Presentazione romanzo "Lo Schiaffo", di Nidia Robba
11 dicembre 2012, ore 18
Austria-Italia Club - Milano
Presentazione del diciassettesimo libro della scrittrice e poetessa triestina Nidia Robba, Lo Schiaffo (pgg.202, €13,00) ed edito da La Mongolfiera Libri. Il volume (...) sarà presentato da Helga Lumbar, che leggerà anche alcuni passi del romanzo. "Con quest'ultima fatica Nidia Robba, sensibile scrittrice ottantanovenne, premiata dal Comune di Trieste con una targa alla carriera - scrive Accerboni - giunge all'ottavo romanzo e al diciassettesimo libro, considerando anche i volumi di liriche. Il romanzo narra, con la consueta sensibilità, passione e competenza storica e di costume, l'incontro e il rapporto tra l'irredentista Ugo, triestino di idee mazziniane, che per il suo credo politico si trova al confino in Austria, Hilde, austriaca di Graz, e il torinese Ezio.
Tre mondi e tre culture s'intrecciano dunque a Trieste e a Graz, dove si svolge il racconto, ambientato tra il periodo della prima guerra mondiale e il decennio successivo: quella italiana e quella austriaca, ma anche quella ellenica, molto presente ieri e oggi nel capoluogo giuliano, cui è legata la protagonista femminile. In gioco ci sono sentimenti d'amore e d'amicizia, vissuti intensamente sullo sfondo di una Trieste di un secolo fa, nei cui luoghi più significativi l'autrice ci conduce quasi per mano.
Da viale XX Settembre (che lei chiama col vecchio nome di Acquedotto) a piazza Goldoni fino a piazza Unità, lungo il mare e nei luoghi della cultura, come il Caffè Tommaseo, il Teatro Verdi e il Rossetti, Miramare, l'ottocentesca Biblioteca Civica, permeando il racconto dell'amata cultura classica, dell'interesse per la mitologia e la storia e per la cultura, la musica e il Romanticismo tedesco. Con una scrittura dal ritmo incalzante, sottolineata da numerosi coup de théâtre, lirico sentire e grande partecipazione ai sentimenti, come avviene in tutti i suoi appassionati scritti, Nidia Robba riesce ancora una volta a tenere il lettore appeso a un filo, grazie a una prosa avvincente, che non lascia respiro fino alla conclusione, a una scrittura essenziale e colta in modo lieve, la quale lascia trasparire un'istintiva vena esoterica."
Carolina Franza
06-19 dicembre 2012
Banca Nazionale del Lavoro ai Portici di Chiozza - Trieste
In occasione di Telethon, per sostenere la ricerca sulle malattie genetiche, una mostra di icone inedite, dai colori delicati, della pittrice triestina Carolina Franza, realizzate nell'estate 2012 e ispirate alle pietre preziose. Ogni tavola, realizzata con fedeltà filologica ma nel contempo con estro creativo molto personale e raffinato, è dedicata a una pietra: ametista, topazio, acquamarina, zaffiro, smeraldo e rubino chiarissimi e diamante. A quest'ultimo è dedicata una Madre di Dio della Tenerezza interpretata attraverso il grafismo del bianco e del nero e dipinta, non a caso, tra la festa della Trasfigurazione e il 15 agosto, giorno della Madonna Assunta. Saranno esposte anche 2 icone rotonde, che rappresentano magicamente due angeli.
Carolina Franza incomincia la ricerca in Italia e all'estero per un'arte che unisca in sé la conoscenza dei colori della pittura su tavola nel loro aspetto pittorico e scientifico, la filosofia dei soggetti rappresentati e le sue misure, venendo a contatto con opere della "Tradizione" di altri popoli. Segue a Firenze le lezioni della pittrice Luisa del Campana e apprende la necessità di impadronirsi di tutti gli stili. E' del 1981 l'incontro con gli insegnamenti di Tommaso Palamidessi e il 1989 vede la realizzazione e la presentazione delle prime icone, che prendono a modello, come avviene tradizionalmente, l'iconografo russo S. Andrej Rublev, con la verifica e l'ispirazione costante del suo maestro d'rrte Alessandro Benassai. Nel 1989 inizia a Firenze l'attività espositiva che prosegue tuttora intensissima in Italia e all'estero.
Armando Casalino: MitoLogicaMente
08 dicembre (inaugurazione ore 18.30) - 22 dicembre 2012 (prorogata al 5 gennaio 2013)
Atelier WorkingART - Trieste
La mostra dell'artista fotografo Armando Casalino, che sarà introdotta dall'architetto Marianna Accerboni, propone 21 foto di grande dimensione realizzate nel 2012 con tecnica digitale su supporto rigido. "In un'epoca come quella contemporanea" - scrive Marianna Accerboni - "in cui il mito, nell'accezione culturale del termine viene trascurato o addirittura negletto, come appare chiaramente anche nell'acuto saggio Nuovi riti nuovi miti, di Gillo Dorfles, il fotografo-artista Armando Casalino compie un'operazione originale, raffinata e giocosa, nel riproporre i protagonisti di questo nostro passato remotissimo e ancestrale, secondo una mise en scène sottesa da una forte vis passionale e da un cromatismo icastico ed essenziale.
Un lavoro, in cui, sullo sfondo nero della scena, risulta protagonista la luce, ottenuta attraverso led, che sottolinea e attualizza il pathos antico e spesso estremo, del mondo mitologico, espresso attraverso colori essenziali e decisi, simbolici. Un lavoro di arte visiva che s'intreccia al concetto di regia, poiché i protagonisti di questa pièce silenziosa e accattivante sono coordinati in tal modo da Casalino, fino a comporre, con la collaborazione di truccatori, parrucchieri e costumisti, venti affreschi di grande impatto emotivo, in cui risuonano i grandi temi tragici ed eterni...
E' un'operazione di sapore pittorico-teatrale, in cui s'intrecciano, sotto il profilo critico, il linguaggio simbolista, il gusto per la performance, l'arte scenica e l'arte fotografica, intesa quest'ultima come una sorta di azione pittorica, che ci dona una visione contemporanea del mito classico, con la speranza che esso diventi interessante e affascinante motivo di curiosità e conoscenza anche per le giovani generazioni. Nel tema della luce s'inserisce il linguaggio severo e intenso del corpo, dall'attenta e intensa gestualità, accentuato dall'arte del trucco e dall'effetto eloquente dei tatuaggi eleganti, che scivolano nella body painting art.
Operazione coraggiosa, quella di Casalino, sostenuta da un impegno e da una professionalità molto alti e condotta dall'autore - in questo caso non solo fotografo, ma anche regista, sceneggiatore, scenografo e pittore - con molta misura e un equilibrio, tanto più difficile da raggiungere, in quanto espressione di valori e sentimenti forti, non a caso spesso rappresentati nella tragedia greca, sinonimo di tragedia per eccellenza. Saffo, Atena, Eris, Medusa, Pandora, Caronte, Persefone, Selene, le Erinni, l'oracolo di Delfi e altri protagonisti del Mito si alternano e si susseguono in mostra nella luce e nel colore, traducendo in coinvolgente realtà, antiche e recondite pulsioni, che certamente stanno all'origine dell'intensa creatività di Casalino.
Armando Casalino (Trieste, 1963), inizia a fotografare con la Ferrania 35mm del padre, poi con una Ferrania Eura 6×6 e negli anni '70 con una Polaroid ZIP, approdando qualche anno dopo alla Olympus OM1. Sperimenta in camera oscura lo sviluppo e la stampa del 35mm b/n e diverse tecniche quali l'infrarosso, la foto notturna ecc. Nel '96 acquista la prima macchina digitale compatta, poco dopo passa alle Reflex semiprofessionali, abbandona quindi definitivamente la Reflex 35mm e passa al digitale professionale. Inizia a fotografare saggi, spettacoli ecc. Partecipa a mostre collettive e concorsi fotografici di prestigio, classificandosi quasi sempre ai primi posti.
"Un giorno" - racconta Casalino - "mentre fotografavo uno spettacolo teatrale di danza, iniziai a sentire qualcosa che non avevo mai notato: le figure che vedevo sul palco, mi davano qualcosa di più, di diverso, mi ispiravano e mi scatenavano emozioni che in precedenza avevo provato solo nell'ammirare le grandi opere d'arte dei maestri contemporanei. Da qui ebbi l'idea di mettermi in gioco con qualcosa di diverso, non più la fotografia come semplice ritrattistica delle scene di vita, ma di usare la fotografia come fosse un pennello e una tela dove incidere, scolpire le mie emozioni nell'intento di trasmetterle a chi guarda. Credo di non fare della fotografia, ma di usare il mezzo fotografico per trasmettere le mie emozioni attraverso la luce. Questo" conclude l'autore "è il mio modo di condividere con chi guarda le mie opere".
Riccardo Dalisi incontra il pubblico alla Lux Art Gallery di Trieste
03 dicembre 2012, ore 09.30
Riccardo Dalisi (Potenza, 1931), ha ricoperto la cattedra di Progettazione presso la facoltà di Architettura di Napoli. Presso la stessa facoltà è stato direttore della Scuola di Specializzazione in Disegno Industriale. Negli anni Settanta, assieme a Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Andrea Branzi e altri, è stato tra i fondatori della Global Tools, contro-scuola di architettura e design che riuniva tutti i gruppi e le persone che in Italia coprivano l'area più avanzata della cosiddetta "architettura radicale". Nel 1981 ha vinto il premio Compasso d'Oro per la ricerca sulla caffettiera napoletana.
Da sempre impegnato nel sociale, ha fondato l'Università di strada, l'associazione Semi di Laboratorio e ha promosso il Premio "Compasso di latta", iniziativa per una nuova ricerca nel campo del design nel segno del sostegno umano, della ecocompatibilità e della decrescita. Negli ultimi trent'anni si è accostato sempre più all'espressione artistica come via regiadella sua vita dedicandosi intensamente alla creazione di un rapporto sempre più articolato e fecondo tra la ricerca universitaria, l'architettura e il design, la scultura e la pittura, l'arte e l'artigianato, mantenendo al centro la finalità di uno sviluppo umano attraverso il dialogo e il potenziale di creatività.
Nel 2010, dopo una lunga ricerca preparativa, ha promosso la prima edizione del Premio "Compasso di latta", iniziativa per una nuova ricerca nel campo del design nel segno del sostegno umano, della ecocompatibilità e della decrescita. Diverse mostre dedicate alla sua attività di architetto, di designer, di scultore e di pittore sono state allestite in Italia e all'estero. Tra queste citiamo: la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano, la Biennale di Chicago, il Museo del Design di Denver, il Guggenheim Museum di New York, il Museo di Copenaghen, il Museo di Arte Contemporanea di Salonicco, Palazzo Reale di Napoli, la Fondazione Cartier di Parigi, il Museo delle Arti Decorative di Montreal, il Tabak Museum di Vienna, il Museo Zitadelle Spandau di Berlino, Castel dell'Ovo a Napoli.
Annamaria Ducaton: Silenzi
01 dicembre (inaugurazione ore 18.00) - 14 dicembre 2012
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
Mostra personale della pittrice Annamaria Ducaton, introdotta dall'architetto Marianna Accerboni e dal professor Paolo Quazzolo. La rassegna propone una sequenza di raffinate opere recentissime, realizzate a tecnica mista in occasione della mostra. Martedì 4 dicembre, ore 17.30, alla sala Baroncini delle Assicurazioni Generali verrà promosso, su iniziativa dell'artista, un intervento - Elogio del silenzio - condotto dal prof. Pier Aldo Rovatti, docente di Filosofia Teoretica e Contemporanea alla Facoltà di Lettere dell'Università di Trieste e direttore dal 1974 della rivista di folosofia "au aut" edita da Il Saggiatore.
Annamaria Ducaton ha al suo attivo oltre 80 mostre personali e ha esposto alla XI Triennale di Milano e in numerosissime mostre collettive. Sue personali hanno avuto luogo a Trieste, Gorizia, Udine, Trento, Milano, Torino, Roma, Bologna, Genova, S. Bonifacio (Verona), Brunico, Dobbiaco, Bolzano, Maniago, Salisburgo, Graz, Helsinki, Basilea, Stoccolma, Lubiana, Isola d'Istria, Terezin (Rep. Ceca), Venezuela, California. Importanti sono i cicli "La porta dell'anima", omaggio a Anna Frank, "Kalevala" dedicato ai miti del Grande Nord, "La donna del mare" (Ibsen), Metamorfosi e ironie (Kafka), Gustav Mahler V Sinfonia e Das Lied von der Erde. Ha creato scenografie per Prokofiev, Cantico delle Creature, Magie Spagnole, Cuore. Ha eseguito un murale di 20 mq all'interno della Cattedrale Nuestra Señora della Soledad, Venezuela. Tra le sue pubblicazioni: catalogo "Anna Frank: la Porta dell'Anima" (Edizioni Edicolor, 2001); Amiche mie carissime (Hammerle Editori, 2002); Affabulazioni (Franco Rosso Editore, 2009).
Adriana Marchetti: Ritratti interiori
29 novembre (inaugurazione ore 18.30) - 17 dicembre 2012
Sala Comunale d'Arte - Trieste
La mostra sarà introdotta sul piano critico dall'arch. Marianna Accerboni. In esposizione una trentina di opere realizzate negli anni 2000 a matita, pastelli colorati, fusaggine e tecnica mista dedicate soprattutto al tema del ritratto accanto a quello della natura morta. "Racchiude in sè tutta l'angoscia insita nel linguaggio espressionista, ma un raggio di luce limpidissima" - scrive Marianna Accerboni - "come quella che s'intravvede dalle finestre della sua casa-studio, affacciate sulla parte industriale del golfo di Trieste, penetra gli occhi dei soggetti ritratti con pertinenza e fascino o avvolge le geometriche nature morte di morandiana memoria.
Innamorata da sempre dell'arte e attiva in questo campo fin dalla prima giovinezza, Adriana Marchetti, già stretta collaboratrice per decenni di Marino Cassetti, ma impedita dalla famiglia d'origine a intraprendere professionalmente la nobile via della pittura, avrebbe rappresentato nella storia triestina uno dei tanti talenti perduti, se una volontà fortissima o meglio l'ineludibile necessità di compiere la mission per cui ognuno di noi è venuto al mondo, non l'avessero condotta, ormai già adulta, a dedicarsi completamente a questa diciplina.
Ed ecco una galleria d'intensissimi ritratti, realizzati a matita, a fusaggine e con pastelli colorati, sua tecnica preferita, in cui il segno scava dentro l'animo del soggetto e, attraverso luce, sapiente chiaroscuro e colore, ne disegna la personalità e il temperamento impietosamente ma umanamente, con obiettiva sensibilità. Altre raffinate occasioni d'ispirazione, sono le statue: una serie di gessi antichi che prendono vita attraverso il segno dell'artista, interpretando pulsioni e stati d'animo, contesti e storie diverse, come se il mito di Pigmalione e Galatea rivivesse nelle sue opere.
Più generi s'intrecciano armoniosamente nella creatività di quest'artista triestina dal linguaggio fine e intriso di grande intensità, autrice di una pittura che sa essere estetizzante e nel contempo carnale. Nel suo sangue si mischiano ascendenze istro-venete e francesi e il ricordo di un bisavolo capitano di fregata austriaca: lei appartiene a quella Trieste coltissima e multiculturale, dimessamente signorile, le cui origini e la cui espressione si riallacciano, sotto il profilo artistico, alle novità promosse dalle avanguardie all'Accademia di Monaco, attraverso personaggi del calibro di Klee e di Kandinskj, o espresse all'Accademia di Vienna da Oskar Kokoschka, in una vibrante liaison d'energia e di talento, che come un filo sottile lega ancora Trieste e i suoi artisti al cuore dell'Europa."
Adriana Marchetti, laureata in Storia del Teatro alla Facoltà di Lettere Moderne all'Università di Trieste, ha realizzato numerose regie teatrali, tra cui in particolare Insulti al pubblico di Peter Handke. Ha collaborato alle pagine culturali de Il Piccolo, Il Messaggero Veneto, Il Gazzettino, Il Meridiano e alla rivista milanese Il Cavallo di Cavalcanti. Dipinge da sempre. Ha collaborato continuativamente dal 1965 al 1979 con il Maestro Marino Cassetti. Ha studiato con i pittori Isabel Carafi, Girolamo Caramori e Raffaella Busdon. Hanno scritto di lei Marianna Accerboni (Trieste), Guido Oldani (Milano) e Gillo Dorfles (Milano).
Stelio Crise. Il bibliotecario curioso
di Roberto Costa Longeri, Ibiskos Editrice Risolo, €10
Presentazione libro
21 novembre 2012, ore 18
Libreria Minerva - Trieste
Il prof. Roberto Costa Longeri presenterà, assieme a Luigi Milazzi, già presidente Unesco Trieste, il suo libro. Crise, nato a Trieste nel 1915, morto nel 1991, è stato bibliotecario e grande innovatore del sistema bibliotecario, organizzatore culturale entusiasta e appassionato, intellettuale, scrittore e critico, cultore di libri. Fu amico di Saba, Marin, Giotti, Stuparich, Anita Pittoni e di Stanislaus, fratello di Joyce, e in contatto con tanti intellettuali di passaggio a Trieste come Gatto, Montale, Bacchelli, Ungaretti, Dos Passos, Sereni, Pasolini, Piovene, Bo, Pampaloni, Scheiwiller. Per oltre vent'anni scrisse per la Terza pagina de "Il Piccolo", recensendo le novità librarie e analizzando la vita culturale e sociale triestina.
