Fabio Colussi
08 dicembre (inaugurazione ore 18) - 31 dicembre 2018 (prorogata al 28 febbraio 2019)
Salone d'Arte di Trieste
Una rassegna del pittore triestino Fabio Colussi, dedicata al tema prediletto della veduta marina, introdotta da Gabriella Pastor e interpretata sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. In mostra 24 oli su tela e su tavola inediti, realizzati con grande maestria principalmente tra il 2017 e il 2018.
"In questa esposizione" - scrive Marianna Accerboni - "Colussi ricostruisce con delicata e calibrata vena lirica il fascino del mare della sua città, Trieste, accostandolo anche a quello di Venezia. La medesima, sottile inclinazione neoromantica, intrecciata a una personale e sensibilissima vena cromatica e a una grande abilità tecnica, caratterizza le sue vedute. Così l'artista sa catturare l'ineffabile luce del nostro golfo, quella magica della Serenissima e la pace della laguna, consegnandoci un angolo di mondo, in cui poter sognare ancora, grazie al prezioso virtuosismo di questo poeta del paesaggio. Memore di una vena neoclassica, che appartiene culturalmente a Trieste, l'artista prosegue in modo del tutto personale l'antica tradizione di pittori e vedutisti attivi a Venezia nel '700 quali Francesco Guardi e Canaletto, vicino al primo per ispirazione poetica e al secondo per l'interpretazione più razionale dei luoghi.
Ma, agli esordi, Colussi ha guardato anche ad altri artisti, in questo caso giuliani, come Giuseppe Barison, Giovanni Zangrando, Ugo Flumiani e Guido Grimani, tutti in un modo o nell'altro legati alla grande tradizione pittorica e coloristica veneziana, che rappresentava un importante punto di riferimento, nel secondo ottocento e nel primo novecento, accanto all'Accademia di Monaco, per i pittori triestini. Altro fulcro fondamentale fu infatti per loro anche la cultura austro-tedesca. E non a caso nelle opere di molti di questi, così come in quella di Colussi, compare spesso una luce azzurro-grigia,che più che un colore rappresenta un'atmosfera, una sorta di evocazione di quello "sturm und drang" (tempesta e impeto), che nel mondo germanico pose le basi del Romanticismo: punti di riferimento che costituiscono delle interessanti chiavi di lettura della pittura dell'autore triestino, in particolare per quanto riguarda la sua interpretazione del tema della veduta marina, che sa rivisitare attraverso intuizioni, luminosità e ispirazioni che alludono istintivamente anche alla cultura visiva mitteleuropea.
Dotato di un talento naturale, che ha saputo coltivare nel tempo con passione e tenacia, Colussi è riuscito a delineare una propria maniera intensa e precisa, ma nel contempo sobria ed essenziale. Che fa vivere il paesaggio soprattutto della luce (diurna o notturna che essa sia), ottenuta attraverso ripetute e raffinate velature e un cromatismo deciso ma morbido. Equilibrio e sensibilità caratterizzano i suoi dipinti, nei quali il pittore sa legare molto armoniosamente il linguaggio del passato con le esigenze di linearità di quello moderno. Ne escono delle vedute marine spesso incorniciate da luminosi paesaggi urbani, composizioni che poggiano la loro veridicità sulla storia e sulla luce e in cui le antiche e raffinate architetture si fondono con un cielo e un mare intensamente azzurri, che riflettono e suggeriscono, sempre mediante la luce, un senso di pace e atarassia, che appare anche nei dipinti dedicati alla laguna."
