggio, fino a pervenire alle scene di maniera e ai mestieri.
In una città come Trieste, in cui l'amore per le arti e la cultura è molto sentito e praticato, un insegnamento di base così serio e dettagliato è molto importante perchè coltiva le aspirazioni degli appassionati di pittura e consente loro, in qualche caso, di pensare di approdare anche alla professione. Di fondamentale importanza è poi quel clima speciale che si respira all'Atelier Možina, fatto di armonia, di sincera collaborazione e di amicizia, come accadeva ai tempi forse più felici delle accademie classiche in Grecia e nell'antica Roma: un'atmosfera che consente all'entusiasmo di esprimersi al meglio e di guardare al futuro."
Espongono: Gabrio Albrecht, Mauro Anello, Angelica Banovac, Adriana Belle, Gabriella Belletti, Alice Bellettini, Claudia Benedetti, Liliana Biagi, Giosuè Bilardo, Giulia Bon, Michela Bottegaro, Francesco Brancaccio, Ginevra Braut, Fulvio Caiulo, Francesca Cantarini, Micol Ciacchi, Nora Cominotto, Claudia Comuzzo, Nidia Cotic, Noris Dagostini, Lilia Debiasi, Ondina Deconi, Giuseppina Depase, Dorina Deste, Franca Di Lullo, Gabriella Dipietro, Gabriella Frandoli, Alessandra Gasperini, Mara Giorgini, Claudio Iurin, Isabella Iustulin, Karin Kosovel, Lucia Krizmancic, Patrizia Lussetti, Claudio Maiola, Ida Marottoli, Nada Marsich, Mario Michelini, Rosanna Monaro, Dilva Musizza, Bruna Naldi, Rosaria Navarro, Majda Pertotti, Gabriella Pitacco, Laura Rabbaioli, Manuela Rassini, Giuseppe Razza, Sara Ribolli, Mariateresa Rizzola, Yvonne Rowden, Rosalba Rudella, Otilia Saldana, Gioiana Salvaneschi, Laura Sbrugnera, Barbara Schreiber, Giuseppe Širca, Lili Soldatich, Adriana Stor, Luca Stuper, Marinella Stuper, Marinella Trinchero, Enrica Zanzottera, Viviana Zinetti, Mitja Zonta, Serena Zors.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Alice Bellettini, Genzianelle triestine, olio cm.40x40, 2017-2018
2. Franca Di Lullo, Natura morta, olio cm.35x45, 2017-2018
3. Liliana Biagi, Dolcezza, olio cm.40x30, 2017-2018
4. Marinella Stuper, Mondo irreale, olio cm.40x50, 2017-2018
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___ Altre mostre relative all'Atelier Možina presentate da Marianna Accerboni
Bruna Naldi: "La primavera nel cuore"
05 maggio - 18 maggio 2018
Galleria Rettori Tribbio - Trieste Presentazione
Giusy Depase
28 aprile - 26 maggio 2018
Associazione delle Comunità Istriane - Trieste Presentazione
"Un fiore con molti petali" - VII mostra degli allievi dell'Atelier Možina
27 agosto - 09 settembre 2016
Galleria Rettori Tribbio - Trieste Presentazione
Il cenacolo di Livio Možina
VI edizione, 22 agosto - 04 settembre 2015
Galleria Rettori Tribbio - Trieste Presentazione
Una scuola di luce. Mostra degli allievi dell'Atelier del pittore Livio Mozina
23 agosto - 05 settembre 2014
Galleria Rettori Tribbio - Trieste Presentazione
L'esprit del colore e dell'amicizia
24 agosto - 06 settembre 2013
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste Presentazione
Pittura al femminile. Gabriella Dipietro, Dilva Musizza, Bruna Naldi, Valdea Ravalico e Serena Vivoda
17 novembre - 30 novembre 2012
Galleria Rettori Tribbio - Trieste Presentazione
La joie de vivre nell'Atelier Možina
25 agosto - 07 settembre 2012
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste Presentazione
Nel segno della luce
27 agosto - 09 settembre 2011
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste Presentazione
Atelier Mozina: mostra degli allievi
03-16 luglio 2010
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste Presentazione
Bloody Mary Show
Maria Teresa d'Austria interpretata 9 artisti triestini e 15 austriaci
10 agosto (inaugurazione ore 20) - 02 settembre 2018
Deutschvilla Museum di Strobl am Wolfgangsee (Austria)
Mostra internazionale, che vede la partecipazione di 24 artisti (9 triestini e 15 austriaci) che propongono una personale interpretazione dell'immagine di Maria Teresa a trecento anni dalla sua nascita. Il Museo ospitante è una location molto prestigiosa dedicata all'arte contemporanea austriaca e internazionale, ubicata in una villa di fine Ottocento, già appartenente alla famiglia Deutsch, oggi di proprietà del Comune di Strobl.
L'inaugurazione sarà accompagnata da un concerto di Evelyn Ritt & Philipp Bruckshlogl con la DJ Cupi. La mostra, organizzata in collaborazione con l'APA - Art Projects Association di Trieste - vede la partecipazione - accanto ai 15 artisti austriaci - di 9 artisti di Trieste: Marianna Accerboni, Patrizia Bigarella, Raffaella Busdon, Annamaria Castellan, Leone Maria Kervischer, Delphi Morpurgo, Franco Rosso, Alan Stefanato e Qing Yue.