Recentemente è stata intitolata a suo nome la Biblioteca Statale di Trieste. Roberto Costa Longeri ha partecipato alla Resistenza nelle file di Giustizia e Libertà. E' professore emerito della Facoltà di Architettura di Trieste. Si è impegnato in Africa e nella cooperazione allo sviluppo nei Balcani. E' stato consigliere alla provincia di Trieste. Nel 2000 è stato medaglia d'oro del Presidente della Repubblica ai benemeriti della scienza e della cultura. "Questo contributo di Costa a far rivivere Stelio Crise così come noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere e di frequentarlo" scrive Milazzi nella prefazione al libro "mi consente di rinnovare la mia riconoscenza a Stelio Crise, per la sua amicizia, per la generosità del suo giudizio e della sua stima e per tutti i preziosi suggerimenti e consigli di cui ho potuto fare tesoro".
Mostra del Paesaggio
45esima edizione, 17 novembre (inaugurazione ore 19.00) - 31 dicembre 2012 (prorogata al 13 gennaio 2013)
Lux Art Gallery - Trieste
Si rinnova quest'anno lo storico appuntamento della Mostra del Paesaggio, giunta alla 45° edizione e promossa dalla Società Artistico Letteraria di Trieste (fondata nel 1945 dal poeta Marcello Fraulini). La rassegna delle opere selezionate, diretta da Giorgio Parovel, che con questa mostra apre la stagione espositiva 2012/ 2013 e propone alla città una serie di nuovi appuntamenti d'arte. La rassegna, curata da Marianna Accerboni, Sergio Brossi, Antonio Denich ed Enrico Fraulini, si avvale del contributo della Banca di Credito Cooperativo di Staranzano e Villesse.
In mostra 75 opere tra dipinti, sculture, fotografie, grafiche, video-art e installazioni, realizzate dai più significativi artisti della Regione FVG, tra cui i friulani Giorgio Celiberti, Giuseppe Zigaina, Claudio Feruglio, Sergio Altieri e Nicola Tomasi, i triestini Bruno Chersicla, Livio Rosignano, Franca Batich, Gabry Benci, Donato Riccesi, Bruno Ponte, i pittori di cultura slovena Claudio Palcic, Jasna Merkù ed Emiljia Podiarvosek, la polacca Uzia Ograbek, i francesi Vincent Brunot ed Elise Julie Pasquier. Ospite d'onore è Riccardo Dalisi, grande artista-architetto di origine lucana e di fama europea, Compasso d'Oro 1981, che sarà protagonista di uno degli eventi collaterali della rassegna. Quest'ultima rimarrà visitabile fino al 31 dicembre 2012.
In mostra convergono ogni anno molteplici aspetti del linguaggio artistico contemporaneo, riuniti ora nella prestigiosa sede della Lux Art Gallery, inaugurata nel 2011 con una mostra e un evento multimediale di musica e luce promosso da Giorgio Parovel, curato dall'arch. Marianna Accerboni e dedicato al pittore Nello Pacchietto. L'articolata rassegna, cui inviano ogni anno i propri lavori numerosi artisti di Trieste, del Friuli Venezia Giulia, di altre regioni italiane e paesi stranieri, si propone di offrire un panorama a 360° dell'arte visiva ispirata al tema del paesaggio. Nel corso dell'esposizione sono previsti alcuni eventi collaterali
La Mostra del Paesaggio rappresenta uno storico e atteso appuntamento per gli artisti e per il pubblico triestino e della Regione. Le sue origini risalgono infatti alla fine del 1960, quando il professor Marcello Fraulini, fondatore della Società Artistico Letteraria - SAL intuì che la pittura di paesaggio era tutt'altro che morta, ma che in essa si potevano racchiudere significativi aspetti del linguaggio artistico contemporaneo. Così tra il 1960 e il 1961 nella sede triestina dell'USIS si tenne la prima edizione della Mostra del Paesaggio, cui parteciparono i più bei nomi dell'arte locale dell'epoca.
Di sede in sede, dal Circolo Terni al Circolo Italsider, dal Bastione Fiorito del Castello di San Giusto a Palazzo Vivante, dagli spazi al pianoterra del Palazzo del Lloyd della Presidenza della Regione alla Biblioteca Statale di Palazzo Morpurgo e a Palazzo Costanzi, la prestigiosa iniziativa, uno degli appuntamenti espositivi più riusciti e frequentati dell'anno per qualità delle opere e numero degli artisti partecipanti, è infine approdata alla Lux Art Gallery, ampio ed elegante spazio espositivo, che si pone come nuovo punto di riferimento artistico-culturale di Trieste.
Espongono: Lucia Daniela Rumini, Roberto Micol, Enzo Marsi, Anita Nemarini, Nicola Tomasi, Alberto Strambaci, Giulia Noliani Pacor, Franco Degrassi, Femi Vilardo, Alice Psacaropulo, Olivia Siauss, Diana Bosniak, Fabio Dotta, Ferruccio Bernini, Olga Micol, Renato Manuelli, Adriano Fabiani, Roberto Tigelli, Corrado Alzetta, Marino, Marinelli, Vincent Brunot, Uzia Ograbek, Sergio Altieri, Bruno Ponte, Mirella Schott Sbisà, Elsa Delise, Paolo Giorio, Giovanna Ericani, Claudio Sivini, Livio Zoppolato, Nora Carella, Loredana Riavini, Flavio Girolomini, Walter Marin, Bruna Daus, Roberto Budicin, Egle Odilia Ciacchi, Tullio Gombac, Bruno Chersicla, Paolo Bonifacio, Benito Postogna, Elettra Metallinò, Adriano Bon, Emiljia Podjavorsek, Adriano Stok, Gorgio Schumann, Miriam Sarricchio, Rossana Longo, Giulia Parovel, Annamaria Ducaton, Elise Julie Pasquier, Gabry Benci, Aldo Famà, Raffaella Busdon, Claudia Raza, Vitale Maurizio Morassutti, Elena Sanchini Borruso, Jasna Merkù, Enzo Mari, Megi Pepeu, Livia Bussi, Riccardo Dalisi, Alice Zen, Franca Batich, Villibossi, Claudio Palcic, Donato Riccesi, Livio Rosignano, Marino Sterle, Giuseppe Zigaina, Piero Toresella, Giorgio Celiberti, Claudio Mario Feruglio, Edi Kante, Massimo Premuda.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Claudio Palcic, Nuvola e legno, tecnica mista cm.120x180, 2009
2. Bruno Chersicla, Città Della Mente, grafite cm.50x35, 2008
Pittura al femminile
Gabriella Dipietro, Dilva Musizza, Bruna Naldi, Valdea Ravalico e Serena Vivoda
17 novembre (inaugurazione ore 17.30) - 30 novembre 2012
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
"Una grande freschezza cromatica e un'incisiva luminosità" scrive Marianna Accerboni, curatrice della mostra "caratterizzano i dipinti a olio delle pittrici Gabriella Dipietro, Dilva Musizza, Bruna Naldi, Valdea Ravalico e Serena Vivoda, che rappresentano cinque modi diversi di pensare la luce e le forme e che, pur avendo sperimentato anche momenti formativi diversi, trovano nell'insegnamento di Livio Mozina, una sorta di eloquente fil rouge. Gabriella Dipietro sa oscillare da una rappresentazione quotidiana del reale - esplicitata per esempio attraverso la visualizzazione di taglio prettamente narrativo di un angolo di Venezia - a un coinvolgente simbolismo. Nata a Gorizia nel 1965, vive e opera a Trieste. Laureata in Scienze Politiche, ha conseguito un Master in analisi e gestione della comunicazione.
Ha iniziato a dipingere giovanissima sotto la guida affettuosa del pittore acquarellista Lido Dambrosi. Alternativamente e per brevi periodi è stata allieva dei pittori Claudio Cosmini, Guido Porro e Paolo Cervi Kervischer. Negli ultimi anni si è appassionata alla pittura iperrealista seguendo alla Galleria d'Arte Rettori Tribbio di Trieste, la Scuola del pittore e amico Livio Možina, vitale simposio e luogo d'incontro per scambiare idee, interessi e passioni comuni. Dilva Musizza dimostra un notevole e originale estro creativo d'inclinazione squisitamente espressionista.
Avvalendosi di quest'ultimo, interpreta e intreccia stati d'animo e paesaggi, sottolineandoli con una valenza cromatica vivace e brillante, d'ispirazione quasi fauve e dall'equilibrata ma intensa carica emozionale, e con un agile gesto pittorico, connotato da grande immediatezza e spontaneità. Dopo un'iniziale esperienza fotografica, si avvicina alla pittura grazie alla frequentazione dell'Atelier di Livio Možina, dove con gusto impressionista inizia a trasporre sulla tela i ricordi dei suoi viaggi in Africa. Il suo stile personale si manifesta più tardi con l'adesione al lessico espressionista, esplicitato attraverso veloci colpi di colore e soggetti ispirati alla realtà che ci circonda.
Attualmente l'artista prosegue la propria ricerca, tesa a interpretare attraverso l'arte visiva stati d'animo ed emozioni. Di forte fascino e bellezza sono le composizioni di Bruna Naldi, sostenute da abilità tecnica e amore per il particolare: con schietta ed elegante aderenza al soggetto, l'artista interpreta sul piano pittorico la ricchezza della natura, facendo scaturire dal suo gesto un armonico linguaggio quasi iperrealista, che esalta con timbro equilibrato il significato del tema. Dal 2002 al 2007 ha frequentato i corsi di Hauser all'Università della Terza Età e quelli di acrilico, tempera e disegno sotto la guida degli insegnanti Rozman, Girolomini e Barbo. Dal 2007 al 2010 ha seguito i corsi di olio su tela e seta di Luciana Tiepolo. Da quattro anni frequenta i corsi di pittura tenuti da Livio Možina e partecipa alle mostre collettive dell'Atelier alla Galleria Rettori Tribbio di Trieste.
Valdea Ravalico dimostra con queste opere recenti una raggiunta maturità del gesto pittorico e della propria capacità creativa: l'artista si esprime infatti secondo un linguaggio d'ispirazione postimpressionista, denso di sensibilità cromatica e di forza vitale, palesando una grande libertà compositiva, supportata da un'esperienza tecnica sempre più affinata. Ha studiato con i maestri Mario Rigoni, Walter Falzari e Ottavio Bomben e ha frequentato la Scuola Libera di Figura del Museo Revoltella e quella di Paolo Cervi Kervischer. Attualmente segue i corsi di pittura dell'Atelier di Livio Možina. Dai primi anni '90 espone in rassegne collettive a Trieste e in altre città italiane. Ha al suo attivo cinque mostre personali.
Serena Vivoda esprime con grande agilità e sensibilità per la bellezza, la propria interpretazione della natura, che sfuma in toni narrativi e tradizionali, riuscendo a far scaturire la luce da accostamenti cromatici essenziali. In particolare in certe opere, come per esempio il candido tralcio di fiori con farfalle, la composizione pittorica è sottolineata da una delicata e positiva vena poetica. Nata a Trieste, dove risiede, ha coltivato negli anni l'amore per l'arte, sperimentando diverse tecniche figurative e la pittura su vetro (ispirate a Gustav Klimt, maestro della Secessione Viennese, e al Liberty) e dipingendo tessuti e porcellana.
Dal 2009 frequenta l'Atelier del maestro Livio Možina, dove ha rinnovato l'ispirazione artistica, avvicinandosi alla pittura a olio e realizzando il sogno di dipingere quadri raffiguranti la natura e ciò che la circonda: rappresentazioni in cui la realtà è fedelmente interpretata attraverso la cura dei dettagli e la sensibilità per il dato luministico. Nel 2010, 2011, 2012 ha partecipato alle mostre dell'Atelier Možina allestite alla Galleria Rettori Tribbio."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Bruna Naldi, Margherite, olio su tela cm.40x60, 2012
2. Valdea Ravalico, La bora a Trieste, olio su tela cm.40x50, 2012
La bellezza per la bontà - L'arte aiuta la vita
Sala del Giubileo - Trieste, 30 ottobre (inaugurazione ore 18.30) - 09 novembre 2012
Castello di Duino - Trieste, 10-25 novembre 2012
La mostra è organizzata a favore del Premio alla Bontà Hazel Marie Cole Onlus, istituito da Aldo e Donatella Pianciamore, e curata dall'architetto Marianna Accerboni, che introdurrà l'esposizione. Partecipano 33 artisti triestini, provenienti da altre città italiane e stranieri. "Bontà e bellezza" - scrive Marianna Accerboni - "s'intrecciano in questa iniziativa, che premia la generosità e l'altruismo nel ricordo di Hazel Marie Cole, straordinaria figura di mecenate inglese, la quale fece di tali doti il proprio stile di vita.
Al di là del precipuo fine benefico, la rassegna, giunta quest'anno alla tredicesima edizione, ha il pregio di riassumere attraverso una trentina di opere, realizzate secondo tecniche diverse - dalla pittura a olio su tela o faesite, all'acrilico, alla tecnica mista su tavola, faesite, carta e tela; al gesso, alla gouache, pennarello, pastello, china e inchiostri colorati su carta; all'acquaforte, agli smalti e acrilici su tela, alla creta nera su cartoncino, al frottage pittorico, al disegno a matita - un panorama attraente e variegato del lessico artistico contemporaneo a Trieste, in Italia e all'estero. Inoltre, come in molte delle scorse edizioni, alla consueta e prestigiosa sede espositiva del Castello di Duino, si affianca anche quella della Sala del Giubileo. Gli artisti presenti seguono per la maggior parte due percorsi creativi: i più sono orientati a un'interpretazione essenziale della realtà, arricchita sovente di suggestioni oniriche, fantastiche, simboliche, metafisiche e surreali, altri seguono invece il filone narrativo.
Al primo gruppo appartengono la fascinosa e magica arte di Livia Bussi, dall'intenso e aggraziato respiro espressionista, venato d'intense e originali atmosfere e intuizioni; il realismo fantastico e metafisico dell'eccellente Giovanni Duiz, l'affabulazione originale e coinvolgente di Silva Fonda, il ricco immaginario di Fulvio Dot, che nell'opera esposta, sottolineata da preziosi dettagli, approccia una vena concettuale, e l'affascinante intuizione pittorica di Erika Stocker Micheli, sostenuta da un interessante rapporto tra segno e cromia; il linguaggio criptico di Dante Pisani, l'arte fantastica di Bruna Daus Medin, l'originale valenza simbolica della francese Valerie Bregaint e il dinamismo della sperimentazione espressionista di Alda Baglioni, mentre Alice Psacaropulo è presente con un'interpretazione surreale di Venezia, sommersa dall'acqua.
Di gusto surreale è anche l'originale e particolare assemblaggio materico di Paolo Guglelmo Giorio, mentre Paolo Calvino si esprime secondo una preziosa traccia legata al simbolismo fantastico. Un cenno a parte meritano la rappresentazione pittorico-architettonica di altissima qualità di Nicola Tomasi e l'interpretazione delicata e convincente del milieu romano senza tempo, realizzata con pittorica immediatezza dall'Ospite d'onore di quest'anno, Annie G. Blanchi. Al filone neoromantico fa riferimento anche la delicata e intensa ricerca cromatica e luministica, che rappresenta la nuova sperimentazione dell'inesauribile vena creativa di Nora Carella.
L'inclinazione neoromantica è lievemente approcciata anche da Claudia Raza nelle sue intense "visioni" ricche d'atmosfera, rimane la cifra prediletta anche della pittura evanescente di Giulia Noliani Pacor e caratterizza altresì la passione per l'acquerello, espressa con naturale e raffinato talento, da Marta Potenzieri Reale. Il filone narrativo è abbracciato, oltre che da quest'ultima, anche da Cristina Castellarin e dal vivo dinamismo figurativo di Rossana Longo. Simbolista e concettuale, e pur tuttavia venata di romanticismo, è invece l'opera a tecnica mista di Adriana De Caro, che ha poi proseguito brillantemente la propria ricerca principalmente in ambito fotografico.
Secondo l'indirizzo figurativo si esprimono anche Holly Furlanis, autrice di una pittura di taglio decorativo dal brillante cromatismo, e Nevia Gregorovich, che trae ispirazione dalla forza e dalla vitalità del mare. Un personalissimo linguaggio espressionista caratterizza le opere di Livio Zoppolato, artista molto capace e dalla vena sincera, e l'originale sperimentazione materico-simbolica di Adriano Stok. La ricerca espressionista si volge all'astrazione con l'elegante taglio geometrico di Elsa Delise e con i friulani Paola Martinella, dal raffinato timbro segnico e cromatico, ed Elvio Zorzenon, dall'efficace incisività nel rapporto segno-colore; e guarda all'informale con la vitalissima gestualità di Fabrizio Vascotto.
Patrizia Delbello presenta invece un'opera realizzata attraverso un calibrato e armonico intreccio di materiali, intriso di un fascino sottile concettuale, evocativo e accattivante. Appartiene infine a un'originale figurazione la pittura di Tarcisio Postogna, il quale lega altrettanto profondamente la propria personale rilettura dell'espressionismo alla lezione quattrocentesca e alla moderna tradizione americana ispirata anche al tema sociale: accomunato da una viva sensibilità per il tema umano il pittore è artisticamente legato a Megi Pepeu, a Claudio Nevyjel e a Enzo Mari, presente in questa rassegna, last but not least, con un raffinatissimo frottage."
Espongono: Alda Baglioni, Valerie Bregaint, Livia Bussi, Paolo Calvino, Nora Carella, Castellarin Cristina, Bruna Daus, Adriana De Caro, Patrizia Delbello, Elsa Delise, Fulvio Dot, Giovanni Duiz, Silva Fonda, Holly Furlanis, Paolo Guglielmo Giorio, Nevia Gregorovich, Rossana Longo, Enzo E. Mari, Paola Martinella, Giulia Noliani, Dante Pisani, Benito Postogna, Marta Potenzieri, Alice Psacaropulo, Claudia Raza, Erika Stocker, Adriano Stok, Nicola Tomasi, Fabrizio Vascotto, Livio Zoppolato ed Elvio Zorzenon con la partecipazione straordinaria della pittrice Annie G. Blanchi.
