Concorso per le Arti Figurative Lilian Caraian
22esima ed., 19 dicembre 2008, ore 11.00
Archivio di Stato - Trieste
La Commissione, presieduta da Paolo Marani e composta da Natasa Ljuboljev, Enzo Mari, Cosimo Fusco e Anna Rosa Rugliano, presidente della Fondazione, ha deciso di assegnare il Primo premio a Michele Nardon per il raffinato senso grafico presente sia nell'incisione che nella tavola cromatica; il Secondo premio a Elena Fasiolo, che si distingue per la pennellata corposa e per l'abile gioco di luci e ombre inserito in un cromatismo originale; il Terzo premio a Flavia Lachin per la suggestione dello studio grafico nell'applicazione di tecniche fotografiche. Ha assegnato inoltre una Borsa di Studio per la frequenza di uno stage all'Accademia estiva Internazionale di Belle Arti di Salisburgo a Paola Mocchi, in considerazione della notevole ricerca grafico-pittorica, in cui s'intuisce la possibilità di ulteriori sviluppi.
La giuria ha anche segnalato, tra i 18 partecipanti, Gastone Bianchi, Gabriele Fasiolo e Romeo Martin, già vincente nelle due precedenti edizioni col primo premio e con la Borsa di studio e oggi avviato verso una nuova via stilistica; e ha selezionato le opere di Sara Munih e Stefano Turk. Il Concorso si svolge con il patrocinio del Comune e della Provincia di Trieste, mentre la Borsa di studio è offerta da Marta Gruber Tassini in memoria di Delia e Silvio Benco, Aurelia Gruber Benco, Carlo e Anna Grube. Lo stage a Salisburgo è ispirato al fatto che la Caraian iniziò la sua attività artistica proprio frequentando i primi corsi di pittura tenuti all'Accademia estiva di quella città da Oskar Kokoschka.
In concomitanza verrà inaugurata la mostra delle opere dei partecipanti al Concorso, indetto dalla Fondazione, che porta il nome della poliedrica pittrice e musicista triestina ed è riservato ai giovani artisti della Regione FVG al di sotto dei 35 anni. Il Premio è dedicato a Lilian Caravan (1914-1982), artista attiva nelle arti figurative, in campo musicale e nella poesia, con significativi risultati e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale: con un lascito testamentario volle infatti che si costituisse una fondazione avente lo scopo di incoraggiare e premiare in maniera tangibile i giovani particolarmente meritevoli nelle arti. A tal fine la Fondazione, istituita nel 1984, bandisce annualmente un concorso di arti figurative e uno di musica, complessivamente fino a oggi più di quaranta, nel cui ambito sono state premiate, grazie anche al coinvolgimento in giuria di prestigiose personalità, centinaia di giovani promesse.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Flavia Lachin, The face
2. Paola Mocchi, Autoritratto
Aldo Bressanutti
15 dicembre 2008, ore 16.30
Unione degli Istriani - Trieste
L'architetto Marianna Accerboni presenterà il pittore Aldo Bressanutti. Seguirà il documentario di Franco Viezzoli intitolato Bressanutti dal realismo al surreale, che sarà riproposto anche alle ore 18.00. Viezzoli è documentarista appassionato in particolare all'arte, con al suo attivo più di un centinaio di video, alcuni dei quali dedicati alla pittura, alla scultura, alla poesia e alla musica. Il video rievoca ampiamente la vastissima produzione di Bressanutti e le sue mostre più recenti, approfondendo in particolare l'importante antologica visitabile al Palazzo del Consiglio Regionale di piazza Oberdan fino al 31 dicembre: la mostra, curata da Accerboni, critico di riferimento del pittore, propone al primo piano un'esaustiva testimonianza degli interni e degli esterni di Cittavecchia, per cui l'artista è molto noto e che risulta particolarmente preziosa poiché quella parte di Trieste oggi ha cambiato volto.
Il secondo piano è invece dedicato al linguaggio surrealista, perseguito da Bressanutti fin dagli anni Quaranta, ma scoperto dalla curatrice qualche anno fa e finora meno conosciuto dal pubblico. "Voce solista del panorama artistico triestino e regionale" scrive Accerboni "Bressanutti è capace di coniugare l'indagine del reale con il sogno introverso e metafisico, eppure solare, e la tenerezza del ricordo, celata dietro cenni ludici e ironici. Ogni sua opera è infatti venata di un'ironia più o meno accentuata, che accompagna soprattutto la produzione surreale dell'artista, mentre, nel ritrarre la realtà, il pennello si tinge sovente di una sfumatura poetica.
Pittore e incisore, Aldo Bressanutti nasce a Latisana nel 1923. Del tutto autodidatta, riprende definitivamente l'attività pittorica nel 1947, realizzando sia opere d'ispirazione narrativa, che lo rendono fin dagli inizi molto popolare, sia, subito dopo, lavori di gusto surreale. Nel corso della sua vita ha esposto in importanti e numerose rassegne personali e collettive in Italia, Inghilterra, Germania, Canada, Australia, Spagna, ecc. Nell'ultimo decennio è stato presente con i suoi quadri in varie città italiane ed estere: da Roma a Milano e Genova a Berlino, Toronto, Melbourne, Tenerife, Düsseldorf, Londra, Berna ecc., suscitando sempre molto interesse e curiosità e conseguendo notevole successo. Le sue opere si trovano in collezioni private e in Musei, enti e istituzioni in Italia e all'estero."
La bellezza per la bontà - l'arte aiuta la vita
Consolato del Principato di Monaco per il FVG a Trieste, 15 dicembre (inaugurazione ore 18.30) - 19 dicembre 2008
Castello di Duino (Trieste), 20 dicembre 2008 (inaugurazione ore 11.30) - 11 gennaio 2009
Mostra d'arte a favore del Premio alla Bontà Hazel Marie Cole Onlus, curata dall'architetto Marianna Accerboni, che presenterà l'esposizione. Alla rassegna prendono parte 26 artisti, triestini e provenienti da altre città italiane e la scultrice londinese Ann Tudor Walters con la partecipazione straordinaria di Renato Missaglia e Piero Anichini. Il catalogo della mostra sarà disponibile nelle due sedi espositive.
"Bontà e bellezza" scrive Accerboni "s'intrecciano in questa iniziativa, che premia la generosità e l'altruismo nel ricordo di Hazel Marie Cole, straordinaria figura di mecenate inglese, la quale fece di tali doti il proprio stile di vita. Al di là del precipuo fine benefico, la rassegna - giunta quest'anno alla nona edizione - ha il pregio di riassumere attraverso quasi trenta opere, realizzate secondo tecniche diverse, dall'olio, dall'acrilico e dalla computergrafica alla tecnica mista, al pastello, all'acquerello, al frottage, allo stucco poliestere con acrilici, alla scultura in terracotta e in legno, un panorama attraente e variegato del lessico artistico contemporaneo a Trieste, in Italia e in altri paesi d'Europa.
La maggior parte degli artisti presenti tendono a ricreare un'interpretazione essenziale della realtà, arricchita sovente di suggestioni oniriche, fantastiche, simboliche, metafisiche e surreali: al simbolismo appartengono l'acrilico e vetroresina su faesite, complesso e interessante, di Paolo Guglielmo Giorio e l'affascinante percorso di Erika Stocker Micheli. D'inclinazione più squisitamente surreale e fantastica appaiono la tecnica mista di Valentina Veranì, l'originale e delicata sperimentazione di Enzo E. Mari, l'opera di Bruna Daus Medin, la traccia magica di Adriana De Caro e la significativa ricerca volta alla sintesi materica operata da Fulvio Dot.
Da decifrare è la convincente affabulazione antica e contemporanea di Dante Pisani, che, ispirata al dramma del nuovo umanesimo, cela sovente la parola Amore. Particolarmente interessante è la declinazione cromatica e formale di Alice Psacharopulo e, quasi un simbolismo futurista accompagna il poetico vortice di Alda Baglioni; al simbolismo surreale si riallaccia invece la cruda testimonianza di Fabrizio Vascotto. Un messaggio pittorico a parte va considerato il fascinoso gesto neoromantico di Nora Carella, cui potremmo accostare le fluide trasparenze paesaggistiche di Tanya Berisch, la pittura soffusa e capace di Livio Zoppolato, il paesaggio di silenzio e di luce di Giulia Noliani Pacor e il dittico di Nevia Gregorovich.
Molto valide appaiono la raffinatissima e personale visione pittorica e spaziale di Nicola Tomasi, la qualità segnica di Elvio Zorzenon e l'interiorizzazione del linguaggio pittorico espressionista di Livia Bussi, mentre il gesto diviene dolcemente essenziale nelle sculture lignee di Ann Tudor Walters. Non molto numerosi sono gli artisti che offrono invece una visione più narrativa e tradizionale del soggetto, come la delicata e sensibile rappresentazione di Marta Potenzieri Reale, la brillante interpretazione cromatica di Holly Furlanis, il giocoso modo verista di Angelo Salemi e la sintesi postimpressionista di Stefano Orsetti. Last but non certo least, compaiono le due presenze straordinarie di Renato Missaglia e di Piero Anichini."
Immagine:
Piero Anichini, I doni preziosi, olio e tempera all'uovo su cartone cm.48x58, 2008
L'Arte al femminile
48esima mostra collettiva delle socie F.I.D.A.P.A.
06-17 dicembre 2008
Sala Arturo Fittke - Trieste
La rassegna propone i lavori di 13 artiste, che si esprimono mediante tecniche e orientamenti stilistici diversi, componendo un interessante e variegato microcosmo creativo. Curata dall'architetto Marianna Accerboni, la rassegna vede protagoniste le socie artiste del sodalizio presieduto da Fabia Zacchi Vecchiet.
"Va sottolineato che Trieste - scrive Marianna Accerboni - luogo colto e per molti aspetti all'avanguardia, è stata una delle prime città italiane in cui venne costituita una sezione F.I.D.A.P.A.; non solo, ma nel suo nucleo fondatore, già negli anni Trenta, comparivano molte artiste".
Un fil rouge lega infatti il mondo dell'arte triestina alla F.I.D.A.P.A., associazione femminile sorta negli Stati Uniti alla fine degli anni Venti per fronteggiare la crisi economica dell'epoca. Oggi la Sezione Italiana, con più di undicimila iscritte, è la più numerosa al mondo e quella triestina fu fondata 49 anni fa proprio da una pittrice, Giusy Bradaschia. La mostra è organizzata dalla Sezione Storica di Trieste della Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste.
Nora Carella presenta un'affascinante e sognante veduta lagunare accanto a uno dei vetri evanescenti che l'hanno resa famosa, Egle Ciacchi, testimonia in un modo originale, supportato da un abile e istintivo gesto cromatico il proprio pensiero pittorico teso all'astrazione e volto a decrittare con sensibile chiarezza il significato segreto e magico delle cose. L'acquerello è una tra le tecniche predilette da Marta Potenzieri Reale, che si manifesta con vivace lirismo. La pittrice ha affinato il suo linguaggio in Inghilterra e recentemente ha esposto con grande successo di pubblico e di critica al Gran Palais di Parigi e a Venezia. Gabriella Giurovich reinterpreta in modo del tutto personale e avvincente il sottobosco, sintetizzandone il fascino attraverso un significativo processo di sintesi che guarda all'astrazione e si avvale di un linguaggio intensamente espressionista, che l'artista declina con grande sensibilità e vigore, memore del messaggio intenso di Munch ma anche della magia chagalliana.
La giovane pittrice muggesana Rossana Longo, molto ferrata nelle più svariate tecniche pittoriche antiche e contemporanee, propone una raffinata e convincente rappresentazione della figura umana e una nuova interpretazione del paesaggio, intenso e intriso di luce. La livornese Rossana Berti Garzelli, formatasi sul piano artistico anche grazie a importanti e significative esperienze all'estero, presenta un'interessante interpretazione del reale, trasfigurato attraverso una sorta di misterioso linguaggio intriso di magia contemporanea e simbolizzato in questa mostra da porte metaforiche intrise di luce Valdea Maniago Ravalico reinterpreta con accurata grazia e ispirazione il tema sacro, attraverso la testimonianza dell'icona messa a confronto con la rappresentazione della figura della Madonna nella tradizione cattolica occidentale.
Alessandra Pecman Bertok, pittrice e poetessa, disegna da sempre e compone attraverso la metrica intense stesure intrise di fascino e di un originale simbolismo, con cui spesso illustra i propri versi. Laura Rabbaioli interpreta con significativa perizia tecnica e originalità il paesaggio e la natura morta. Gli stessi temi vengono affrontati con abilità e gusto postimpressionista anche dalla pittrice trevigiana Jò Ferrante, che in tali opere fa uso della tecnica mista. Al ritratto si dedica con garbata inclinazione narrativa e intuizione Ondina Bonetti, mentre Anna D'Amore racconta con vivace cromatismo la bellezza intensa della Puglia, sua terra d'origine. Al paesaggio si dedica infine anche Edda Romanzin Starz, interpretando con sensibile intensità la luce della laguna di Grado.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Nora Carella, Sinfonia di trasparenza, olio su tela cm100x70, 2007
2. Rossana Longo, Tempesta, olio su tela cm60x50, 2007
3. Gabriella Giurovich, Sottobosco, tecnica mista su carta cm68x58, 2007
Ugo Carà a cent'anni dalla nascita
10 dicembre 2008, ore 17.30
Palazzo Gopcevich - Trieste
Dopo l'introduzione dell'Assessore alla Cultura Massimo Greco e del Direttore dell'Area Cultura - Civici musei di storia ed arte Adriano Dugulin, seguiranno gli interventi di Marianna Accerboni, critico di riferimento di Ugo Carà e di Franca Tissi che tratteggeranno la figura dell'artista e l'importanza del suo archivio, presentando un inedito video realizzato nel 1998 da Gianni Cioccolanti. Nel 2005 Giuliana Carabei, figlia del Maestro, con notevole sensibilità culturale, ha donato al Comune di Trieste, grazie all'interessamento della Casa d'Aste "Stadion" di Trieste, l'archivio del padre, per incrementare gli archivi dei Civici Musei di Storia ed Arte e perché "possa essere messo a disposizione del pubblico per preservarne nel tempo la memoria".
L'archivio, che contiene una straordinaria e completa documentazione della vita e dell'opera di Carà, è stato riordinato dall'archivista Franca Tissi con la consulenza scientifica dell'architetto Marianna Accerboni - in particolare per quanto riguarda la produzione artistica da un punto di vista critico e temporale - che aveva avviato lo studio e il riordino per espressa volontà del Maestro ancora in vita.
L'Associazione Triestina Amici dei Musei "Marcello Mascherini" ha generosamente finanziato il riordino. Ora nel Civico Museo di Storia Patria l'archivio è consultabile ed è anche stato creato un angolo espositivo dove sono esposti alcuni attrezzi, stampi, bozzetti e fotografie provenienti dallo studio di via dei Leo. I carteggi con enti, istituzioni e artisti, la documentazione, le rassegne stampa, i cataloghi, i manifesti, gli inviti di esposizioni e le fotografie di opere, molte delle quali non disponibili, di arredamenti, di mostre e di incontri con personalità, rappresentano in modo compiuto la testimonianza dell'attività di un grande artista del Novecento europeo.
Franco Chersicola: Luce primordiale
14 novembre 2008 - 31 gennaio 2009
Salone espositivo Eurocar Italia-Societa - Trieste
La mostra, curata da Sergio Gerzel e introdotta dall'architetto Marianna Accerboni, propone quasi una ventina di oli su tela di grande dimensione creati dall'artista dal 1997 a oggi e alcune acqueforti con interventi cromatici realizzati a mano appositamente per l'occasione. Il fine dell'iniziativa è benefico: il pittore ha infatti messo a disposizione la propria professionalità, come tutti i partecipanti, stampando appositamente per la mostra 170 incisioni, le quali saranno messe a disposizione del pubblico a offerta libera.
Il ricavato sarà devoluto ai malati del centro residenziale "Villa Santa Maria della pace" di Medea. Franco Chersicola (Capodistria, 1954) ma triestino da sempre, formatosi con Nino Perizi alla Scuola di Figura del Museo Revoltella, è attivo in ambito pittorico con numerose frequentazioni ed esposizioni in ambito italiano e straniero. Assente dalla scena espositiva da più di un decennio, è artista di grande maturità e freschezza, completamente padrone delle tecniche pittoriche e incisorie (che insegna da anni nel proprio antico e fascinoso laboratorio) e capace di un gesto pittorico ampio e originale, in cui interpreta il respiro e la memoria di volumi e trasparenze rinascimentali con sensibilità contemporanea, riuscendo a cimentarsi come pochi con grande naturalezza nella grande dimensione.
E a rimettersi altresì spesso in gioco, senza timore di distruggere numerosi lavori. La rassegna, in cui il pittore presenta i cicli introspettivi e autobiografici intitolati Canto, Volo su paesaggio e Visita nel canneto, è sponsorizzata da Provincia di Gorizia, Comune di Medea, Banca di Credito Cooperativo di Villesse, A.S.D. Medea Calcio, Ferro Alluminio, Idroservice di Camassa, Tenuta di Blasig, Pecar Piano Center e Cafè Teatro Rossetti.