Fabio Colussi (Trieste, 1957) è in un certo senso autodidatta, poiché si è formato studiando i grandi pittori triestini del passato, sospesi tra la lezione artistica della pittura veneziana e quella proveniente dalla cultura mitteleuropea. Dipinge i primi acquerelli a 4 anni, i temi sono paesaggi, boschi e figure realizzati anche a pastelli a cera; più tardi approccia la tempera e l'acrilico, per poi passare nei primi anni novanta all'olio su tela e su tavola, tecnica ora prediletta, che non ha più abbandonato. Per realizzare i suoi lavori, trae spunto dagli schizzi annotati su un taccuino che porta sempre con sé e che talvolta sono implementati, per quanto riguarda le architetture, da appunti fotografici. Colussi è presente con le sue opere in collezioni private in Italia e all'estero (Stati Uniti, Germania, Spagna e Australia). Ha esposto a livello nazionale ed europeo.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Fabio Colussi, Marina al tramonto, olio su tela cm.30x50, 2018
2. Fabio Colussi, Venezia, olio su tela cm.35x50, 2017
XIX edizione Premio alla Bontà Hazel Marie Cole
"La bellezza per la bontà, l'arte aiuta la vita"
Castello di Duino - Trieste, 27 ottobre (inaugurazione ore 11.00) - 04 novembre 2018
Comunità Greco-Orientale di Trieste, 05-11 novembre 2018
Mostra d'arte organizzata a favore del Premio alla Bontà Hazel Marie Cole Onlus, istituito da Aldo e Donatella Pianciamore, e curata dall'architetto Marianna Accerboni, che introdurrà l'esposizione. Alla rassegna, accompagnata da un esaustivo catalogo, prendono parte 24 artisti tra pittori triestini, di altre città italiane e stranieri.
Espongono Alda Baglioni, Paolo Barducci, Diana Bosnjak Monai, Valerie Brégaint, Nora Carella, Bruna Daus Medin, Elsa Delise, Fulvio Dot, Carla Fiocchi, Carolina Franza, Holly Furlanis, Nevia Gregorovich, Paola Martinella, Giulia Noliani Pacor, François Piers, Marta Potenzieri Reale, Alice Psacaropulo, Roger Ranko, Claudia Raza, Svyatoslav Ryabkin, Adriano Stok, Fabrizio Vascotto, Livio Zoppolato, Serena Zors Breuer.
"Bontà e bellezza" - scrive Marianna Accerboni - "s'intrecciano in questa iniziativa, che premia la generosità e l'altruismo nel ricordo di Hazel Marie Cole, straordinaria figura di mecenate inglese, la quale fece di tali doti il proprio stile di vita. Al di là del precipuo fine benefico, la rassegna, giunta quest'anno alla diciannovesima edizione, ha il pregio di riassumere attraverso le opere di 24 artisti, realizzate secondo tecniche diverse - dalla pittura a olio su tela o faesite, all'acrilico, alla tecnica mista, alla tempera su tavola, faesite, carta e tela; al collage, al gesso, all'acquarello, al pennarello, al pastello su carta; agli acrilici su tela, al disegno a matita - un panorama attraente e variegato del lessico artistico contemporaneo a Trieste, in Italia e all'estero. Inoltre, come in molte delle scorse edizioni, l'esposizione delle opere avrà luogo nelle prestigiose sedi del Castello di Duino e della Sede della Comunità Greco-Orientale.
Gli artisti presenti seguono per la maggior parte due percorsi creativi: i più sono orientati a un'interpretazione della realtà arricchita sovente da suggestioni oniriche, fantastiche, simboliche, metafisiche e surreali, altri seguono invece il filone narrativo, legato alla figurazione tradizionale. Al primo gruppo appartengono l'intenso fantasticare di Paolo Barducci, di notevole appeal e modernità, illuminato da collage di carte argentate ed elementi dorati, e la fantasia senza confini di un'artista poliedrica e in continua evoluzione come Serena Zors Breuer, che ricrea un mondo dolcemente surreale, trasfigurando la realtà in un sogno per sfuggirne le negatività. Al filone degli "immaginifici" appartengono pure la pittura dal tratto intenso di Giulia Noliani Pacor, espresso attraverso un gesto appartenente all'espressionismo figurativo, di cui restituisce tutta l'immediatezza, e il ricco universo di Fulvio Dotche, nell'opera esposta, affonda nella memoria di un passato lontano, esprimendosi con una grande luminosità, fascino implementato da preziose applicazioni in foglia d'oro.