Incontro letterario internazionale dedicato a Constance Fenimore Woolson
25 ottobre 2012, ore 17.00-19.00
Casa della Musica - Trieste
Nell'ambito dei 'Pomeriggi culturali' della F.I.D.A.P.A. · Sezione Storica di Trieste, curati da Marianna Accerboni, incontro internazionale dedicato alla scrittrice americana Constance Fenimore Woolson (1840 - 1894), una tra le più importanti autrici statunitensi del XIX secolo. All'appuntamento - Scrittura e biografia tra vecchio e nuovo mondo - interverranno Marianna Accerboni e Gabriella Vaglieri, presidente e vicepresidente F.I.D.A.P.A. - Sezione Storica di Trieste, Edoarda Grego Pozza, membro Commissione internazionale Art&Culture BPW Italy F.I.D.A.P.A, Anne Boyd Riuox, professore di Inglese e di Women's and Gender Studies alla New Orleans University (USA), relatori Cristina Benussi, professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea e preside Facoltà di Lettere e Filosofia all'Università di Trieste, e Leonardo Buonomo, professore associato di Letteratura Angloamericana all'Università di Trieste
L'evento è organizzato da Edoarda Grego Pozza con Gabriella Vaglieri, responsabile Task Force Salute per il Distretto Nord Est della F.I.D.A.P.A., in collaborazione con Marianna Accerboni. L'occasione per questo incontro triestino, con cui la F.I.D.A.P.A - Sezione Storica di Trieste BPW Italy apre l'anno sociale 2012/ 2013, nasce dalla presenza in Italia della studiosa americana, Anne Boyd Rioux dell'Università di New Orleans, incaricata dalla John Hopkins University Press di scrivere la biografia di Constance Fenimore Woolson (1840-1894).
Per respirare l'atmosfera dei luoghi, o quel che ne resta, dove la scrittrice visse durante i quattordici anni della sua permanenza in Europa, la Rioux ha deciso di visitare Roma, Firenze e Venezia, città quest'ultima, dove la scrittrice morì, quasi certamente suicida. Woolson è stata una delle più importanti autrici americane del XIX secolo. Ha scritto sei romanzi di successo, racconti (di cui alcuni tradotti in italiano da Edoarda Grego e pubblicati da Sellerio), poesie, saggi, articoli, apparsi sulle più prestigiose riviste dell'epoca.
Molto nota a suo tempo, è stata riscoperta recentemente soprattutto per merito della Constance Fenimore Woolson Society, di cui Anne Boyd Rioux è attualmente presidente. Molto riservata - Woolson aveva chiesto a tutti i suoi corrispondenti, anche a Henry James, di cui fu molto amica, di distruggere le sue lettere - l'autrice ha lasciato poche tracce scritte della sua esistenza. Tale riservatezza ha per contro suscitato interpretazioni negative e illazioni non veritiere, specie sull'enigmatica amicizia con James e sulla sua misteriosa morte.
Nonostante la difficoltà di reperire materiali, la Rioux ha accettato l'incarico "per correggere le molte erronee impressioni che i biografi di James hanno provocato su Woolson e per mettere invece in risalto le qualità della donna e della scrittrice". Nel corso dell'incontro Cristina Benussi introdurrà il tema "Scrittura e (auto)biografia", mentre Leonardo Buonomo metterà a confronto Anne Boyd Rioux, la biografa, con Woolson, la scrittrice; Anne Boyd Rioux parlerà della biografia in fieri sulla Woolson, una donna libera, indipendente e di grande successo, "che non voleva essere conosciuta", anche se "avrebbe apprezzato la stima del prossimo".
Anne Fenimore Woolson è stata una delle più importanti scrittrici americane del XIX secolo. Nata e cresciuta negli U.S.A., viaggiò molto e trascorse gli ultimi 14 anni della sua vita, dal 1880 al 1894, in Europa, per lunghi periodi in Inghilterra e in Italia Tra gli anni 1880 e 1890, scrisse sei romanzi di successo, lodati anche dalla critica, e numerosi racconti, poesie e saggi pubblicati sulle più prestigiose riviste dell'epoca. Il suo lavoro fu spesso paragonato a quello di George Eliot e Henry James. Donna molto riservata, quando un famoso artista le espresse il desiderio di farle un ritratto da pubblicare su riviste e giornali, lei scrisse a un amico: "Non credo che, se a una donna capita di scrivere un po', la sua faccia o comunque la sua personalità debbano diventare proprietà del pubblico".
Fedele a tale riservatezza, chiese a tutti i destinatari di distruggere le sue lettere. Le conseguenze, per i posteri, sono la difficoltà di ricostruire le sue vicende terrene e le molte illazioni romanzesche, per lo più a suo discapito, che sono state fatte, soprattutto sul suo enigmatico rapporto con lo scrittore e amico Henry James e sulla sua misteriosa morte a Venezia (24 gennaio 1894). Anne Boyd Rioux insegna Inglese e Women's and Gender Studies all'Università di New Orleans (Lousiana, U.S.A.), ha scritto numerosi libri e articoli sulla letteratura e la cultura americana del XIX secolo, in particolare sulle scrittrici americane, tra cui la Woolson. E' presidente dell'Associazione intitolata a questa scrittrice.
Cristina Benussi, professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea alla Facoltà di Lettere di Trieste, di cui è Preside, ha pubblicato in volume, tra gli altri, saggi monografici su Michelstaedter, Svevo, Pirandello, Moravia, Calvino, sul carteggio tra Benco e D'Annunzio, sui romanzi d'esordio, sugli Scrittori di terra, di mare e di città. Recentemente ha studiato i rapporti tra letteratura ed ebraismo e, nella prospettiva delle minorities, ha lavorato sulle scritture di "genere", sulla tradizione letteraria degli autori dell'esodo e dell'emigrazione. L'ultimo volume è sul teatro sveviano (La forma delle forme). Leonardo Buonomo insegna Letteratura angloamericana all'Università di Trieste e fa parte del direttivo dell'Associazione Italiana di Studi Nordamericani. Ha scritto libri e articoli sulla letteratura dell'Ottocento, sugli scrittori italo-americani e più recentemente sulle serie TV.
Mittelart
19 ottobre (inaugurazione ore 18) - 04 novembre 2012
Museo d'Arte Moderna Ugo Carà - Muggia
www.benvenutiamuggia.eu
Mostra collettiva internazionale, con la presentazione critica di Marianna Accerboni, che mette insieme il lavoro di alcuni artisti tutti afferenti all'area della Mitteleuropa come Antonio Crivellari, Claudio Mario Feruglio, Carlo Fontanella, Roberto Tigelli, Gernot Schmerlaib e Toni Zanussi. L'assunto del progetto espositivo si può così esplicitare: "L'arte e la cultura della Mitteleuropa è un lungo cammino, percorso sempre da un filo rosso che nei secoli ha avvicinato i popoli di quest'area geografica unendo pensieri, racconti, riflessioni, spunti e creazioni artistiche con l'intento di migliorare la comprensione tra le genti e accrescere la conoscenza delle radici comuni di un territorio."
La mostra è organizzata dall'associazione Juliet e dall'Assessorato alla Cultura e Sport del Comune di Muggia, e va ad inserirsi nel fitto calendario 2012 delle esposizioni del progetto PRACC (Progetto Arte Contemporanea Museo Carà) che l'Amministrazione Comunale di Muggia ha varato già nel 2007 assieme alle associazioni culturali Photo-Imago, Gruppo78 e Juliet con l'intento di promuovere e valorizzare le nuove forme artistiche contemporanee, in una prospettiva nazionale e internazionale.
Devetta, il poeta del colore
01 ottobre - 09 novembre 2012
Palazzo del Consiglio regionale - Trieste
La bellezza e il valore di una pittura ricca di valenze cromatiche e tonali, da cui scaturisce la luce, e connotata con armonico equilibrio da un segno intenso e nel contempo delicato, rappresentano il filo conduttore della rassegna dedicata al grande artista, nei prestigiosi spazi del Palazzo del Consiglio Regionale. In tale sede è stato presentato in questi giorni anche l'elegante catalogo della rassegna (pgg. 82, Battello stampatore), che, attraverso 65 oli su tela e un acquarello di grande freschezza e immortale attualità, realizzati dal '40 ai primi anni '80, ricorda il pittore (Trieste 1912 - 1993) a quasi vent'anni dalla morte.
E' stato presentato da Piero Tononi, componente l'Ufficio di presidenza, assieme a Paolo Cavallini, nipote del maestro e curatore del coordinamento generale della mostra e del catalogo, e a Marianna Accerboni, autrice del testo critico della mostra. Le opere raccontano il percorso evolutivo lungo quarant'anni di Devetta, dal figurativo all'astratto, attraverso una continua ricerca artistica che lo ha portato a raggiungere prestigiosi traguardi come la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1966 e a numerose Quadriennali di Roma. Il nipote del pittore Paolo Cavallini ha ringraziato vivamente il Consiglio regionale e ha quindi ricordato che dagli inizi degli anni '40 il nonno si era dedicato a una ricerca pittorica, che pur sembrando istintivamente casuale, si era rivelata del tutto composta e ordinata nel suo insieme.
"Si può notare" ha precisato "il coesistere negli stessi periodi di dipinti figurativi e astratti, tutti ben contraddistinti dalla ricerca del gusto personale del colore, in quanto la sua esigenza era una sperimentazione cromatica in tutte le più svariate sfaccettature. Anche se la consacrazione avvenne con l'astrattismo, non smise il piacere di dedicarsi anche a lirismi di carattere interiore. Inoltre" ha spiegato Cavallini "gli spazi del palazzo che sembravano un po' stretti, non permettendo una ricostruzione cronologica del percorso dell'artista, alla fine hanno rivelato accostamenti finora ritenuti arditi, ma in realtà veramente molto convincenti.".
L'arch. Marianna Accerboni ha quindi sottolineato come la valenza europea e internazionale dell'opera di Devetta e la sua maturità espressiva si riallaccino alla posizione centro-europea di Trieste nel passato e nel presente, con l'antica frequentazione dei suoi artisti delle Accademie di Monaco, Berlino e Vienna, dove fluttuavano i germi delle avanguardie anche francesi e russe. "Spirito indipendente, isolato e riflessivo, Edoardo Devetta, pur in contatto con le avanguardie più significative del suo tempo come il Gruppo degli Otto (Basaldella, Birolli, Corpora, Morlotti, Santomaso, Turcato, Vedova capitanati dal critico Lionello Venturi), preferì tuttavia mantenere una posizione affine e sintonica, ma del tutto autonoma, conquistando prestigio nazionale nonostante la risevatezza, le modeste origini famigliari e l'isolamento di Trieste dopo il secondo conflitto mondiale".
Nuovo showroom di Continuità Arredamenti
Mostra di Michele Fiocco / Performance di musica e luce di Marianna Accerboni
12 ottobre 2012, ore 19
Porto San Rocco - Muggia (Trieste)
Inaugurazione di un nuovo e ampio spazio espositivo con una mostra dell'artista veneto Michele Fiocco (fino al 21 ottobre) e una performance di musica e luce ideata dall'arch. Marianna Accerboni. La nuova ed elegante sede fa il paio con quella di via Cologna, che, da sempre aperta all'arte, ospita il migliore design italiano e straniero nel campo dell'arredo e dell'illuminazione. La mostra dedicata a Fiocco, che sarà presente al vernissage, propone una sequenza di più di una ventina di opere recenti dell'artista, che predilige la grande dimensione e si esprime attraverso una raffinata tecnica mista, realizzata a olio, smalti e collage, la quale conferisce ai suoi lavori, soprattutto quelli più recenti, un'interessante valenza materica.
Una pittura declinata su tela di lino preparata, a volte su tela grezza di juta, che spesso si esprime anche attraverso terre colorate, acrilico, pastelli e matita e carboncino per gli ultimi ritocchi, accanto a collage di carta velina e di giornale. I temi prediletti da Michele Fiocco (1964), che ha iniziato a dipingere appena ventenne, sono soprattutto il cavallo, la bottiglia, il cuore, la torre degli scacchi e l'albero, che egli rivisita e rielabora in modo del tutto personale, intrecciando tali motivi in un linguaggio pittorico assolto secondo i crismi dell'espressionismo figurativo e del simbolismo e percepiti come una narrazione intesa anche quale equilibrio tra pieni e vuoti, espressi con intento surreale.
In tal modo Fiocco dà spazio a un universo fantastico e delicatamente ludico che, attingendo a due emblemi della natura, quali l'albero e il cavallo, e del sentimento, consentono al fruitore di uscire dalla mera realtà per approdare anch'egli sulla soglia di un sereno universo onirico, espresso attraverso un racconto armonico nel ritmo, nel segno e nel caldo cromatismo, e mediante convincenti icone autobiografiche
Viviana Zinetti: Le luci sul Tango
06 ottobre (inaugurazione ore 18) - 19 ottobre 2012
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
Mostra della pittrice Viviana Zinetti, dedicata al Tango, introdotta dall'architetto Marianna Accerboni. Danzatrice classica di origine torinese, l'artista, che ha solcato come solista e prima ballerina i palcoscenici di alcuni dei più importanti teatri italiani, da La Fenice di Venezia e L'Arena di Verona al Regio di Torino, dal Verdi di Trieste al Comunale di Bologna, al Bellini di Catania, espone ora un'intensa sequenza di opere recenti e in gran parte inedite, realizzate a olio e stucco su tela con preziosi e luminosi inserti in foglia d'oro, cristalli plastici e swarovsky e dedicate alla celebre ballo popolare, nato nelle periferie di Buenos Aires, Rosario e Montevideo nella seconda metà dell''800 e successivamente divenuto una forma artistica comprendente musica, danza, testo e canzone.
"Il teatro, si sa" - scrive Marianna Accerboni - "è per molti un'autentica passione, siano essi spettatori o artisti. E il fascino del palcoscenico è rimasto fondamentale ed è sempre presente nella creatività di Viviana Zinetti, ballerina di livello e ora pittrice di qualità, che, dopo un liceo artistico frequentato negli anni giovanili a Torino, perfeziona ora a Trieste la propria passione per la pittura, 'intarsiando' le tele di felici rimandi a quelle che Chaplin chiamava appunto le luci della ribalta. Cristalli swarovski, foglia d'oro e cristalli plastici illuminano i dipinti di quest'artista, la quale sta componendo uno stile che a poco a poco si avvia a diventare inconfondibile.
Con taglio narrativo la Zinetti interpreta infatti, nell'ambito dell'amata danza, il tango, sottolineandone il pathos e l'accento passionale con morbidi e intensi contrappunti cromatici. Nei passi complessi di questo ballo popolare - nato nella seconda metà dell''800 nelle periferie di Buenos Aires, Rosario e Montevideo, e divenuto successivamente una forma artistica comprendente musica, danza, testo e canzone - palpitano le emozioni e i sentimenti che l'artista sa rendere con brillante personalità e felice intuito, complice l'insegnamento altrettanto partecipe e sensibile, del maestro Livio Možina, sotto la guida del quale la Zinetti ha dipinto la maggior parte dei lavori esposti in mostra: una nuova produzione implementata da nuovi colori, abilmente stesi e sfumati. E se l'immagine principale è dipinta esplicitamente secondo un'opzione figurativa, lo sfondo assume connotazioni diverse e più essenziali, tese a liberare, attraverso l'approccio all'astrazione, le emozioni."
Immagine:
1. Viviana Zinetti, Noche de estio, olio su tela e swarovsky cm.80x90, 2011
Concorso internazionale di Pittura Dario Mulitsch 2012
06 ottobre (inaugurazione ore 17.30) - 16 ottobre 2012
Palazzo Coronini Cronberg - Gorizia
Mostra degli artisti selezionati al Concorso internazionale di Pittura Dario Mulitsch 2012, promosso dalla Associazione culturale Concorso di Pittura Dario Mulitsch di Gorizia. Dario Mulitsch, illuminato imprenditore goriziano di antica nobiltà sassone, fondatore del Centro Culturale "Tullio Crali" e appassionato promotore della cultura e delle arti. Va per altro segnalato che proprio in questi giorni la sua opera Poesie dell'infinito è stata premiata dalla Giuria del Premio Franz Kafka Italia - Edizione 2012 con il Premio Speciale della Giuria per la Sezione Poesie.
In occasione della inaugurazione, anche la premiazione e la presentazione al pubblico del catalogo. Nella presente edizione il concorso ha registrato un'affluenza maggiore di artisti rispetto agli anni scorsi e molti sono stati anche gli studenti. La prima Giuria tecnica, composta dai critici goriziani Cristina Feresin e Josko Vetrih, ha provveduto a una prima scrematura, selezionando su 180 pervenute le opere di 56 artisti e 24 studenti, tutte ritenute di alto livello qualitativo, da esporre presso la prestigiosa sede goriziana delle ex scuderie di Palazzo Coronini Cronberg e da inserire nel catalogo del IV Concorso Mulitsch.
Nell'ambito della vernice verranno resi noti i nomi dei vincitori e dei menzionati del Concorso, selezionati dalla seconda Giuria qualificata, composta dai critici d'arte Marianna Accerboni (Trieste),Toni Toniato (Venezia) e Susanna Zattarin (Venezia). Nella scorsa edizione, che aveva portato in città per l'inaugurazione e la premiazione più di un migliaio di persone, le opere partecipanti al concorso erano state invece in totale 150, provenienti, oltre che da varie regioni d'Italia (Friuli, Veneto, Trentino, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia), da Austria, Slovenia e Croazia, di cui 68 scelte per la mostra e raccolte in catalogo.