I Concerti della Cometa - XI Festival di Musica Antica e da Camera
Musica Barocca a Venezia e Napoli
termina il 13 dicembre 2008
Chiesa Evangelica Luterana di rito augustano - Trieste
- 09 novembre ore 17.00
Ensemble Nova Academia di Trieste (con la partecipazione di Marianna Prizzon, soprano; Stefano Casaccia, flauto dolce; Rosita Ippolito, viola da gamba; Nicola Lamon, clavicembalo e organo positivo a baule)
Sonate, cantate e sinfonie a Venezia e a Napoli
Musiche di A. Vivaldi, B. Galuppi, D. Scarlatti, N. Piccinni, G. Paisiello
Intorno al Maestro Casaccia sono riuniti giovani e validi interpreti, che eseguono i brani con taglio filologico e con l'uso di copie di strumenti storici, tra cui l'organo positivo a baule, che viene alternato al clavicembalo per la realizzazione del basso continuo e usato come strumento solista nella sonata K 288 di Scarlatti. In particolare in questo concerto viene evidenziato il Leitmotiv dell'intero progetto di quest'anno, in cui lo stile barocco veneziano e quello napoletano si fondono perfettamente in una felice sintesi armonica: non a caso infatti in molte composizioni di Vivaldi si trova la "sesta napoletana".
Il mandolino tra Venezia e Napoli
Musiche di G. Sammartini, G. Boni, A. Vivaldi, G. Giuliano, D. Scarlatti, G.B. Gervasio
Questo concerto risulta particolarmente interessante per l'uso esclusivo di strumenti a corde pizzicate. La scuola veneziana, legata al mondo e alla cultura del Lombardo-Veneto, prevedeva infatti l'uso del mandolino lombardo accompagnato dall'arciliuto e dal clavicembalo, mentre nell'ambiente musicale napoletano era in uso il mandolino napoletano accompagnato dalla chitarra barocca e dal clavicembalo.
- 08 dicembre, ore 17.00
Terg Antiqua (con la partecipazione di Sergio Zigiotti, mandolino lombardo e napoletano, e Stefano Casaccia, flauto dolce; Paola Beziza e Davide Albanese, violini; Michele Veronese, viola da gamba; Paolo Monetti, violone; Manuel Tomadin, clavicembalo)
Concerti per mandolino, flauto dolce e archi a Venezia e a Napoli
musiche di D. Gallo, E. Barbella, A. Scarlatti, J. C. Hasse, A. Vivaldi
In questo concerto il mandolino e il flauto dolce sono usati in modo solistico. Il brano di Domenico Gallo, inedito per Trieste, è emblematico della sintesi del trait d'union tra Venezia e Napoli proposta quest'anno: infatti Gallo era veneziano ma conosceva la famiglia di Pergolesi, grande musicista napoletano, il quale divenne così famoso con il successo straordinario de La serva padrona da essere copiato da molti altri compositori, che scrissero sonate e concerti firmandosi addirittura con il nome dell'illustre genio di Jesi.
Anche Stravinskij cadde nell'errore e nell'ouverture del suo celebre Pulcinella inserì ben sette brani tratti dalle opere di Gallo, tra cui anche alcuni motivi della sonata presente in questo programma, che riteneva essere di Pergolesi. Un'altra curiosità è rappresentata dal fatto che il tedesco Hasse, che compare in programma con un brano per mandolino, sposò la famosa contralto veneziana Faustina Bordoni, che nel celebre dipinto di Bartolomeo Nazari è ritratta nell'atto di suonare un mandolino, strumento che padroneggiava egregiamente.
- 13 dicembre ore 18.00
Trieste Musica Trio (Giorgio Blasco, flauto traverso; Mariko Masuda, violino; Ennio Guerraro, chitarra)
Trii e sonate da Napoli verso la Mitteleuropa
Musiche di F. Carulli, F. Gragnani, J. Kreutzer
Il programma parte dalla Napoli di Carulli e Gragnani, autori nati nella seconda metà del Settecento, per arrivare alla Mitteleuropa del coevo Kreutzer. Si palesa così in questo concerto un duplice viaggio: quello che conduce dal Barocco al preludio del romanticismo e quello che da Napoli procede verso la Germania e quindi verso la Mitteleuropa. Un pezzo particolarmente interessante è rappresentato dall'elaborazione di Carulli sull'ouverture de La gazza ladra di G. Rossini.
Gian Carlo Domeneghetti
termina il 10 novembre 2008
Antico Caffè Stella Polare - Trieste
Personale dedicata prevalentemente al fascino dei fiori. Vi è esposta una quindicina di opere a olio su tela e su tavola. "Una mostra piccola ma preziosa" scrive Marianna Accerboni "che è composta da opere recenti, tutte dipinte dal 2003 a oggi con grande pazienza e tenacia. Va infatti sottolineato che in un anno l'artista dipinge soltanto una dozzina di oli e qualche volta impiega anche due mesi per realizzare un quadro. Dalla finezza del suo tratto scaturiscono non solo i colori, ma anche una particolare luminosità evidenziata da molteplici trasparenze, un prezioso effetto che deriva da ripetute velature. I lavori di Domeneghetti si situano nell'ambito dell'Iperrealismo, movimento nato all'inizio degli anni '70 in America, quale diretto discendente della Pop Art, e poi diffusosi dagli Stati Uniti in Europa.
In origine gli iperrealisti partivano da una fotografia molto ingrandita e, in scultura, da un calco operato su persone vive. A differenza della Pop Art tale orientamento espressivo evita però ogni accenno satirico e approfondimento sociologico per promuovere, al contrario, un illusionismo mimetico al limite dell'abilità virtuosistica. In tale contesto si situa la creatività di Domeneghetti che, affinatosi alla scuola di Egidio Roma per la copia dal vero e di La Pasquala per la prospettiva, ha saputo creare un mondo di bellezza al limite del reale."
Gian Carlo Domeneghetti, autodidatta, nasce a Novara da genitori veneti e trascorre tutta la giovinezza a Muggia. Ha iniziato a dipingere a tempera e ad acquerello. Nel 1967 ha eseguito la prima opera a olio. Ha al suo attivo vari riconoscimenti e premi conferitigli in concorsi a Trieste, in Regione e in altre città italiane, dove ha esposto in numerose mostre personali e collettive.
Immagine:
Gian Carlo Domeneghetti, Rosa Admiral, olio su tavoletta cm.13.5x17, 2007
Incontro con Gillo Dorfles
a cura di Marianna Accerboni
29 ottobre 2008, ore 18.00
CIVA - Bruxelles
Presentazione dell'ultimo libro del celebre critico e pittore Gillo Dorfles Horror pleni. La (in)civiltà del rumore e proiezione del documentario Attraverso il tempo attraversato dal tempo... Un secolo con Gillo Dorfles (Italia, 2007) del regista Francesco Leprino. Interverranno Marianna Accerboni, Gillo Dorfles e Francesco Leprino. "Horror pleni vuol dire orrore del pieno. Noi dovremmo avere orrore del troppo pieno, pieno di musica, pieno di figure, pieno di televisione, pieno di politica, tutte cose che andrebbero per lo meno limate, se non eliminate. Se noi riuscissimo a eliminare un pò del troppo, staremmo meglio". (Gillo Dorfles)
Gillo Dorfles, nasce nel 1910 a Trieste, dove ha trascorso buona parte della sua vita. Critico d'arte, pittore e filosofo di grande spessore e profondità di pensiero e di conoscenza, già ordinario di Estetica all'Università di Trieste e di Milano e visiting professor in America, è oggi una delle personalità più eminenti della cultura europea. Nel 1948 fu, quale pittore, tra i fondatori del MAC (Movimento per l'Arte Concreta). Notevolissimo è stato il suo contributo allo sviluppo dell'Estetica italiana del Dopoguerra, a partire dal Discorso tecnico delle arti (Nistri-Lischi, 1952), cui hanno fatto seguito, tra gli altri, Il divenire delle arti (Einaudi, 1959) e Nuovi riti, nuovi miti (Einaudi, 1965), Artificio e natura (nuova edizione Skira, 2005), La (nuova) moda della moda (nuova edizione Costa & Nolan, 2007) e la sua opera forse più celebre, Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto (Mazzotta, 1967, tradotto in sette lingue europee). Non solo critico d'arte, studioso di fenomeni del costume e saggista, ma anche artista di vaglia in prima persona, nel 2002 è stato protagonista di una importante antologica allestita al Pac (Padiglione di arte contemporanea) di Milano, che ha avuto grandissimo successo
Francesco Leprino, musicista, musicologo, organizzatore musicale, attivo da trent'anni a Milano, ha pubblicato dischi, volumi e saggi musicologici. Dal 1995 si è occupato di audiovisione, tenendo corsi universitari, seminari e conferenze e soprattutto realizzando video antologici e sperimentali, documentari e film, in cui integra con grande sensibilità immagini e musica: opere quest'ultime
Il documentario Attraverso il tempo attraversato dal tempo... Un secolo con Gillo Dorfles è stato realizzato nel corso di quasi due anni, in cui la vita di Gillo Dorfles, si dipana in luoghi, episodi e testimonianze sincopate e scandite dalla musica di Franco Donatoni, suo compositore prediletto e grande amico. Il libro Horror pleni. La (in)civiltà del rumore raccoglie la rielaborazione di un'ampia sequenza di articoli di Dorfles pubblicati dal Corriere della Sera dal 1980 a oggi, ma soprattutto dal 2000 in poi, accanto a relazioni seminariali, atti di convegno, contributi apparsi su riviste scientifiche e a vari scritti inediti, rappresentando in tal modo una proposta culturale nuova e coerente, che nel concetto di Horror pleni ravvisa quell'eccesso di sollecitazioni e di informazioni visive e sonore, che invadono costantemente il nostro quotidiano.
L'evento si svolge con il contributo dell'Associazione Giuliani nel Mondo di Trieste e di Bruxelles, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Fondazione CRTrieste, dell'Impresa MASTER di Trieste, della Banca di Cividale s.p.a. (Gruppo Banca Popolare di Cividale), della Ditta La Giuliana Cornici di Trieste in collaborazione con Biblioteca Statale Isontina e Biblioteca Statale di Trieste - Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Brigida Nussdorfer: Fumo. Rosso, grigio, nero
04 novembre (inaugurazione ore 18.00) - 23 novembre 2008
Sala Comunale d'Arte - Trieste
La personale della pittrice triestina, presentata dall'architetto Marianna Accerboni, propone una sequenza quasi una trentina di opere realizzate per la maggior parte a olio su tela accanto ad alcuni lavori a collage e a tecnica mista tra la fine del 2006 e il 2008. Nel corso della vernice sarà presentato il catalogo delle opere della pittrice, che riassume il trentennio della sua attività pittorica.
"Delicatezza e intuizione" - scrive Accerboni - "si sposano da sempre felicemente nella pittura e nel sentire di Brigida Nussdorfer, che nel 2008 festeggia trent'anni di pittura con questa mostra (la prima esposizione risale infatti al 1978), la quale rappresenta una novità nel suo modo di comporre, segno di quella capacità di rinnovamento che qualifica ogni vero artista. Il tema del fumo come sogno, ma anche come preoccupante causa d'inquinamento - argomento quest'ultimo quanto mai attuale - connota con tocco essenziale e lievemente favolistico il suo sentire: è una fiaba contemporanea, che non avvolge più la natura di pensieri profumati, ma ci accompagna, suadente di rosso e di nero, nelle viscere della terra e forse dei veleni, tingendo di carminio il cielo e di nero il sole.
La pittrice della natura, come si poteva considerare da sempre Brigida Nussdorfer, riflette dunque oggi sulla realtà attuale e sul paesaggio urbano in modo pacato ed emotivo al tempo stesso, traducendo ancora una volta la nostalgica rivisitazione del passato nel contemporaneo. Il tocco lieve e incantato della sua pittura, procedendo con incedere simbolico e fantastico - conclude il critico - pone all'attenzione del fruitore un problema dibattuto e importante, che Brigida riassume con aggraziata sensibilità, riuscendo ad ammantare il paesaggio di stupita magia."
Brigida Nussdorfer, triestina, espone del 1978. Si è formata all'Istituto Statale d'arte del capoluogo giuliano sotto la guida di Riccardo Bastianutto, Enzo Cogno, Ladislao De Gauss, Dino Predonzani e Miela Reina. Nell'ambito di tale formazione, l'immaginifica Miela ha rappresentato un autentico punto di forza, che ha inciso e condeterminato lo spirito creativo della Nussdorfer. Successivamente l'artista ha frequentato la Scuola Libera dell'Acquaforte Carlo Sbisà di Trieste, ha allestito numerose mostre personali e partecipato a importanti collettive ed esposizioni di gruppo di grafica e di pittura, a concorsi ed ex temporenella sua città, nella Regione Friuli Venezia Giulia, in Austria e in Slovenia.
Le stanze di Guacci in musica
23 ottobre 2008, ore 17.00
Biblioteca Statale - Trieste
Da un'idea di Marianna Accerboni, un'originale visita guidata alla mostra Michelangelo Guacci. L'angelico pittore (prorogata fino al 31 ottobre). Secondo un progetto di Marianna Accerboni, ideatrice e curatrice della rassegna, le stanze dell'esposizione - ognuna delle quali testimonia uno o più temi prediletti dall'artista - saranno rilette attraverso un'interpretazione musicale, che mediante le note narrerà il significato delle opere presenti. Sotto il profilo concertistico l'happening è organizzato dall'Associazione Nova Accademia, diretta sul piano artistico dal maestro Stefano Casaccia, che si esibirà al flauto assieme al soprano triestino Marianna Prizzon, già allieva e collaboratrice di Luciano Pavarotti.
Il concerto itinerante trae spunto dalla grande passione di Michelangelo Guacci, che amava molto suonare il violino, mentre da bambino dirigeva orchestre immaginarie dal poggiolo della sua casa di Trani. La prima saletta, dedicata al tema dell'angelo, ricorrente nella poetica di Guacci (Trani 1910 - Trieste 1967), sarà riletta attraverso l'esecuzione del brano Domine Deus Rex Coelestis, tratto dal Gloria di Antonio Vivaldi; la seconda sala, in cui è prevalente il soggetto giovanile del barocco leccese, verrà interpretata dall'allegro della sonata in Sol Maggiore Pastor Fido dello stesso Vivaldi, mentre il tema degli animali, spesso affrontato dall'artista, verrà riassunto dal Duetto buffo di due gatti di Gioacchino Rossini.
Nella terza sala, interamente dedicata al tema dei fiori, dipinti con grande raffinatezza ed equilibrato lirismo, saranno eseguiti il recitativo e l'aria di Susanna per la scena dei giochi amorosi in giardino, tratti dall'opera Le nozze di Figaro di W.A. Mozart. L'eleganza del brano intitolato L'angelico usignolo, composizione barocca brillante e variopinta, creata dal musicista fiammingo Jacob Van Eyck a imitazione del suono dell'uccellino e il duetto di Pageno e Papagena, mimeranno felicemente l'eleganza e l'inafferrabile, sorprendente creatività del pittore, autentico talento naturale, espressa nella quarta sala attraverso lievi farfalle, uccelli, un barboncino, giocolieri e saltimbanchi...
Il percorso artistico-musicale si concluderà nella quinta e ultima sala, idealmente dedicata al tema dell'incontro e del convivio, in cui sono esposte opere ispirate ai concerti, all'intrattenimento musicale, alle nozze, alle signore al caffè, che saranno raccontati da Marianna Prizzon e da Stefano Casaccia attraverso la Marcia nuziale di R. Wagner, il corale finale della Cantata del Caffè di J. S. Bach e da Eternamente, brano composto da C. Chaplin.
Immagine:
Michelangelo Guacci, Due angeli, acquerello su carta cm.50x35,1967
Aldo Bressanutti: L'anima surreale e la poetica intimista
01 ottobre (inaugurazione ore 13.30) - 31 dicembre 2008
Palazzo del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia - Trieste
www.bressanutti.com
Antologica dedicata al pittore Aldo Bressanutti, curata - così come il catalogo della rassegna - dall'architetto Marianna Accerboni, cui si deve anche l'allestimento e la linea grafica dell'esposizione. La rassegna è resa possibile grazie al sostegno del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. Tutte le opere dell'artista sono visibili sul sito dell'artista. L'esposizione offre un'ampia testimonianza dell'intensa produzione pittorica dell'artista a partire dai primi anni Settanta fino a oggi, documentata attraverso una sessantina di opere, realizzate prevalentemente a olio su tavola e in piccola parte su tela.
La rassegna è suddivisa in due sezioni: al primo piano ritroviamo un'acuta, puntigliosa, originale testimonianza di interni ed esterni della Cittavecchia di Trieste, che in gran parte non esistono più, accanto a due ampie vedute di Monfalcone e dei suoi dintorni e ai personalissimi monogrammi con cui Bressanutti ricorda gli amici e i collezionisti. Al secondo piano incontriamo invece la sorpresa di un Bressanutti surreale, non molto noto ai più.
"Voce solista del panorama artistico triestino e regionale" scrive Accerboni "Bressanutti è capace di coniugare l'indagine del reale con il sogno introverso e metafisico, eppure solare, e la tenerezza del ricordo, celata dietro cenni ludici e ironici. Ogni sua opera è infatti venata di un'ironia più o meno accentuata, che accompagna soprattutto la produzione surreale dell'artista, mentre, nel ritrarre la realtà, il pennello si tinge sovente di una sfumatura poetica. Asciutto, apparentemente disincantato, in realtà sensibilissimo, il pittore traccia, in particolare nei suoi interni di esistenza poverissima, un velo costante d'intimismo, che rimane la sua cifra prima, donando nuova vita, attraverso il ricordo, ad ambienti in cui la realtà doveva apparire ben più cruda.
E' come se Bressanutti vi ambientasse e cercasse di raccontasse - a noi e a se stesso - una favola a lieto fine, in cui la matrice intimista ben si sposa con la vena surreale, che rende, come nelle fiabe e nei cartoons, tutto possibile, al di là e al di sopra del reale. Lo scopersi nel 2002, quando l'artista mi fece vedere delle strabilianti opere surreali, che per la loro originalità mi permisero di conoscere un Bressanutti inatteso. Questa esaustiva antologica lascia molto adito, per volontà dell'artista e mia, a tale interessantissimo filone della sua inesauribile, sorridente creatività e testimonia la sua grande passione per il lavoro, che l'ha portato a realizzare una quantità vastissima di oli, disegni, incisioni, tempere, tecniche miste, pitture su ceramica e illustrazioni, traendo spunto dal quotidian,o ma anche dalle profondità più inaccessibili dell'inconscio.