I lavori esposti sono stati realizzati tenendo presente che l'Imperatrice Maria Teresa d'Austria ha regnato per quarant'anni su popoli e territori vastissimi con interventi politici, progetti e decisioni non sempre felici e apprezzati dalle popolazioni. Molti fatti testimoniano - ad esempio - la sua avversità verso protestanti ed ebrei, al punto da allontanarli da Vienna. Tant'è che non tutti gli austriaci considerano l'imperatrice grande e magnanima come, invece, generalmente viene considerata a Trieste.
Alla rassegna sono perciò presenti delle opere di autori austriaci apertamente in polemica con la sua politica, mentre gli artisti di Trieste hanno preferito in generale mettere in risalto il suo doppio ruolo di imperatrice e madre di 16 figli, attraverso l'esecuzione pittorica - ad esempio - di Raffaella Busdon, mentre Marianna Accerboni è presente con un elegante abito di luce realizzato per l'opera 'Le nozze di Figaro' di W.A. Mozart, mentre la donna-madre eseguita con maestria da Patrizia Bigarella vede sospesi i vestiti, i giochi dei figli e le immagini degli animali uccisi durante la guerra dei 7 anni.
La fotografa Annamaria Castellan racconta con divertita ironia, attraverso foto spiritose, la favola dell'immaginaria doppia vita dell'imperatrice, mentre Leone Maria Kervischer propone dei lavori e un'installazione che ricordano il crogiolo di popoli e il vuoto di potere. Franco Rosso interpreta in un dittico aperto da scritte in alfabeto arabo, il ruolo dell'Imperatrice madre e dell'imperatrice Sultana che perorava le ragioni di stato della chiesa cattolica, contrastando protestanti ed ebrei; Delphi Morpurgo presenta una serie di gelsi fucsia sotto la luna, che Maria Teresa aveva importato per sviluppare il commercio della seta; Alan Stefanato interpreta il ruolo dell'essere imperatrice in un regno in cui il grigio è complementare a se stesso; Qing Yue espone una Maria Teresa-Super Woman, incoronata imperatrice ad appena 23 anni, che lottò duramente per farsi accettare dalla società maschilista dell'epoca.
Nel 2017, in occasione del trecentesimo anniversario della nascita di Maria Teresa, il direttore del Deutschvilla Museum, Ferdinand Gotz, aveva partecipato, assieme ad altri 15 artisti austriaci alla mostra intitolata "Maria Theresia", organizzata da Art Projects Association alla Lux Art Gallery di Trieste.
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Il Lazzaretto Teresiano e lo sviluppo di Trieste al tempo degli Asburgo
termina il 30 giugno 2017
Museo Postale e Telegrafico della Mitteleuropa | Spazio Filatelia - Trieste Peresentazione
Manet e Massimiliano. Un incontro multimediale
19 giugno 2018 - 19 giugno 1867
La ricorrenza della morte di Massimiliano imperatore del Messico
termina il 30 dicembre 2018
Scuderie e Castello di Miramare - Trieste Presentazione mostra
Gordana Drinkovic: "Vetro, la mia seconda pelle"
termina lo 09 settembre 2018
Magazzino delle Idee - Trieste
www.magazzinodelleidee | www.villamanin.it
.. 20 luglio e 23 agosto, ore 19, visita guidata alla mostra condotta da Marianna Accerboni
.. 05 settembre, ore 19, concerto breve per Gordana Drinkovic
Quattro appuntamenti, tra visite guidate, incontri e concerti. E' la proposta d'iniziative collaterali a margine della mostra che per la prima volta presenta a Trieste, al Magazzino delle Idee, circa 170 opere della designer del vetro Gordana Drinkovic. Tra le più importanti rappresentanti della scena artistica croata, Drinkovic si occupa di design e collabora con alcune celebri fabbriche del vetro da più di 25 anni, nel corso dei quali ha realizzato più di 500 opere, di cui una gran parte è stata prodotta in forma di pezzi unici o di serie esclusive che appartengono a collezioni private in Croazia e nel mondo. Per raccontare i diversi risvolti di quest'insolita esposizione visitabile a critica d'arte Marianna Accerboni ha messo a punto un calendario d'incontri che accompagnerà i visitatori che vorranno approcciarsi alla mostra.
Venerdì 20 luglio, alle ore 19, una visita guidata alla mostra condotta da Accerboni, per poi proseguire lo 08 agosto alle 19 con un incontro con un esperto del Museo del Vetro di Murano, ideato per mettere a confronto i diversi metodi e le diverse tradizioni e culture del vetro del Nord Est europeo, rapportate all'arte di Gordana Drinkovic. L'appuntamento sarà strutturato come una conversazione a più voci, cui parteciperanno anche Damir Murkovic, presidente della Comunità croata di Trieste, e Accerboni stessa.
Giovedì 23 agosto alle 19 sarà la volta di un'altra visita guidata condotta dalla critica d'arte, mentre mercoledì 5 settembre alle 19 il calendario d'iniziative si concluderà con un "Concerto breve per Gordana Drinkovic": le opere della scultrice e designer croata saranno interpretate nelle diverse sezioni della mostra attraverso la musica, con il soprano Marianna Prizzon, Stefano Casaccia al flauto e Claudio Gasparoni alla viola da gamba, artisti dalle frequentazioni internazionali, in una sorta di originale visita guidata che si avvarrà della prolusione di Murkovic e della conduzione della critica d'arte Marianna Accerboni.