Quest'anno invece sono state 180 (circa un terzo appartenenti alla categoria studenti) per un totale di 125 artisti e 55 studenti ammessi alla prima selezione (alcuni altri interessati sono invece arrivati oltre il limite di tempo) e provenienti, oltre che dall'Italia (Friuli, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Campania, Abruzzo, Sicilia), da Slovenia, Croazia, Austria e Bulgaria, mentre gli studenti provengono da licei artistici italiani (Max Fabiani Gorizia), sloveni (Gimnazija Nova Gorica) e austriaci (CHS Villach HLA Fur Kunstler Gestaltung, e BRG Viktring Klagenfurt).
Dopo la conclusione della mostra, dopo un paio di giorni, le opere verranno nuovamente esposte nelle vetrine dei negozi della zona pedonale del centro e nella Sala espositiva del Comune di via Garibaldi, per coinvolgere attraverso l'arte tutta la città di Gorizia. La novità più importante di quest'anno è l'istituzione di un 'concorso nel concorso' completamente dedicato ai giovani, che crea un confronto generazionale nell'ambito della stessa manifestazione: iniziativa alla quale hanno alacremente lavorato gli studenti del Licei artistici di Gorizia, Nova Gorica e Klagenfurt.
Viene quindi riconfermata la volontà di realizzare attraverso il Concorso Dario Mulitsch una sorta di Biennale dell'arte del Nord Est europeo con apertura verso quei paesi con cui Gorizia è da secoli in tradizionale contatto come Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Austria, Germania e i paesi balcanici: per recuperare attraverso l'arte, dopo la caduta dei confini, quella centralità in senso europeo, di cui la città godeva in passato grazie anche alla frequentazione da parte dei suoi artisti delle Accademie di Monaco, Berlino e Vienna.
Olivia Siauss: Fiabe e sogni
08 ottobre (inaugurazione ore 17.30) - 26 ottobre 2012
Circolo Aziendale delle Assicurazioni Generali di Trieste
La mostra della pittrice triestina, che sarà introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni, presenta una ventina di opere, in buona parte inedite, realizzate dal 2002 al 2012 con pastelli acquerellabili su carta preparata e ad acrilico su tela. "In questa rassegna" - scrive Marianna Accerboni - "Olivia Siauss intreccia i due temi prediletti della narrazione fantastica, realizzata con pastelli su carta, e dell'interpretazione essenziale e morbida del paesaggio, dipinta ad acrilico su tela, risolvendoli con raffinata originalità e attraverso la capacità non comune di conferire un ordine all'ininterrotto fantasticare.
Una ventina di lavori, tra cui molti inediti realizzati ad hoc per l'esposizione, testimoniano la sua istintiva e profonda sensibilità e passione per il colore, di cui sa consegnarci interpretazioni dalle calde tonalità e dai morbidi passaggi tonali, intrise di luce, scandite secondo i modi di un personale timbro espressionista e sottolineate da una tecnica ineccepibile e personale, spesso impreziosita dall'uso di carte speciali. Operando sul filo di un linguaggio fantastico, simbolico e lievemente surreale, la Siauss compone una sequenza armonica e unitaria di suggestioni formali e cromatiche dall'intrinseco, squisito e istintivo equilibrio, che ci accompagnano lungo un suadente itinerario teso all'essenzialità e sulla soglia di un'intensa, ma nel contempo delicata, astrazione."
Olivia Siauss, triestina, si dedica alla pittura e alla grafica dal 1970. Ha frequentato a Trieste la Scuola Libera di Figura tenuta da Nino Perizi al Museo Revoltella e quella d'incisione e stampa di Mariano Kravos; a Saciletto (Udine) si è affinata al Centro di Grafica Internazionale con Federico Righi per la parte artistica e con Corrado Albicocco e Federico Santini della Scuola di Urbino per la parte tecnica. Dal '75 a oggi ha allestito una trentina di personali di pittura e grafica in Italia e all'estero, partecipando anche a numerose mostre collettive e di gruppo in prestigiose sedi nazionali e internazionali. Fin dagli esordi l'artista esprime la propria creatività attribuendo forte valenza al dato segnico e cromatico, equilibratamente intrecciati verso un infinito onirico e intriso di soffusa magia.
___ Presentazione di mostre di Olivia Siauss curate da Marianna Accerboni
Le collezioni d'arte dell'Itis
29 settembre 2012, ore 19
A.S.P. Itis - Trieste
Finissage della mostra ideato, curato e condotto dall'arch. Marianna Accerboni: gli artisti Rossana Longo, Antonio Sofianopulo e Massimo Premuda incontreranno i curatori Daniele D'Anza e Matteo Gardonio per approfondire il rapporto tra arte del passato e arte contemporanea alla luce delle opere esposte. Alle ore 19.45, "Itis le storie esemplari", testimonianze in diretta degli ospiti Itis emersi con successo nella società; e di particolari esempi di bontà e di generosità all'Itis, ieri e oggi.
Rossana Longo (Trieste, 1973), ha frequentato nella città natale l'Istituto E. e U. Nordio, la Scuola Libera di Figura al Museo Revoltella con Nino Perizi e Vittorio Porro, la Boston Visual School, l'atelier di Walter Falzari, la Scuola dell'Acquaforte Carlo Sbisà; a Venezia l'Accademia di Belle Arti, a Firenze la Scuola di Grafica Il Bisonte, a Barga (Toscana) il corso di stampa quadricromatica di Swietlan Kraczyna. Nel 2011 viene selezionata da Sgarbi per la Biennale Diffusa FVG all'interno della 54° Biennale di Venezia. Nel 2002 ha creato 3 tondi ad affresco per la facciata della Chiesa di S. Apollinare a Trieste, nel 2011/ 2012 ha una Crocifissione a olio su tela per il Vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi e una Crocifissione per il ricreatorio della Chiesa N.S. di Sion. Predilige l'affresco, il disegno e la grafica e stampa in proprio tutte le incisioni.
Massimo Premuda (Trieste, 1978), artista e curatore italiano, lavora con le più importanti realtà triestine per l'arte contemporanea e dal 2007 sta conducendo una ricerca visiva sull'architettura animale e gli animali architetti attraverso foto, video e installazioni. Nel 2005 partecipa a due eventi della 51° Biennale di Venezia; nel 2006 vince il "Premio Fondazione CRTrieste" per il miglior progettista triestino del VII Concorso Internazionale di Design Trieste Contemporanea, presieduto da Gillo Dorfles; nel 2011 vince la partecipazione al RAVE workshop, visiting professor Adrian Paci, e viene selezionato da Sgarbi per la Biennale Diffusa FVG all'interno della 54° Biennale di Venezia; nel 2012 è invitato a condurre il workshop "The Radiant City" nell'ambito di Maribor 2012-European Capital of Culture.
Antonio Sofianopulo (Trieste, 1955) compie studi artistici, ma la sua formazione avviene principalmente in famiglia con la madre Renata, pittrice e pubblicitaria e con il prozio Cesare pittore simbolista allievo di von Stuck. Espone dal 1977 e ha tenuto personali al Centro M. Merkouri di Atene, a Trieste al Palazzo Gopcevich di Trieste per il Museo Revoltella, allo spazio Juliet di Casier, alle Gallerie Victor Saavedra di Barcellona e Franco Toselli di Milano e alla Duetart di Varese. Sulla sua opera hanno scritto tra gli altri Roberto Vidali, Valerio Dehò, Vittorio Sgarbi, Alessandra Tiddia ed Elena Pontiggia. E' stato tra i fondatori della rivista internazionale d'arte contemporanea "Juliet".
Sue opere si trovano presso il museo d'arte moderna "P.Revoltella" di Trieste e in diverse collezioni private in Italia e all'estero. La mostra "Le collezioni d'arte dell'Itis" è realizzata dall''Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Itis - storica Istituzione fondata a Trieste all'inizio dell'800 per sostenere i meno abbienti - in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell'inaugurazione della sede di via Pascoli. Nell'esposizione, voluta dal Presidente dell'Ente avv. Raffaella Del Punta, vengono proposte per la prima volta al pubblico, accuratamente schedate a cura di Daniele D'Anza e Matteo Gardonio, le preziose collezioni d'arte donate all'Istituzione nel corso del tempo da artisti e benefattori.
La raccolta consta di circa 200 dipinti, realizzati dal '500 a oggi, e di una cinquantina di sculture, quest'ultime perlopiù esposte in permanenza al pianoterra nel 'pantheon' dei benefattori, e ricostruisce, grazie anche al volume in cui sono pubblicate, il respiro della cultura e della storia triestina al XIX secolo a oggi. La mostra propone una trentina di opere pittoriche e grafiche di artisti antichi, moderni e contemporanei: lavori di alcuni tra i più importanti artisti veneziani e giuliani, ma anche romani, napoletani e olandesi, attivi in un arco temporale che va dal '500 agli inizi del '900; di particolare rilievo una battaglia del rarissimo Pauwel Casteels, un capolavoro come l'Autoritratto del napoletano Paolo De Matteis, ma anche opere prime della pittura veneziana seicentesca, oggi in piena ascesa sul piano critico, di Giovan Antonio Fumiani e Giuseppe Diamantini.
La parte più ricca riguarda la pittura fra '800 e '900 e particolarmente gli artisti triestini: basti pensare all'opera forse più nota della collezione, La fruttivendola veneziana di Umberto Veruda. Ma v'incontriamo anche Ercole Calvi o Egisto Lancerotto, particolarmente graditi al gusto borghese di fine secolo, o un 'foresto' quale il friulano Antonio Zuccaro, attivo soprattutto nel litorale dalmata; o ancora un'accattivante marina di Guido Grimani. Da considerarsi parte integrante dell'espositizione anche il corridoio al pianterreno con le opere di artisti contemporanei, perlopiù viventi, la sezione con artisti contemporanei 'da non dimenticare' come Apollonio Zvest, Giorgio Milia o Ottavio Bomben e Bruno Chersicla, e nella sala Maggiore al 1° piano le opere di Manuela Sedmak, Serse Roma e Mario Sillani Djerrahian.
Pittori amburghesi a Trieste
Biblioteca Statale Stelio Crise - Trieste, 27 settembre (inaugrazione ore 19.15) - 31 ottobre 2012
Galleria gruppo.040 in The Factory - Trieste, 01-31 ottobre
Yacht Club Adriaco (Molo Sartorio), Trieste, 04 ottobre (inaugurazione) -31 ottobre
Magazzino 26 del Porto Vecchio - Trieste, 02 ottobre (inaugurazione) - 14 ottobre
Società Triestina Canottieri Adria 1877 (Pontile Istria) - Trieste, 06 ottobre (inaugurazione) - 31 ottobre
Nell'ambito delle Giornate del Patrimonio prende il via, con un vernissage di musica e luce, una importante e unica rassegna che vede per la prima volta presenti sul territorio giuliano 6 prestigiose firme dell'arte visiva amburghese contemporanea. 150 le opere, che saranno esposte in 5 sedi cittadine: gli artisti sono Hinnerk Bodendieck, Herbert Grunwald, Meike Lipp, Aaron D. Neumann, Regina Porip e Hieronymus Proske e nei loro lavori si riflette il fascino dell'atmosfera marittima della città anseatica e la luce del mare del Nord, con interessanti analogie con il porto di Trieste.
E proprio a Trieste sono ispirati diversi dipinti presenti in mostra, creati dai pittori appositamente per questa prestigiosa rassegna. La mostra è organizzata dal gruppo.040, uno Studio di architettura con sede ad Amburgo, Monaco ed Erfurt, e nasce da un'idea dell'arch. ing. Krista Blassy, responsabile dello Studio PAB ARCHITEKTEN, e del designer Roberto Weck, triestino di nascita, attivo ad Amburgo da 25 anni. La manifestazione è realizzata in collaborazione con l'arch. Marianna Accerboni.
Hinnerk Bodendieck (Amburgo, 1965), pittore e illustratore, dipinge quadri a olio dal tratto impressionista e vigoroso, intrisi di luce e di forza impetuosa. Ha studiato alla Fachhochschule für Gestaltung, dove oggi insegna pittura e disegno. Il suo stile spontaneo, vigoroso e impressionista dimostra l'amore e il profondo sentimento del pittore-velista, appassionato di regate d'alto mare, per i paesaggi dl Mare del Nord, ma anche il suo interesse per le tentazioni di Altona e di St. Pauli, noti quartieri amburghesi a luci rosse. Ciò si nota sia nelle opere di grande dimensione che nelle miniature dipinte a olio, nelle suggestive illustrazioni e nella fine filigrana dei disegni a matita.
Herbert Grunwaldt (1928) si esprime secondo un morbido linguaggio narrativo, dal suadente cromatismo. Di madre svedese e padre tedesco, ha studiato alla Hochschule für Bildende Künste di Amburgo, ha esposto per la prima volta nel 1956 da Die Insel e l'ultima nel 2010 a Rahlstedt, vicino ad Amburgo. Si specializzò nell'acquarello, nell'acquaforte e nel disegno a matita, tecniche oggi quasi dimenticate, di cui tuttavia Grunwaldt è maestro. L'acquaforte dedicata all'Amerigo Vespucci e realizzata in occasione del Hafengeburtstag, presenta la prua finemente dipinta a mano in oro. In mostra presenta una serie di acquaforti d'ispirazione tradizionale e di acquarelli dedicati al tema del mare.
Meike Lipp (Amburgo, 1955) è autrice di un intenso cromatismo d'ispirazione espressionista. Ha studiato pittura tradizionale nella città anseatica e ad Amsterdam. Dopo lunghi viaggi a Mosca e nell'Africa del Sud, oggi lavora a Bergedorf (Amburgo). Attraverso colori vivissimi e dall'amalgama spesso materico, le sue opere raccontano vedute panoramiche e portuali di Amburgo, ma anche vive scene balneari. Dal 1982 ha esposto i suoi lavori in numerose rassegne allestite nella Germania del Nord.
Aaron Neumann (1960) si esprime attraverso una pittura fotorealistica realizzata a olio. Dal 1985 ad Amburgo, opera come pittore con una propria galleria. La prima esposizione risale al 1989. Ha dipinto molte opere che trattano di navi, del paesaggio nordico, di isole e porti. Un tema speciale è rappresentato dalle sue "ruggini", dipinti a olio, quasi fotorealistici, che descrivono il fascino e la fugacità dell'acciaio e della vernici delle navi del porto. Per la mostra triestina ha dipinto un dettaglio della nave-laboratorio Elettra, sulla quale Guglielmo Marconi effettuò numerosi esperimenti di radiofonia.
Regina Porip (Rotenburg, 1966) si esprime attraverso un linguaggio di grande modernità, che intreccia il metodo digitale all'acquerello. Le sue composizioni, basate su fotografie rielaborate elettronicamente e successivamente stampate su tela, grazie alle loro sfumature delicate, sembrano quasi degli acquarelli. Ha esposto in Germania, Danimarca, Svezia e Olanda. Nei suoi dipinti il fascino dei vecchi magazzini, ma anche delle navi e delle gru, dell'archittetura urbana amburghese e degli impianti portuali, giungendo fino alla rappresentazione delle barche a vela nel centro della città.
Hieronymus Proske (Vienna, 1948) è autore di un linguaggio pittorico di taglio espressionista, intriso di morbide sfumature. Le sue opere, realizzate in grandi dimensioni, riflettono il paesaggio marittimo e la scenografica visione del porto di Amburgo: sono lavori ammantati di un'atmosfera nebbiosa, che fa tuttavia intuire, grazie a un intenso e chiaro cromatismo, tutti i dettagli presenti nel soggetto. Si occupa anche di sceneggiature di film.
- Concerto del Coro sinfonico St. Johannis di Amburgo
04 ottobre, ore 18
Biblioteca Statale Stelio Crise
Nell'ambito della mostra il prestigioso Coro sinfonico St. Johannis di Amburgo, composto da 50 elementi, si esibirà in un concerto breve nell'ampio cortile porticato della Biblioteca. Dalle ore 19, nel corso della vernice su invito allo Yacht Club Adriaco (molo Sartorio), il complesso vocale terrà un secondo concerto breve. In ambedue le occasioni il Coro, artisticamente italofilo, sì da essere scherzosamente chiamato anche San Giovanni di Amburgo, eseguirà musica sacra, ma soprattutto opere di Verdi, Rossini, Monteverdi, Bach, Mozart e del grande compositore amburghese Brahms. Il gruppo vocale fa parte della KulturKircheAltona, istituzione religiosa del quartiere amburghese di Altona (fino al 1867 appartenente alla Danimarca), che arrichisce la vita culturale di Amburgo con numerose attività non solo musicali. Nel corso della sua tournèe italiana, il 5 ottobre canterà nella Chiesa Luterana di Largo Pamphili.
- Il Viaggio, il Mare e l'Arte
12 ottobre 2012,ore 18
Arena Barcolana (Villaggio Barcolana) - Trieste
Incontro ideato e condotto da Marianna Accerboni. Vi parteciperanno Franco Pace, celebre fotografo triestino di temi del mare, Georg Meyr, docente di Storia delle Relazioni Internazionali alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Trieste, Florian Borkenhagen, docente all'Accademia di Moda e Design di Amburgo e artista, il designer italo-amburghese Roberto Weck, la direttrice del Goethe Institut di Trieste Alexandra Hagemann. L'incontro sarà corredato da una interessante proiezione d'immagini dedicate al mare e all'arte. Come la mostra, è organizzato dal gruppo.040, Studio di architettura di Amburgo, Monaco ed Erfurt, diretto dall'arch. ing. Krista Blassy, responsabile dello Studio PAB ARCHITEKTEN, e del designer Roberto Weck.