Alla figurazione fantastica e onirica fanno capo anche il pittore ucraino Svyatoslav Ryabkin, che compone un microcosmo di grande dolcezza, in cui la natura è in poetica, silenziosa sintonia con lo stato d'animo degli esseri umani, e il "diamante della vita", elegante aforisma pittorico, originalmente ideato da Bruna Daus Medin. Il viaggio nella poetica espressionista prosegue con la francese Valérie Brégaint, che con sensibilità concettuale dipinge elementi simbolici e allusivi all'immagine, come fossero sogni leggeri, sospesi tra gestualità, segno, materia e un delicato cromatismo. Vi si possono accostare il linguaggio aniconico, interessante e felice, della friulana Paola Martinella e l'allusione al racconto contemporaneo espresso per emozioni, condotto con eleganza da Alda Baglioni, per sfociare nella raffinata matericità di Adriano Stoke nell'originale eleganza della composizione pittorica di Elsa Delise, che allude e coinvolge.
L'arte del ritratto è rappresentata da due importanti pittrici triestine: Nora Carella, maestra della luce, che con grande rapidità e talento divenne ritrattista famosa in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla reggia dell'ultimo Scià di Persia Reza Palhavi, ad Alice Psacaropulo, che fin da giovanissima si è espressa con grande bravura nel ritratto, oltre che in altri generi pittorici. Il filone espressionista prosegue con l'arte intensa di Diana Bosnjak Monai che, nata a Sarajevo e laureata in architettura a Zagabria, è pure una valente scrittrice. Il paesaggio, con le sue trasparenze, è uno dei temi prediletti dal pittore fiammingo François Piers, che interpreta la luce e il verde del Nord Europa con un delicato ma intenso tocco pittorico ad acquerello, la più difficile fra le tecniche pittoriche e la sua preferita.
Un tema questo, amato anche dalla monfalconese Carla Fiocchi, che con molta grazia compone una veduta delicatamente onirica, di sapore neoromantico. Un'accezione molto personale del tema del paesaggio è proposta da Nevia Gregorovich, mediante una grande onda intrisa d'energia. Attraverso il paesaggio Claudia Razacompone invece, con tecnica e talento, un sogno, intenso e delicato al contempo, intriso di felici trasparenze e suggestive atmosfere. Legato al reale, ma capace di trasfonderlo sottilmente in un affascinante e calibrato pensiero di luce, è invece Livio Zoppolato nel ricordare la sua amata terra d'origine, l'Istria.
Rasserenante, razionale e intensa è la veduta composta con eleganza da Marta Potenzieri Reale, mentre Roger Rankori assume il paesaggio in una raffinata sintesi di foglie, secondo il concetto che una parte può brillantemente significare il tutto. Sempre con grazia si esprime poi Holly Furlanis, nelle sue delicate e gioiose interpretazioni della natura, mentre Fabrizio Vascotto interpreta in maniera molto contemporanea il rapporto fra gli esseri umani e i loro stati d'animo. Un unicum per originalità e grazia è rappresentato dall'icona contemporanea della pittrice triestina Carolina Franza, formatasi a Firenze alla scuola di Luisa del Campana e con Tommaso Palamidessi e Alessandro Benassai. Un'artista che sa introdurre con grande personalità nell'antico mondo dell'icona il concetto del contemporaneo, senza tuttavia tralasciare la tradizionale tecnica antica."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Bruna Daus Medin, Borgo Diamante, acrilico su tela cm.60x80, 2017
2. Diana Bosnjak Monai, (opera senza titolo), tecnica mista cm.50x70, 2017
3. Elsa Delise, Borgo silente, tecnica mista cm.70x60, 2014
X edizione del Premio di Vetro 'Elca Ruzzier' a Marianna Accerboni
17 ottobre 2018, ore 18
Auditorium del Museo Revoltella - Trieste
Il prestigioso riconoscimento è finalizzato alla valorizzazione di figure di donne triestine appartenenti al mondo della cultura, delle scienze, dell'economia, dell'arte e dello sport. Marianna Accerboni, triestina, architetto-scenografo, critico d'arte e d'architettura, in totale ha ideato e curato sul piano critico e allestito, in qualità di curatore e progettista dell'allestimento e della linea grafica, più di 660 tra mostre ed eventi d'arte. Attualmente un suo abito di luce dedicato a Maria Teresa d'Austria è esposto al Deutschvilla Museum di Strobl.