Tutti gli appuntamenti sono gratuiti previo acquisto di un biglietto della mostra e si concluderanno con una degustazione di vini della Tenuta Baroni del Mestri (Cormons, Gorizia). L'esposizione, curata da Miroslav Gašparovic e Raffaella Sgubin, è realizzata grazie alla collaborazione tra ERPaC, Ente regionale per il patrimonio culturale, Comunità Croata di Trieste, Polo Museale-Mibact e Museo dell'Arte e dell'Artigianato di Zagabria, con il contributo della Fondazione Casali e Vetreria Rogaška (Steklarne Rogaška).
Immagini (da sinistra a destra):
1. Gordana Drinkovic, Atlantide, serie Le Città di vetro, 2000
2. La designer Gordana Drinkovic
3. Gordana Drinkovic, Graal, 2006-2008
Nina Vlados: "Connessione trascendentale"
18 luglio (inaugurazione ore 19) - 08 agosto 2018
Sala Comunale d'Arte di Trieste
Nella mostra dell'artista di origine russa Nina Vlados, introdotta dall'arch. Marianna Accerboni, oltre una ventina di opere realizzate dal 2001 a oggi, tra cui disegni, dipinti, acquerelli e le preziose porcellane realizzate di recente. "Un cromatismo morbido ma intenso e un segno incisivo e nel contempo delicato, tendenzialmente curvilineo" - scrive Marianna Accerboni - " contraddistinguono il messaggio artistico-esoterico di Nina Vlados, pittrice, scultrice e pranoterapeuta di origine russa, attiva da tre anni in Italia. E' questa una rassegna dal linguaggio soave e sottilmente onirico, che sgorga direttamente dall'energia creativa dell'autrice, rasserenante come un flusso benefico.
Un'arte popolata di sguardi, allusioni, voci interiori, che Nina crea naturalmente, così come le sue poesie e le sue composizioni musicali, senza aver mai fatto studi specifici. In mostra compaiono i lavori realizzati dal 2001 a oggi: disegni a matita su carta, acrilici su tela e su carta, acquarelli, pastelli su carta Cashmere e le porcellane realizzate nell'ultimo anno e mezzo, pazientemente composte con pigmenti colorati, inseriti, elemento per elemento, nel materiale fine China bons, noto per i suoi elevati livelli di resistenza, di colore bianco e traslucenza.
Oggetti quest'ultimi, dal soffio poetico, realizzati mediante la tecnica di origine giapponese nerikomi (da neri, che significa mescolare miscele di colori diversi, e komi, che allude all'atto di schiacciare la materia dentro una forma o uno stampo), in cui s'intravvede la memoria di certa iconografia russa legata all'antica tradizione teatrale di quel paese, a partire dal popolare balagan del XVIII e XIX secolo. Un immaginario che ci parla di positività e di altri mondi, attraverso un'arte di natura organica, intimamente legata alla natura, di cui Nina si fa tramite attraverso la sua arte sottilmente intessuta di armonia e latrice di serenità, che va al di là del visibile e c'induce alla meditazione."
Nina Vlados è nata a Soci sul Mar Nero, in Russia. Si trasferisce in Slovenia e da qui approda a Trieste, porta d'Oriente, dove la sua raffinata pittura riscuote consenso: fatto che la induce a presentare pubblicamente la propria personale interpretazione di un mondo ideale, iperboreo e quindi felice, intriso di luce, in cui affiorano volti e altri dettagli organici, che alludono al denso rapporto esistente tra uomo, arte e natura. Nina costruisce un universo e invia un messaggio dagli echi idilliaci, misteriosi e allusivi, estremamente positivo poiché in essi suggerisce che l'uomo può sempre evolversi e migliorare, riconoscendo in se stesso e sviluppando capacità e inclinazioni sempre nuove e più ampie: un messaggio dunque di amore, fiducia e speranza, che l'artista afferma di recepire dall'alto.
La pittura e la scrittura per la musica sono in Nina due aspetti biunivoci, in perfetta simbiosi con la sua prima vocazione e attività che è quella di curare le persone attraverso la pranoterapia, pratica per la quale è stata insignita, unica in Europa, del certificato d'oro dall'Istituto di Bioelettromagnetica e Nuova Biologia "Bion" di Lubiana. Frequente è infine, anche nei suoi scritti, la menzione dell'Iperboreo, spazi incantati che la tradizione e la cultura greca delle origini situavano in un Nord estremo, allora sconosciuto.
Un paese perfetto, intriso di luce intensa, che ai tempi della Grecia antica fu collocato, tra le varie ipotesi, nella regione delle "ombrose sorgenti" del fiume Istro, oggi Danubio, che alla fine del suo corso si getta nel Mar Nero, dov'è nata Nina. Sempre vicino all'acqua, portatrice di vita e di energia, la cui densità lei riesce a implementare anche a distanza, con il pensiero, come risulta da un ulteriore attestato dello stesso Istituto "Bion" di Lubiana. Un'energia e un sottile dinamismo, cui allude, come una trama sottesa, anche il sobrio ed elegante vortice presente nelle opere dell'artista.