Pittore e incisore, Aldo Bressanutti (Latisana, 1923) del tutto autodidatta, riprende definitivamente l'attività pittorica nel 1947, realizzando sia opere d'ispirazione narrativa, che lo rendono fin dagli inizi molto popolare, sia, subito dopo, lavori di gusto surreale. Nel corso della sua vita ha esposto in importanti e numerose rassegne personali e collettive in Italia, Inghilterra, Germania, Canada, Australia, Spagna, ecc. Nell'ultimo decennio è stato presente con i suoi quadri in varie città italiane ed estere: da Roma a Milano e Genova a Berlino, Toronto, Melbourne, Tenerife, Düsseldorf, Londra, Berna ecc., suscitando sempre molto interesse e curiosità e conseguendo notevole successo.
Le sue opere si trovano in collezioni private e in Musei, enti e istituzioni in Italia e all'estero. Ha realizzato sei volumi dedicati a Trieste, al Friuli Venezia Giulia, all'Istria e a Muggia (quest'ultimo in collaborazione con Italico Stener) con testi, tra gli altri, di G. Bergamini, L. Lago, L. Padovese, A. Seri e S. Tavano, illustrando tali luoghi con oltre 1500 tra grafiche, disegni e dipinti e fermandone con taglio indelebile ed efficace la memoria.
Ha dipinto circa 1500 opere a olio. Nel 1998 la casa editrice Lint di Trieste ha pubblicato una monografia a compendio di cinquant'anni della sua attività artistica. E' autore di numerose copertine di libri di varia cultura, di riviste d'arte e di manifesti. Di particolare interesse appaiono le illustrazioni d'impronta surreale ideate nei primi anni settanta per le copertine di alcuni libri di fantascienza e la realizzazione, sempre in stile surrealista, del manifesto per la prima edizione del Festival della Fantascienza, svoltosi a Trieste nel 1972. Nell'anno accademico 2004/2005 Annalisa Ameruoso si laurea in Lettere Moderne con indirizzo storico-artistico presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trieste con una tesi intitolata Profilo di Aldo Bressanutti, nella quale viene tra l'altro ricostruita la laboriosa genesi di un suo dipinto a olio."
Rossana Longo
termina il 31 dicembre 2008
Biblioteca Statale - Trieste
Presentazione catalogo mostra
27 settembre 2008, ore 11.30
Catalogo dedicato alla pittrice Rossana Longo curato sotto il profilo critico e grafico dall'architetto Marianna Accerboni. Nell'occasione verrà esposta una serie di opere inedite realizzate dall'artista nel 2008. L'iniziativa, che sarà introdotta dal direttore della Biblioteca Marco Menato e dalla curatrice, cade - sotto il motto de Le grandi strade della cultura: viaggio tra i tesori d'Italia - nella ricorrenza delle Giornate Europee del Patrimonio 2008 indette dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Ministero degli Affari Esteri con gli Istituti Italiani di Cultura all'Estero, dal Ministero dell'Istruzione, dal Ministero dell'Università e della Ricerca e da altri enti locali (Regioni, Province Autonome, Province, Comuni), dal FAI Fondo per l'Ambiente Italiano e da varie organizzazioni e associazioni private.
L'elegante catalogo, ogni copia del quale è impreziosita da un'incisione realizzata dall'artista stessa su carta di cotone, è stato pubblicato grazie al generoso sostegno della Fondazione CRTrieste e in parte da altri sponsor quali La Giuliana Cornici e l'Impresa Master di Trieste. Il volume, intitolato Opere scelte 1992 - 2002, riassume attraverso più di un centinaio di immagini l'intensa attività della giovane artista muggesana, documentandone il talento nell'ambito della pittura, del disegno e della calcografia, caratterizzati da una profonda conoscenza tecnica delle tecniche antiche e moderne e da un'ampia cultura di base, che spazia dall'interesse per la musica classica, la musica popolare celtica, il canto gregoriano e la letteratura alla passione per la mitologia, l'astronomia, la geometria descrittiva, l'anatomia, la storia dell'arte, con particolare attenzione per il periodo che va dalla classicità al seicento.
La mostra propone una serie di paesaggi - che rappresentano uno dei soggetti prediletti dell'artista accanto al ritratto, al paesaggio, al sacro, al mito e all'illustrazione – nel declinare i quali emerge dal pennello della Longo una maniera nuova e più essenziale. Nel periodo più recente infatti la pittrice si sta gradualmente affrancando dalle memorie formali del passato e traspone la grande capacità di sperimentare le tecniche antiche e la profonda sensibilità per la luce - che scaturisce più evidente attraverso l'uso a lei consueto dei pigmenti di un tempo - in nuove soluzioni compositive, in cui una sorta di intuizione quasi neoromantica s'intreccia a un'interpretazione dinamica della natura.
"Il segno antico dei grandi maestri del passato" scrive Accerboni "viene originalmente reinterpretato dalla Longo secondo i parametri del nostro tempo. Un filo diretto con il Rinascimento connota infatti la formazione di quest'artista che, con passione, tenacia e convinzione, studia e intuisce le coordinate classiche dell'aurea maniera, la grazia e l'armonia rinascimentali e ne estrinseca quell'intima necessità di modellare i volumi attraverso il segno, realizzato a matita nera o a sanguigna, a carboncino, a pastello, a inchiostro o mediante fini e pazienti incisioni. La pittrice, molto appassionata all'arte dell'affresco, al ritratto, alle tematiche sacre, all'illustrazione e a una personale interpretazione del fumetto, coglie istintivamente l'ansia di sintesi che pervade il nostro tempo.
E nelle opere migliori se ne appropria, osando nella grande dimensione - che tradisce spesso chi non è tecnicamente accorto - la composizione con dei volumi e dei corpi in un intreccio felicissimo e libero. I rimandi colti che potremmo accostare alle qualità della Longo - conclude il critico - oscillano tra la conoscenza di Raffaello, di Michelangelo, dell'inquieto manierista Bartolomeo Ammannati e del genio del Pontormo, ma, con il passare del tempo, affiora nel suo gesto anche il segno nervoso e istintivo di Treccani e di quegli artisti contemporanei che si sono gradualmente ribellati alla tradizione per andare oltre, forti della lezione acquisita."
Immagine:
Rossana Longo, Nuvole e vento 2, olio su tela (tecnica antica) cm40x80, 2008
Ceramicaoggi 2
07 settembre (inaugurazione ore 11.30) - 21 settembre 2008
Sala espositiva ex AIAT di Sistiana (Trieste)
Espongono: Daniela Bergamo, Maria Rita Bertoia, Marga Bravo Alonso, Ondina Brunetti, Giuseppe Callea, Patrizia Pizzul Chiereghin, Maurizio Dagnelut, Rado Jagodic, Bruna Martingano Petronio, Andrea Milia, Marialuisa Rosso, Stefano Simoncini.
"Tale fucina di talenti" scrive Marianna Accerboni "si riallaccia idealmente a un'esposizione degli artisti allievi della pittrice e scultrice Ondina Brunetti, curata dalla sottoscritta due anni fa all'AIAT di Trieste, questa sobria e raffinata rassegna, che propone una quarantina di lavori di 12 ceramisti di talento, formatisi al laboratorio di via Rigutti, fondato dalla ceramista triestina quasi quarant'anni fa: un atelier semplice ma ricco di fascino, in cui la Brunetti insegna con passione le tecniche e gli accorgimenti per realizzare questa antichissima e laboriosa pratica artistica, che richiede abilità, pazienza, tenacia. Il laboratorio, spesso fucina di talenti, è stato meta e palestra, nel corso degli anni, di alcuni tra i più prestigiosi artisti triestini, tra cui Ugo Carà, Giuseppe Callea, Pino Ferfoglia e Tullio Clamar, che desideravano impreziosire il loro lessico anche con questa tecnica.
Cosa significa fare ceramica oggi? Forse intrecciare alla propria cultura artistica e alle proprie tendenze in campo pittorico e scultoreo, quel quid di mistero e di sorpresa che l'esito della cottura comporta, saperne prevedere o supporre con il tempo, grazie a una sensibilità e a un'esperienza crescenti, il risultato. Quest'arte, di cui il laboratorio di via Rigutti rappresenta in Regione un punto di riferimento importante, ha dato di recente, come la mostra testimonia, un risultato interessante: un filo conduttore lega infatti i lavori di tutti i partecipanti ed è rappresentato da una certa tendenza all'essenziale e alla sintesi, che compare quasi in ogni opera, donando un filo di omogeneità e di unitarietà a tutta la rassegna.
Nell'ambito della quale si distinguono per converso proprio la docente, che non a caso ha alle spalle, in pittura e scultura, esperienze di lieve inclinazione surrealista e si esprime attraverso una marcata tendenza fantastica, e Pino Callea, che ha partecipato con grande fantasia alla realizzazione dell'esposizione e che da sempre inserisce nei propri lavori una sorta di ardita e sapiente ispirazione neobarocca, tratta dalle origini mediterranee e condotta a volte molto originalmente verso il grottesco... Sul versante opposto della semplificazione si pone, con le sue creazioni eseguite secondo la sofisticata tecnica raku, il pittore e grafico Rado Jagodic, capace di un'elegante, morbida eppure incisiva sintesi formale e cromatica.
Sobrietà e delicatezza di volumi e colori connotano anche i lavori in terra refrattaria della spagnola Marga Bravo Alonso. A suo modo essenziale appare pure Maria Rita Bertoia, capace d'interpretare la grazia femminile attraverso due figure finemente traforate e decorate in terracotta rifinita con ossidi e polvere di vetro. Anche Marialuisa Rosso usa il traforo per un interessante ritratto della mente d'icastica bellezza; e così fanno Stefano Simoncini, che tende al volo verso l'astrazione, capace di grande equilibrio nel comporre i pieni e i vuoti, e Patrizia Chiereghin Pizzul, con il suo fine vasellame in semirefrattario colorato e invetriato, essenziale e proporzionato.
Lieve, ardita e nel contempo semplice, è la chiglia in semirefrattario bianco e parziale vetrina opaca di Maurizio Dagnelut, mentre flessuosa e coinvolgente appare la linea curva delle ceramiche in materiale refrattario, ossidi e vetrina di Daniela Bergamo, e narrativa, nella sua preziosità, la ceramica raku di Bruna Martingano Petronio. Conclude la rassegna, last but not least, l'appropriata allusione surreale di Andrea Milia."
La mostra, presentata da Marianna Accerboni e organizzata dall'Associazione degli Onorevoli Colonnelli del Kentucky e dal Laboratorio di Ceramica diretto da Ondina Brunetti con il patrocinio del Comune di Duino Aurisina. Durante la vernice avrà luogo un breve intervento musicale del Maestro Stefano Casaccia e verrà proiettato il video intitolato Il linguaggio della ceramica, che riassume le varie fasi di elaborazione di quest'arte.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Ondina Brunetti, Personaggio marino, semirefrattario colorato e smalti cm.55x30, 2008
L'angelico pittore. Michelangelo Guacci: opere, immagini, documenti
Biblioteca Statale - Trieste, 19 settembre (inaugurazione ore 18.00) - 31 ottobre 2008
Galleria Cartesius, 03-23 ottobre 2008
Rassegna dedicata al pittore triestino Michelangelo Guacci (Trieste 1910 - 1967), ideata e curata dall'architetto Marianna Accerboni. La mostra è introdotta dal Direttore della Biblioteca Marco Menato, dalla curatrice e dal pittore Livio Rosignano, che fu amico dell'artista. Nell'occasione sarà presentato anche il Museo virtuale, in cui è testimoniata l'intera attività di Guacci, le cui opere saranno proiettate in dissolvenza. Saranno esposti una ottantina di acquerelli su carta realizzati dall'artista triestino di origine pugliese nell'ultimo anno della sua vita, compreso l'ultimo lavoro rimasto incompiuto, accanto ad alcuni oli, disegni e incisioni. Una sezione della rassegna proporrà anche una sequenza di ritratti fotografici di grande dimensione realizzati da Sergio Benedetti e da altri autori assieme ad alcune testimonianze, oggetti e scritti dedicati o appartenuti al pittore.
"Guacci" scrive Accerboni "è artista finissimo e sottilmente immaginifico, che ancora molti ricordano per la brillante vivezza ed eleganza del tratto e per la capacità di intuire e di cogliere, da acuto sensore, stimoli culturali e artistici diversi, tracciando poi con unitarietà, ironia e perspicacia, con un lirismo appassionato e istintivo, lieve e suadente, un ritratto della realtà e della società a lui contemporanea".
Immagini (da sinistra a destra):
1. Michelangelo Guacci, Sonata per pianoforte, acquerello su carta cm.50x35, 1967
2. Michele Guacci, B. Michele su fondo azzurro, olio cm.70x80, 1966
Rossana Longo: Il segno
09 agosto 2008 - 19 settembre 2008
Casa di Cura Pineta del Carso - Duino Aurisina (Trieste)
La mostra della pittrice muggesana, presentata dalla curatrice Marianna Accerboni, è composta da una serie di opere a matita, a sanguigna e a olio. "Il segno antico dei grandi maestri del passato" scrive Accerboni "viene originalmente reinterpretato dalla Longo secondo i parametri del nostro tempo. Un filo diretto con il Rinascimento connota infatti la formazione di quest'artista che, con passione, tenacia e convinzione, studia e intuisce le coordinate classiche dell'aurea maniera, la grazia e l'armonia rinascimentali e ne estrinseca quell'intima necessità di modellare i volumi attraverso il segno, realizzato a matita nera o a sanguigna, a carboncino, a pastello, a inchiostro o mediante fini e pazienti incisioni.
La pittrice, molto appassionata all'arte dell'affresco, al ritratto, alle tematiche sacre, all'illustrazione e a una personale interpretazione del fumetto, coglie istintivamente l'ansia di sintesi che pervade il nostro tempo. E nelle opere migliori se ne appropria, osando nella grande dimensione - che tradisce spesso chi non è tecnicamente accorto - la composizione con dei volumi e dei corpi in un intreccio felicissimo e libero. I rimandi colti che potremmo accostare alle qualità della Longo oscillano tra la conoscenza di Raffaello, di Michelangelo, dell'inquieto manierista Bartolomeo Ammannati e del genio del Pontormo, ma, con il passare del tempo, affiora nel suo gesto anche il segno nervoso e istintivo di Treccani e di quegli artisti contemporanei che si sono gradualmente ribellati alla tradizione per andare oltre, forti della lezione acquisita."
L'iniziativa fa parte del progetto "Arthospice", che ha preso il via lo scorso anno, grazie all'Associazione"Amici Hospice Pineta", al suo presidente Alessandro Varini, alla psicologa Roberta Vecchi e alla caposala Dolores Acciarino, per alleviare le sofferenze dei malati inguaribili e allontanarli dall'isolamento attraverso l'arte, migliorando la qualità del loro ultimo periodo di vita e intrecciando un rapporto interattivo anche con la cittadinanza: un obiettivo che l'Associazione sta attuando attraverso una serie di manifestazioni artistiche nel cui ambito vengono messe a disposizione dei malati, dei loro familiari e amici, mostre di pittura e scenografia, eventi di poesia e letteratura e intrattenimenti teatrali.
Immagine:
Rossana Longo, La Madonna e San Giovanni, 2006
Sergio Bastiani: Geometrie in gioco. Bassorilievi
08 agosto (inaugurazione ore 19.00) - 25 agosto 2008
Sala Comunale d'arte - Trieste
www.sergiobastiani.it
Personale del pittore triestino Sergio Bastiani, a cura di Marianna Accerboni. Sono esposte una quindicina di opere progettate e realizzate nel 2007 appositamente per tale spazio. I bassorilievi di Bastiani sono costruiti in compensato rivestito di tela dipinta a olio e in parte anche ad acrilico e accuratamente rifinito a spatola o a pennello. Un'opera sarà presentata nella sala espositiva smontata nelle sue diverse componenti, sì da consentire al fruitore di ricomporla a suo piacimento.
"Il pittore triestino Sergio Bastiani" scrive Accerboni "corona con questa esposizione un percorso creativo, iniziato negli anni in cui l'artista era ancora legato al lessico figurativo e successivamente condotto, con gradualità e tenacia, lungo la via dell'approfondimento e della sintesi, seguendo anche il sottile divertissement del gioco d'ispirazione dada. Le sue geometrie variabili assumono valenza tridimensionale attraverso una sequenza di bassorilievi (uno dei quali sarà presentato in una scatola di cartone disegnata dall'autore, come appunto un gioco d'arte), realizzati in compensato e sottolineati dal consequenziale effetto di luce e ombra, creato nello spazio dai corpi solidi, ognuno dei quali può rappresentare anche un'opera a se stante.
Autodidatta, dopo anni di attività nell'ambito della pubblicità e della vetrinistica, Bastiani suggerisce al fruitore una visione dinamica e mutevole dell'oggetto, raggiunta attraverso un processo di scomposizione, che mira all'astrazione. E in tal senso ogni sua opera appare unica poiché, componendola, assume di volta in volta una nuova forma, diversa da quella iniziale, le cui misure risultano anch'esse variabili. Gioco e razionalità, aspetto ludico, precisione e competenza tecnica s'intrecciano in queste pitto-sculture in cui la fantasia e la sensibilità cromatica incontrano felicemente il rigore."