Concerto dell'ensemble internazionale dei Solisti di Zagabria
09 ottobre 2018, ore 21.00 (ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria alla biglietteria)
Teatro Giuseppe Verdi - Trieste
La Comunità Croata di Trieste partecipa alla festa dei cinquant'anni della Barcolana offrendo alla città un grande concerto dell'ensemble internazionale dei Solisti di Zagabria, il migliore complesso da camera croato, presente con questa iniziativa per la prima volta nel capoluogo giuliano: in programma un repertorio classico e romantico di brani e arie di noti compositori di musica da camera e operistica, da W.A. Mozart a L. Sorkocevic, da G. Verdi a G. Puccini e G. Rossini. Il concerto, realizzato con il sostegno del Comune di Trieste, Regione FVG e Fondazione CRTrieste, sarà diretto dal Maestro Sreten Krstic, alla guida dei Solisti di Zagabria, e verrà impreziosito dalla partecipazione straordinaria di due giovani stelle del firmamento lirico, la soprano Evelin Novak e il baritono Ljubomir Puškaric.
La presenza dei Solisti di Zagabria a Trieste è particolarmente significativa dal momento che il prestigioso ensemble fu fondato nel 1953 da un violoncellista e direttore d'orchestra italiano di grande fama, il milanese Antonio Janigro, di cui quest'anno si festeggia il centenario della nascita. Egli riuscì a portare il complesso ai massimi livelli, trasformandolo, nella seconda metà del ventesimo secolo, in un ambasciatore molto apprezzato della cultura musicale croata a livello internazionale. Ed è per questo che al Museo della città di Zagabria è in preparazione un'importante mostra antologica a lui dedicata. Inoltre, recentemente, è stato ristampato il CD con le esecuzioni dei Solisti diretti da Janigro, che ha meritato all'orchestra, l'International Classical Music Award, il prestigioso premio internazionale per il migliore video di carattere storico-musicale.
"E' stato in occasione della Festa della Repubblica Italiana, nel giugno 2016, mentre eravamo a Roma ospiti dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, - racconta Krstic - che è nata l'idea di un progetto italo-croato che rendesse omaggio a Janigro. Ci stiamo lavorando, ecco perché è così importante per noi incontrare il pubblico triestino". "Era ormai tradizione - dichiara Gian Carlo Damir Murkovic, presidente della Comunità Croata di Trieste - il nostro ricevimento in occasione della Regata più partecipata a livello internazionale, per incontrare gli equipaggi che risalivano l'Adriatico ma anche i rappresentanti dei Marina e di tutto quel mondo che si muove via mare. Abbiamo sentito l'esigenza di compiere un ulteriore passo, coniugando lo sport del vento alla musica, binomio straordinario: l'aria come momento di unione, il vento che diventa musica. E, nel farlo, abbiamo scelto il 'top', rappresentato da un'orchestra eccezionale e da due straordinari solisti".
Dalla fondazione, quale ensemble da camera della Radio di Zagabria, i Solisti hanno svolto un intenso lavoro sotto la direzione del Maestro Janigro, collaborando, tra gli altri, con i maestri concertisti Dragutin Hrdoljak, Tonko Ninic, Andelko Krpan e Borivoj Martincic-Jercic. Sreten Krstic, primo violino e Maestro concertatore della Filarmonica di Monaco, ne ha assunto la direzione nel 2012. Più di 4000 i concerti sostenuti nei teatri più prestigiosi di tutti i continenti. Il repertorio dei Solisti di Zagabria è incentrato sulla musica barocca, classica, romantica e contemporanea, con un'attenzione particolare ai compositori croati, sia a quelli più famosi entrati a pieno titolo a far parte del patrimonio musicale nazionale, che agli emergenti. Hanno al proprio attivo numerosissime pubblicazioni discografiche (Vanguard House, EMI, ASV, Eurodisc, Melodia, HISP-vox, Pickwick audite, cpo e Croatia Records), premi e riconoscimenti, che li qualificano quali autentiche "star" dell'universo musicale internazionale.