Nina Vlados: "Da Vinci dal futuro"
18 giugno (inaugurazione ore 18.00) - 30 giugno 2015
Sala Arturo Fittke - Trieste Presentazione
Barbara Mapelli: Luci e colori delle emozioni
11 maggio (inaugurazione ore 19) - 15 giugno 2018
L'Atelier - Trieste
www.barbaramapelli.com
Personale dell'artista Barbara Mapelli, che sarà introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni: in mostra una trentina tra dipinti a olio recenti e foto realizzate negli ultimi anni. Il linguaggio pittorico figurativo e quello fotografico della Mapelli concorrono assieme nell'esprimere la realtà contemporanea, evidenziando con forza il paesaggio, e in particolare i sentimenti e le emozioni che pervadono l'animo umano. Da una parte assistiamo a una pittura verista fatta d'immagini che ci trasportano in una realtà narrativa della quotidianità e raccontano il lato più sottile di noi stessi, le nostre paure e i nostri desideri; dall'altra una fotografia che narra la vita degli invisibili, di chi è ai margini della società, dei clochard, dei musicisti di strada, di quel particolare e toccante universo dei diversi. Ma lo sguardo della Mapelli si volge con delicatezza e con misura a testimoniare anche la bellezza muliebre e la festosità degli eventi nuziali.
Immagine:
1. Barbara Mapelli, Il porticciolo di Muggia, olio cm.50x70, 2017
Bruna Naldi: "La primavera nel cuore"
05 maggio (inaugurazione ore 18) - 18 maggio 2018
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
Mostra personale della pittrice Bruna Naldi, introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. La rassegna propone una trentina di opere a olio su tavola, realizzate dal 2016 a oggi e in gran parte inedite. "Il profumo dei fiori e della primavera" - scrive Marianna Accerboni - "pervade questa mostra, sottolineata da un cromatismo vivace e nel contempo delicato e in certo modo discreto. Con la sua innata sensibilità Bruna Naldi sa tradurre la natura in un attimo di gioia per il fruitore, immergendo la nostra mente e i nostri sensi in un'interpretazione sentita e compartecipe della bellezza e del piacere estetico e psicologico che questa ci può donare. Quella della pittrice triestina, formatasi all'ottima scuola di un maestro tenace e appassionato quale Livio Možina, è una visione atarassica e sottilmente femminile e poetica del vero, sostenuta da una tecnica precisa, accurata e paziente, che sfiora l'iperrealismo e fa scaturire dalla luce e dal suo rapporto tra campiture chiare e scure un momento di emozione e di serenità.
Margherite, glicini, papaveri, iris, ginestre, fiori di melo e di radicchio e i fiori di maggio ci conducono in un paesaggio classico, stagliandosi, quali piccoli, gentili cammei, su un fondo scuro che ne pone in rilevo la bellezza e la luminosità. Dedita a un tipo di arte che presuppone un'attività piuttosto laboriosa, che la porta a produrre all'incirca un quadro al mese (lavorando però a più dipinti in contemporanea), la Naldi ci riavvicina a quel concetto delle buone e antiche pratiche, in cui la qualità e l'impegno rappresentano il motore principale per raggiungere il fine e che va certamente apprezzato e ammirato per la solidità dell'impianto narrativo e il sottile velo poetico di cui sono intrisi questi luminosi lavori."
Bruna Naldi, triestina, dipinge da una ventina d'anni, riscoprendo una grande passione nascosta e scegliendo istintivamente il fascino della natura. Si è formata frequentando le lezioni di Luciana Tiepolo, Fabio Girolomini e Glauco Rozman (per quanto riguarda il linguaggio astratto) ma, soprattutto, da 9 anni, l'Atelier di pittura di Livio Možina alla Galleria Rettori Tribbio di Trieste. Ha un ricco curriculum espositivo e ha ricevuto, per la sua attività artistica, vari premi e riconoscimenti.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Bruna Naldi, Azzurri (fiori del radicchio), olio su tavola cm.30x30, 2017
2. Bruna Naldi, Melo a Primavera, olio su tavola cm.50x60, 2017
Giusy Depase
28 aprile (inaugurazione ore 18) - 26 maggio 2018
Associazione delle Comunità Istriane - Trieste
Personale della pittrice Giusy Depase, introdotta dall'arch. Marianna Accerboni. In mostra una quarantina di opere dedicate al paesaggio, soprattutto istriano, alla natura morta, al ritratto e alla figura umana, realizzati dal 2002 a oggi prevalentemente a olio, acquerello e china. "Dotata di un naturale, istintivo talento artistico," - scrive Marianna Accerboni - "la pittrice istriana Giusy Depase interpreta con grande freschezza e immediatezza i luoghi a lei cari, la terra natia, Isola d'Istria in particolare, che fu costretta ad abbandonare e di cui ci fa sentire, attraverso le sue pennellate, i profumi e l'indimenticata bellezza. La dote principale di quest'artista gentile e volitiva è senz'altro rappresentata dalla sensibilità cromatica: in tutti suoi lavori, sia che il soggetto rappresenti l'essere umano o il paesaggio o la natura morta, il colore è l'elemento trainante e più emozionante del quadro. Che da questo sa far scaturire una luce morbida e naturalmente accattivante, a sottolineare il fascino dei luoghi, degli oggetti e dei soggetti umani ritratti.
Giusy Depase dunque, o dell'eclettismo che si fa arte: toni cromatici vivaci e appropriati connotano la sua pittura, in cui si alternano morbidezza e gioco, decoro, rigore e sperimentazione. Assieme alla capacità non comune di ricreare atmosfere. Tant'è che la sua inclinazione verso le discipline pittoriche l'ha portata rapidamente a passare da allieva a insegnante di acquarello e tecnica mista all'Università della Terza Età, mentre continua a frequentare l'Atelier del maestro Livio Možina alla Galleria Tribbio di Trieste.