Egle Ciacchi: Fusione Temporale
Sala Comunale d'arte - Muggia (Trieste)
09 agosto (inaugurazione ore 18.30) - 23 agosto 2008
La rassegna, curata da Marianna Accerboni e organizzata con il patrocinio del Comune della cittadina istroveneta, propone una trentina di raffinate opere di grande formato realizzate negli ultimi due anni a tecnica mista su carta. "Dotata di un immaginario limpido e nel contempo trasgressivo rispetto alle regole compositive della narrazione pittorica, Egle Ciacchi" scrive Accerboni "si esprime ricostruendo istintivamente - attraverso un inesausto lavoro di analisi e di sintesi - la propria personale visione del mondo, in cui l'artista, attiva da sempre nel campo della pittura, intreccia magicamente, sovrapponendole in trasparenza, diverse esperienze di vita, assemblando e discernendo le stesse a livello personale e universale.
Sotto il profilo formale il suo racconto infinito, in origine legato all'Espressionismo, ora più vicino all'astrazione, si snoda attraverso contrappunti cromatici realizzati a tecnica mista, carboncino, pastelli e acrilici, intrisi di energia, in cui i centri di forza scandiscono come gangli vitali lo scorrere del tempo e della vita. Nata a Trieste ma di origine muggesana, la Ciacchi ha frequentato i corsi di figura dell'Istituto Statale d'arte del capoluogo giuliano e quelli tenuti da Raffaella Busdon, i laboratori di Paolo Cervi Kervischer, Franco Chersicola e Franco Dugo e la Scuola dell'Acquaforte intitolata a Carlo Sbisà. Dal 1966 espone in collettive nazionali e internazionali, conseguendo prestigiosi premi e riconoscimenti.
Dipinge attratta dall'Astrazione e dall'Informale, componendo un linguaggio libero e personale ed esprimendo il proprio pensiero attraverso una stesura cromatica e compositiva di grande chiarezza e qualità, capace di selezionare i pieni e i vuoti, i chiaroscuri e gli addensamenti emozionali con equilibrio e con esiti di notevole eleganza. Le sue opere su carta rappresentano il pensiero che si volge al di là del reale di un'artista matura, la quale dipinge da sempre e che dalle forme dell'Espressionismo figurativo è transitata, per istintiva necessità di sintesi, verso l'astrazione.
Tuttavia, all'interno di tali essenziali composizioni permane, nel sentire della Ciacchi, una traccia figurale che molto spesso allude al rapporto con il prossimo: emergono, declinati sulla carta con incedere lieve ma intenso, pensieri, ricordi, oniriche allusioni e intuizioni, tracce di un passato, che si trasfonde nel presente attraverso un segno felice, e interessanti e originali cesure e contrappunti cromatici. Parametri linguistici" conclude il critico "i quali collocano la pittrice nell'ambito della ricerca artistica contemporanea di qualità, introspettiva e garbatamente sensibile all'esperienza esistenzialista."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Egle Ciacchi, Attimo sospeso, tecnica mista su carta cm.85x62, 2008, foto di Emanuela Campani Lapilli
2. Egle Ciacchi, Paesaggio emozionale, tecnica mista su carta cm.62x51, 2008, foto di Emanuela Campani Lapilli
Impronte ceramiche
Ostello di viale Diramare - Trieste
termina il 17 agosto 2008
Mostra collettiva di ceramica degli artisti partecipanti al Laboratorio di Ceramica, creato a Trieste nel 1982 da Ondina Brunetti, che si dedica da quasi quarant'anni a tale forma espressiva, dopo molteplici e significative esperienze di lieve inclinazione surrealista nell'ambito della pittura, della scultura e dell'incisione. La rassegna, presentata da Marianna Accerboni e allestita en plein air con effetto di notevole suggestione nel giardino dell'Ostello, propone una trentina di opere recentissime e inedite degli artisti Maria Rita Bertoia, Marga Bravo Alonso, Ondina Brunetti, Giuseppe Callea, Patrizia Chiereghin, Maurizio Dagnelut, Bruna Martingano Petronio, Andrea Milia, Marialuisa Rosso e Stefano Simoncini.
Questi ultimi offrono nel complesso un'immagine armonica e unitaria dell'arte della ceramica contemporanea: pur nella diversità di tecniche, finiture e materiali impiegati, il filo conduttore dell'esposizione consiste infatti nella capacità dei ceramisti partecipanti di trasfigurare il reale o di raccontare il sogno attraverso linee e volumi semplici, spesso del tutto essenziali, seguendo i parametri di un'arte antica ed estremamente laboriosa. L'atelier diretto in via Rigutti da Ondina Brunetti - formatasi alla Scuola Triennale di Ceramica, a quella dell'Acquaforte di Carlo Sbisà e a quella di Figura con Nino Perizi - è stato assiduamente frequentato nel corso degli anni dai più prestigiosi artisti triestini, tra cui Ugo Carà, Pino Ferfoglia, Tullio Clamar e Giuseppe Callea, che vi hanno appreso i segreti di un'espressione creativa, le cui origini risalgono a circa 10.000 anni fa.
Immagine:
Ondina Brunetti, C'era una volta
Mostra del Paesaggio
Evento di luce firmato dall'architetto Marianna Accerboni
26 luglio 2008, ore 21.00-24.00
Palazzo Costanzi - Trieste
I giochi di luce, realizzati da Accerboni attraverso mezzi tecnologici di assoluta avanguardia, hanno suscitato grande interesse ed emozione da parte del pubblico e sono stati spesso impiegati dall'architetto, che lavora sul tema della luce in Italia e all'estero dal 1995, per sottolineare e valorizzare altrediscipline artistiche come la pittura, la musica, il canto, la poesia, il testo teatrale, la scultura, l'architettura o, semplicemente, per sostituire le forme tradizionali di comunicazione, rendendole più incisive. Per la Mostra del Paesaggio è prevista la proiezione in dissolvenza, sulla facciata di Palazzo Costanzi e in parte su quella di alcuni edifici circostanti, di ampie campiture cromatiche atte ad evocare l'idea di un paesaggio contemporaneo che muta magicamente attraverso un lento movimento.
L'evento si propone di vivacizzare la rassegna attraverso un'offerta più variegata, che non coinvolga solo la pittura, ma che la esalti attraverso il mezzo contemporaneo e innovativo del messaggio di luce. Durante la proiezione avrà luogo nella sede espositiva una visita guidata alle opere in mostra nella prestigiosa sede messa a disposizione, come anche per l'edizione 2007, dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste: a Palazzo Costanzi sono esposti molteplici aspetti del linguaggio artistico contemporaneo, riuniti in un'articolata rassegna, che rappresenta ormai uno storico e atteso appuntamento per gli artisti e per il pubblico triestino e della Regione, cui offre un panorama a 360° dell'arte visiva ispirata al tema del paesaggio.
Nata tra il 1960 e il 1961, dopo essere stata ospitata in diverse spazi, la Mostra del Paesaggio, uno degli appuntamenti espositivi più riusciti e frequentati dell'anno per qualità delle opere e numero degli artisti partecipanti, è infine approdata a Palazzo Costanzi nella sala recentemente dedicata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste al pittore Umberto Veruda.
Bianca Di Jasio: Geoalkimie
21 luglio (inauguazione ore 18.30) - 07 agosto 2008
Sala Comunale d'arte - Trieste
Personale della pittrice triestina - una ventina di opere realizzate dal 2006 al 2007 - presentata dalla curatrice Marianna Accerboni. "Geoalkimie" scrive Accerboni "rappresenta una sorta di neologismo inventato da Bianca Di Jasio per indicare la fase più recente della sua produzione artistica, in cui la pittrice, triestina di nascita, ma di sangue dalmata e partenopeo, riafferma alcuni parametri della sua pittura, volta a sondare istintivamente e a rappresentare attraverso cromatismi preziosi e ricche matericità le energie sconosciute e le tensioni occulte che scorrono sotto la superficie della terra, formando una linfa vitale impercettibile ma possente, come lo spirito e le forze che albergano all'interno del nostro corpo.
A questo mondo invisibile ma vivo e reale, composto dall'artista mediante una tecnica ricca e complessa, che inserisce nella resina fresca sabbia finissima di mare, la Di Jasio dona luminosità, profondità e bellezza attraverso la giustapposizione di scaglie di madreperla e cristalli di pietre equatoriali - quali ametista, quarzo, acqua marina, agata, calcite azzurra e rosa e rubiniza, che le giungono apposta da quelle terre lontane – e altri interventi con porporina d'oro e smalti, completati da accurate rifiniture a olio: suggestioni tratte e ispirate da un mondo naturale, ancora intatto e allo stadio primordiale, che s'intrecciano a finezze d'ispirazione klimtiana e a una sperimentazione materica, la quale suggerisce al fruitore una gamma di scelte interpretative diverse, declinate attraverso un'originale cifra espressionista che, sempre più attentamente, guarda all'astrazione e, lievemente, al lessico surreale.
Si compongono così" conclude il critico "efficacemente assemblati sovente in dittici e trittici, paesaggi astrali e lunari, magmi intensi e preziosi, gorghi materici e sensuali, in cui trapelano la vitalità mediterranea, l'epidermica sensibilità alle forze silenti e misteriose e la gioiosa immediatezza di un linguaggio evolutosi attraverso un percorso di studio in Arteterapia e soggiorni a Rjo de Janeiro, dove l'artista ha frequentato l'Accademia di Belle Arti e l'atelier del pittore carioca Ricardo Giovanne".
Immagine:
Bianca Di Jasio, Linfa sorgiva, tecnica mista su tavola con immersioni cristalline di quarzi e agata cm43x43, 2007
Mostra del Paesaggio
43esima ed., 07 luglio (inaugurazione ore 18.30) - 27 luglio 2008
Palazzo Costanzi - Trieste
In mostra convergono ogni anno molteplici aspetti del linguaggio artistico contemporaneo, riuniti nella prestigiosa sede messa a disposizione, come anche per l'edizione 2007, dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste. L'articolata rassegna, cui inviano ogni anno i propri lavori numerosi artisti di Trieste, del Friuli Venezia Giulia, di altre regioni italiane e di oltre confine, si propone di offrire un panorama a 360° dell'arte visiva ispirata al tema del paesaggio. Nel corso della mostra, le cui opere sono state selezionate da una giuria composta da Marianna Accerboni, Sergio Brossi (presidente della SAL), Adriano Dugulin ed Enrico Fraulini, sono previste quattro interessanti manifestazioni collaterali.
Sabato 12 luglio alle ore 17.30 avranno luogo una visita guidata a cura di Sergio Brossi e la presentazione del libro di Gino Pastega intitolato "Per strade sconosciute" (poesie con testo in italiano e rumeno) edito da ICD Press-Bucarest; mercoledì 16 luglio alle ore 17.30, visita guidata di Sergio Brossi e presentazione del volume di Enrico Fraulini I sogni delle donne, stampato per i tipi di Franco Rosso Editore (Trieste); mercoledì 23 luglio alle ore 17.30, visita guidata di Sergio Brossi e presentazione di Romana De Carli Szabados, autrice di L'enigma di Rodolfo d'Asburgo. A conclusione della rassegna, sabato 26 luglio alle ore 21.00 avrà luogo a Palazzo Costanzi un evento di luce firmato da Marianna Accerboni.
La mostra rappresenta ormai uno storico e atteso appuntamento per gli artisti e per il pubblico triestino e della Regione. Le sue origini risalgono infatti alla fine del 1960, quando il professor Marcello Fraulini, fondatore della Società Artistico Letteraria - SAL intuì che la pittura di paesaggio era tutt'altro che morta, ma che anzi in essa andavano ritrovate le origini dell'arte moderna. Così tra il 1960 e il 1961 nella sede triestina dell'Usis si tenne la prima edizione della Mostra del Paesaggio, cui parteciparono i più bei nomi dell'arte locale dell'epoca.
Di sede in sede, dal Circolo Italsider al Bastione Fiorito del Castello di San Giusto, agli spazi al pianoterra del Palazzo del Lloyd della Presidenza della Regione, alla Biblioteca Statale di Palazzo Morpurgo la prestigiosa iniziativa, uno degli appuntamenti espositivi più riusciti e frequentati dell'anno per qualità delle opere e numero degli artisti partecipanti, è infine approdata a Palazzo Costanzi nella sala recentemente dedicata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste al pittore Umberto Veruda.
Immagine:
Bruno Chersicla, Città Della Mente - The Fly, acrilico su multistrati cm153x126, 2007
Ritratto e autoritratto
20-28 giugno 2008
Sala Giubileo - Trieste
Seconda edizione della mostra, dopo il successo dell'anno scorso. Ideata e organizzata da Marisa Ulcigrai, sarà presentata sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni, alla presenza della Consigliera Regionale di Parità del FVG. Espongono: Margherita Ballicora, Nidia Bianco, Donatella Davanzo, Adriana De Caro, Fabiola Faidiga, Martina Kocevar, Michela Novel, Ester Olivo, Valentina Oppezzo, Bruna Rota, Lara Savron, Marisa Ulcigrai. La rassegna propone un'ampia e variegata sequenza di immagini fotografiche realizzate soprattutto attraverso il mezzo digitale. Un'iniziativa questa, che rappresenta il risultato di un lungo e approfondito itinerario di lavoro, svolto con passione da Marisa Ulcigrai assieme a un gruppo numeroso e variegato di personalità femminili, riuscendo alfine a decrittarne l'animo.
In concomitanza con la vernice della rassegna avrà luogo la presentazione ufficiale dell'Associazione FotografareDonna, fondata e presieduta da Marisa Ulcigrai, quale naturale evoluzione dei workshop da lei condotti negli ultimi anni. L'associazione - che riunisce fotografe professioniste, artiste, cultrici e appassionate dell'arte del terz'occhio - si propone la promozione a livello locale, nazionale e internazionale della cultura e della creatività femminile in campo fotografico e artistico mediante attività di formazione, produzione fotografica e organizzazione di mostre fotografiche e artistiche e di convegni atti ad approfondire la conoscenza della produzione artistica di genere. Le sue finalità infatti sono ispirate a principi di pari opportunità tra uomini e donne e rispettose dei diritti inviolabili della persona.
Il 26 giugno avrà luogo all'interno della mostra un workshop che ripercorrerà i momenti laboratoriali dell'esposizione. Il catalogo, curato da Marisa Ulcigrai, ripropone brillantemente il concetto dell'autoritratto attraverso un'originale copertina dall'effetto di specchio riflettente, realizzata con tecnica di assoluta avanguardia dalla tipografia Graphart di Trieste, unica azienda in grado di stamparla nel Triveneto. L'elegante volume testimonia il risultato di due anni di percorso sperimentale, condotto dalla Ulcigrai con le autrici delle immagini presenti e nato dall'incontro tra ricerca artistica e progetto didattico. E' stato realizzato con il contributo della Consigliera Regionale di Parità del Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con FotografareDonna.
Workshop di fotografia
Sala Giubileo - Trieste
26 giugno 2008, ore 17.00-21.00
Iniziativa, nell'ambito della mostra, che ripercorrerà i momenti laboratoriali dell'esposizione. L'incontro è stato organizzato da Marisa Ulcigrai al fine di comprendere le motivazioni che inducono le persone a volgere lo sguardo su di sè e le dinamiche di coinvolgimento che l'autoritratto suggerisce, invitando l'autore a essere nel contempo soggetto e spettatore. Ma il workshop, così come la mostra, non affronterà solo il tema dell'autoritratto, perché quest'ultimo, com'è proposto dalle autrici in mostra, verrà approcciato allargando la sfera d'indagine e creativa anche all'esterno, ai propri oggetti, ad altri soggetti e al territorio, posti in relazione con lo specifico linguaggio fotografico utilizzato da ciascuna. Il laboratorio, completamente gratuito, è aperto a un massimo di 12 partecipanti.
Immagine:
Foto di Michela Novel
Maria Sguazzi: I quadri della mente
27 giugno 2008 (inaugurazione ore 18.00) - 31 luglio 2008
Biblioteca Statale - Trieste
La rassegna, a cura dell'architetto Marianna Accerboni, propone una cinquantina di opere realizzate ad acrilico su tela, tempere e tecniche miste su carta, incisioni e piccole sculture in terracotta. Sarà accompagnata da un concerto breve del compositore e pianista Francesco Biasiol. Un universo - indagato attraverso un cono di luce al femminile - qualifica il lungo, approfondito esercizio pittorico di Luisa Maria Sguazzi, artista di grande sensibilità e cultura, che, come tutte le personalità molto elevate sotto il profilo interiore e altrettanto preparate sul piano tecnico, sa porgere con semplicità le proprie creazioni.
Un'insistita e intuitiva tenerezza per la condizione umana guida il suo segno, che anche nell'incisione appare così modulato da farsi quasi pittura, traccia antica e in egual modo contemporanea... mentre scorrono, sulla tela e sulla carta, quei racconti al femminile, declinati con delicatezza, con amore, come fiabe riflesse o sciorinate dinanzi a un "fogolar" di cristallo.
La sua arte rappresenta un'indagine e una riflessione profonda sulla vita, svolta per immagini, soffusa di emozioni e attraversata da un raggio di luce - quello dell'intelletto - che si esprime attraverso accostamenti cromatici lievi, intensi e sperimentali, a comporre un complesso intreccio di sensazioni e di proposte, nel quale le linee rappresentano il pentagramma dei pensieri, secondo un lieve incedere d'inclinazione prevalentemente espressionista, in cui traspare, in una sorta di contimuum senza sosta, l'emisfero tenero e acuminato delle donne. Affabulazioni visive stilisticamente felici racchiudono una narrazione fantastica e simbolica, che, istintivamente, tiene sempre in serbo una sorpresa...
E' il pensiero la traccia interiore che conduce l'artista, che da anni svolge con passione anche l'attività di psicologa e psicoterapeuta, alla rappresentazione felice e raffinata, intuitiva e sintetica di stati d'animo, atmosfere della mente, fremiti di ideali e sentimenti: un'alchimia tra indagine e intuizione speculativa e azione pittorica, che ha consentito a quest'artista di origine lombarda, trapiantata in Friuli, ma attivissima in tutta Italia e all'estero, di farsi apprezzare costantemente come pittrice e incisore per il suo linguaggio inconsueto e personale nel corso di un'attività espositiva più che ventennale e molto qualificata; e di raccogliere ripetuti consensi anche nell'ambito della grafica editoriale e dell'illustrazione d'arte e scientifica.