Katia Brugnolo: "Tra terra e mare"
04 settembre (inaugurazione ore 18.30) - 14 settembre 2018
Terrazzamare - Lignano Sabbiadoro
L'esposizione rientra nel progetto "Una Terrazza d'Arte" a cura di Ada Iuri, Assessore alla Cultura del Comune di Lignano Sabbiadoro: in mostra una quindicina di opere ceramiche recenti, tra cui molti inediti creati ad hoc per quest'esposizione, realizzate dall'artista vicentina dal 2016 a oggi. "La preziosa rassegna" - scrive il critico Marianna Accerboni - "propone una serie di accurati lavori, che abbracciano i temi della terra e del mare, assai cari all'artista, espressi attraverso molte pezzi inediti realizzati in funzione della mostra: si tratta di opere d'arte vere e proprie, complementi d'arredo e sculture, in prevalenza dedicate al tema marino, come per esempio Ninfa, Ninfa con fiore e Sirena, mentre alla terra sono ispirate Fanciulla cinese e Ragazza col girasole.
Il percorso raggiunge il suo acme e la sua sintesi con la complessa opere intitolata Mani-Danza, che allude all'arte di Tersicore, perché la danza unisce Terra e Mare in quanto - afferma Brugnolo - quando danziamo, ci sentiamo leggeri, una sensazione che avvicina la sensazione terrestre a quella marina. Una mostra in cui la profonda conoscenza dell'antica arte ceramica, di cui Brugnolo è profonda studiosa, si fonde in modo armonico e molto personale con il contemporaneo.
La prima volta che ho incontrato Katia Brugnolo - ricorda il critico - lei era immersa nella Bellezza. Eravamo a Trieste, al Castello di Miramare, alla vernice di una grande mostra che la studiosa aveva curato sulle ceramiche di Nove. Il contesto della ricca dimora arciducale, nell'intreccio con la natura circostante, faceva scaturire dei raggi di luce, in cui il suo abbigliamento accurato e gentile risultava perfetto così come il suo portamento, leggero e aggraziato. La rividi mesi più tardi nella cornice del parco del Castello, mentre dipingeva con altri artisti delle ceramiche di sua invenzione.
Immagine gentile e d'altri tempi. E scopersi allora che quell'attenta studiosa, l'esperta di ceramiche storiche e antiche, per le quali Bassano è universalmente nota, sempre disponibile a spiegare e ad approfondire, si era saputa trasformare - chissà da quanto tempo - in faber appassionato. Così come per altro è accaduto nella vita e nella creatività di altri intellettuali - primo fra tutti Gillo Dorfles - che sono scivolati abilmente e amabilmente, fondendo le molteplici competenze, dalla teoria alla pratica, lasciando che tali inclinazioni convivessero, implementandosi anzi l'una nell'altra.
Nell'arte di Brugnolo convergono evidentemente tutte le nozioni stilistiche e le tecniche apprese in tanti anni di approfondimento scientifico e di contatti con i maestri ceramisti. Ma in tali competenze Katia ha saputo inserire, con la stessa elegante leggerezza che accompagna i suoi passi, la memoria degli ori e dei decori della grande tradizione veneta, sia artistica che decorativa, lasciando vivere anche un'istintiva sensibilità al contemporaneo, che fa librare nella luce le sue ceramiche di gusto più astratto, le quali sembrano liberarsi, come farfalle della propria crisalide, quando la sua creatività sfiora la terza dimensione.
Lavori che, grazie a un calibrato rapporto di pieni e di vuoti, si trasformano in alcuni casi in piccole architetture; o, nel ciclo dei ritratti, in originali e impreviste sculture. Un'educazione al bello quella di Brugnolo, che, in particolare nelle tavole astratte sembra seguire, quasi secondo il ritmo etereo di una danza lieve, l'armonia della Natura, che per secoli ha ispirato la grande arte veneta."