La sua prima mostra personale risale al 1997 e da allora la Depase ha proseguito lungo una costante e ricca attività espositiva, nel cui ambito ha ricevuto ampi e positivi consensi in Italia e all'estero. Di lei vanno ricordate anche la morbida incisività e la sicurezza del segno, che nei dipinti a colori e particolarmente in quelli in bianco e nero rappresentano una sorta di ossatura portante dell'opera, in cui armonia e chiarezza espressiva e descrittiva scivolano leggere e al contempo intense lungo la riva del mare, mentre da lontano si ode lo sciabordio delle onde..."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Giusy Depase, Grado Lungomare, acquarello su carta cm.35x50, 2003
2. Giusy Depase, Nevicata sulla Napoleonica, china cm.33x24, 2018
___ Mostre sull'Istria presentate nella newsletter Kritik
Una e diversa. L'Europa di Denis de Rougemont
di Giangiacomo Vale, ed. Mimesis, pagine 222, euro 20
Presentazione libro
28 aprile 2018, ore 18
Caffè San Marco - Trieste
Riscoprire Denis de Rougemont, scrittore e filosofo svizzero, ma soprattutto uno dei grandi padri del federalismo europeo del dopoguerra. Per lui il centro di gravità da cui far partire il processo di costruzione di quella che oggi è l'Unione Europea non era l'economia, ma la cultura. Giangiacomo Vale, giovane docente di Filosofia politica all'Università Niccolò Cusano di Roma, che si concentra su questo aspetto e ha ripreso in mano l'opera del pensatore di lingua francese, introducendolo in Italia. Con Giangiacomo Vale interverranno Giuliana Parotto, ordinario di Filosofia politica al dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'ateneo triestino, e Claudio Cressati che, tra le varie cariche, è presidente di Informest, docente di Culture politiche in Europa all'università di Udine e direttore del master Erasmus Mundus, moderati dalla giornalista Benedetta Moro.
"Nel mio lavoro - spiega Vale - ho approfondito la visione dell'Europa di de Rougemont, autore del best-seller L'amore e l'Occidente, militante ecologista ante litteram, che alla causa europeista ha dedicato molti scritti, lottando per un Europa federale che partisse dalla constatazione di un patrimonio culturale comune a tutti gli europei e che tenesse conto dell'importanza fondamentale della dimensione locale e regionale, ispirandosi al modello svizzero".
Se i funzionalisti di Monnet e Schuman hanno preferito rinunciare a un dibattito ideologico, culturale e politico, pensando che l'integrazione politica sarebbe venuta da sé, una volta fatta l'integrazione economica, secondo Rougemont l'Europa si sarebbe dovuta costruire partendo dalla constatazione del declino irreversibile dello Stato-nazione, declino collocabile nel contesto più ampio di una crisi di cui l'Europa dei nazionalismi e delle due guerre mondiali era stata la manifestazione più concreta. Partendo da un'idea di Europa che ha tremila anni e che è iscritta nei fatti, anche se non nei trattati. Un'Europa diversa, quella di Denis de Rougemont. (Comunicato stampa)
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Articoli di Ninni Radicini
(Analisi elettorale relativa a partiti politici ed elezioni legislative nella Unione Europea)
Silvano Clavora: Espressioni carsiche
13 aprile - 18 maggio 2018
Palazzo del Consiglio Regionale - Trieste
Mostra personale del pittore Silvano Clavora introdotta dall'architetto Marianna Accerboni. La rassegna, corredata da un catalogo, propone più di una cinquantina di lavori, tra cui molti inediti, realizzati dall'artista secondo varie tecniche e dedicati esclusivamente al Carso: dal figurativo d'inclinazione tradizionale dipinto a olio su faesite negli anni Sessanta, al materico a tecnica mista degli anni Duemila, orientato sempre più verso l'informale. Pittore poliedrico e sperimentatore inesauribile, attraverso l'evoluzione del proprio linguaggio Clavora offre al fruitore in un percorso consequenziale e coerente, molteplici ed efficaci interpretazioni dell'essenza di questo paesaggio speciale, dalle energie segrete, che l'artista riesce efficacemente a tradurre nelle prove più mature in una sorta di bassorilievo.
"Il Carso con i suoi molteplici aspetti e umori, le sue brume e gli abissi di luce, il rosso brillante del sommaco e i toni verdi della bella stagione, le algide cave, le sue acque segrete," scrive Marianna Accerboni "ha rappresentato per anni, dagli esordi dell'artista ai nostri giorni, una delle tematiche predilette e più sentite da Silvano Clavora, pittore estremamente poliedrico e sperimentatore fantasioso e inesauribile. L'evoluzione del suo linguaggio, dal figurativo d'inclinazione tradizionale realizzato a olio su faesite negli anni Sessanta al materico a tecnica mista degli anni Duemila, orientato sempre più verso l'informale, ha abbracciato in modo continuativo il Carso, offrendo al fruitore molteplici interpretazioni dell'essenza di questo paesaggio speciale, dalle energie segrete e unico per certe caratteristiche della flora.