Diana Bosnjak: Luce del microcosmo
07 giugno (inaugurazione ore 18.00) - 20 giugno 2008
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste
www.dianbosnjak.com
In mostra una trentina di oli su tela realizzati negli ultimi tre anni, in prevalenza paesaggi sulla via dell'astrazione. Tre suggestioni pittoriche s'incontrano nella casa-studio, situata in un fascinoso palazzo tardo ottocentesco di Trieste, in cui Diana Bosnjak (Sarajevo, 1970), pittrice, architetto e designer, vive dopo il tragico periodo del conflitto nell'ex Yugoslavia e il suo trasferimento, nel 2000, in Italia.
Laureata in architettura a Zagabria e attiva fino alla fine degli anni Novanta in Slovenia, l'artista, che ha studiato anche disegno e acquerello, propone nell'appartamento triestino una gradevolissima sintesi della propria creatività, presente negli arredi - essenziali, luminosi e connotati da colori vivaci e da chiarezza d'intenti - il cui linguaggio si trasmette nelle numerosissime opere, realizzate a olio su tela, che compongono una brillante galleria e un'esauriente antologica, complici le alte pareti di un appartamento d'epoca quasi intatto. Curiosamente e felicemente, però, in tali spazi, accanto ai lavori in prevalenza di grande dimensione della Bosnjak, che in pittura è sostanzialmente autodidatta, s'intrecciano le opere di Fulvio Monai, pittore polesano di nascita e goriziano d'adozione, molto noto per i suoi paesaggi, sapientemente velati, nella maturità, da atmosfere turneriane.
E accanto, le interessantissime interpretazioni della natura realizzate dal figlio dell'artista, Sergio, utilizzando la fotografia analogica. Nell'atmosfera seducente della casa-studio le interpretazioni del concetto di paesaggio dipinte da Diana per raccontare le proprie emozioni e la propria vita e per liberare i propri pensieri, tracciano una sorta di autobiografia per immagini cromatiche, che trova nel progressivo e convincente distacco dalla fase figurativa maggiore autonomia e bellezza; ma anche la pace, come se il progressivo allontanarsi dalla figurazione fosse sintonico al distacco dall'angoscia e dalla malinconica intensità del dolore: nelle opere più recenti l'artista raggiunge infatti una libertà del gesto che, pur rimanendo fedele all'intensità del contrasto cromatico, guarda lontano, verso l'astrazione e l'informale.
E si appropinqua nel contempo a una fase più equilibrata della sua creatività, più matura e serena, in cui le suggestioni del linguaggio postcubista e surrealista, nel quale si palesa il secolare rapporto culturale tra il mondo slavo e la Francia, sfumano, si acquietano e lasciano il passo a un'intensa serenità, lontano dalle lacrime di sangue. (Marianna Accerboni)
Immagine:
Diana Bosnjak, Savana, olio su tela cm120x100, 2007
Horror pleni. La (in)civiltà del rumore
di Gillo Dorfles, ed. Alberto Castelvecchi Editore
Attraverso il tempo attraversato dal tempo... Un secolo con Gillo Dorfles
di Francesco Leprino, Italia 2007
Presentazione libro / Proiezione documentario
12 giugno 2008, ore 18.00
Biblioteca Statale Isontina - Gorizia
Un duplice evento dedicato a Gillo Dorfles, la cui famiglia paterna era goriziana da generazioni e vantava esponenti di grande prestigio nell'ambito cittadino. Verrà presentato l'ultimo libro del celebre critico e pittore. Seguirà la proiezione del documentario. La presentazione verrà replicata venerdì 13 giugno 2008 alle ore 18.00 a Trieste, alla Biblioteca Statale. Gli incontri saranno introdotti dal Direttore delle Biblioteche, Marco Menato. Interverranno Gillo Dorfles, Marianna Accerboni, Francesco Leprino.
In ottobre il libro e il documentario verranno presentati a Bruxelles, in collaborazione con l'Associazione Giuliani nel Mondo di Bruxelles presieduta da Ruggero Melan. L'incontro dedicato a Dorfles è stato infatti scelto quale manifestazione d'apertura dell'open days, periodo in cui la sede della Regione FVG viene presentata attraverso una serie d'iniziative e di eventi culturali di prestigio per promuoverne l'immagine a Bruxelles, in Europa e nel mondo. Le manifestazioni sono ideate e curate dall'architetto Marianna Accerboni, con il supporto di Banca Popolare di Cividale e Impresa Master di Silvano Parovel.
Marianna Accerboni: "Un bouquet di rose di luce per Santa Rita"
Chiesa dei Santi Andrea e Rita a Trieste - Trieste
17-31 maggio 2008
Nuovo messaggio di luce per la Chiesa dei Santi Andrea e Rita a Trieste firmato dall'architetto Marianna Accerboni, in occasione della festa di Santa Rita da Cascia, la Santa dei casi impossibili, che cade giovedì 22 maggio, giorno della sua morte. Un grande e fantasioso bouquet di rose sarà proiettato sulla facciata dell'edificio sacro. Tale simbolo vuole ricordare una delle leggende che riguardano la Santa della rosa. Si narra infatti che Santa Rita (1381-1457), madre, moglie, monaca agostiniana e una delle sante più venerate del mondo cattolico, chiedesse, nella fase finale della sua vita, una rosa.
Era inverno, ma nel roseto del suo orto sbocciò, come per miracolo, un fiore e perciò nel giorno della sua festa ai fedeli vengono distribuite rose benedette. Fu proclamata santa da papa Leone XIII il 24 maggio1900. E la suggestiva performance di luce, che ha per tema la rosa, è anche particolarmente attinente al mese di maggio, periodo dell'anno tradizionalmente dedicato alla Madonna.
Grazie alla sensibilità del parroco Vincenzo Mercante, critico d'arte, insegnante di lettere, scrittore e pubblicista, anche i prossimi appuntamenti sacri continueranno a essere sottolineati nella chiesa triestina dagli impalpabili progetti dell'architetto triestino, che, avvalendosi delle più sofisticate tecnologie lavora dalla metà degli anni Novanta in Italia e all'estero nell'ambito della Public Art sul tema della luce e progetta delle interpretazioni illuminotecniche, che rendono da qualche anno S. Rita l'unica Chiesa di luce della città. E anche i matrimoni e i battesimi potranno essere arricchiti da una moderna valenza luministica, secondo una delle tendenze più innovatrici del linguaggio artistico contemporaneo.
La chiesa di Santa Rita è infatti da anni anche un luogo d'arte e spesso ha ospitato manifestazioni in tale ambito: oltre ad altri eventi di luce firmati da Accerboni, è stata teatro di alcune esposizioni pittoriche ed è oggi abbellita da diverse opere scultoree e di pittura e da una splendida vetrata artistica a colori di grandi dimensioni ideata dalla pittrice Maria Visconti. Il parroco Vincenzo Mercante è stato insignito proprio in questi giorni a La Spezia del prestigioso Premio internazionale di Letteratura Portus lunae per il suo libro intitolato Il dolore bimillenario.
Mostre subacquee del pittore Gianfranco Bernardi
www.gianfrancobernardi.net
Prende il via il 25 aprile 2008 una serie di originali e suggestive esposizioni subacquee e ipogee delle opere dell'artista triestino Gianfranco Bernardi, realizzate in collaborazione con l'Associazione Atlantis e curate dall'architetto Marianna Accerboni. La mostra è allestita nella Baia di Sistiana (Comune di Duino Aurisina), non lontano dallo storico Castello di Duino e dal Golfo di Trieste, e le opere sono posizionate a circa 7 metri di profondità sul fondale marino nei pressi dello stabilimento balneare di Castelreggio.
I lavori esposti - una ventina di pezzi appartenenti alla serie "Atlantide" e realizzati con una miscela speciale di colori acrilici e smalti ideata dallo stesso pittore, che li rende impermeabili, rimarranno visibili fino a domenica 27 aprile. Successivamente altre opere pittoriche, dipinte da Bernardi nell'ambito del ciclo "Atlantide" e della serie "Acqua", saranno esposte a rotazione a Sistiana il 24 maggio, il 28 giugno, il 13 settembre e il 18 ottobre. Tali rassegne subacquee si svolgono tutte sotto il patrocinio del Comune di Duino Aurisina.
Dalla fine di maggio a tutto giugno il pittore triestino sarà invece presente in Garfagnana (Toscana) con due inconsuete esposizioni, realizzate sotto l'egida dell'Assessorato alla Cultura e Turismo dei comuni della zona coinvolti nell'iniziativa: il Museo delle attività estrattive di Fornovolasco, una delle parti più pittoresche del Parco delle Apuane, ospiterà infatti per tutto giugno 2008 una grande rassegna dedicata all'artista, che vi esporrà 150 opere della serie "Architetture divine", "Acqua", "Atlantide" e "Ipogearte". In mostra sarà proiettato anche un video dedicato all'attività subacquea e di speleologo dell'artista e alle sue originali performance espositive nei fondali marini e nelle grotte.
A Vergemoli, nella leggendaria grotta chiamata "La tana che urla", avrà luogo nell'ambito dello stesso periodo una suggestiva rassegna delle opere del pittore, intitolata "Ipogearte", che affiancherà all'aspetto espositivo anche il significato di un percorso iniziatico. Nell'estate 2008 Gianfranco Bernardi sarà quindi presente anche alle Bocche di Bonifacio, tra la Sardegna e la Corsica, con un'altra rassegna subacquea dei suoi lavori, realizzata in collaborazione con il locale Assessorato alla Cultura e con la Regione Sardegna sotto l'egida dell'associazione "Orso".
Olivia Siauss: Carte fantastiche 2003-2008
28 aprile (inaugurazione ore 18.00) - 18 maggio 2008
Sala Comunale d'Arte - Trieste
Personale della pittrice triestina, presentata dall'architetto Marianna Accerboni. La rassegna, che propone una ventina di opere, realizzate tra il 2003 e il 2008 a tecnica mista con pastelli acquerellabili. Pausa d'artista o licenza poetica - scrive Accerboni - potrebbe essere definito l'intervallo creativo, che sottende l'opera della pittrice Olivia Siauss da un quinquennio a oggi.
Il risultato di tale sperimentazione - che riporta l'autrice sull'onda di una ricerca espressiva quanto mai attuale, poichè si situa nell'ottica di quel filone neofigurativo, che rappresenta uno degli indirizzi stilistici più interessanti dell'arte contemporanea - costituisce il filo conduttore di questa mostra, che accogliamo con sorpresa e con piacere, perché testimonia la continua capacità da parte dell'artista di evolvere e rinnovare il proprio linguaggio: un itinerario creativo, quello della Siauss, che prese il via nel 1970 con l'approfondimento dello studio di figura svolto al Museo Revoltella sotto la guida di Nino Perizi, e con i corsi di incisione e stampa tenuti a Trieste da Marjan Kravos e a Saciletto (Udine) da Federico Righi.
Esperienze che portarono la pittrice ad attestarsi su un'interpretazione gradualmente sempre più essenziale, svolta in chiave espressionista, della realtà, rappresentata dal paesaggio naturale: una sintesi felice, esplicitata sul piano pittorico e grafico e spesso arricchita da raffinate intersezioni di carta velina e di collage su tela e su carte preparate con una tecnica personale acquisita nel tempo, che lascia tracce di eloquente matericità sul fondo pittorico.
Evolvendo dalle morbide, geometriche forme essenziali cui era pervenuta negli ultimi anni precedenti al 2003 - conclude il critico - Siauss si libra ora verso il confine evanescente di illimitati spazi fantastici, in cui l'artista ci accompagna alla scoperta di una poetica onirica, che assembla, talvolta con un pizzico d'ironia, reminescenze fiabesche rappresentate da antichi castelli ad animali da favola, frutti, foglie e stendardi al vento e a un quarto di luna rossa, che traluce in un'atmosfera giocosa e incantata, declinati a mezzo di pastelli a cera acquerellabili su fondo di carte preparate: un intermezzo ludico di figurazione fantastico/simbolica, creato per un appuntamento di prestigio - quello della Sala Comunale d'Arte - in cui la pittrice è presente con una personale per la settima volta. E un racconto incantato, che certamente lascerà una traccia di morbidezza nella creatività futura dell'artista.
___ Presentazione di mostre di Olivia Siauss curate da Marianna Accerboni
Olivia Siauss: Fiabe e sogni
08 ottobre - 26 ottobre 2012
Circolo Aziendale delle Assicurazioni Generali di Trieste
in arte... Ursus
25 aprile - 11 maggio 2008
Molo Quarto, Porto Vecchio - Trieste
www.carpeartem.it
La rassegna, che propone una sessantina di opere realizzate da una trentina di artisti e si svolgerà negli spazi sottocoperta del pontone, è realizzata per favorire il recupero e la valorizzazione di questo straordinario e raro reperto di archeologia industriale navale, costruito nel 1914 nello Stabilimento Tecnico Triestino. L'evento espositivo è ideato e organizzato dall'Associazione CarpeArtem e dalla Guardia Costiera Ausiliaria con la cura critica e la consulenza artistica dell'architetto Marianna Accerboni e la collaborazione tecnica e creativa di Luciano Di Jasio. Si svolge in concomitanza e nella medesima location della Bavisela 2008, è sostenuto da Assonautica, Bavisela 2008, La Giuliana cornici in collaborazione con la F.I.D.A.P.A. - Sezione Storica di Trieste.
Dopo il fondamentale intervento di riqualificazione del pontone gru Ursus - scrive Accerboni - che nel 2007 ha subito un primo intervento di restauro con la messa in sicurezza della sua enorme piattaforma galleggiante di più di 1100 metri quadrati di superficie, il gigante d'acciaio torna ora a nuova vita con questa importante, significativa e innovativa rassegna artistica, che, per l'inusuale sito prescelto, è in linea con i modi dell'avanguardia espositiva internazionale, prima fra tutte la Biennale di Venezia, la quale è in buona parte ospitata proprio in quello che fu l'antico Arsenale della Serenissima.
La suggestione del luogo - reperto di archeologia industriale navale, realizzato per posizionare i motori e i cannoni sulle navi da guerra della flotta asburgica e successivamente impiegato per la costruzione di tutte le imbarcazioni più prestigiose varate dai cantieri triestini - si coniuga in questa mostra al fascino dell'arte, proposta nelle sue molteplici accezioni, dalla pittura a olio, acrilico, collage e tecnica mista al disegno, alla fotografia, alla scultura, all'installazione e alla videoart, proposti attraverso linguaggi diversi, che esauriscono molte delle istanze espressive della creatività contemporanea: a partire dall'espressionismo figurativo e astratto, che appare il genere più frequentato, per arrivare a opere che sfiorano l'informale o appartengono alla nuova figurazione, al concettuale, al lessico surreale spesso intrecciato al simbolismo o guardano all'esperienza costruttivista.
Tra i partecipanti compaiono inoltre, accanto ad alcuni protagonisti del milieu locale, anche autori provenienti da altre città italiane. Con l'auspicio e la speranza che l'arte accompagni intensamente anche in futuro la rinascita dell'Ursus. Espongono gli artisti: Alice, Franca Batich, Gabry Benci, Rossana Berti, Sandro Bertolacci, Raffaella Busdon, Nora Carella, Clelia Celleghini, Bruno Chersicla, Egle Ciacchi, Adriana Collovati, Massimo de Angelini, Bianca Di Jasio, Gabriella Giurovich, Pietro Grassi, Felice Mavillonio, Alessandro Miola, Nadja Moncheri, Studio Openspace, Max Padovani, Lia Pascaniuc, Giuliano Pecelli, Alessandra Perini, Stefano Pesaresi, Alice Psacaropulo, Marta Reale, Davide Skerlj, Roberto Tigelli, Piero Toresella.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Bianca Di Jasio, Stone Angel, tecnica mista su tela cm90x130, 2008
2. Bruno Chersicla, Ursus, grafite-acquarello cm38x48, 2008
3. Franca Batich, Orizzonte rosso, olio e collage su tela cm100x120, 2008
Ondina Brunetti e Giuseppe Callea
20 aprile 2008
Palazzo Steffaneo di Crauglio - San Vito al Torre (Udine)
Nell'ambito della manifestazione "Castelli aperti", organizzata dal Consorzio per la salvaguardia dei Castelli storici del Friuli Venezia Giulia, i due artisti triestini saranno presenti con una selezione di ceramiche artistiche realizzate nel laboratorio del capoluogo giuliano creato quarant'anni fa e diretto oggi dalla stessa Brunetti e frequentato da alcuni fra i più valenti artisti del territorio. Nel corso dell'iniziativa, che prevede l'apertura al pubblico di numerose nobili e antiche magioni del FVG, nel seicentesco Palazzo Steffaneo saranno esposti anche gioielli, lampade, tessuti e ricami artistici.
Ondina Brunetti, pittrice e ceramista di talento, proporrà per l'occasione una sequenza di lavori realizzati negli ultimi anni, che rappresentano uno sguardo esaustivo sulla sua produzione in ceramica e ben si adattano alla favola, che viene evocata in ciascuno di noi dall'immagine di un castello antico: storie fantastiche di rospi e figure femminili (considerate quest'ultime dall'artista il centro dell'universo), che ne riscattano l'esistenza, una fanciulla che cavalca un pesce, l'immagine di un pesce/mamma.