Katia Brugnolo, vicentina, è docente all'Accademia di Belle Arti di Verona, già Conservatore al Museo Civico di Pordenone, di Vicenza, e al Museo Civico della Ceramica di Nove. Nel 1992 ha ricevuto il Premio Letterario Mazzottiper la monografia su Battista Zelotti. Ha curato molti eventi e mostre di arte moderna e contemporanea. Ha pubblicato numerosi libri e cataloghi. Nel suo percorso creativo pittorico e scultoreo adotta un linguaggio sia astratto che figurativo, lavorando su terraglia e semirefrattario. Ha organizzato numerose mostre su opere ceramiche antiche e contemporanee, in particolarenel 2016 un'importante esposizione al Castello di Miramare a Trieste.
Ha esposto in sedi prestigiose in Italia e all'estero: tra le personali, vanno ricordate 2017 la partecipazione a invito alla "International Teapot Exhibition" a Shanghai, l'esposizione a Verona alla Società Belle Arti e alla galleria Spazio6. A Bergamo ha partecipato alla collettiva "Woman in Art" alla Fondazione Mazzoleni e a Firenze ha esposto per Exhibart. Attualmente è impegnata in un importante progetto espositivo personale per la prestigiosa Villa Valmarana ai Nani, a Vicenza, che s'inaugurerà il 5 ottobre prossimo.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Katia Brugnolo, Vaso schiuma del mare, terraglia e ossidi cm.32x35x18, 2017
2. Katia Brugnolo, Ragazza con girasole, semirefrattario e ossidi cm.40x20, 2016
Atelier Možina. La tradizione verso il futuro
25 agosto (inaugurazione ore 18) - 07 settembre 2018
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
La mostra, alla IX edizione, propone le opere realizzate nel 2017/2018 dai numerosi allievi del corso che il maestro tiene in Galleria. La rassegna, che sarà introdotta dall'architetto Marianna Accerboni, propone dipinti di gusto figurativo, realizzati tutti a olio su tela o su tavola, ognuno dei quali rappresenta il quadro simbolo tra i molti realizzati nel corso dell'anno da ciascun artista.
"E' ricca d'intimità e di vivaci appunti cromatici" - scrive Marianna Accerboni - "questa nuova mostra che propone i lavori realizzati dagli allievi dell'atelier del Maestro Livio Možina durante l'anno accademico 2017/ 2018: la paziente opera di affinamento delle doti artistiche degli affezionati partecipanti ai laboratori, che il pittore triestino conduce dal 2009 alla Galleria Rettori Tribbio di Trieste, produce come sempre i suoi frutti. L'approfondimento delle tecniche pittoriche, che si sviluppa a partire da un accurato esercizio del disegno, si manifesta attraverso la luce - dote essenziale in ogni buon dipinto - e la credibilità della composizione pittorica, equilibrata e spesso ricca di afflato poetico e di grinta. Perché, oltre alla professionalità dell'insegnare, Možina fa sì che ogni artista presente sia libero di esprimersi secondo il linguaggio che più gli è affine, cosa non molto diffusa anche nelle Accademie istituzionali, che nella Regione Friuli Venezia Giulia purtroppo latitano e a cui realtà didattiche come l'Atelier Možina sopperiscono.
Cosicchè l'atmosfera generale della mostra offre al fruitore quel senso di genuino entusiasmo, che rappresenta un quoziente molto importante nelle rassegne d'arte. Molteplici sono quindi i linguaggi che questo appuntamento espositivo, giunto oggi alla 9° edizione, ci offre: da quello narrativo e figurativo tradizionale al genere Fantasy, dall'espressionismo al simbolismo, dal surrealismo all'iperrealismo, espressi attraverso i temi della natura morta, del ritratto, dell'autoritratto e della figura umana e del paesaggio, fino a pervenire alle scene di maniera e ai mestieri.