Specificità che l'artista, grazie al suo intuito e alla sua sensibilità, ha saputo cogliere brillantemente, ideando nel corso del tempo più versioni stilistiche e interpretative dei luoghi: visioni giovanili delicate e neoromantiche, che negli anni Settanta rammentano certe finezze dell'Art Nouveau o toccano varie corde dell'Espressionismo; o figurazioni oniriche come la splendida "Dama bianca" degli anni Ottanta oppure opere ad acrilico che negli anni Novanta testimoniano una molteplice sperimentazione in direzione del Divisionismo e che col passare del tempo si fanno a volte giocose e spesso ingegnose. Come quando, alla fine degli anni Novanta, dipinge ad acrilico su cristallo le forme carsiche, lasciando alcune zone prive di colore e quindi trasparenti, sì da poterle modificare a piacere del fruitore e con la sua interazione, grazie all'apposizione sul retro di cartoni colorati diversi... come dire, un quadro per ogni stagione e per ogni stato d'animo.
Sono opere sempre intense e luminose, che testimoniano la ricerca e il raggiungimento del traguardo della sintesi da parte di Clavora, che le ha volute raggruppare sotto il titolo di Espressioni carsiche. Attraverso una cinquantina di lavori, tra cui molti inediti, l'autore riesce a raccontare l'amato paesaggio carsico, traducendone infine, dopo il Duemila, la fisicità in una sorta di bassorilievo materico che interpreta e ci restituisce, mediante le sue aspre concrezioni, il concetto d'energia insito in queste terre. Clavora sottolinea inoltre con vigore le asperità e le specificità di questo altopiano speciale grazie alle rifrazioni di luce che dalla tridimensionalità di tali 'bassorilievi' contemporanei si dipartono, enfatizzate nelle prove più recenti anche dal rapporto tra bianco e nero, divenuto nel frattempo l'accostamento cromatico preferito dall'artista."
Inaugurazione dell'Atelier Dell'Arte
Mostra: "Tra il sogno e la realtà"
Trieste, 07 aprile (inaugurazione) - 14 aprile 2018
S'inaugura l'Atelier dell'arte, con una rassegna intitolata "Tra il sogno e la realtà", gestita dall'omonima associazione e introdotta da Marianna Accerboni. In mostra opere di Maria Rita Angelini, ideatrice dell'iniziativa, e di Ruggero Raimondi, artista triestino di qualità che ritorna alla ribalta dopo molti anni di silenzio. Espongono anche Fabrizio Brescia, Tiziana Ferrari, Ingrid Kuris, Linda Minossa e Ambra Sibilio.
"Trieste, città colta e sensibile all'arte" scrive Mraianna Accerboni "si arricchisce di un nuovo spazio espositivo, l'Atelier dell'arte: quattrocentottanta metri quadrati che nobilitano una strada, fino a pochi anni fa costellata da attività artigianali triestine, poi trasformatesi spesso in bar. Il coraggio dell'impresa è di Maria Rita Angelini, romana a Trieste da quarant'anni, pittrice e figlia d'arte, poiché la madre Elena De Simone era un architetto-artista che fin da giovanissima l'aveva iniziata a diverse discipline artistiche. (...) In mostra opere dell'Angelini stessa che, dopo un periodo ispirato allo spazialismo, propone ora dipinti di taglio figurativo. Testimoni del suo entusiasmo per la pittura a olio, svolta con un occhio attento alla tradizione ma anche alla Pop art e alla pittura, digitale che ritiene sarà il futuro dell'arte. Da menzionare altresì la sua passione per le grandi superfici telate, murali e lignee, dipinte con la consueta verve, e per il recupero architettonico.
Accanto al vivace cromatismo della pittrice romana, vengono presentate diverse prove dell'arte visionaria e fantastica di Ruggero Raimondi, artista triestino di qualità che ritorna alla ribalta dopo molti anni di silenzio e una intensa e qualificata attività giovanile internazionale. La nuova galleria, dove ha sede l'Associazione, il cui programma futuro sarà costellato di numerosi eventi e incontri culturali, è collocata in un palazzo Liberty di grande pregio, testimone di quella particolare accezione che tale stile assunse a Trieste, città in cui s'intrecciano molteplici culture. Progettato nel 1912 dall'architetto Franco Angeli, fu edificato due anni dopo con l'innovazione, sotto il profilo strutturale, del cemento armato. Lo spazio espositivo è un gioiello che Angelini acquistò 13 anni fa in stato di assoluto degrado e che ha restaurato con grande passione, mirando anche alla riqualificazione della via. Prossima tappa sarà la mostra in galleria di 170 opere di artisti romani."
"Essere Gillo Dorfles"
Celebrazione 'a più voci' per ricordare Gillo Dorfles
12 aprile 2018, ore 17.00-19.00
Museo Revoltella - Trieste
Per ricordare il 108° compleanno di Gillo Dorfles, a poco più di un mese dalla sua scomparsa, avrà luogo a Trieste, città, dove era nato il 12 aprile del 1910, un ricordo a più voci intitolato Essere Gillo Dorfles. "Un'iniziativa promossa dal Comune di Trieste - Servizio Musei e Biblioteche" - precisa la direttrice Laura Carlini Fanfogna. "Intendiamo celebrare la figura di Dorfles in quanto uno dei più significativi intellettuali triestini, ma di livello internazionale, a maggior ragione visto che il Museo nel 2007 gli aveva dedicato un'esposizione monografica per dar conto della sua attività di pittore e intellettuale. Lo spirito è quello di una celebrazione di carattere informale, non accademica e sarà accompagnata da un intermezzo musicale". L'incontro si aprirà con un video curato da Marianna Accerboni che riporta uno stralcio dell'ampia e articolata intervista rilasciatale da Dorfles nell'ottobre dello scorso nella sua casa-studio di Milano, con molte immagini dell'intellettuale e quelle inedite della sua abitazione.