L'appuntamento s'ispira alle tematiche di porto e di mare trattate degli artisti Hinnerk Bodendieck, Herbert Grunwald, Meike Lipp, Aaron D. Neumann, Regina Porip e Hieronymus Proske, nelle opere esposte. Nei loro lavori si riflettono infatti il fascino dell'atmosfera marittima della città anseatica e la luce del mare del Nord, con interessanti analogie con il nostro porto. E proprio a Trieste sono ispirati diversi dipinti creati dai pittori appositamente per queste prestigiose rassegne.
Franco Pace (Tunisi, 1942), principale protagonista dell'incontro, ha scelto da sempre Trieste come base della sua attività, punto di partenza e di arrivo dei molteplici viaggi che ogni anno lo portano in giro per il mondo alla ricerca di nuove immagini. Da oltre trent'anni ha scelto la fotografia come modalità espressiva, concentrandosi sul mare e sulle barche a vela, presenti da sempre nel suo quotidiano. Noto per le spettacolari foto di azione e per la ricercata composizione grafica nelle immagini, ha esposto i suoi lavori in numerose mostre personali; tra le altre, al Centro Georges Pompidou di Parigi (1985), a Cannes nei vicoli del centro storico (2006, al Salone degli Incanti di Trieste (2009), e una sintesi di 30 anni della sua attività, riproposta nel 2011 anche a Miami.
Fotografa il mondo della nautica da oltre trent'anni. Dopo un interesse iniziale per la pittura, ha trovato nella fotografia una maniera più appropriata di ritrarre il mondo del mare e della vela, che da sempre lo aveva affascinato. Nel corso della sua attività ha girato tutto il mondo, entrando in contatto congenti e luoghi di ogni tipo: una vita avventurosa nella quale ha avuto modo di documentare situazioni eccezionali come la terribile tempesta del Fastnet del 1979 o una spedizione a vela in Patagonia e al Polo Sud nell'80; o ancora nel 2004 quando si è trovato a nuotare nell'onda dello Tsunami.
- Visita guidata alla Mostra
25 ottobre 2012, alle 18.30
L'architetto Marianna Accerboni e il designer Roberto Weck, curatori della mostra assieme all'architetto Krista Blassy, terranno una visita guidata alla Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste.
Olga Micol: Venezia, il sogno dell'Arsenale
17 settembre (inaugurazione ore 19) - 30 settembre 2012
Caffè Tommaseo - Trieste
Rassegna della fotografa triestina Olga Micol dedicata al fascino dell'antico Arsenale della Serenissima. Nella mostra, presentata sul piano critico dall'arch. Marianna Accerboni, saranno esposte 24 foto dal linguaggio eclettico e baroccheggiante, che testimoniano la capacità della Micol d'interpretare i luoghi in modo particolarmente coinvolgente, inserendo nelle immagini una cifra di elegante e coraggiosa originalità.
Le foto, realizzate nel 2003, quando la fotografa esponeva i suoi lavori all'Arsenale di Venezia, sono realizzate e stampate in digitale, mezzo adottato dalla Micol da più di quindici anni, nei toni morbidi del grigio e rielaborate a computer. La rassegna, come tutte le sue esposizioni, è una manifestazione riconosciuta dalla F.I.A.F. (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), che seleziona le immagini e gli autori migliori. Lunedì 24 settembre alle 19 verrà proiettato il video della Micol con le foto originali dedicate a Venezia e all'Arsenale realizzate per la maggior parte a colori.
Olga Micol nasce a Trieste da una famiglia di fotografi, nonno e nonna, zia e zio materni lo erano. Per sei mesi ha soggiornato a Melbourne (Australia), operando nello studio fotografico degli zii materni. Dipendente delle Assicurazioni Generali nell'ambito pubbliche relazioni e stampa, ha iniziato a fotografare in digitale ben 14 anni fa, documentando per la sua azienda le varie manifestazioni organizzate anche con la sua collaborazione e inserendo le sue foto nei cataloghi delle mostre e nei bollettini aziendali. Ha vinto la sua prima coppa in un concorso fotografico nel 2000 a Napoli. La prima mostra personale è nata quasi per caso nel 2001 con foto scattate al seguito della Nation's Cup. Ha il suo attivo più di 30 mostre personali, 12 volumi fotografici con sue foto, mostre collettive e numerosi articoli su quotidiani e mensili.
Nel 2005 è stata due mesi nello Skri Lanka e in India (Ladahk e Kashmir) come volontaria nelle missioni italiane. Nel 2010 ha passato tre mesi in Australia, Nuova Zelanda e Cina. Ha realizzato video fotografici in Sardegna, Umbria, Abruzzo, Porto Vecchio di Trieste, Arsenale di Venezia, Polonia, India (Ladakh-Kahsmir), Cina, Australia, Nuova Zelanda e Serbia. Insignita dell'onorificenza A.F.I.A.P. Artiste de la Federation Internationale de l'Art Photographique, è stata invitata a partecipare alla 54° Biennale di Venezia Padiglione Italia Biennale Diffusa. È stata ammessa con più di 80 foto a 20 concorsi internazionali FIAP, ha ricevuto due medaglie d'oro in Italia e in Serbia, quattro menzioni d'onore in California, Serbia, Cina e Spagna e numerosi altri premi vinti anche in Italia.
Giorgetta Dorfles: Controcanto
28 settembre (inaugurazione ore 19) - 17 ottobre 2012
Sala Comunale d'Arte - Trieste
Mostra fotografica di Giorgetta Dorfles, sarà introdotta sul piano critico dall'arch. Marianna Accerboni. In esposizione una trentina di foto realizzate dal 2001 al 2011 in bianco e nero e a colori con tecnica sia analogica che digitale. La rassegna si articola in due sezioni: la prima, intitolata Il mondo nuovo, e la seconda Astrazioni. "Controcanto - scrive Accerboni - allude alla posizione dell'artista che si colloca in contrasto e in dissonanza con la consueta visione della realtà e con la conformistica adesione ai canoni imperanti nella società dei consumi.
Le sue foto, infatti, o sono apertamente critiche verso gli aspetti più deteriori della modernità - spreco, inquinamento, offese alla natura e al paesaggio - oppure mettono in risalto un sottofondo inquietante tra le pieghe della normalità. Per ottenere questo effetto la Dorfles non ricorre ad alcuna tecnica legata ai programmi di photo-shop o di postproduzione, ma si affida al suo occhio che sa cogliere particolari che, stravolgendo il dato percettivo immediato, assumono un significato allusivo o simbolico. Nella sezione "Il mondo nuovo" viene descritta una natura artificiale, dove le spighe del granoturco sono quasi concresciute nella plastica e gli alberi mostrano infiorescenze di sacchi lacerati simili a fantasmi.
Nella sezione "Astrazioni" la vena diventa più ispirata e meno descrittiva, cogliendo icone significanti estrapolate da un contesto di varia quotidianità. Le fonti d'ispirazione sono molteplici: dalla realtà urbana deformata, a un'interpretazione straniata e quasi lunare della natura, alla capacità di reinterpretare il reale attraverso un focus particolare e concentrato. Tuttavia il leitmotiv della Dorfles rimane il medesimo in ambedue le sezioni: consegnarci un'interpretazione inconsueta e acutamente personale del dato reale, qualunque esso sia e da qualsiasi punto di vista venga recepito e analizzato.
Annotazioni visive sottolineate quasi sempre da una sottile e convincente vena ironica che fa slittare il senso dell'immagine e da una titolazione "importante e narrativa", che rimanda all'attività letteraria dell'autrice, atta ad offrire un'ulteriore chiave di lettura. Sotto il profilo stilistico queste raffinate e scabre immagini rientrano nel prolifico filone del linguaggio espressionista, lessico dell'angoscia del '900, intrecciato a un approccio concettuale e a volte neorealista della realtà."
Giorgetta Dorfles in gioventù realizza alcuni cortometraggi sperimentali, citati nel Catalogo Cinema Underground Oggi (Mastrogiacomo Editore, Padova), che hanno vinto numerosi premi. Trasferitasi a Roma, negli anni '70 ha lavorato come fotografa per un'agenzia di pubblicità e come fotoreporter per Il giornale di Roma; ha realizzato le foto di scena in alcune produzioni cinematografiche e televisive; fra l'altro ha seguito i Pooh ai Caraibi per documentare la registrazione e curare la promozione della compilation Tropico del Nord.
Tornata a Trieste, ha collaborato alle pagine culturali del Meridiano, Trieste Oggi e Il Piccolo, corredando talvolta interviste e reportage fotografici. Nel 2000 ha ripreso l'attività di video-maker con una serie di videopoesie, Inclusioni, presentata in due rassegne nazionali: Videospritz 2 di Trieste Contemporanea e Residenze estive 2007 dell'Almanacco del Ramo d'Oro. Nell'ambito di una più vasta attività letteraria, è uscito il libro di poesie La linea del tempo, che include una videopoesia ed è illustrato da foto dell'autrice.
Villibossi. Sculture e disegni
20 settembre (inaugurazione ore 18.30) - 06 novembre 2012
Ufficio di collegamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Bruxelles
Rassegna dedicata allo scultore Villibossi organizzata dall'Ufficio di collegamento della Regione nella capitale belga e dall'Associazione Giuliani nel Mondo di Trieste, presieduta da Dario Locchi e diretta da Fabio Ziberna, e di Bruxelles, presieduta da Flavio Tossi. L'esposizione è curata dall'architetto Marianna Accerboni: in mostra più di una ventina di sculture realizzate dall'artista in diverse qualità di marmo e di legno dal 2001 a oggi, tra cui diversi inediti, e altrettanti disegni colorati ad acquerello e china, che rappresentano studi preparatori alle opere tridimensionali.
La mostra di Bruxelles si colloca nell'ambito dei prestigiosi itinerari europei, che rappresentano un leitmotiv fondamentale nella carriera di Villibossi, essendo egli stato presente fin dagli esordi a simposi e importanti esposizioni e con sculture monumentali in paesi come la Grecia, la Germania, l'Austria e in tutti gli stati dell'ex Yugoslavia. Dai primi anni '60, in cui iniziò l'attività espositiva, nel corso di numerose manifestazioni Villibossi ha infatti sempre saputo varcare i confini di molti paesi stranieri e affermarsi grazie all'essenzialità, alla semplicità e alla purezza del proprio linguaggio e del proprio modo di sentire e porgere la scultura, divenendo una sorta di ambasciatore della cultura e dell'arte triestina e del Nord Est italiano in Europa.
A metà degli anni '80 per esempio, per onorare gli scambi commerciali fra Trieste e Salonicco, la Camera di Commercio di Trieste gli commissionò una grande scultura in Pietra di Repen, che attualmente si trova davanti al Palazzo della Borsa della città macedone, la seconda della Grecia per numero di abitanti. Nel 1995 una sua grande scultura in Marmo Lasa (che si estrae nel Trentino) è stata posizionata in un parco di Dresda. Nel 2000 Villibossi ha eseguito, assieme allo scultore sloveno Erik Lovko, una grande opera in Pietra d'Istria (Kirmaniak) per sottolineare simbolicamente l'abolizione del confine tra Italia e Slovenia. Nel 2004 ha realizzato per le Assicurazioni Generali di Trieste un grande "leone marciano" ricavato da un monoblocco di 8 metri cubi di Pietra Canfanaro d'Istria, che è stato collocato sulle mura della città di Padova al Bastione del Portello, in sostituzione di quello antico a suo tempo distrutto dalle truppe napoleoniche.
Villibossi ha al suo attivo anche la partecipazione a più di 40 mostre personali e a più di 45 simposi internazionali di scultura e una cinquantina di opere monumentali collocate nelle piazze pubbliche di vari paesi europei, ma trae dalla semplicità le sue origini: il nonno, che era un proprietario di cave di Arenaria situate sopra Muggia (Trieste), dove lavorava come scalpellino, lui non l'ha mai visto operare, però qualcosa gli è rimasto nel sangue...
Artista noto in patria, ma molto più apprezzato all'estero, vive in un castello medievale, dall'appeal rude ma raffinato, che domina la cittadina istro-veneta di Muggia, per l'Italia da sempre Porta d'Oriente: una magione, che funge anche da atelier, dove si possono ammirare in permanenza le sue opere, e che, grazie alle sue mani, al sua talento e alla sua creatività, ha ripreso in questi anni nuova e seducente vita in un lungo work in progress condotto assieme alla moglie Gabriella. Un simbolismo morbido e intriso di delicata, trasparente sensualità, espresso attraverso una cifra essenziale e del tutto personale, rappresenta una delle chiavi del suo successo: un'arte concepita con intensità e delicato sentire, come espressione analogica dell'idea e quale incontro e fusione fra percezione sensoriale, spiritualità e azione.
Partito da un'accezione antropomorfa, cui può riferirsi anche la sua puntuale, intuitiva ritrattistica (vedi il busto del frate-poeta Primo Trubar, e di altri), nel corso del tempo Villi ha elaborato un linguaggio che è andato via via crescendo verso l'astrazione naturalistica e l'evoluzione sintetica del dinamismo plastico, componendo una tridimensionalità di stampo non accademico, pura nelle premesse e negli esiti: "Lavoro in solitudine, non ho internet, faccio quello che sento, cercando di non lasciarmi suggestionare da un sociale teso al consumo" afferma l'artista. Al di là dell' "hic et nunc", lui vola lontano, verso un'arte concepita oltre il presente e fuori dal tempo, soffermandosi su archetipi - forme e concetti - universali.
In tal modo modella con forza e pazienza, nei materiali prediletti provenienti dalla natura, quali marmo e legno (spesso il profumato cirmolo, ma anche il tiglio e l'olmo, rifiniti con olio di vaselina, tempera e cera), sculture morbide, polite: elementi d'ispirazione spesso vegetale, che in particolare da 6 o 7 anni a questa parte vengono quasi riassunti e trovano un punto di chiusura in alcuni cubi che simbolizzano dei semi, perché il tema cui Villibossi guarda essenzialmente è la natura vista come elemento simbolico, prorompente fino al suo massimo di bellezza e di splendore.
Poi con la morte il cerchio si chiude - suggerisce lo scultore - ma rimane sempre, come nella vita, un seme quadrato e spigoloso, che allude alle asperità dell'esistenza, ma rappresenta anche l'inizio di una "rinascita" (non a caso così s'intitolano diverse sue opere); cioè un'apertura alla speranza di cui ognuno ha bisogno, interpretata anche dal contesto dalla linea morbida in cui l'artista inserisce i semi: "Mi auguro che un giorno questi spigoli e le parti dure svaniscano, c'è sempre un seme di speranza..." suggerisce Villibossi. Dalla natura l'artista trae anche il ritmo morbido dell'intreccio di forme che caratterizzano le sue opere e spesso ci rammentano il significato della riproduzione, attraverso le quali Villibossi riesce a comporre una plastica di grande suggestione estetica, sostenuta da uno slancio poetico forte e d'intensa espressività.
Una ventina di sculture e altrettanti disegni colorati ad acquerello e china compongono la rassegna. I disegni sono studi preparatori dalla linea morbida e sinuosa, che preludono alle sculture. "Faccio sempre una ricerca attraverso i disegni di base, non m'importa fare il chiaroscuro" precisa Villi "ma stabilire attraverso il disegno dei piani secondo i quali poi intervengo a livello scultoreo. Prima faccio il disegno e, attraverso quest'ultimo, filtro l'idea per eseguire la scultura. I disegni hanno ampie campiture colorate che mi servono per distinguere i piani e per determinare il colore della pietra". Partendo dal disegno, Villibossi scolpisce la pietra con scalpelli di formato diverso e usa talvolta il disco diamantato, fino ad arrivare alla lisciatura con carta abrasiva.
Il marmo viene scelto a seconda del soggetto: "Se voglio una cosa perfetta, cerco per esempio il Marmo di Carrara o il Lasa; se penso a una opera d'ispirazione vegetale" spiega lo scultore "cerco una pietra del colore della terra. Per la figura umana preferisco un marmo uniforme, senza macchie". Generalmente si tratta di pietre del Nord Est italiano e della regione Friuli Venezia Giulia, ma anche provenienti da regioni limitrofe come il Marmo Lasa dell'Alto Adige o la Pietra di Brazza della Dalmazia. In mostra sono esposte sculture realizzate dal 2001 a oggi. Le tre più recenti, intitolate "Dialogo consolatorio 1, 2 e 3", l'artista le sta ultimando mentre stiamo andando in stampa: con la parte inclinata "ad inchino", l'una verso l'altra, alludono alla possibilità di dialogo tra diverse etnie.
"I miei maestri ideali" afferma Villi "non sono quelli famosi, conosco molti artisti moderni, ma non mi sono mai ispirato a loro, preferisco il dialogo con coloro che incontro nei simposi". Tra i nomi di riferimento possiamo comunque annoverare il futurista Umberto Boccioni per la morbidezza e il movimento delle sue opere tridimensionali; la produzione, iniziata nei primi anni trenta dal tedesco Hans Arp, di forme organiche, a tutto tondo, evocatrici di nascoste forme naturali e la libertà intrinseca del segno morbido e sinuoso di Mirò. Verso una purezza formale, analogica alla crescita della natura. Come disse Arp: "Noi vogliamo produrre come una pianta che produce un frutto, e non riprodurre".