In una città come Trieste, in cui l'amore per le arti e la cultura è molto sentito e praticato, un insegnamento di base così serio e dettagliato è molto importante perchè coltiva le aspirazioni degli appassionati di pittura e consente loro, in qualche caso, di pensare di approdare anche alla professione. Di fondamentale importanza è poi quel clima speciale che si respira all'Atelier Možina, fatto di armonia, di sincera collaborazione e di amicizia, come accadeva ai tempi forse più felici delle accademie classiche in Grecia e nell'antica Roma: un'atmosfera che consente all'entusiasmo di esprimersi al meglio e di guardare al futuro."
Espongono: Gabrio Albrecht, Mauro Anello, Angelica Banovac, Adriana Belle, Gabriella Belletti, Alice Bellettini, Claudia Benedetti, Liliana Biagi, Giosuè Bilardo, Giulia Bon, Michela Bottegaro, Francesco Brancaccio, Ginevra Braut, Fulvio Caiulo, Francesca Cantarini, Micol Ciacchi, Nora Cominotto, Claudia Comuzzo, Nidia Cotic, Noris Dagostini, Lilia Debiasi, Ondina Deconi, Giuseppina Depase, Dorina Deste, Franca Di Lullo, Gabriella Dipietro, Gabriella Frandoli, Alessandra Gasperini, Mara Giorgini, Claudio Iurin, Isabella Iustulin, Karin Kosovel, Lucia Krizmancic, Patrizia Lussetti, Claudio Maiola, Ida Marottoli, Nada Marsich, Mario Michelini, Rosanna Monaro, Dilva Musizza, Bruna Naldi, Rosaria Navarro, Majda Pertotti, Gabriella Pitacco, Laura Rabbaioli, Manuela Rassini, Giuseppe Razza, Sara Ribolli, Mariateresa Rizzola, Yvonne Rowden, Rosalba Rudella, Otilia Saldana, Gioiana Salvaneschi, Laura Sbrugnera, Barbara Schreiber, Giuseppe Širca, Lili Soldatich, Adriana Stor, Luca Stuper, Marinella Stuper, Marinella Trinchero, Enrica Zanzottera, Viviana Zinetti, Mitja Zonta, Serena Zors.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Alice Bellettini, Genzianelle triestine, olio cm.40x40, 2017-2018
2. Franca Di Lullo, Natura morta, olio cm.35x45, 2017-2018
3. Liliana Biagi, Dolcezza, olio cm.40x30, 2017-2018
4. Marinella Stuper, Mondo irreale, olio cm.40x50, 2017-2018
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___ Altre mostre relative all'Atelier Možina presentate da Marianna Accerboni
Bruna Naldi: "La primavera nel cuore"
05 maggio - 18 maggio 2018
Galleria Rettori Tribbio - Trieste Presentazione
Giusy Depase
28 aprile - 26 maggio 2018
Associazione delle Comunità Istriane - Trieste Presentazione
"Un fiore con molti petali" - VII mostra degli allievi dell'Atelier Možina
27 agosto - 09 settembre 2016
Galleria Rettori Tribbio - Trieste Presentazione
Il cenacolo di Livio Možina
VI edizione, 22 agosto - 04 settembre 2015
Galleria Rettori Tribbio - Trieste Presentazione
Una scuola di luce. Mostra degli allievi dell'Atelier del pittore Livio Mozina
23 agosto - 05 settembre 2014
Galleria Rettori Tribbio - Trieste Presentazione
L'esprit del colore e dell'amicizia
24 agosto - 06 settembre 2013
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste Presentazione
Pittura al femminile. Gabriella Dipietro, Dilva Musizza, Bruna Naldi, Valdea Ravalico e Serena Vivoda
17 novembre - 30 novembre 2012
Galleria Rettori Tribbio - Trieste Presentazione
La joie de vivre nell'Atelier Možina
25 agosto - 07 settembre 2012
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste Presentazione
Nel segno della luce
27 agosto - 09 settembre 2011
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste Presentazione
Atelier Mozina: mostra degli allievi
03-16 luglio 2010
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste Presentazione
Bloody Mary Show
Maria Teresa d'Austria interpretata 9 artisti triestini e 15 austriaci
10 agosto (inaugurazione ore 20) - 02 settembre 2018
Deutschvilla Museum di Strobl am Wolfgangsee (Austria)
Mostra internazionale, che vede la partecipazione di 24 artisti (9 triestini e 15 austriaci) che propongono una personale interpretazione dell'immagine di Maria Teresa a trecento anni dalla sua nascita. Il Museo ospitante è una location molto prestigiosa dedicata all'arte contemporanea austriaca e internazionale, ubicata in una villa di fine Ottocento, già appartenente alla famiglia Deutsch, oggi di proprietà del Comune di Strobl.