Il critico approfondirà quindi il tema Dorfles artista a 360 gradi. Seguirà l'intervento di Lorenzo Michelli, che commenterà alcune frasi icastiche del grande intellettuale-artista racchiuse nel libro 99+1 risposte, realizzato dallo stesso Michelli. Elvio Guagnini, professore emerito di Letteratura italiana dell'Università di Trieste, che fu allievo del Professore, ne approfondirà l'esegesi estetica e Giuliana Carbi ricorderà la presenza del grande intellettuale a Trieste, con particolare riferimento al concorso internazionale di design Trieste Contemporanea, di cui lui fu per molti anni presidente di giuria. Concluderà l'incontro la nipote Giorgetta Dorfles, che porgerà dello zio un "ritratto in famiglia" anche attraverso la proiezione di tre video da lei realizzati: quello sulla presentazione del libro di Dorfles Horror pleni, curata da Accerboni nel 2008 a Gorizia e poi a Trieste e Bruxelles, quello dei disegni di animali fantastici realizzati dallo zio per lei e il fratello Piero, e un altro video da lei creato in occasione della mostra su Dorfles al Museo Revoltella.
Gillo Dorfles (Trieste, 1910 - Milano 2018), laureato in medicina con specializzazione in psichiatria, critico d'arte, filosofo dell'Estetica e dei costumi e artista, già ordinario di Estetica alle Università di Trieste, Milano e Cagliari e visiting professor in alcune università americane, ha apportato un notevolissimo contributo allo sviluppo dell'estetica italiana del dopoguerra: a partire dal Discorso tecnico delle arti (1952) fino a Nuovi riti, nuovo miti (1965), Artificio e natura (1968), Le oscillazioni del gusto (2004), La (nuova) moda della moda (2007), Horror pleni. L'(in)civiltà del rumore (2008) e alla sua opera forse più celebre, Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto (1968). La sua bibliografia comprende oltre duemilacinquecento pubblicazioni tra monografie, contributi in volumi collettivi, articoli e saggi.
"Esegeta profondo e creativo sia come critico e filosofo che come artista" - scrive Marianna Accerboni - "è autore di un segno di originale introspezione anche attraverso la sua personalissima pittura, fiorita nel '34 a Dornach in Svizzera, dove seguiva delle conferenze steineriane al Goetheanum. Interessato all'esoterismo, aveva creato nel 2010 Vitriol, personaggio simbolo, a metà appunto tra ispirazione esoterica, ricerca artistica e filosofia, che ricalca l'acronimo alchimico: Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem, cioè "Visita l'interno della terra, operando con rettitudine troverai la pietra nascosta. Un soggetto, Vitriol, presente anche in una serie di disegni realizzati nel 2016 per la mostra alla Triennale del gennaio 2017.
L'attività critica e di filosofo da un canto e quella di artista, hanno sempre seguito in lui binari paralleli. Nel '48, in seguito anche agli stretti contatti con la Konkrete Kunst zurighese e gli svizzeri Lohse, Graeser e Roth, era addivenuto a una posizione estetica internazionale e aveva fondato con altri, tra cui Munari, il Movimento Arte Concreta, contrario a figurazione e astrazione lirica, facendosi contemporaneamente interprete sul piano critico ed estetico di astrattismo e concretismo. Nel '55 intraprese la carriera universitaria, che determinò una riduzione, in favore della grafica, dell'attività pittorica, ripresa verso la metà degli anni '80. E' del 2001 la prima grande mostra al PAC, seguita, tra le altre, da quelle a Palazzo Reale e allo Studio Marconi di Milano e, nel 2015, al MACRO di Roma e dalla pubblicazione di un catalogo ragionato di tutte le opere (Mazzotta). (Comunicato stampa)
Claudio Sivini
"La luce, l'ombra, il riflesso"
30 marzo (inaugurazione ore 18.30) - 20 aprile 2018
Sala Comunale d'Arte di Trieste
www.artesivini.com
Mostra personale dell'artista triestino, introdotta dall'arch. Marianna Accerboni. In mostra quasi una trentina di opere tra lavori tridimensionali e strutture ad assetto variabile, realizzate tra il 2010 e il 2018, usando materiali quali specchio, vari tipi di vetro, acciaio, parzialmente schermati e movimentati da sabbiature e pellicole plastiche e inseriti in supporti di marmo o lignei creati dall'artista stesso.
"Con grande coerenza ed eleganza" - scrive Marianna Accerboni - "Claudio Sivini approfondisce da più di mezzo secolo una sperimentazione incentrata sul tema della percezione, uno dei filoni della ricerca artistica che ha condeterminato, coinvolgendo ovviamente anche il fattore psicologico, l'arte moderna e contemporanea. Specchio, vetro trasparente, lattimo o "cattedrale", incolore o colorato, cristallo fumé, acciaio sagomato e rifinito a specchio, disposti su più piani paralleli e talvolta anche su piani a essi ortogonali, sono inseriti in supporti di marmo o in cornici lignee prodotte dall'artista stesso. Parzialmente schermati o sobriamente movimentati attraverso sabbiature e l'applicazione di pellicole plastiche colorate e colori acrilici, tali materiali caratterizzano il suo lavoro, che prende spunto inizialmente da soggetti e dettagli urbani.