Villibossi (Muggia - Trieste), dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Genova sotto la guida di Lodovico Caraventa, frequenta per un decennio la Scuola Libera di Figura, diretta da Nino Perizi al Museo Revoltella di Trieste. Inizia l'attività espositiva nel 1964 con una serie di mostre personali, di gruppo e collettive, distinguendosi per la versatilità nell'impiego di materiali diversi con una marcata preferenza all'uso per la pietra e il legno. Le televisioni italiana, tedesca e dell'ex Jugoslavia realizzano diversi cortometraggi sulla sua opera. Oltre 50 sculture di grande formato sono collocate in spazi pubblici di svariati stati europei.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Villibossi, Fiore, pietra d'Istria di S. Stefano di cm.53x23xh35, 2010
2. Villibossi nel suo Studio (2012)
La joie de vivre nell'Atelier Možina
25 agosto (inaugurazione ore 18.00) - 07 settembre 2012
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste
Le opere realizzate nell'anno accademico 2011/2012 dai 58 allievi del corso che il pittore iperrealista Livio Možina tiene in Galleria. La rassegna, che sarà introdotta dall'architetto Marianna Accerboni, propone una sessantina di opere di gusto figurativo realizzate quasi tutte a olio. "La passione per l'arte come antidoto ai tempi difficili in cui viviamo rappresenta" - scrive Marianna Accerboni - "assieme al talento e al paziente amore per l'insegnamento, la chiave del successo dell'Atelier didattico che il pittore iperrealista Livio Možina tiene ormai da anni alla Galleria Rettori.
Il numero degli allievi aumenta con carattere esponenziale: nel 2012 infatti la collettiva finale propone, su 64 partecipanti al corso, le opere di 58 pittori, contro i 46 del 2011 e i 34 del 2010: una scuola in ascesa per il numero di allievi e l'interesse che suscita in una città come Trieste, protesa da sempre, per antica tradizione, verso le arti, ma priva di un'Accademia istituzionale. Un'altra delle doti del maestro è per altro quella di lasciare gli allievi, pur nell'ambito di una didattica attenta, completamente liberi d'agire per quanto riguarda il tema trattato.
Soggetti interpretati per la maggior parte attraverso un lessico figurativo con spunti tratti dallo stile narrativo tradizionale, dal linguaggio iperrealista, da vivaci e libere interpretazioni espressioniste, a volte con qualche apertura al gusto dell'illustrazione o al racconto naïf. Ma il fatto più importante è che il comun denominatore che lega i numerosi lavori realizzati dagli allievi della Scuola, aperta agli appassionati di tutte le età, è un'evidente joie de vivre, la quale si esprime nel cromatismo vivace e brillante che ne caratterizza le opere e nei raggi di luce, che illuminano il mare e i volti dei personaggi ritratti o si fanno strada fra i rami e le foglie degli alberi.
Una joie de vivre spesso velata di tenerezza e calore o accompagnata da una lieve interpretazione fiabesca e onirica della realtà: segno che la personalità artistica e il temperamento creativo e idealista di Možina hanno saputo trasfondere negli allievi cognizioni tecniche e operative di grande professionalità, insegnando loro "il mestiere", ma anche quell'amore per la natura e per la bellezza che permea solitamente gran parte dell'arte vera; assieme alla possibilità per i discepoli di agire con libertà nella disciplina e nel reciproco dialogo tra loro stessi e il Maestro. Ed è probabilmente per questo motivo che ogni anno la qualità della mostra conclusiva del corso appare più ricca e coinvolgente.
Espongono: Mauro Anello, Tullio Antonini, Piergiacomo Banda, Alice Bellettini, Claudia Benedetti, Paolo Bonifacio, Paula Botteri, Ginevra Braut, Valentina Butelli, Fulvio Caiulo, Alessandro Calligaris, Alessandro Casale, Alessia Casali, Tina Cencic, Marco Chermaz, Walter Colomban, Claudia Comuzzo, Carmen Cvitic, Lilia Debiasi, Giuseppina Depase, Dorina Deste, Antonio Di Gregoli, Gabriella Dipietro, Sabrina Felician, Matej Ferletic, Alessandro Ferronato, Nadia Finzi, Mara Giorgini, Claudio Iurin, Marta Klinc, Eros Lupi, Claudio Maiola, Ida Marottoli, Nada Marsich, Walter Matino, Dilva Musizza, Bruna Naldi, Jennyann Nesich, Debora Ovsec, Majda Pertotti, Laura Pescatori, Laura Rabbaioli, Valdea Ravalico, Fulvia Rovatti, Yvonne Rowden, Otilia Saldana, Giorgio Schumann, Lili Soldatich, Federico Spinelli, Roberto Stalio, Elena Stalizzi Valrisano, Carlo Staurini, Bruno Stiglich, Serena Vivoda, Ornella Zaro, Tatjana Zerjal, Viviana Zinetti, Alex Zucca.
Immagine:
1. Claudio Maiola, Fiori di campo, olio su legno, 2012
Claudio Saccari: Sentieri della memoria
04 agosto (inaugurazione ore 18) - 19 agosto 2012
Museo Palazzo Veneziano - Malborghetto (Udine)
Rassegna dedicata alla produzione più recente del fotografo-artista triestino Claudio Saccari. La rassegna, introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni, propone una cinquantina di immagini recenti, realizzate prevalentemente dal 2010 al 2012 soprattutto a colori, ma anche in bianco e nero e spesso elaborate in postproduzione: nella prima sala saranno ospitati i paesaggi dell'autore, atarassici e nel contempo appassionati, nella seconda le interpretazioni particolarmente simboliche e surreali della natura, uno dei temi prediletti di questo autore dalla poliedrica personalità. La mostra si svolge sotto l'egida della Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale e con il patrocinio del Centro Sportivo Educativo Nazionale - Comitato Provinciale Trieste - Sezione Fotografia.
"Attraverso il magico uso del digitale, sapientemente elaborato in fase di postproduzione" - scrive Marianna Accerboni - "Saccari ci consegna un'interpretazione onirica ma nel contempo razionale della realtà; e, in questo caso, particolarmente del paesaggio, che, da fotografo originale, sensibile e coerente nel proprio ricercare, sa tradurre in rappresentazioni icastiche e sobriamente scenografiche. Dopo aver abbandonato nel 1984 la camera oscura, in cui vigeva molto la casualità, il fotografo ha, nel corso del tempo e attraverso una quantità immensa di scatti, affrontato più tematiche: dal paesaggio alla presenza dell'uomo, dalla poesia delle diverse etnie che popolano il mondo, all'introspezione.
Se nel paesaggio, uno spunto 'pittorico' eccellente gli consente di evocare, attraverso un contrappunto cromatico spesso audace e armonico, l'anima dei luoghi, non mancano nel fotografo-artista spunti sentimentali e intuitivi, a volte poetici e onirici: a cogliere il senso più profondo della vita o la magia della natura, grazie anche a un raggio di luce dal colore improbabile e magico, che s'infila tra i rami degli alberi o lassù nel cielo, dietro alle montagne, suscitando in noi la sensazione di assistere a una sorta d'interpretazione panica, spesso concettuale, del contemporaneo."
Claudio Saccari, triestino, fotografa dal '64, partecipando con successo a importanti concorsi nazionali e internazionali, ed è giornalista pubblicista dal '76. Sue immagini sono state pubblicate su Israel Forum, Panorama, Imagen y Sonido, Turismo e Oggi. Ha esposto in molte sedi di prestigio, tra cui i saloni internazionali di Bordeaux, Praga, Reus e Belgrado ed è autore di vari libri fotografici. Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti e primi premi.
Le collezioni d'arte dell'ITIS
19 luglio (inaugurazione ore 18) - 30 settembre 2012
A.S.P. Itis - Trieste
In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell'inaugurazione della sede di via Pascoli, l'Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Itis, storica Istituzione fondata a Trieste all'inizio dell'800 per sostenere i meno abbienti, riscopre le sue collezioni d'arte, donate nel corso del tempo da artisti e benefattori, e le presenta al pubblico, a cura di Daniele D'Anza e Matteo Gardonio, in un elegante volume: attraverso 173 dipinti, realizzati dal '500 a oggi, e una cinquantina di sculture, quest'ultime perlopiù esposte in permanenza al pianoterra nel 'pantheon' dei benefattori, il libro ricostruisce implicitamente il respiro della cultura e della storia triestina al XIX secolo a oggi. All'inaugurazione il dibattito sarà moderato dall'arch. Marianna Accerboni sotto forma di conversazione/ intervista.
In tale occasione, tesa a completare la valorizzazione del patrimonio artistico dell'Itis, negli spazi al pianoterra dell'Ente viene allestita una mostra in cui sono esposte alcune tra le più importanti opere pittoriche e grafiche studiate durante la recente catalogazione, appartenenti ad artisti antichi, moderni e contemporanei e scelte dai curatori con l'intento di offrire al pubblico l'opportunità di conoscere una parte significativa di questa rilevante collezione d'arte.
In uno spazio appositamente allestito al pianoterra trovano posto una trentina di opere pittoriche e grafiche: in mostra i lavori di alcuni tra i più importanti artisti veneziani e giuliani, ma anche romani, napoletani e olandesi, attivi in un arco temporale che va dal '500 agli inizi del '900; di particolare rilievo una battaglia del rarissimo Pauwel Casteels, un capolavoro come l'Autoritratto del napoletano Paolo De Matteis, ma anche opere prime della pittura veneziana seicentesca, oggi in piena ascesa sul piano critico, di Giovan Antonio Fumiani e Giuseppe Diamantini.
La parte più ricca riguarda la pittura fra '800 e '900, che vede gli artisti triestini fare, ovviamente, la parte del leone - si pensi all'opera della collezione forse più nota, La fruttivendola veneziana di Umberto Veruda - ma dove troviamo anche Ercole Calvi o Egisto Lancerotto, particolarmente graditi al gusto borghese di fine secolo, che proprio in questi ultimi tempi godono di una ritrovata fortuna collezionistica; o un 'foresto', quale il friulano Antonio Zuccaro, pittore protetto dai de Alimonda e attivo soprattutto nel litorale dalmata. Spicca, inoltre, l'accattivante marina di Guido Grimani, destinato a essere protagonista del genere nel territorio giuliano a cavallo fra i due secoli.
L'esposizione comprende, suggestivamente, anche l'atrio monumentale dell'Istituto con il 'pantheon' dei benefattori: uno straordinario corpus di sculture, statue e busti, eccezionale rappresentanza dell'attività degli artisti triestini attivi tra l'Otto e Novecento, tra i quali spiccano Romeo Rathmann, Vittorio Güttner ed Enrico Levi, destinati a lasciare la città in favore, rispettivamente, di Londra, Monaco di Baviera e il Brasile. Per tutta la durata della Mostra verranno esposte nella sala Maggiore, al primo piano dell'edificio, delle opere di Manuela Sedmak, Serse Roma e Mario Sillani Djerrahian.
Da considerarsi parte integrante del percorso espositivo anche il corridoio al pianterreno con le opere di artisti contemporanei, perlopiù viventi, che documentano lo stato dell'arte triestina della seconda metà del Novecento. All'interno della mostra si troverà una sezione con artisti contemporanei 'da non dimenticare' come Apollonio Zvest, Giorgio Milia o Ottavio Bomben e un'opera-manifesto dedicata all'Itis a firma di Bruno Chersicla. L'iniziativa è realizzata con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e il sostegno di Veneto Banca e Fondazione Ananian.
Al fine di diffondere e illustrare al meglio il patrimonio artistico di proprietà dell'Istituto, molteplici attività collaterali affiancheranno la mostra. Tra queste, oltre a seminari e visite guidate di gruppo, due eventi artistici ideati e curati dall'arch. Marianna Accerboni. Il 7 settembre (ore 19), L'arte raccontata attraverso la musica, visita guidata alla mostra, raccontata, attraverso brani musicali ispirati alle opere esposte, dal soprano Ilaria Zanetti e dall'arpista Teodora Tommasi, musiciste dalle prestigiose frequentazioni concertistiche internazionali; intervengono i curatori Daniele D'Anza e Matteo Gardonio, conduce Marianna Accerboni.
Il 29 settembre (ore 19), incontro tra alcuni giovani artisti emergenti e i curatori Daniele D'Anza e Matteo Gardonio sul rapporto tra arte del passato e arte contemporanea alla luce delle opere esposte. ore 19.45: Itis le storie esemplari, testimonianze in diretta degli ospiti Itis emersi con successo nella società; e di particolari esempi di bontà e di generosità all'Itis, ieri e oggi. Conduce Marianna Accerboni.
Immagine:
1. Guido Grimani, Marina con veliero, olio su tela cm.54x118.7
Livia Bussi: Visioni
- 24 marzo (inaugurazione ore 18.00) - 06 aprile 2012
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
- 05 luglio (inaugurazione ore 19.00) - 25 luglio 2012
Sala Comunale d'Arte - Trieste
La mostra della pittrice triestina, presentata dall'architetto Marianna Accerboni, propone quasi una trentina di pastelli su carta realizzati tra il 2007 e il 2011. "C'è un'anima culturale austro-tedesca, probabilmente inconscia" - scrive Marianna Accerboni - "che sopravvive in molti artisti triestini, i cui antenati, se pittori o scultori, frequentarono le Accademie di Monaco, di Berlino e di Vienna tra la fine dell'800 e il primo Novecento, raccogliendovi i semi di quella coeva avanguardia internazionale che collegava Parigi a Mosca e al mondo slavo, passando per Trieste, allora in posizione centro-europea.
E' così, credo, che si può spiegare l'intenso respiro espressionista che si leva e s'intravvede in molti lavori di artisti locali: tra questi, mi ha sempre particolarmente colpita la traccia di malinconia e d'angoscia che s'insinua nel segno pittorico intenso ed elegante, sobrio e al tempo stesso incisivo, di Livia Bussi, autrice dal temperamento discreto e signorile, che, formatasi in gioventù a Roma, è poi vissuta un trentennio in Piemonte e Lombardia, per poi ritornare nella città natale; e testimoniare nella sua pittura non solo le origini culturali centro-europee, ma anche il dramma dell'esodo dall'Istria, vissuto quasi in prima persona.
Immerso nelle atmosfere rarefatte e nella grazia dei pastelli dai colori soffusi, che ricordano alcuni borghi istriani arroccati sui colli, il sogno, protagonista del linguaggio surrealista, ammanta e intride i suoi lavori su carta: in un sogno di nebbia s'addentrano infatti uomini donne e cani, che a volte corrono, in un'atmosfera onirica, nei prati o verso una nave, simbolo forse dell'agognato ritorno. E, di quando in quando, lo stesso paesaggio si fa notte e nel contempo si fa giorno, componendo visioni straniate, che sorprendono l'astante.
Un simbolismo magico e sottile pervade le opere della Bussi: "Sogno queste atmosfere" confessa l'artista "e talvolta il mattino mi sveglio con esse e le dipingo; mentre i cavalli, ripresi in un delizioso dipinto al galoppo nel bosco, sono evocati nella mia mente dalla musica". Disegnatrice ambita da importanti studi d'architettura per la sua abilità nel reinterpretare in modo vivo, originale e fantastico il linguaggio architettonico, la pittrice ci consegna un universo ricco di suggestione, in bilico tra elementi sensoriali e spirituali, il cui legame è accentuato da quella sorta di memoria e conoscenza universale che aleggia in ognuno di noi."
Manuela Marussi: Pneuma - il soffio vitale
30 giugno (inaugurazione ore 18.30) - 14 luglio 2012
Sala Giubileo - Trieste
Realizzata in collaborazione con l'Associazione culturale Reiki... la via del cuore di Trieste, la rassegna propone una quarantina di opere realizzate a olio su tela prevalentemente nel 2012 con numerosi inediti. "Quest'esposizione" - scrive Marianna Accerboni,curatrice della mostra - "rappresenta un ulteriore passo avanti nell'evoluzione stilistica e concettuale della Marussi, che ora affronta il tema dell'Unità, quale spazio ideale fondamentale in cui può fluire l'energia divina, che invece trova ostacoli nella separazione degli opposti. E' infatti la sintesi, dove non esiste né luce né ombra, la condizione perfetta per accogliere, come in un abbraccio, la conoscenza.
'Accogliere in noi luce e ombra in un'unità' afferma l'artista 'ci consente di essere più aperti a lasciarci attraversare dal Divino'. Ed è proprio l'energia divina la fonte della pittura della Marussi, che in questo senso si considera un mezzo: le sue opere non nascono infatti da uno studio, ma spontaneamente e istintivamente. Non a caso la mostra propone molti lavori di gusto floreale e il tema del fiore s'intreccia molto spesso a quello dell'essere umano.
Manuela Marussi, triestina, nasce come pittrice nel 2000, anno in cui inizia il suo percorso di crescita interiore, guidata dal Maestro Ileana Dudine, fondatrice dell'Associazione Reiki... la via del cuore. Nella pittura viene iniziata dai maestri Paolo Cervi Kervischer e Livio Mozina. Collabora con l'Associazione Reiki... la via del cuore come operatrice olistica e conducendo corsi di Pittura e Disegno sensibile, percorsi e seminari di arteterapia, da lei ideati. Dal 2002 ha allestito mostre personali in Italia e all'estero.
Immagine:
1. Manuela Marussi, Kalos, olio su tela cm.40x120, 2012
Femi Vilardo: Another place another code
23 giugno (inaugurazione dalle ore 20 alle 23) - 18 luglio 2012
Luana Riccobon Hair & Boutique - Trieste
Personale della pittrice triestina Femi Vilardo, presentata sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. In mostra una ventina di opere realizzate dal 2009 a oggi a tecnica mista, soprattutto acrilico, smalti e bitume. "Come accade sempre, anche in questo caso la mostra di Femi Vilardo" - scrive Marianna Accerboni - "è concepita come una sorta di opera o installazione totale, volta, con equilibrio e istintiva eleganza a rapire il fruitore e a condurlo in un universo di silenzio e di riflessione, lontano, anzi lontanissimo, dal fragore contemporaneo.
La pittrice, da colta autodidatta, si è formata andando ripetutamente a bottega da vari maestri e tuttora si esercita con passione nel disegno, che considera alla base di ogni esperienza artistica: alla Scuola Libera di Figura del Museo Revoltella tenuta da Nino Perizi e nello studio del pittore stesso, negli atelier di Marino Cassetti, Paolo Cervi Kervischer e Roberto Tigelli e alla Scuola Libera dell'acquaforte Carlo Sbisà con Mirella Schott Sbisà e Franco Vecchiet.