Giuseppe Callea, a suo tempo allievo a Trieste della Scuola di Cartellonismo e di quella dell'acquaforte intitolata a Carlo Sbisà e, tra gli altri, di Nino Perizi e Marjan Kravos, triestino di nascita ma di sangue calabrese e istriano, è innamorato del mare, del suo fascino e dei suoi misteri. Ed espone in questa occasione una serie di potenti sculture in ceramica e smalti di gusto neobarocco. Tali lavori raccontano favole di altri mondi e compongono un universo dal fascino surreale e simbolico, in cui s'intrecciano varie pulsioni legate anche alla cultura familiare dell'artista.
Pensate per essere illuminate dalla fiamma o da altre fonti di luce, le creature impossibili, le situazioni fantastiche, i castelli da favola, le antiche rovine, i prati barocchi e le infiorescenze marine, i relitti, i cavallucci e gli animali da sogno, le immagini femminili osservate con un pizzico d'ironia - scrive il critico Marianna Accerboni - si rincorrono nelle opere tridimensionali di Callea secondo l'assenza di regole proprie di un'inesauribile linfa creativa, che sa reinterpretare, come in un gioco raffinato e a volte colorato e con humor sottile, il concetto neobarocco di opulenza, di eccesso e di fantasia oltre il reale.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Giuseppe Callea, Vecchie rovine del castello, ceramica semifrattario e smalti cm25x30, 2005
2. Ondina Brunetti, Pesce (maternità), terracotta cm40x23, 2007
Valdea Ravalico
19 aprile (inaugurazione ore 19.00) - 27 aprile 2008
Sala dell'ex Albo Pretorio - Trieste
Una ventina di opere, olio su tela, realizzate dalla pittrice triestina tra il 2000 e il 2008. L'universo luminoso di Valdea Ravalico si esprime in questa rassegna, in cui l'artista espone i temi prediletti della sua pittura, perseguita grazie alla costante frequentazione, a partire dal 1988, della scuola di ritratto di Walter Falzari, grande gentiluomo dell'arte triestina del secolo scorso, nel cui atelier si sono formati molti pittori significativi per la storia della città. Ma anche Ottavio Bomben, il maestro espressionista dei cavalli al galoppo con la criniera al vento, ha contato molto per la maturazione tecnica e linguistica della pittrice, così come la Scuola di figura del Museo Revoltella sotto la direzione di Vittorio Porro.
Da tali molteplici frequentazioni la Ravalico ha tratto la perizia tecnica, pur mantenendo intatta la linea narrativa e tradizionale della sua pittura, che affronta il ritratto, la figura umana, la natura morta e il tema religioso con delicatezza e al tempo stesso con una forza luminosa, in cui l'osservazione del dato naturale sfocia in un'interpretazione attenta ma nel contempo sognante della realtà, riproposta nella sua accezione più positiva attraverso un cromatismo vivace e deciso, che esprime gioia e bellezza.
Immagine:
Valdea Ravalico, Fiori di maggio, olio su cartone telato cm.60x47 2008
Martin Romeo
Circolo Fincantieri Wärtsilä - Trieste
18-31 marzo 2008
Personale del giovane pittore argentino, presentata dall'architetto Marianna Accerboni. La rassegna propone una ventina di opere materiche realizzate a tecnica mista (acrilico, gesso e carboncino) dal ventiduenne artista, il quale nel 2007 si è aggiudicato il Premio Borsa di studio Lilian Caraian: i lavori sono stati creati appositamente per questa esposizione.
Scrive Marianna Accerboni: "Martin Romeo nasce a Carrara nel 1986 da genitori argentini, la pittrice Isabel Carafì e lo scultore Jorge Romeo. Dal 1992 al '99 si trasferisce a Buenos Aires con la madre, poi, tornato a Trieste, frequenta la sezione di decorazione pittorica dell'Istituto Statale d'Arte "E. e U. Nordio" e attualmente sta approfondendo allo IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia) nella sezione Arti visive dello spettacolo materie quali teatro, arte, cinema, multimedia. Inizia professionalmente il proprio percorso artistico all'età di 17 anni, scegliendo quale tema d'indagine e di ricerca il corpo umano, ed esprimendosi con sculture in marmo, legno e ceramica.
Poi scivola nella pittura, in cui permane però un forte senso della tridimensionalità. Nel 2004 esordisce con una mostra personale allestita a Trieste al Caffè San Marco, a cui segue la partecipazione a varie collettive. Nel 2007 vince una borsa di studio attribuitagli dalla Fondazione Lilian Caraian, che lo porta per tre settimane a seguire un corso di pittura alla Summer Academy di Salisburgo sotto la guida del pittore cinese Xie Xiang, il quale invitava gli allievi a creare un'opera al giorno, mentre solitamente Romeo impiega una settimana per realizzarne una. Da questo corso all'estero nasce gran parte delle opere esposte nell'attuale rassegna, tutte realizzate a tecnica mista su tela e su carta, con l'uso di acrilici, carboncino, gesso e resine. In particolare i lavori su carta, d'inclinazione più essenziale e astratta, sono stati realizzati proprio a Salisburgo.
Le opere di Romeo sono particolarmente laboriose: prima il pittore abbozza sulla tela il disegno a carboncino, poi vi stende una base di preparazione (gialla o bianca), quindi fa uso del dripping, cioè fa gocciolare il colore sulla stessa, sottolineando anche le forme dei corpi con pittura bianca o neutra. Successivamente interviene con la spatola, in alcune opere anche con la resina, per donare una speciale lucentezza materica ai suoi lavori. Da un raffinato e personale accostamento dei colori scaturiscono la luce e la forza di queste opere, in cui i corpi umani capovolti vogliono simbolizzare una vita parallela e diversa dall'attuale, in cui si ricomincia con le mani.
Sotto il profilo critico le composizioni di Romeo, divenute materiche dopo l'esperienza salisburghese, si collocano nell'ambito di una moderna reinterpretazione neocubista, che attinge anche al lessico dell'action paiting, senza scordare i grandi maestri del passato, tra cui Romeo predilige Auguste Rodin in particolare e il Gianbologna, e senza tralasciare i fotografi d'arte a noi contemporanei. Anche se l'amore vero di questo giovane e talentuoso artista - conclude il critico - oltre alla pittura, riguarda anche la scultura, che egli incontra ogni volta che va a Carrara a trovare il padre nel suo atelier, ma che a Trieste non può sperimentare per mancanza di spazio e di materia prima."
Immagine:
Martin Romeo, L'ostentazione, acrilico su tela cm.80x100, 2007
Evento d'Arte sacra in occasione della Pasqua
Chiesa dei Santi Andrea Apostolo e Rita da Cascia - Trieste
16 marzo (inaugurazione ore 11.00) - 31 marzo 2008
Mostra d'arte sacra dedicata alla Pasqua, voluta da Vincenzo Mercante e curata dall'architetto Marianna Accerboni. Vi sarà esposta una dozzina di opere della giovane pittrice muggesana Rossana Longo, realizzate a olio su tela, a pastello e a sanguigna su carta e dedicate all'interpretazione del tema dell'Angelo,della Madonna con il Bambino e del Cristo crocifisso. Un'opera della Longo sarà proiettata per tutta la durata della mostra sulla facciata della Chiesa. Nella stessa Cappella saranno esposti anche due grandi pannelli recanti l'immagine della Sindone e un'ampia documentazione sulla storia e sugli studi inerenti a quest'ultima. Da anni la Chiesa dei Santi Andrea e Rita si propone, grazie alla sensibilità del parroco Vincenzo Mercante, insegnante, uomo di studi e di lettere e autore di molti libri dedicati alla storia, all'arte e alle religioni, anche quale luogo aperto all'arte.
Recentemente la chiesa è stata per esempio abbellita da una grande vetrata ideata dall'artista triestina Maria Visconti e da alcuni anni è consuetudine celebrare le ricorrenze sacre con inediti eventi di luce ideati da Marianna Accerboni. La light designer triestina lavora dalla metà degli anni novanta in Italia e all'estero sul tema luministico, ideando scenografie e allestimenti d'avanguardia per concerti, spettacoli teatrali e mostre d'arte ed eventi multimediali e di luce per spazi urbani e musei.
Rossana Longo (Trieste, 1973) ha frequentato l'Istituto d'Arte, la Scuola di Figura del Museo Revoltella la Boston Visual School, l'atelier del maestro Walter Falzari e la Scuola dell'Acquaforte Carlo Sbisà. Si è laureata in Pittura e Storia dell'Arte all'Accademia di Belle Arti di Venezia, ha frequentato la Scuola Internazionale Grafica d'Arte Il Bisonte di Firenze, ha seguito un corso di stampa quadricromatica con Swietlan Kraczyna. Ritrattista, paesaggista, autrice di scene di genere e illustratrice, stampa personalmente le proprie opere grafiche.
Giovanna Ericani: Bianco d'ombra
25 febbraio (inaugurazione ore 18.00) - 16 marzo 2008
Sala Comunale d'Arte - Trieste
La rassegna, che propone una ventina di opere pittoriche e scultoree tutte recenti, realizzate nel 2007 appositamente per questa esposizione, sarà presentata dall'architetto Marianna Accerboni. La tecnica prediletta per tale occasione consiste nel mixage e in applicazioni di gesso, colori acrilici e tela, talvolta arricchiti dal collage, per creare una terza dimensione di sogno. Formatasi all'Istituto Statale d'arte E. e U. Nordio di Trieste, Ericani approfondisce nel capoluogo giuliano la figura umana alla Scuola del Museo Revoltella con il maestro Nino Perizi e l'incisione alla Scuola dell'acquaforte intitolata a Carlo Sbisà, arti applicate e comunicazione pubblicitaria a Parigi, acquarello e illustrazione attraverso la frequentazione dei prestigiosi laboratori di Sarmede (Treviso). Ha al suo attivo diverse mostre personali e collettive di illustrazione e di pittura.
"Dopo essere transitata con animo poetico" scrive Accerboni "e nel contempo incisivo e con notevole talento narrativo e felici stesure fantastiche nel territorio dell'illustrazione d'autore e della comunicazione pubblicitaria e, più tardi, nell'ambito della decorazione parietale e del trompe l'oeil, l'artista si libra oggi, senza tuttavia tralasciare l'illustrazione e gli altri campi di sperimentazione, verso un equilibrio essenziale, sotteso da sottili contrappunti tra vuoto e pieno, luce e ombra.
Se la ricerca pittorica già in passato approdava gradualmente a soluzioni minimaliste e intuitive, declinate a sottolineare istintivamente il legame con il ritmo naturale degli accadimenti, delle pulsioni e del divenire che sottendono l'immagine del paesaggio, ora l'artista si propone con una scelta espressiva coraggiosa e originale, che travalica il dato reale per entrare in una dimensione ancora più intuitiva, in cui sottili percezioni cromatiche e di luce scaturiscono da forme allusive e a loro modo sobriamente narrative.
E' la via che, partendo dalla rappresentazione figurativa, e passando attraverso una serie intermedia di magnifiche prove ad acquerello, conduce alla purificazione di un linguaggio che raggiunge l'apice per sottrazione. Con tale ricerca Ericani si situa nell'ambito di una nuova figurazione simbolica, la quale si colloca nello spazio e nel silenzio con rigore e sensibilità poetica contemporanea, esitando una raffinata commistione tra pittura, segno, bassorilievo e scultura a tutto tondo."
Immagine:
Giovanna Ericani, Muro, tela gessata e acrilici cm.30x40, 2007
Alice Psacaropulo Casaccia: Arti figurative - Luce e acqua
20 febbraio 2008, ore 20.15
Jolly Hotel - Trieste
L'incontro, con la presentazione dell'artista da parte dell'architetto e light designer Marianna Accerboni, avrà luogo prima della conviviale del Soroptimist Club, prevista per le ore 21.00, e sarà condotto secondo la formula piuttosto inconsueta dell'intervista, ripercorrendo l'evoluzione artistica della pittrice anche attraverso una serie di proiezioni in dissolvenza delle sue opere. Ideata dalla presidente Luisa Chiriacò, la presentazione vuole proporre la creatività di due socie artiste, distintesi l'una nel campo delle architetture di luci e della critica d'arte, l'altra in quello della pittura.
Alice Psacaropulo si è formata alla prestigiosa scuola di felice Casorati dell'Accademia Albertina di Torino, ha partecipato alla storica Biennale veneziana del 1948 e ha allestito mostre personali e partecipato a numerose collettive di livello in Italia e all'estero. Oltre alla pittura e alla ritrattistica, si è dedicata con grande successo alla decorazione navale e all'affresco. La lezione casoratiana si è presto evoluta in un personale espressionismo e postcubismo per approdare quindi a un'arte fantastica e surreale, che si è andata via via rastremandosi verso un realismo sintetico.
Marianna Accerboni si è formata alla Scuola di Figura del Museo Revoltella con Nino Perizi e all'Accademia di Belle Arti di Venezia, laureandosi successivamente in Architettura. Ha collaborato a lungo in Italia e all'estero con il celebre scenografo Luciano Damiani, firmato varie scenografie televisive e allestimenti personali e costumi in Inghilterra, Belgio, Svizzera, a Vienna e in Italia. Dalla metà degli anni Novanta lavora sul tema della luce, nel cui ambito ha ideato scenografie ed eventi di luce d'avanguardia.e di luce, bozzetti per scene e costumi ed installazioni luminose in gallerie d'arte, musei, spazi pubblici e teatri in Italia e all'estero.
Il Soroptimist Club di Trieste - sesto a livello nazionale per anzianità di fondazione dopo quello di Milano Fondatore (1928), Bologna (1949), Roma (1949), Firenze (1949) e Torino (1950) - è stato costituito nella nostra città il 20 giugno 1951 da un gruppo di socie tra cui Styra Goldstein Campos, Alice Psacaropulo Casaccia e Mirella Schott Sbisà. La Charte fu allora consegnata a Trieste da M.lle Suzanne de Noel, presidente del Club di Parigi e fondatrice del Soroptimist in Europa nonché del Club di Milano. Madrina fu Isabella Goldstein, Gouverneur del Club di Milano.
Immagine:
Alice Psacaropulo Casaccia, Catasta di legno, guache cm.63x50, 1960
La giornata di San Valentino alla Biblioteca Statale di Trieste
.. Mostra di Rossana Longo
14 febbraio - 07 marzo 2008
In occasione della ricorrenza di San Valentino, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali promuove la Giornata Innamorati dell'arte, durante la quale i musei statali offrono l'ingresso a due persone al costo di un unico biglietto. Nell'ambito della stessa Giornata nazionale la Biblioteca Statale (Largo Papa Giovanni XXIII, 6) organizza a Trieste due avvenimenti di particolare interesse dedicati all'arte. A partire dal giorno di San Valentino sarà infatti esposta, a cura dall'architetto Marianna Accerboni, una ricca serie di disegni, pastelli, incisioni, crayon, oli e acrilici per lo più inediti della giovane pittrice muggesana Rossana Longo, ispirati al tema dell'amore.
Nata a Trieste nel 1973, nel capoluogo giuliano la Longo ha frequentato l'Istituto d'Arte, la Scuola di Figura del Museo Revoltella sotto la guida di Perizi e Porro, la Boston Visual School, l'atelier del maestro Walter Falzari e la Scuola dell'Acquaforte Carlo Sbisà. Si è laureata in Pittura e Storia dell'Arte all'Accademia di Belle Arti di Venezia, ha frequentato la Scuola Internazionale Grafica d'Arte "Il Bisonte" di Firenze, ha seguito un corso di stampa quadricromatica con Swietlan Kraczyna, ha studiato pittura a olio con Franco Milani. Ritrattista, paesaggista e autrice di scene di genere, ha illustrato libri di poesia e affrescato alcune parti della facciata della Chiesa di S. Apollinare a Trieste. Stampa personalmente tutte le proprie opere grafiche.
Alle ore 17.00, l'esperta d'arte Fabienne Mizrahi terrà invece un incontro nel quale illustrerà, anche con il corredo d'immagini, una panoramica nel mondo della pittura con particolare attenzione al tema dell'amore, a partire dall'antico Egitto fino al novecento, che sarà rappresentato dalla grafica di Peynet e dalla fotografia. Nel corso dell'incontro la relatrice, laureata in lettere in Italia e in Francia, condurrà così il pubblico lungo un interessante e inedito viaggio sulla seduzione nei secoli, analizzando, tra gli altri, esempi del Medio Evo, della cultura francese e fiamminga, della pittura di Rembrandt, Paul Rubens, Jean-Honoré Fragonard, Pietro Longhi, della scultura di Antonio Canova e di Arturo Martini, del fascino ineffabile di Gustav Klimt e di Marc Chagall.
Ed il cielo s'è aperto
di Chiara Pianciamore, editore Guerini e Associati, pagg. 246, euro18,00
Presentazione libro
01 febbraio 2008, ore 17.30
Circolo della Stampa - Trieste
Introduzione di Fulvio Salimbeni, docente di Storia contemporanea all'Università di Udine e presidente del Comitato di Trieste e Gorizia dell'Istituto per la Storia del Risorgimento italiano. Con la partecipazione di Claudio de Ferra, in qualità di testimone storico, e Giovanni Laterza, appartenente alla nota stirpe di editori.
Attraverso una prosa lucida, chiara e circostanziata e un incedere narrativo apparentemente semplice, ma molto documentato - scrive Marianna Accerboni - l'autrice ricostruisce uno dei periodi più tormentati del Novecento italiano, cioè il Secondo conflitto mondiale, a partire dalle premesse storico-politiche del 1939. Pianciamore disegna con eleganza gli stati d'animo e l'atmosfera della borghesia fascista ma anche le passioni politiche opposte. S'intrecciano i destini di due famiglie, i Corradi di Carrara e i Frediani di Massa, uniti dall'amore di Giulia Corradi e Giacomo Frediani. Quest'ultimo, spinto dal padre, parte in guerra volontario e, catturato all'inizio del '41 in Africa a Bardia (Cirenaica), torna a casa dopo cinque anni di prigionia, nel 1946, "colpevole" di non aver collaborato con gli inglesi. Cioè di essersi rifiutato, dopo l'8 settembre, di accettare l'armistizio e la dichiarazione di guerra alla Germania.