Sivini ha saputo infatti declinare in modo sottilmente personale - attraverso una progettualità molto accurata e un'opera di grande precisione che dona un risultato piacevolmente nitido e unico - il gioco e il senso dell'optical art e dell'arte cinetica e programmata. Riuscendo a stabilire con il fruitore un'equilibrata interazione, che rimane fondamentale e che varia, naturalmente, dal punto di vista assunto da quest'ultimo. E ha saputo evolvere il proprio linguaggio, pervenendo negli ultimi tempi in modo come sempre più razionale che istintivo, a soluzioni che si differenziano dal passato: puntando per esempio sulla tecnologia del taglio laser, utilizzata per tagliare l'alluminio, successivamente trattato con smalti rifiniti a caldo, e approdando di recente ad altre soluzioni quasi monocromatiche, basate sul rapporto tra il nero, il grigio e l'assenza di altri cromatismi, che testimoniano un desiderio ancora più accentuato di tridimensionalità. Punto d'arrivo di questa mostra, che racconta la sua attività dal 2010 al 2018."
Claudio Sivini (Trieste, 1943) si è diplomato all'Istituto d'arte Nordio di Trieste nel 1961 e ha insegnato dal 1967 al '96 disegno tecnico, storia dell'arte ed educazione artistica. Nel triennio 1981-83 ha fatto parte del consiglio direttivo del Sindacato Autonomo Artisti di Trieste. È stato tra i fondatori e animatori del Gruppo 12 e del Gruppo 5. Dal 1983 al 2015 si è occupato dell'attività espositiva dello storico Caffè Stella Polare di Trieste, invitandovi oltre 300 artisti, tra pittori e fotografi, e allestendo più di 500 mostre.
Dal 2000 fa parte del gruppo Arte Struktura di Milano, fondato da Anna Canali. Ha partecipato con successo a svariati concorsi per opere decorative in strutture pubbliche e private. Nel 1992, vinto un concorso nazionale, ha realizzato un pannello decorativo nel nuovo Stadio Nereo Rocco di Trieste. Nel 2003 ha ricevuto il Premio Trieste Arte&Cultura. Dal 1964 ha al suo attivo numerose mostre personali e la partecipazione a più di 400 eventi espositivi in Italia e all'estero, nel cui ambito ha conseguito prestigiosi premi e riconoscimenti.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Claudio Sivini, Quarta dimensione 1, specchi e vetri sabbiati cm.26x26x11, 2012
2. Claudio Sivini accanto ad alcune sue opere
3. Claudio Sivini, Riflessi urbani, specchio e vetri sabbiati cm.75x75, 2017
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Claudio Sivini
Trieste, 07 giugno (inaugurazione) - 26 giugno 2011
Silvio Balestra
Oltre il reale. Flussi di pensiero
07 febbraio (inaugurazione ore 19) - 25 febbraio 2018
Sala Comunale d'Arte di Trieste
Mostra personale dell'artista triestino Silvio Balestra, introdotta dall'arch. Marianna Accerboni. In mostra una cinquantina di opere realizzate in edizione unica tra il 2012 e il 2016: fotografie digitali appartenenti alle serie Optical e Scritture del ciclo Confronti, eseguite senza interventi in fase di postproduzione, ma progettate e realizzate fin dall'inizio esclusivamente mediante la tecnica fotografica personalizzata, con effetti di modulazione che l'artista ottiene esclusivamente esplicando la fisicità della luce stessa, che rappresenta l'oggetto principe della sua ricerca, come appare evidente anche nelle immagini degli esordi intitolate Antitesi (2008). Esposti anche incisioni su carta fotografica appartenenti al ciclo Monocromi Charta e i Concept, inchiostri fotografici plasmati soprattutto a mano su carta fotografica, ambedue rappresentanti la sua sperimentazione più recente, che porta agli estremi e supera il concetto stesso di fotografia. Presente pure un'unica opera di una serie rarissima eseguita a computergrafica, utilizzando esclusivamente gli strumenti di base del software Microsoft Excel.
"Raffinatezza, rigore, calibrato estro fantastico caratterizzano" - scrive Marianna Accerboni - "l'opera concettuale di Silvio Balestra, artista triestino che da una decina d'anni sperimenta con - si potrebbe dire - controllato furore il mezzo fotografico, l'intuito o l'inclinazione o, ancora, la sensibilità pittorica, la computergrafica e la libertà. Quale libertà? Quella del gesto e del pensiero, che hanno guidato la grande svolta avanguardistica del Novecento, dalle ricerche sulla percezione di Vasarely, Albers, Riley, Escher, Alviani al dripping di Pollock, alle azioni performative di Christo. Nel tracciare la propria strada e il proprio linguaggio Balestra usa una tecnica molto personale e in tal senso inventa nuovi aforismi, si scaglia contro la materia, interviene e la aggredisce, la graffia ma la ama.
E ha in sé, possiede il dono della creatività assoluta, di quell'istinto appunto che fa della ricerca un metodo, ma che da questo sa e anela svincolarsi, agendo in più direzioni sperimentali. La prima in senso temporale che incontriamo in mostra è rappresentata dal ciclo degli Optical, in cui l'uso del mezzo digitale svolto sulla traccia dell'analogico, in modo indipendente rispetto ai canoni classici, una particolare abilità nel cogliere l'incidenza della luce e il rigore scientifico di chi è avezzo alla ricerca (per esempi