Traendo ispirazione dalla natura e dal fascino di vecchie case in Croazia, Vilardo sa raccontare un mondo senza fretta, lontano dal contesto caotico e superficiale, votato soprattutto all'esteriorità, in cui tutti oggi siamo immersi, per addentrarci nella dimensione del silenzio, realizzata attraverso una pittura d'inclinazione informale, il cui baricentro è però costituito da un'immagine fotografica, ripresa dall'artista stessa, elaborata al computer e poi stampata su tessuto.
Su tale supporto Vilardo declina, attraverso interventi ad acrilico, arricchiti da smalti, bitume e altri materiali, garze e carte increspate, l'espressione del suo universo ideale, sospeso tra un filosofico contesto informale e la dolcezza, forse imprescindibile, del dato naturale. In tal modo l'artista si colloca - sotto il profilo espressivo e stilistico - in una posizione di coerenza con la più avanzata avanguardia contemporanea, oggi nuovamente sensibile anche al dato figurativo. Elementi preziosi e fondamentali della sua pittura sono poi le vibrazioni di luce, che pervadono ogni attimo del suo percorso creativo e del suo affascinante ritmo compositivo, atarassico e straordinariamente sintonico con quello della vita delle origini."
Immagine:
1. Femi Vilardo, tecnica mista su tela cm.90x90
Ferruccio Bernini - Livio Zoppolato: due linguaggi, uno stile
16 giugno (inaugurazione ore 18.00) - 29 giugno 2012
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
I due artisti triestini con una decina di dipinti. La rassegna, presentata dall'architetto Marianna Accerboni, propone l'incontro tra il linguaggio magico e surreale di Bernini e la nuova maniera materico-informale di Zoppolato. "Due pittori dal linguaggio diverso" - scrive Marianna Accerboni - "ma complementare e sintonico per capacità fantastica e inclinazione alla sperimentazione, testimoniano alla Galleria Rettori, da sempre attenta all'evoluzione delle espressioni artistiche non solo locali e regionali, la maturità del loro percorso. Zoppolato, autodidatta (salvo che per gli studi con Vittorio Cossutta e alla Scuola dell'Acquaforte Carlo Sbisà) e fortemente fantasioso, sceglie di esporre l'ultima fase del proprio itinerario linguistico.
Dopo aver dimostrato una forte duttilità nell'espressione artistica figurativa, in cui con seducente narrazione o centrato simbolismo, ha saputo interpretare morbidamente e con colori caldi il paesaggio, soprattutto quello istriano delle sue origini, ora sgretola e sintetizza il dato naturale. E ne conserva la luce, accentrando la propria attenzione sui vecchi e sofferti muri - una parte per il tutto - delle antiche case, che prima era solito effigiare con inclinazione figurativa, riuscendo ora a esprimerne il fascino e la trasognata realtà attraverso un linguaggio informale di forte valenza materica, in cui il colore fa da contrappunto alla vetustà dei brandelli di muro e - simbolicamente - al grigiore della vita.
Il gioco rappresenta per molti artisti anche famosi, quali per esempio Marcel Duchamp e Marc Chagall, uno dei motivi principi del dipingere. Così è anche per Ferruccio Bernini, il quale, forte della sua esperienza nell'ambiente scenografico del Teatro 'G. Verdi' di Trieste, dopo la formazione artistica con i pittori Gianni Roma e Michele Loberto, il gioco ha saputo, con la sua arte, inseguire e raccontare. In mostra il quadro principale è dedicato al duello che condusse alla morte il poeta, scrittore e drammaturgo russo Aleksandr Sergevic Puskin, da lui stesso preannunciata nel romanzo in versi Eugene Oneghin, poi musicato da Tchaicovsky.
Nel sintetizzare il senso dell'azione, Bernini vi fa prevalere un simbolismo coraggioso e d'avanguardia, il quale sviluppa quasi nella terza dimensione l'amata tecnica del collage, che l'artista sa eseguire con molta raffinatezza, liberando la propria fantasia in modo irrefrenabile, ma nel contempo armonioso e cromaticamente suadente. Ancora il teatro è spunto - conclude Accerboni - ed ecco, fra gli altri, l'L'olandese volante e Una notte al Teatro San Carlo, con uno splendido Pulcinella materico, che siede imperturbabile, abbigliato con due scarpe di colore diverso ma assonante."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Ferruccio Bernini, Aerei in picchiata, tecnica mista
2. Livio Zoppolato, I muri raccontano, tecnica mista
Presentazione del romanzo "La Nebbia" - 19esimo libro della scrittrice Nidia Robba
Sala Alessi del Circolo della Stampa - Trieste
05 giugno 2012, ore 18.00
L'incontro sarà introdotto da Helga Lumbar Robba, che leggerà alcuni brani del romanzo, relatori l'architetto Marianna Accerboni e lo studioso Fausto Ranieri, intervento di Gabriella Machne. La copertina del romanzo edito da La Mongolfiera Libri (pagg.216, €13,00) è illustrata con un quadro a tecnica mista di Helga Lumbar - Nebbia sul lago Blach dal valico - che con grazia trasognata rammenta i luoghi in cui si svolge l'azione.
"Con quest'ultima fatica" - scrive Marianna Accerboni - "Nidia Robba, sensibile scrittrice ottantottenne, premiata, tra gli altri, dal Comune di Trieste con una targa alla carriera, giunge al nono romanzo e al diciannovesimo libro, considerando anche i volumi di liriche. Nel fascinoso e colto racconto, agilmente ma profondamente circonstanziato sotto il profilo storico, la nebbia rappresenta una sorta di diaframma o sipario naturale, che scandisce le varie fasi, le azioni e i tempi del romanzo. Potremmo dire che con questo scritto l'anziana ma brillante autrice supera se stessa, sollevando il velo su quell'attenzione e quell'interesse istintivi da sempre presenti nei suoi libri per una sottile vena esoterica, che permea le sue composizioni, travalicando il reale in un modo incredibilmente logico e di facile approccio.
'Esiste il concetto di tempo?' sembra chiedersi Nidia Robba, o viviamo vite diverse in più piani paralleli? Il dèjà vu è un fenomeno della nostra immaginazione o si lega a esistenze già consumate? Sul filo intrigante di tale interrogativo si snoda la narrazionente sostenuta da inaspettati coup de théâtre, che risultano istintivamente accattivanti. Oltre a ciò che è cultura e conoscenza nel senso più ampio del termine, tutto è istinto trasparente nel racconto della scrittrice, che sempre suggerisce nelle sue opere anche un velo di poetica speranza.
Questa volta la narrazione scivola agilmente dalle origini delle genti del Nord Europa, che adoravano Odino e altre divinità pagane, alla civiltà longobarda e al Verbo cristiano, intrecciando con libertà, leggerezza e sorprendente fantasia esistenze passate e presenti, i cui echi accentuati risuonano oggi come ieri nelle nebbie del lago di Toblach, sul passo di Monte Croce Comelico e nel Tempietto longobardo di Cividale, concludendosi con naturale armonia nelle vite dei protagonisti. Un suggerimento a fermarsi ad ascoltare gli echi di un passato universale e a meditare."
Nidia Robba (Trieste, 1924), ha studiato alla Facoltà di Lettere dell'Università di Firenze, città dove ha risieduto per alcuni anni, e ha viaggiato moltissimo in Italia e all'estero e a diciott'anni ha scritto il primo romanzo. Numerosissime sono le sue poesie, ma per decenni, fino al '78, la scrittrice ha gettato nel fuoco le sue opere, a causa di una sorta di intimo pudore, iniziando a pubblicare solo nel 2002 per l'interessamento della figlia. Ha ricevuto più volte premi speciali, tra i quali il premio Città di Venezia, e nel 2010 è stata insignita con la Targa di Merito del Comune di Trieste.
Goswami Ghanshyam: La vittoria della verità
25 maggio (inaugurazione ore 19) - 16 giugno 2012, Lega Navale Italiana di Trieste (Molo Fratelli Bandiera 9)
16-30 giugno 2012, Laboratorio La Cornice - Trieste
"L'arte di Goswami" - scrive Marianna Accerboni, curatrice della mostra - "affonda le proprie radici nella memoria e nell'energia ancestrale dell'uomo e si apparenta con fluente originalità al linguaggio surrealista, movimento nato a Parigi nel 1924, il cui mentore fu André Breton, poeta, critico d'arte e teorico di questo orientamento, che firmò il primo manifesto di tale tendenza. Il surrealismo asseriva l'importanza del sogno nella totalità della natura umana e di conseguenza il valore dell'inconscio anche nello stato di veglia alla conquista, per l'arte e la cultura, di una completa libertà espressiva. Il pittore indiano adatta coscientemente o inconsciamente tali modelli per visualizzare più aspetti della propria complessa interiorità e della realtà che lo circonda."
Goswami Ghanshyam (India, 1962), laureato in Belle Arti alla Sukhadia University di Udaipur, è docente di disegno nelle scuole del Rajasthan e, da poco laureato in Filosofia, insegna anche questa disciplina. Ha esposto a Kolkata, Shillong e Jaipur (India), sue opere si trovano in collezioni private in Inghilterra, Usa, Giappone, India. Quella di Trieste è la sua prima mostra europea.
Martedì 5 giugno, dalle 17 alle 21, incontro con la signora Gian Kaur Khan, scopritrice dell'artista, e con il creatore di gioielli indiano Dharmendra Soni, le cui opere in argento, cristalli e pietre dure sono esposte accanto alle grandi tele di Ghanshyam e ai raffinati arazzi creati dalle ragazze delle scuole di cucito di San Sea Rai.
Concorso internazionale di Pittura "Dario Mulitsch"
Termine di partecipazione: 10 giugno 2012
L'Associazione culturale Concorso di Pittura "Dario Mulitsch" di Gorizia presenta il prestigioso Concorso internazionale di Pittura, che con cadenza biennale è giunto quest'anno alla IV edizione. L'evento è dedicato dalla moglie Caterina alla figura di Dario Mulitsch, illuminato imprenditore goriziano di antica nobiltà sassone, fondatore del Centro Culturale "Tullio Crali" e appassionato promotore della cultura e delle arti.
Sono previsti premi e una mostra nel prestigioso Palazzo Coronini Cronberg di Gorizia, al cui vernissage ha partecipato nel 2010 un foltissimo e selezionato pubblico di centinaia e centinaia di persone. La cerimonia di premiazione avrà luogo il 6 ottobre 2012 prossimo in concomitanza con l'apertura della mostra delle opere selezionate, che rimarrà visitabile nelle Scuderie di Palazzo Coronini Cronberg a Gorizia fino al 16 ottobre.
Ex tempore di pittura
21 aprile 2012, dalle ore 12.00 alle 18.00
Liceo e Istituto Statale d'Arte "Enrico e Umberto Nordio" - Trieste
Il Lions Club Trieste Host con la collaborazione artistica dell'arch. Marianna Accerboni, Presidente della Fidapa - Sezione Storica di Trieste, ha indetto un concorso di pittura per gli studenti delle classi IV e V del Liceo e Istituto Statale d'Arte "Enrico e Umberto Nordio" di Trieste Le opere dovranno essere eseguite su un supporto fisso di cm.50x50 e interpretare il tema Passione e modernità. Sono ammesse tutte le tecniche (olio, acrilico, mista, tempera e acquarello ecc). La giuria, presieduta dall'arch. Accerboni e composta dal preside del "Nordio" Teodoro Giudice, dai maestri Bruno Chersicla, ex allievo dell'Istituto, e Antonio Sofianopulo e dall'arch. Walter Routher, valuterà i lavori alla fine della sessione di lavoro, individuando quello vincitore. Le opere partecipanti saranno in seguito esposte in una mostra allestita all'Istituto Nordio.
Elvio Zorzenon: La dimensione del sogno
12 aprile (inaugurazione ore 18.00) - 29 aprile 2012
Sala Comunale d'Arte - Trieste
La rassegna, introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni, propone una quindicina di opere realizzate dall'artista monfalconese a tecnica mista su tela prevalentemente dal 2007 in poi. "L'incipit dell'Espressionismo è generalmente simbolizzato dall'Urlo di Munch" - scrive Marianna Accerboni - "ma di quel linguaggio, cui liberamente si riferisce la pittura di Zorzenon, l'artista friulano ci offre un'interpretazione più mediterranea e solare, che scioglie e sdrammatizza l'emotività nordica al calore di una luce più morbida e intensa.
Una texture incisiva ma equilibrata, come lo è in fondo il suo temperamento, e che rappresenta una sorta di "alfabeto personale" del pittore, ci consegna, attraverso un intreccio di segni vitali e un cromatismo brillante, un'interpretazione dinamica, in divenire della realtà. Una pittura sempre aperta a soluzioni nuove, che riflettono il caleidoscopio seducente e forse inesauribile delle emozioni e dell'intuizione poetica di Zorzenon; nonché quell'istintiva voglia di sperimentare che promana dalla sua indole, ma che coincise fortunatamente anche con la stagione d'oro del dopoguerra, in cui il desiderio di rinascita sfociò e si espresse in Italia in interessanti filoni d'avanguardia, raccolti a Trieste in quella fucina di talenti che fu l'Istituto d'Arte 'Nordio' degli anni Cinquanta e Sessanta, ricca di insegnanti e di idee stimolanti, prima culla dell'artista."
Elvio Zorzenon (Aquileia - Udine, 1939), una delle figure più rappresentative della pittura informale del Friuli Venezia Giulia, può considerarsi a tutti gli effetti triestino d'adozione, avendo frequentato l'Istituto d'Arte di Trieste, a contatto con alcuni tra gli esponenti più impegnati nelle nuove ricerche estetiche quali Miela Reina, Bruno Chersicla, Enzo Cogno, che, alla metà degli anni '60, condividendone l'esperienza, lo introducono nel gruppo Arte Viva, in cui erano confluite le tensioni al rinnovamento, il desiderio di libertà, la voglia di contestazione di quegli anni.
Nella prima metà degli anni '60 tale movimento diede origine agli anni raggianti della cultura giuliana. Agli iniziali interessi del gruppo - animato in principio dal maestro Carlo de Incontrera - si affiancarono in seguito quelli di altri giovani pittori, architetti, scenografi, fotografi. Zorzenon, che nel frattempo si era dedicato anche alla realizzazione di molti affreschi, esordisce a Roma nel 1962 con una pittura di energico impatto visivo, caratterizzata dallo splendore di forme e colori, che caratterizza la sua prima personale tenuta alla Sala Civica di Monterotondo (Roma).
Seguono moltissime altre, nel mezzo secolo di pittura che ne scandirà il percorso artistico e che lo vedrà partecipare a concorsi in Italia ed all'estero, ove riscuote ampi consensi, premi (più volte 1º classificato in varie rassegne) e segnalazioni. Tra le più recenti personali del maestro va ricordata l'esposizione a Villa Manin di Codroipo (Udine) del 2004 e, tra le collettive, la mostra del 2009 alla sede del Palazzo del Consiglio Regionle FVG a Trieste.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Elvio Zorzenon, Fabbrica, tecnica mista su tela cm80x60, 1989
2. Elvio Zorzenon, Pangea, tecnica mista su tela cm.170x100, 2011
Viviana Zinetti: Rosso tango
termina il 24 marzo 2012
Casa della Musica - Trieste
Mostra personale della pittrice Viviana Zinetti, introdotta dall'architetto Marianna Accerboni. Danzatrice classica di origine torinese, l'artista, che ha solcato come solista e prima ballerina i palcoscenici di alcuni dei più importanti teatri italiani, da La Fenice di Venezia e L'Arena di Verona al Regio di Torino, dal Verdi di Trieste al Comunale di Bologna, al Bellini di Catania, vi espone fino al 24 marzo un'intensa sequenza di opere, realizzate nel 2011 e 2012 a olio e stucco su tela con preziosi e luminosi inserti in foglia d'oro, cristalli plastici e swarovsky e dedicate alla celebre danza argentina.
Coppie di tangueros sono vivacemente ritratte, protagonista il colore rosso, simbolo della passione, mentre eseguono i passi più noti di questo ballo popolare, nato nelle periferie di Buenos Aires, Rosario e Montevideo nella seconda metà dell''800 e successivamente divenuto una forma artistica comprendente musica, danza, testo e canzone. Perché - come disse Miguel Ángel Zotto, argentino di origine italiana, eletto tra i tre più grandi ballerini di tango di tutti i tempi - "Il tango non è maschio, è coppia".
"Il filo rosso della passione" - scrive Marianna Accerboni - "accomuna i molteplici interessi artistici di Viviana Zinetti, ballerina classica con un importante curriculum alle spalle, che, accanto alla danza, ha sempre amato anche l'arte visiva, sì da frequentare il Liceo Artistico A. Modigliani di Torino, studiando disegno, pittura e scultura con grandi maestri quali per esempio Casorati, Carena e Tabusso, mentre attualmente si sta perfezionando a Trieste sotto la guida del pittore Livio Mozina.
Da alcuni anni ha in fatti ripreso a dipingere e ora si dedica all'interpretazione pittorica del tango argentino, splendido linguaggio del corpo e dell'anima, che studia dal 2004 con Ubaldo Sincovich, esibendosi ripetutamente in spettacoli con Alessandro Viviani, anch'egli allievo dello stesso maestro. Così la passione per la pittura, intrecciata a quella per la danza e il teatro, fa magicamente brillare le opere della Zinetti, consegnandoci intatto il fascino e il sapore indimenticato del palcoscenico e i suoi effimeri momenti di bellezza, assieme alle luci che si riflettono negli swarovski, nei cristalli e nell'oro come nel silenzio incantato di una sartoria teatrale."