La prigionia a Yol nel Campo 25, ai piedi dell'Himalaja, è stata tremenda, costellata dalla fame, dalla dissenteria, dalle malattie, dalla disperazione edall'isolamento.
Gli altri personaggi che appartengono alla narrazione - conclude Accerboni - quali Emilio Corradi, padre di Giulia, la moglie Costanza, di nobile discendenza, e le figlie Giulia, Anna e Antonia, il colonnello Umberto Frediani, padre di Giacomo, sono raccontati, assieme agli altri protagonisti e comprimari della vicenda, con grande efficacia e compongono un mondo e insieme un affresco storico di notevole, avvincente valore.
Grazie anche alla capacità della Pianciamore di narrare con precisione e con grande sensibilità i diversi temperamenti e gli stati d'animo dei personaggi e di rievocare con pertinente dovizia di particolari l'apparato scenografico in cui si configura l'ambiente e l'atmosfera in cui questi agiscono, e per l'abilità con la quale l'autrice descrive il ritmo incalzante con cui si succedono gli avvenimenti, il libro meriterebbe di essere tradotto in un film. Chiara Pianciamore, di formazione storica, ha studiato il periodo della Resistenza a Milano e in Lombardia. I risultati della sua ricerca sono stati pubblicati in Milano fra guerra e dopoguerra (De Donato, 1979) e in La Resistenza in Lombardia (Le Monnier, 1981).
Rilke e il suo mondo. I sentieri della psiche nella scrittura
15-31 gennaio 2008
Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trieste
La mostra è organizzata dall'AGI Trieste e presentata dalla grafologa Elisabeth Stipanek Klauer. Curata per la parte espositiva dall'architetto Marianna Accerboni, è costituita da un percorso didattico condotto attraverso i segni grafologici rilevati nelle scritture del poeta Rainer Maria Rilke (Praga 1875 - Valmont, Montreux, Svizzera,1926), riconosciuto oggi come il maggior poeta tedesco dell'età moderna, della principessa Marie von Thurn und Taxis (Venezia 1855 - Lautschin 1934), sua mecenate al Castello di Duino (Trieste), e della cerchia di intellettuali e artisti amici dello scrittore.
Gli elaborati grafologici sono eseguiti da membri dell'Associazione Grafologica Italiana, che hanno decrittato dei manoscritti di tali illustri personaggi, provenienti dall'Archivio di Stato di Trieste e dal Deutsches Literatur Archiv di Marbach in Germania, secondo il metodo Moretti, il quale consente l'approccio alla grafologia anche ai non addetti ai lavori. Proposti in mostra in italiano, tedesco e inglese, gli expertise analizzano la personalità e svelano i tratti più salienti del temperamento di questi protagonisti della cultura europea, evidenziandone le doti relative all'intuizione, all'immaginazione e alla creatività.
La mostra proviene dal castello di Duino, dov'è stata esposta nella primavera 2007, riscontrando un grande successo di pubblico (più di 25.000 visitatori) e dalla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia. E fu proprio nella nobile dimora duinate che Rilke, grazie alla magnanimità della principessa Marie von Thurn und Taxis, potè soggiornare spesso in un periodo di grande importanza per la cultura moderna e concepire il nucleo iniziale delle Elegie duinesi, la prima delle quali fu composta al castello nel 1912. L'opera fu compiuta solo molti anni più tardi e il poeta si affrettò a comunicarlo con una lettera a Marie. A tal proposito la nobildonna annotò nelle sue memorie di aver capito subito, dalla grafia dell'indirizzo sulla busta, che era successo qualcosa di molto importante per lo scrittore.
Nell'expertise sulla scrittura di Rilke e di Marie Thurn und Taxis, a firma di Mariangela Furlani, si legge che nel poeta "la tendenza a interiorizzare e ad approfondire quanto vive, lo porta a sentire le cose anche con una certa intensità di emozioni e di sentimenti, a dare molta importanza anche a piccoli particolari e, talvolta, ciò lo porta a discostarsi dal sentire "comune". Da qui" conclude la grafologa "un pò di difficoltà nell'adattarsi con immediatezza e, di conseguenza, delle modalità di comportamento piuttosto tese e controllate. A volte, forse anche un pò di timore di potersi ferire nella sua sensibilità". Mentre a proposito della scrittura della principessa Marie, la studiosa afferma che "in sintesi si può dire che in questa grafia vi sono numerosi segni che rimandano a una personalità forte, sicura e decisa, intesa a imporre la propria volontà.
Tali segni sono però attenuati dalla presenza di altri indici grafici che rispecchiano anche elementi di apertura, di riflessione e di critica". Del poeta, scrittore e drammaturgo austriaco Hugo von Hoffmansthal, Vincenzo Aquilante dell'AGI sezione Abruzzo afferma che "la sua scrittura rivela delicatezza, sensibilità, raffinatezza sia a livello spirituale che estetico. E' dotato di una personalità volitiva, caratterizzata da energia, determinazione e desiderio di realizzare e concludere. Riflessione e analisi contengono la forte intuizione, creando momenti alterni di dubbio e calo di tensione e rendendo così più profonde, ricche e sofferte le sue sintesi e conclusioni".
Marcella Meng ed Elisabeth Stipanek Klauer, coordinando il gruppo di lavoro dell'AGI Trieste, hanno decrittato anche la scrittura della moglie di Rilke, Chiara Rilke Westhoff (1878-1954), del celebre romanziere, traduttore, biografo e librettista austriaco Stefan Zweig (1881-1942) e, tra gli altri, della pittrice Baladine Klossowska (1886-1969), amante del poeta e madre del famoso pittore Balthus. "La scrittura di Chiara Rilke" si legge nell'expertise "rivela un'immaginazione portata alla realizzazione artistica legata al senso della materia. Trasportata dal fervore e dalla propensione al rinnovamento, tale grafia riflette una forte volontà di rappresentazione artistica, nonché personale.
La ricchezza dei sentimenti e l'emotività non interiorizzate vengono proiettate all'esterno con decisione e orgoglio". "La grafia di Zweig" precisa l'analisi grafologica "fa emergere un'immaginazione intensa, manifestata immediatamente con finezza e moderazione, e tocca l'intera gamma del piano espressivo della sua personalità.
Ne risulta una vivacità mentale che, pur essendo condizionata dalla tendenza temperamentale alla rassegnazione, favorisce sia l'attività intellettuale che la plasticità di sentimento…Tra le caratteristiche della sua personalità spiccano l'accentuata sensibilità e il gusto per la musica, che danno impulso e ritmo al suo operato, sempre originale e brillante".
Di Baladine Klossowska, il profilo grafologico sottolinea che "La scrittura... indica una personalità vivace, volitiva ed esigente di considerazione. Benché abbia la tendenza a farsi guidare dai sentimenti, è ben cosciente di ciò che fa e pensa... Di carattere dinamico, è rapida nelle reazioni e nelle conclusioni, considera l'essenziale delle cose pur rimanendo attaccata alle sue idee e opinioni. All'occorrenza tuttavia sa dimostrarsi generosa e sollecita nei confronti degli altri. La sua grande sensibilità e l'esuberanza temperamentale si riscontrano in ogni sua forma d'espressione e conferiscono al suo operato una nota passionale".
La mostra è stata realizzata con il patrocinio e il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia di Trieste, Comune di Trieste, Comune di Duino Aurisina, Agenzia Turismo Friuli Venezia Giulia, Central European Iniziative Trieste, Università degli Studi di Urbino e Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Trieste. Dopo il Castello di Duino, la Biblioteca Statale Isontina e la Camera di Commercio di Trieste, la rassegna approderà in diverse sedi estere.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Un ritratto giovanile di Rainer M. Rilke
2. Rainer M. Rilke
3. Acquerello di S.A.S. l'Arciduchessa Maria Josefa
Marianna Accerboni: "Natale di luce a Trieste"
Si è concluso con grande successo di pubblico la decima edizione de I Concerti della Cometa, Festival di Musica Antica e da Camera, organizzato dall'associazione Nova Accademia diretta dal Maestro Stefano Casaccia. La serie di concerti, eseguiti alla Chiesa Evangelica Luterana di Trieste da prestigiosi interpreti italiani e stranieri, anche di rilevanza europea, è stata arricchita, come già in passato, dalle scenografie di luce dell'architetto Marianna Accerboni, che dalla metà degli anni Novanta lavora sul tema della luce avvalendosi di tecnologie di assoluta avanguardia. L'ultimo appuntamento de I Concerti della Cometa ha visto protagonisti I Cameristi di Venezia, composto da Stefano Pagliani, primo violino del Teatro alla Scala di Milano, Stefano Furini, primo violino del Teatro Verdi di Trieste e Claudio Gasparoni, già primo contrabbasso del Teatro La Fenice di Venezia, che hanno eseguito, applauditissimi, musiche di A. Vivaldi, T. Albinoni, J.S. Bach e G. Tartini.
Per l'occasione natalizia Accerboni ha ideato un cielo stellato, modulato su un arcobaleno di colori che dall'azzurro approda al viola passando attraverso nuances rosa/fucsia/arancio. Per le feste natalizie la light designer triestina ha ideato anche un bouquet di stelle colorate che fino al 12 gennaio illumineranno la facciata della Chiesa di S. Rita in via Locchi, mentre l'attività dell'Associazione Nova Accademia prosegue con l'organizzazione della Festa di Capodanno in piazza Unità realizzata in collaborazione con Triesteventi S.r.l.- Sports Events.
Marianna Accerboni: "Nevicata di luce sulla Chiesa di Santa Rita"
24 dicembre 2007 - 12 gennaio 2008
Chiesa dei Santi Andrea e Rita - Trieste
Una magica performance augurale ideata da Marianna Accerboni, light designer che, dalla metà degli anni Novanta, lavora nell'ambito della Public Art sul tema della luce, avvalendosi delle più sofisticate tecnologie. Non solo, ma anche i prossimi appuntamenti sacri continueranno a essere sottolineati dagli impalpabili progetti dell'architetto triestino, attiva con successo in Italia e all'estero con delle fantasiose interpretazioni illuminotecniche, che renderanno S. Rita l'unica "Chiesa di luce della città". E anche i matrimoni e i battesimi potranno essere arricchiti da una moderna valenza luministica, secondo una delle tendenze più innovatrici del linguaggio artistico contemporaneo. Marianna Accerboni, allieva e collaboratrice del famoso scenografo Luciano Damiani, ha curato numerosi allestimenti personali e costumi in Inghilterra, Belgio, Austria e Italia.
Ha ideato scenografie d'avanguardia da realizzarsi attraverso raggi laser, allestimenti e scenografie di luce per concerti, spettacoli teatrali e mostre d'arte ed eventi multimediali e di luce per spazi urbani e musei a Roma, Bruxelles, in Austria e a Trieste. Ha esposto abiti-scultura e di luce, bozzetti per scene e costumi e installazioni luminose in gallerie d'arte e teatri in Italia e all'estero. Dal 1998 dirige a Trieste un Laboratorio di Scenografia e Costumistica. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. La chiesa di Santa Rita, grazie alla sensibilità del parroco don Vincenzo Mercante, critico d'arte, insegnante di lettere, scrittore e pubblicista, è da anni anche un luogo d'arte e spesso ha ospitato manifestazioni in tale ambito: oltre ad altri eventi di luce firmati della stessa Accerboni, è stata teatro di alcune esposizioni pittoriche ed è oggi abbellita da diverse opere scultoree e di pittura e da una splendida vetrata artistica a colori di grandi dimensioni ideata dalla pittrice Maria Visconti.
La bellezza per la bontà - L'arte aiuta la vita
15 dicembre - 04 gennaio 2008 / Castello di Duino - Trieste
05 gennaio - 18 gennaio 2008 / Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste
19 gennaio - 10 febbraio 2008 / Palazzo Veneziano - Malborghetto-Valbruna (Udine)
Alla presenza del Principe Carlo della Torre e Tasso e del sindaco Giorgio Ret, si inaugura l'ottava edizione della mostra d'arte a favore del Premio alla Bontà Hazel Marie Cole Onlus, che sarà presentata dall'architetto Marianna Accerboni. Bontà e bellezza - scrive Accerboni - s'intrecciano in questa iniziativa, che premia la generosità e l'altruismo nel ricordo di Hazel Marie Cole, straordinaria figura di mecenate inglese, la quale fece di tali doti il proprio stile di vita.
Al di là del precipuo fine benefico, la rassegna - giunta quest'anno all'ottava edizione - ha il pregio di riassumere attraverso quasi trenta opere, realizzate secondo tecniche diverse, dall'olio al pastello, all'acrilico, all'acquerello, al collage, alla tecnica mista, al frottage, alla gouache, alla scultura in terracotta e ceramica, un panorama attraente e variegato del lessico artistico contemporaneo a Trieste, in Italia e in altri paesi d'Europa, quali la Francia, l'Inghilterra, la Grecia, la Croazia e la Svizzera.
La maggior parte degli artisti presenti tendono a ricreare un'interpretazione essenziale della realtà, arricchita sovente di suggestioni oniriche, fantastiche, simboliche, metafisiche e surreali: al simbolismo, svolto in chiave tridimensionale, appartiene l'allusione in terracotta di Paolo Calvino, a quello fantastico, l'acrilico con tecnica mista di Paolo Guglielmo Giorio e l'interessante affabulazione di Erika Stocker Micheli, ai quali si può accostare anche il gesto raffinato e rarefatto della pittrice francese Valérie Brégaint.
D'inclinazione più squisitamente surreale e fantastica appaiono l'Homage to Galileo Galilei di Valentina Veranì, l'originale sperimentazione di Enzo E. Mari, l'opera di Bruna Daus Medin, la rappresentazione di Fulvio Dot e le toccanti allusioni alla vita, umide di pioggia scura, di Elettra Metallinò. Avvolto in un metafisico mistero è l'intenso personaggio-icona di Dante Pisani e particolarmente coinvolgente appare la sintesi cromatica e formale di Alice Psacharopulo, al cui ritmo potrebbe essere accostata La terra di Hari Ivancic. Un messaggio pittorico a parte vanno considerati il fascinoso gesto neoromantico intriso di luce di Nora Carella, la raffinatissima e personale visione architettonica di Nicola Tomasi, la scomposizione cromatica e di luce di Elvio Zorzenon e la partecipazione straordinaria di Georges Wenger, autore di una calibrata astrazione.
Il fascino dell'espressionismo figurativo tedesco, con i suoi intensi rimandi alle problematiche interiori dell'animo umano, è presente - conclude il critico - nella pittura intensa di Tarcisio Postogna e di Livia Bussi, mentre la valenza postimpressionista compare nella viva ed equilibrata figurazione di Giulia Noliani Pacor e il gesto diviene particolarmente essenziale nelle sculture lignee di Ann Tudor Walters. Appaiono non molto numerosi gli artisti che offrono una visione più narrativa e tradizionale del soggetto, quali Livio Zoppolato, Federico Rossi, Holly Furlanis e Marta Potenzieri Reale, dalla felice sintonia cromatica e compositiva.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Nicola Tomasi, Riflessi, tecnica mista su tavola cm.80x80, 2006
2. Nora Carella, Sogno a Venezia, olio su tela cm.80x60, 2007
Alfio Caucci
15 dicembre (inaugurazione ore 18.30) - 29 dicembre 2007
Accademia Belle Arti Scuola del Vedere - Trieste
La rassegna, presentata dall'architetto Marianna Accerboni, propone una ventina di opere, prevalentemente paesaggi, realizzate su carta dal 2000 a oggi secondo l'antica tecnica della tempera all'uovo. La creatività di Alfio Caucci - scrive Accerboni - s'inserisce all'interno di una griglia poetica e al tempo stesso razionale, nell'ambito della quale l'artista ci propone la sua personale visione del mondo: uno sguardo a trecentosessanta gradi che fotografa la scena e il particolare, prediligendo, nel ripartire il paesaggio, la valenza cromatica che, in un contrappunto di assonanze e dissonanze, diventa protagonista del dipinto assieme al segno e alla luce.
Va inoltre sottolineato che si tratta di lavori che il pittore realizza con amore paziente alla maniera degli antichi, secondo la tecnica della tempera all'uovo, raggiungendo un risultato rappresentato da una serie di efficaci e personali interpretazioni, armoniche e puntuali, del reale, delle sue luci e delle sue ombre. In tale contesto la narrazione si dipana come un gradevole racconto coloristico e di sintesi, che va silenziosamente diretto al cuore, grazie anche alla particolare sensibilità dell'autore nel descrivere i molteplici aspetti del paesaggio con ricorrente attenzione a momenti atmosferici diversi.
Nel disegnare il mare, il lago, il colle o il raggio di sole e inquadrare le vedute, Caucci -conclude il critico - riscopre anche la sua innata passione per la grafica pubblicitaria, che gli consente di esprimere attraverso uno scorcio l'atmosfera e il significato di un luogo e, nel caso della presenza di alcuni personaggi, d' interpretarne con arguta e umanissima sensibilità, attraverso il gesto, il temperamento.
Alfio Caucci (Trieste) segue durante gli anni giovanili le lezioni di disegno tenute dai professori Mario Cossar Ranieri, Luigi Zorzut e Alice Zeriali. Apprende però i canoni veri e propri della pittura, intesa come espressione d'arte, dal padre Riccardo, allievo di Eugenio Scomparini in quella fucina di arti e mestieri legata al lessico della Secessione viennese, che fu la Gewerbeschule di Trieste, identificabile oggi con l'Istituto Tecnico Industriale A. Volta. Successivamente al secondo conflitto mondiale, che lo vede per due anni prigioniero in Germania, si occupa di pubblicità, arredamento e disegno caricaturale.