Il 23 marzo, alle 19.30, un originale finissage con la stessa Zinetti, il ballerino classico solista argentino Alessandro Viviani e Vittorio Fasano che danzeranno una milonga con esibizione di tango escenario, presentati da Giancarlo Cattarin, musicalizzador Jabalì Mauro Pasqualini. Gradito abbigliamento rosso, bianco, nero, colori ricorrenti nelle opere esposte.
Roberto Budicin
03 marzo (inaugurazione ore 18.00) - 22 marzo 2012
Galleria La Loggia - Udine
www.robertobudicin.altervista.org
Seconda tappa del duplice evento espositivo ideato e curato dall'architetto triestino, che vede la luminosa pittura neoromantica di Budicin protagonista nella Regione Friuli Venezia Giulia con una ricca sequenza di oli, acquerelli e tecniche miste, per lo più inediti, realizzati su tela e su tavola dal 2009 a oggi. Roberto Budicin (Trieste, 1980), si è formato alla scuola del padre Sergio, noto pittore e illustratore, molto affermato all'estero, e a quella del maestro accademico Walter Falzari, approfondendo quindi una personale e raffinata ricerca tecnica ed espressiva.
"Talento precoce e figlio d'arte" scrive Marianna Accerboni "Roberto Budicin affronta il tema della natura con una dolcezza che si potrebbe definire quasi insolita per un giovane degli anni Duemila. Con molta professionalità e naturale istinto compositivo il pennello scivola con forza sulla tela, 'costruendo' con abilità momenti di luminosa, equilibrata bellezza, che sanno cogliere in modo aderente la realtà, intridendola tuttavia di un lieve senso lirico, che solo la sensibilità di un pittore-poeta sa cogliere e trasfondere con semplicità al fruitore.
Dipingere il silenzio, la luce, la neve non è da tutti e Budicin ci riesce con un'elegante naturalezza sostenuta da un approfondito studio delle tecniche e molta dedizione all'esercizio pittorico. In tale ambito sperimentale, il giovane artista ripropone per esempio, tra i vari 'segreti' tecnici, un raffinato virtuosismo usato da Tiziano, che consiste nello stendere delle pennellate a secco su un fondo a trama forte, cosicchè da lontano l'effetto raggiunto è quello di una morbida vibrazione cromatica.
Attraverso un accurato lavoro nascono in tal modo gli acquerelli, gli oli e le tecniche miste presenti in questa mostra che, oltre al tema del paesaggio silente, scevro di presenze umane, affronta pure quello mitologico, spesso idealmente connesso alla grande passione di Budicin per la musica. Il pittore adora infatti Vivaldi, la musica classica e quella contemporanea - in particolare i gruppi d'avanguardia degli anni '70 - ha studiato chitarra e suonato in complessi rock; ora invece si esibisce in gruppi che suonano musica irlandese. Lui l'apprezza in special modo per i rimandi antichi che vi echeggiano, così come accade nella mitologia, e per la molteplicità di strumenti, ritmi e modi di cantare che essa offre: una ricerca condotta da un artista profondo e delicato, tra le note, così come tra i colori."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Roberto Budicin, Fra i rami e la neve, acquarello cm.27x20, 2011
2. Roberto Budicin, Guardiani della scalinata, olio su tela cm.36x51, 2011
___ Presentazione di mostre di Sergio e Roberto Budicin curate da Marianna Accerboni
Sergio Budicin
09 marzo - 22 marzo 2013
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
Sergio Budicin
20 novembre - 03 dicembre 2010
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste
Conferenza: "Il cammino della donna turca attraverso i secoli"
27 febbraio 2012, ore 17.30
Sala Baroncini delle Assicurazioni Generali di Trieste
Nell'ambito dei Pomeriggi culturali della F.I.D.A.P.A. - Sezione Storica di Trieste, curati da Marianna Accerboni, una conversazione sul tema di Isin Atala, già docente alla Scuola Superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori del capoluogo giuliano e al Collegio del mondo Unito di Duino nonché giornalista, che sarà introdotta dalla scrittrice Carla Guidoni. Condurrà l'incontro l'architetto Marianna Accerboni. Invitata, nell'ottica di uno scambio culturale italo-turco dalla scrittrice Carla Guidoni, che la introdurrà, Isin è nata ad Ankara e vive tra la capitale turca, della cui Fidapa fa parte, e Trieste.
Laureata in Lettere nella città natale e in Lingue Orientali a Ca' Foscari, già vicepresidente dell'Associazione di cultura e di uomini d'affari turco-italiana, ha insegnato alla nostra Scuola Superiore di lingue moderne e al Collegio del mondo Unito e ha collaborato per anni con la Radiotelevisione Turca, realizzando programmi radiofonici e importanti interviste. Ci parlerà di com'era e come viveva la donna turca all'origine, prima della conversione all'Islam, e com'è diventata dopo, fino a oggi.
Fondata nella regione dell'Anatolia, area in cui in precedenza si affermarono civiltà millenarie e pre-cristiane (Ittiti, Frigi, Traci, Lidii, Armeni, Greci) e in seguito l'impero bizantino, "la Turchia è dal 1923 una repubblica parlamentare, succeduta all'Impero Ottomano e fortemente modernizzata dal 'padre della patria' Mustafa Kemal Ataturk, fondatore e primo presidente della repubblica: tra riforme importanti" - scrive Marianna Accerboni - "come quella linguistica, del codice civile, penale e amministrativo, l'eliminazione del patronimico e l'invito al popolo a indossare abiti occidentali, senza tuttavia proibire quelli tradizionali, ci fu dal '34 il suffragio universale esteso alle donne, in anni in cui tale diritto non era ammesso in molti paesi europei. Ma, se l'immagine della donna turca nel corso dei secoli ha senz'altro suscitato emozioni legate a tradizioni orientali come per esempio l'harem, qual è oggi il suo ruolo e come ci è arrivata?"
Le Parole blu
di Marina Torossi Tevini, Campanotto Editore, pagg.243, €13,00
Presentazione libro
30 gennaio 2012, ore 17.30
Sala Baroncini delle Assicurazioni Generali - Trieste
Il libro della scrittrice triestina è costruito con la tecnica del romanzo nel romanzo: la prima delle due opere in esso contenute s'intitola Socrate e le donne, un romanzo che alterna vicende ambientate nel mondo classico a fatti legati alla contemporaneità e coglie lo spunto per riflettere su temi come il declinare della democrazia ateniese, l'affermarsi della demagogia, il rapporto uomo-donna nel mondo antico e il tema dell'amore all'interno di società diverse.
Il secondo racconto, intitolato L'amore secondo Francesca, è un divertissement che, in ambientazioni diverse - da Trieste alla Patagonia, dalla Provenza alla Scandinavia - analizza i rapporti tra quattro personaggi legati da vincoli di amicizia e di amore e si ricollega infine al tema del primo romanzo, cogliendo nel mondo attuale quelle dimensioni allargate all'interno dei rapporti umani che il mondo antico riconosceva con maggior ampiezza.
All'incontro, organizzato e coordinato dall'architetto Marianna Accerboni per i "Pomeriggi culturali della Fidapa", interverranno la scrittrice Carla Guidoni e la prof. Irene Visintini, letture di Luciano Volpi. Marina Torossi Tevini, laureata in Lettere classiche e insegnante, nel 1998 è stata inserita in Lichtungen, prestigiosa pubblicazione dell'Università di Graz. Collabora con le riviste Arte&Cultura, Nuova Antologia, Stilos, Zeta. Fa parte del direttivo di alcune Società culturali. Alcune sue opere sono reperibili in rete.
Furio Bomben: Viaggio letterario e romantico nella Trieste di Svevo e di Saba
06 febbraio (inaugurazione ore 18.30) - 26 febbraio 2012
Sala Comunale d'Arte - Trieste
Mostra personale del pittore e illustratore Furio Bomben, introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. Propone una trentina di opere su carta realizzate dall'artista nel 2011. "L'anima letteraria di Trieste" scrive Marianna Accerboni "ispira ancora una volta la creatività di un artista, noto e sapiente illustratore, come Furio Bomben. Che, figlio d'arte (il padre era pittore famoso soprattutto per i suoi cavalli in corsa), ricostruisce con accurata pazienza e intensa sensibilità luministica le atmosfere un po' fané della Trieste del primo Novecento, rievocando nelle vedute di mare e in quelle degli antichi caffè, il sapore di un passato glorioso, accanto alle due principali vocazioni della città: quella emporiale, testimoniata dai velieri ancorati sulle rive e sul Canale, che però Bomben sviscera nella loro accezione più romantica, e la vocazione letteraria, svolta attraverso il ricordo dei più grandi scrittori di Trieste.
Da Saba, ritratto all'esterno del Caffè Garibaldi, allora frequentatissimo ritrovo artistico-letterario al pianoterra del palazzo del Municipio, all'elegante atmosfera del Caffè San Marco, alla ricostruzione del Caffè Bizantino di Largo Barriera, a Scipio Slataper, autore de Il mio Carso, ritratto sullo sfondo di una vecchia casa di Prosecco; mentre Giotti, che amava tanto il mare, è ripreso a fumare sul molo Audace, con alle spalle la piazza Unità del primo Novecento, abbellita da un ricco giardino...
E ancora Gianni Stuparich al Caffè Tommaseo, Svevo seduto al San Marco e Joyce, che conversa con una giovane signora all'entrata di una libreria... a comporre, attraverso il disegno a matita, seguito da quello a china e dalla coloritura a tempera un itinerario letterario e romantico che ci conduce con grazia anche in Cittavecchia, in salita Trenovia, a bordo del vecchio tram, oppure a passeggiare costeggiando un inedito viale XX Settembre, autunnale e intriso di luce."
- "Bomben illustratore di libri"
24 febbraio 2012, ore 19.00
L'architetto Marianna Accerboni presenta l'attività dell'artista nel campo dell'illustrazione e le tavole da lui realizzate per il romanzo della moglie Mara, Il viaggiatore nel vento (4a edizione). Nel corso dell'incontro, alla presenza dell'autore, verranno presentati anche i prossimi progetti artistici di Bomben nel campo dell'illustrazione. Il pittore sta infatti preparando, avvalendosi della consueta tecnica a matita, china e tempera, nuove tavole illustrative per il seguito de Il viaggiatore nel vento, la cui uscita è prevista per il prossimo settembre.
A interpretare il nuovo thriller-mistery compariranno i ritratti di inediti personaggi, vedute paesaggistiche della Spagna con particolare riferimento a Barcellona e, nei capitoli in flashback, ambientazioni settecentesche, che intrecceranno personaggi emblematici dell'epoca quali Mozart, la pittrice veneziana Rosalba Carriera, Casanova e Cagliostro. Brevi anticipazioni del nuovo romanzo saranno lette dall'autrice e da Francesco Narciso. Va infine segnalato che i quadri degli scrittori cittadini più famosi e le immagini della Trieste del primo '900 esposti nella mostra verranno inseriti nella ristampa del volume dello storico Stelio Vinci dedicato al Caffè San Marco, di prossima uscita. Infine i dipinti rappresentanti sirene e donne del mare, recentemente creati da Bomben, andranno a realizzare il video dedicato alla splendida e drammatica storia del libro di Barbara Grubissa Son stufadiza (Edizioni Kappa Vu).
Immagini (da sinistra a destra):
1. Furio Bomben, Il Caffe Bizantino, china e tempera cm.70x50 2011
2. Furio Bomben, Il Viale di una volta, china e tempera cm.70x50, 2011
Paola Gamba: Percorsi
13 gennaio (inaugurazione ore 19.00) - 04 febbraio 2012
Antico Caffè Stella Polare - Trieste
"Analisi e sintesi, intuizione del significato più intimo delle forme" scrive Marianna Accerboni, curatrice della mostra "sono alla base del processo di ricerca artistica della pittrice veneta Paola Gamba. Originaria di Thiene (Vicenza) e attiva oggi a Portogruaro (Venezia), l'autrice ha sperimentato diversi e consequenziali orientamenti della pittura contemporanea, partendo da un espressionismo figurativo di ottimo livello, in cui il linguaggio del corpo è interpretato in acrilico su masonite con grande perizia.
In tali lavori i toni sono cupi e luminosi al tempo stesso, il chiaroscuro e il contrappunto luministico si rivelano intensissimi, sì da generare nel fruitore un impatto emotivo, che coglie il dramma esistenziale espresso da questa pittura attraverso il segno morbido ma incisivo e la forte accentuazione dei volumi. Tale esperienza e tale percezione emozionale e spirituale della realtà si ampliano successivamente nell'ambito dell'astrazione e dell'informale, traducendo sensazione ed emozione in puro segno, luce e colore.
Il simbolismo segnico, reso più attraente e materico dalla tecnica del collage, si ammanta ora di cromatismi più morbidi e vivaci, come se l'autrice stesse tentando di uscire da un tunnel d'introspezione verso il mondo e la luce. Il valore introspettivo e quasi terapeutico di questo tipo di pittura non a caso nata storicamente in contemporanea agli studi di Freud, in un'Europa che stava deflagrando in un secolo di pessimismo e di guerre, dona alla mostra il sapore dell'immediatezza e della profondità di pensiero. Ora al segno si sostituisce, quale azione energetica e di rottura, lo strappo, mentre attraverso il pennello la Gamba inserisce noti lievi e intense sul pentagramma pittorico della sua opera."
Paola Gamba esordisce in ambito figurativo. Negli anni Novanta approfondisce lo studio della figura e si perfeziona nelle tecniche pittoriche alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. Successivamente concentra la propria ricerca sul linguaggio informale-astratto, partecipando a workshop di pittura a Berlino, Halle, Lipsia, Boehlen, Lienz. Il suo lavoro prosegue sia in ambito figurativo che astratto perché, afferma l'artista, "non esiste contraddizione tra i due generi, ma consequenzialità, la contraddizione è solo apparente. Gli ambiti coesistono e si rafforzano l'un l'altro. Anzi, uno spiega l'altro. Non possono essere separati poiché la figurazione porta all'astrazione e l'astrazione ha bisogno di passare attraverso la figurazione. Entrambi i moduli espressivi sono accomunati dall'esigenza di cercare ed esprimere in ogni situazione equilibrio, forza e compostezza. E' proprio il sottile gioco tra astratto e reale che induce a riflettere sull'essenza stessa della realtà."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Paola Gamba, Figura A, acrilico su masonite cm.60x80, 2001
2. Paola Gamba, Collage 19, collage e acrilico su carta incollata su tavola cm.50x70, 2008
Giorgio Schumann: Punti di vista
14 gennaio 2012 (inaugurazione ore 18.30) - 28 gennaio 2012
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
La rassegna, a cura dell'architetto Marianna Accerboni, propone una quarantina di acrilici su tavola realizzati di recente dall'artista. "Inesauribile creativo, infaticabile lavoratore e sperimentatore curioso e appassionato" - scrive Marianna Accerboni - "Schumann è architetto, pittore, scultore, fotografo, designer, fumettista, ma soprattutto inventore, dotato per altro anche di una manualità eccellente, che gli consente di realizzare da solo, ingegnosamente, molti dei suoi progetti. Triestino di madre croata, che era un'artista del gobelin a piccolo punto, e di padre di origine tedesca, con il nonno paterno pittore, questo architetto-artista dal temperamento riservato e appartato, ha operato per molti anni in silenzio, riempendo la sua luminosa casa-studio-laboratorio di ingegnose creazioni ed esponendo raramente.
Di recente si è avvicinato con la consueta modestia e il suo naturale, alla pittura, attraverso la quale esprime in questa mostra la sua grande passione per il mare. E lo fa, come sempre, in modo accurato e originale, con una produzione immediata e torrenziale, invasa dalla luce e da festosi colori. Sono lavori prevalentemente realizzati ad acrilico su tavola con cornici d'autore, ricavate da materiali di recupero così come il supporto su cui dipinge e come tutte le sue ingegnose sculture: pitture nate da uno scatto fotografico e dalla rielaborazione a pennello dell'immagine ottenuta attraverso l'obiettivo.
'La fotografia mi ha fatto capire' osserva infatti Schumann 'come l'informale possa essere uguale o assai vicino alla realtà'. Molti anni di pratica e di studio architettonico gli hanno in tal senso giovato, perché nella sua pittura l'equilibrio tra i pieni e i vuoti e tra campiture cromatiche lisce e materiche è fine e felice. E spesso egli sa cogliere con un sorriso surreale, attraverso un particolare, il tutto, con una creatività che, per la sua poliedricità e l'intrecciarsi di diverse discipline sarebbe sicuramente piaciuta a Leon Battista Alberti, architetto umanista dalla multiforme attività, che incarnò l'ideale dell'uomo-artista del Rinascimento."
Giorgio Schumann (Trieste, 1950) si laurea in Architettura a Venezia, affiancando allo studio diverse esperienze lavorative nel settore grafico-progettuale. Collabora strettamente con lo studio dell'architetto Romano Boico di Trieste, pratica la libera professione e poi insegna presso l'Istituto d'Arte "Nordio" di Trieste. Appassionato di design, crea numerosi prototipi, che costruisce personalmente, proseguendo nel contempo nell'attività scultorea. Il fil rouge che accomuna molti dei suoi lavori, dai disegni, al collage, alle sculture, è molto attuale poiché concerne il riuso di materiali di scarto, principalmente legno, ma anche metalli, plastica, carta. Un discorso a parte meritano le vignette umoristiche. Recentemente vince il timore quasi reverenziale per la pittura e inizia una serie di acrilici dal taglio marcatamente fotografico.
Immagine a sinistra:
Giorgio Schumann, Timone 2, acrilico su tavola cm.30x20, 2011