Nel 1992 allestisce la sua prima personale alla Galleria Bernini di Trieste, alla quale faranno poi seguito altre sette personali allestite nel capoluogo giuliano alla Sala Fenice del Circolo Fincantieri-Wärtsilä e all'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo. Nel '55 è presente alla X Mostra Nazionale della caricatura di Trieste. Dal 1994 al '97 partecipa a Torino al Concorso di pittura intitolato Il Centenario, ottenendo una menzione d'onore, un secondo premio e due encomi. Intrattiene un intenso scambio culturale con Vittoria Corti, eminente insegnante dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, che lo arricchisce influenzandone il percorso artistico.
Immagine:
Alfio Caucci, Il porticciolo di Barcola, tempera all'uovo su carta cm.51x21, 2007
Giuseppe Callea
06 dicembre (inaugurazione ore 18.00) - 20 dicembre 2007
Sala Comunale d'Arte -Trieste
La rassegna del pittore e scultore Giuseppe Callea, presentata dall'architetto Marianna Accerboni, propone una serie di opere inedite - quadri realizzati a tecnica mista e sculture in ceramica e terracotta - create dall'artista nell'ultimo decennio. La creatività onirica di Giuseppe Callea - Pino per gli amici artisti - si dipana in direzione di molteplici sentieri, che coinvolgono materiali, attitudini di pensiero, spunti e tecniche diverse, componendo un universo neobarocco dal fascino surreale e simbolico, in cui s'intrecciano varie pulsioni legate anche alla cultura familiare dell'artista.
Triestino di nascita, ma rovignese per parte di madre e calabrese per parte di padre - scrive Accerboni - il pittore e scultore è legatissimo al mare, al suo fascino e ai suoi misteri, che il nonno capobarca di Rovigno, gli aveva insegnato ad amare. "La vita viene dal mare e dall'acqua" afferma Callea, alludendo alle origini del nostro universo, la cui immagine simbolizzata da una sfera poliedrica di cristallo rappresenta il leitmotiv della serie di quadri inediti ideata appositamente per questa rassegna. Appoggiata su delle opere ad olio, fotografata e incorniciata da interventi pittorici e a foglia d'oro, la sfera costituisce il modulo creativo e geometrico, che simbolizza l'universo, i cui segreti microcosmi vengono poi svelati da Pino attraverso le ceramiche colorate e grigio-bianche e le terrecotte inedite e spesso sostenute da supporti in piombo, realizzati a mano, che costituiscono essi stessi delle opere a sé.
Pensate per essere illuminate dalla fiamma, dalle fibre ottiche o da altre fonti luminose, e di quando in quando irrorate dall'acqua, le creature impossibili, le situazioni fantastiche, i castelli da favola, i templi bruciati, le case con gli occhi, i pesci barocchi, i prati e le infiorescenze marine, i relitti, i cavalli e cavallucci da sogno, le immagini femminili osservate con un pizzico d'ironia, si rincorrono nelle opere tridimensionali di Pino Callea secondo l'assenza di regole proprie di un'inesauribile linfa creativa, che sa reinterpretare - conclude il critico - come in un gioco raffinato e a volte colorato e con humour sottile, il concetto neobarocco di opulenza, eccesso e fantasia oltre il reale.
Immagine:
Giuseppe Callea, Tentazione, tecnica mista
Giuliana Pazienza Spagnoli
termina lo 07 dicembre 2007
Galleria Rettori Trebbio 2 - Trieste
La rassegna, presentata dall'architetto Marianna Accerboni, è composta da una trentina fra oli realizzati di recente e incisioni dagli anni novanta a oggi. L'opera grafica e pittorica di Giuliana Pazienza - scrive Accerboni - rappresenta a Trieste, città dove l'artista vive e opera da decenni, un unicum speciale, perché in una realtà spesso abituata a esporre le opere di artisti di cultura mitteleuropea e di lontana formazione austrotedesca, ci porta il tono caldo, per noi forse un pò inusitato, e l'intensità mediterranea della pittura e dell'arte italiane.
Se gli artisti delle nostre terre si sono formati alla scuola di maestri che in gran parte avevano studiato alle Accademie di Monaco, di Berlino e di Vienna, la Pazienza, pugliese d'origine e triestina d'adozione, si è ugualmente preparata, giovanissima, con artisti locali quali Edgardo Sambo (nell'ambito della storica Scuola libera di figura del Museo Revoltella) e Pietro Lucano. Poi però la vita, condotta a fianco del marito scultore Nino Spagnoli, ha portato la Pazienza all'estero, in Sicilia e a Urbino, dove ha praticato con studi mirati e con successo l'attività incisoria.
In tale ambito, e non solo in questo, ha mantenuto tuttavia un "tepore creativo", uno slancio umano e una dolcezza, che la distinguono decisamente dagli autori locali, anche se in certi momenti pittorici, per altro non molto frequenti, i suoi lavori risultano in sintonia con il ritmo e la temperie compositiva di un Rosignano o della Metallinò. Ma sono attimi: nella pittura, cui l'artista, eminentemente attiva nell'arte incisoria, si dedica solo da qualche anno, dopo un primo approccio narrativo, il pennello, trascende il reale con un vivo e brillante slancio di sintesi poetica, che trova nell'espressionismo figurativo la propria matrice e nel linguaggio surreale alcune suggestioni.
L'incisione, cavallo di battaglia dell'artista, che in tale campo ha raggiunto notorietà nazionale, vede spesso protagonista la figura e il ritratto al femminile: il segno felice e insistito, morbido e fluttuante, riesce sempre a comporre un ritratto psicologico del soggetto e a suggerire un'atmosfera dell'ambiente circostante, anche se non descritto nell'opera. Dietro al segno felice fa capolino una lieve vena romantica, così come nella narrazione del paesaggio emerge una forza intensa. Danzando virtuosamente tra colore e segno - conclude il critico - la Pazienza sa condurre abilmente la produzione grafica sulla soglia della pittura e la pittura più recente e più liquida sul limitare del ritmo incisorio, fondendo quasi i due linguaggi nell'ambito di una cultura e di una bellezza tutta italiana.
Immagine:
Giuliana Pazienza, Barca, olio su tavola cm. 70x60, anni 2000
Accademia Belle Arti / Scuola del Vedere
Presentazione del programma 2007/2008
Incontri, conferenze, seminari e corsi
Divenuta, grazie alla nuova direzione, un punto di riferimento artistico-cultrale per la città di Trieste e per la regione, la Scuola - ispirata alla salisburghese Schule des Sehens di Oskar Kokoschka, di cui fu allievo il suo fondatore, il critico e pittore Luigi Danelutti - ha raggiunto oggi quasi cento iscritti. Propone stage brevi (giornalieri, di gruppo e individuali) e laboratori annuali, condotti sia d'estate che d'inverno, in cui si svolge l'approccio e l'approfondimento di molteplici discipline artistiche. Novità di quest'anno sono il master di arredamento e interior design dell'architetto Riccardo Moro con Marianna Accerboni, i corsi di murales e trompe l'oeil della pittrice argentina Isabel Carafi e il laboratorio di aerografo di Luca Vergerio. Da segnalare infine che nel luglio 2008 il notissimo pittore parigino Christian Hache dirigerà alla Scuola un laboratorio di Figura in lingua francese (con interprete). Sul versante teorico l'Accademia propone anche il ciclo di conferenze intitolato "Convers-art", tenute da oratori di prestigio quali Roberto Curci, Christian Depuyer, Furio de Denaro e Renzo Crivelli.
ConversArt 2007 (2a edizione)
Ciclo di conversazioni ad ingresso libero
.. Prossimo appuntamento in programma
10 dicembre 2007, ore 19.00, "Quando l'arte è cinema e il cinema si fa arte"
Con proiezione e commenti del film Artigiani veneti di Ermanno Olmi del 1988
Relatore Christian Depuyper (ex docente alla Sorbona e direttore del Centro Culturale Francese a Roma al Quirinale)
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Proiezione immagine di Umberto Saba
I concerti della cometa
X Festival di Musica Antica e da Camera
termina il 19 dicembre 2007
Chiesa Evangelica Luterana di rito augustano - Trieste
.. 09 dicembre, ore 17.00, "I Concerti di Vivaldi e Tartini per liuto, flauto, flauto dolce e archi"
Trieste Musica Ensemble
Ennio Guerrato, liuto
Giorgio Blasco, flauto traverso
Stefano Casaccia, flauto dolce
Leopoldo Pesce e Simone D'Eusanio, violini
Maurizio Malaridotti, viola
Igor Tercon, violoncello
Fabio Nesbeda, cembalo
Un raffinato concerto di musica, che prevede l'esecuzione di brani di Antonio Vivaldi (1678-1741), Giuseppe Sammartini (1693 ca-1751) e Giuseppe Tartini (1692-1770). Il programma è incentrato sui concerti solistici (liuto, flauto dolce e flauto traverso), usati sia come protagonisti sia nel "tutti" del concerto finale della serata, dove il liuto si aggiungerà nella realizzazione del basso continuo. I compositori proposti, Vivaldi, Tartini e Sammartini, rappresentano rispettivamente le più alte scuole del barocco veneziano, istro-veneto e milanese.
E testimoniano l'apice della creatività barocca italiana. Vivaldi è forse il nostro più grande (oltre che fecondo) compositore barocco, tant'è vero che la sua musica è stata presa da Bach per creare i famosi concerti per clavicembalo, smentendo il detto che il "prete rosso" avesse composto un solo concerto, copiandolo 400 volte! Tartini è l'unico musicista del nostro paese che ha codificato un trattato sull'abbellimento barocco "in stile italiano", in contrapposizione alla Scuola francese che codificava invece tutto.
Sammartini rappresenta sotto il profilo stilistico il trait d'union fra l'Italia e l'Europa, avendo suonato come oboista sia nell'Orchestra del Teatro Ducale di Milano che nel King's Theatre di Londra, diretto allora da G. F. Haendel, il più grande compositore anglo-tedesco dell'epoca, autore del "Messia". La cultura italiana trionfava allora in tutta Europa ad eccezione che in Francia. Il Trieste Musica Ensemble è formazione ad assetto variabile, dal Trio all'Orchestra da Camera. E' attivo da una decina d'anni nel panorama concertistico e musicale italiano ed europeo. Ha partecipato a importanti rassegne e festival nazionali e internazionali.
..19 dicembre, ore 18.00, "Maestri del Settecento: Musica di Bach, Tartini, Vivaldi e Albinoni"
con scenografie di luce di Marianna Accerboni
Immagine:
Scenografie realizzata da Marianna Accerboni per i Concerti della Cometa
Vito Timmel
termina il 28 novembre 2007
Galleria Cartesius - Trieste
Rassegna dedicata al pittore Vito Timmel (Vienna 1886 - Trieste 1949), realizzata in collaborazione con l'architetto Marianna Accerboni, che nella presentazione scrive: "Autore immaginifico, raffinato e personalissimo, cresciuto alla Gewerbewschule triestina sotto la guida di Scomparini e successivamente alla Kunstgewerbwschule e all'Accademia di Vienna, il pittore seppe transitare nell'ambito artistico della prima metà del secolo scorso, riuscendo a interpretarne in modo del tutto originale alcune fondamentali tendenze espressive dell'epoca. Ciò accadde grazie a una creatività senza fine, portata a volte al limite estremo del linguaggio narrativo in bilico tra Secessione e Liberty da una parte, divisionismo e palpiti surreali dall'altra.
Una ventina di opere su carta, connotate da grande eleganza, quasi tutti pezzi rari e poco noti, tra tempere, tecniche miste, oli, disegni a penna e matita e incisioni, assieme a un inedito di grande bellezza intitolato Tramonto, ricompongono fino al 28 novembre l'atteggiamento mentale e le scelte estetiche ricche e virtuose dell'artista, nato a Vienna nel 1886 con il nome di Viktor Tümmel da nobile stirpe tedesca e friulana e spirato nel nostro ospedale psichiatrico nel 1949".
Immagini:
1. Vito Timmel, Tramonto, tecnica mista su cartone, 1939
2. Vito Timmel, Case-interno, tecnica mista su cartone, 1943
Sergio Gerzel
termina il 25 novembre 2007
Lega Navale - Trieste
Mostra lampo del pittore triestino, presentata dall'architetto Marianna Accerboni. Comprende una sequenza di oli su tela e di tecniche miste su carta realizzate dall'artista nel 2007 appositamente per l'occasione. Sergio Gerzel - scrive Accerboni - è alla sua prima esperienza espositiva: dipinge con passione da più di un decennio e si accosta con riservatezza e modestia a questa personale (che fa seguito alla partecipazione a numerose collettive), in cui propone una sintesi della propria espressione pittorica più recente e della propria concezione della vita.
Al centro delle sue composizioni c'è l'unione fra gli esseri umani e, in particolare, la rappresentazione della coesione del nucleo familiare, che l'artista, avvalendosi del colore a olio, identifica nella Sacra Famiglia. A tale primo gruppo di opere di grande dimensione, tutte realizzate nel 2007 appositamente per l'esposizione, il pittore accosta anche un lavoro in cui compare la figura del Cristo morente, la resurrezione del quale è originalmente raffigurata da un caleidoscopio cromatico dipinto nella parte inferiore dell'opera.
Assieme a questi oli viene esposta anche una serie di tecniche miste su carta (carboncino, pastello e acrilico) di recentissima fattura, in cui il simbolismo presente nelle tele si sviluppa in una sorta di messaggio di lieve valenza surreale e d'impostazione più libera, nel quale la fantasia dell'artista si libra con maggiore evidenza secondo suggestioni oniriche e fantastiche. Vi compaiono altresì reminiscenze auliche sospese in un'atmosfera leggermente ieratica, sottolineata da rimandi mitologici, i quali, attraverso l'allusione a Minerva e alla donna guerriera, narrano di sottili equilibri interiori.
Gerzel, triestino di nascita, ha appreso dapprima le tecniche pittoriche nell'atelier sardo di Antonino Amore, pittore, scultore e poeta siciliano di famiglia borbonica, attivo nella Roma postbellica, fervida di fermenti e di idee, in cui visse le esperienze dell'avanguardia a fianco di Burri, Guttuso e Fontana, dopo essere stato accolto nel '46 nella casa studio di Giacomo Balla, dove abitò fino alla morte del grande futurista. Dalla frequentazione dell'atelier di Amore, Gerzel ha tratto in parte la forza dei volumi importanti e dei segni decisi e l'interesse per la figura del Cristo, che hanno caratterizzato la sua prima maniera. Successivamente - conclude il critico - il pittore ha studiato con l'artista triestino Diego Polli, già allievo di Pietro Annigoni, mentre attualmente sta affinando la propria arte sotto lo sguardo attento di Franco Chersicola nel fascinoso, antico atelier del maestro, situato sulle pendici delle alture che sovrastano il golfo del capoluogo giuliano.
Federico II e gli Ebrei. Un'epoca di tolleranza e floridezza
di Vincenzo Mercante, Edizioni Il Fiorino, pagg.135, €12,00
"Questo breve saggio" scrive Mercante nella prefazione "si presenta come logica conseguenza del mio precedente studio dedicato a I Sefarditi, Saggi Ministri di Califfi e Re, pubblicato recentemente da Alinari. L'Al-Andalus dei secoli X-XIII presentava infatti nella Spagna delle tre culture (musulmana, cristiana ed ebraica), eccettuato il periodo della dinastia degli Almohadi, un clima di tolleranza, floridezza e cultura tali da lasciare un segno perenne nel corso dei secoli. L'eredità non andò perduta per qualche centinaio di anni: infatti la "Reconquista", che si proponeva di riportare sotto le insegne del Cristianesimo la penisola iberica, s'imbattè in un sovrano quale Alfonso X di Castiglia (1221-1284), così illuminato da essere soprannominato "il Savio". Egli si distinse infatti per la sua opera di mecenate, rendendo la sua corte un centro di sapere aperto a ogni ramo scientifico, soprattutto quello giuridico.
Cronologicamente il suo operato si colloca alcuni anni dopo l'avventura di Federico di Svevia, ma i due sovrani presentano alcune caratteristiche comuni, prima fra tutte la tolleranza nei confronti di musulmani ed ebrei. Poco prima infatti nel centro del Mediterraneo la forte personalità dell'imperatore svevo" prosegue l'autore "aveva già instaurato una convivenza tra le tre culture e di conseguenza tra le tre religioni, che lascia ancor oggi stupiti per la modernità del concetto di tolleranza, che lungo i secoli ha tanto appassionato filosofi e saggisti, da John Locke (1632-1704), che scrisse la Lettera sulla tolleranza, a Voltaire (1694-1778), autore del Trattato sulla tolleranza.
A tale moderno concetto di liberalità e all'implicito messaggio e invito alla pace contenuto nel libro, si accosta anche l'avanguardia architettonica presente a Castel del Monte in Puglia, trattato in appendice dall'architetto Marianna Accerboni. Il maniero fu fatto erigere da Federico II tra il 1240 e il 1250 e fu straordinariamente dotato di servizi, quali latrine, camini, condotte idrauliche, e di agi e lussi, inusitati per l'epoca e inseriti in un'architettura densa di riferimenti simbolici, matematici e geometrici: "una dimora possente" - così Accerboni - "in cui s'incontrano il pensiero e l'azione, che sembra concepita, filosoficamente, quale luogo per meditare e non per combattere".
Il volume si conclude con gli apporti in appendice di Giorgio Galazzi, che tratta della Scuola Medica Salernitana, e con un accenno al trattato sull'arte della caccia con gli uccelli, composto in latino da Federico II. Vincenzo Mercante, noto studioso, è insegnante, esperto di comunicazione massmediale e collaboratore, in qualità di pubblicista, di varie testate. Federico II e gli Ebrei. Un'epoca di tolleranza e floridezza è il suo diciottesimo libro.