L'inaugurazione sarà accompagnata da un concerto di Evelyn Ritt & Philipp Bruckshlogl con la DJ Cupi. La mostra, organizzata in collaborazione con l'APA - Art Projects Association di Trieste - vede la partecipazione - accanto ai 15 artisti austriaci - di 9 artisti di Trieste: Marianna Accerboni, Patrizia Bigarella, Raffaella Busdon, Annamaria Castellan, Leone Maria Kervischer, Delphi Morpurgo, Franco Rosso, Alan Stefanato e Qing Yue.
I lavori esposti sono stati realizzati tenendo presente che l'Imperatrice Maria Teresa d'Austria ha regnato per quarant'anni su popoli e territori vastissimi con interventi politici, progetti e decisioni non sempre felici e apprezzati dalle popolazioni. Molti fatti testimoniano - ad esempio - la sua avversità verso protestanti ed ebrei, al punto da allontanarli da Vienna. Tant'è che non tutti gli austriaci considerano l'imperatrice grande e magnanima come, invece, generalmente viene considerata a Trieste.
Alla rassegna sono perciò presenti delle opere di autori austriaci apertamente in polemica con la sua politica, mentre gli artisti di Trieste hanno preferito in generale mettere in risalto il suo doppio ruolo di imperatrice e madre di 16 figli, attraverso l'esecuzione pittorica - ad esempio - di Raffaella Busdon, mentre Marianna Accerboni è presente con un elegante abito di luce realizzato per l'opera 'Le nozze di Figaro' di W.A. Mozart, mentre la donna-madre eseguita con maestria da Patrizia Bigarella vede sospesi i vestiti, i giochi dei figli e le immagini degli animali uccisi durante la guerra dei 7 anni.
La fotografa Annamaria Castellan racconta con divertita ironia, attraverso foto spiritose, la favola dell'immaginaria doppia vita dell'imperatrice, mentre Leone Maria Kervischer propone dei lavori e un'installazione che ricordano il crogiolo di popoli e il vuoto di potere. Franco Rosso interpreta in un dittico aperto da scritte in alfabeto arabo, il ruolo dell'Imperatrice madre e dell'imperatrice Sultana che perorava le ragioni di stato della chiesa cattolica, contrastando protestanti ed ebrei; Delphi Morpurgo presenta una serie di gelsi fucsia sotto la luna, che Maria Teresa aveva importato per sviluppare il commercio della seta; Alan Stefanato interpreta il ruolo dell'essere imperatrice in un regno in cui il grigio è complementare a se stesso; Qing Yue espone una Maria Teresa-Super Woman, incoronata imperatrice ad appena 23 anni, che lottò duramente per farsi accettare dalla società maschilista dell'epoca.
Nel 2017, in occasione del trecentesimo anniversario della nascita di Maria Teresa, il direttore del Deutschvilla Museum, Ferdinand Gotz, aveva partecipato, assieme ad altri 15 artisti austriaci alla mostra intitolata "Maria Theresia", organizzata da Art Projects Association alla Lux Art Gallery di Trieste.
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Il Lazzaretto Teresiano e lo sviluppo di Trieste al tempo degli Asburgo
termina il 30 giugno 2017
Museo Postale e Telegrafico della Mitteleuropa | Spazio Filatelia - Trieste Peresentazione
Manet e Massimiliano. Un incontro multimediale
19 giugno 2018 - 19 giugno 1867
La ricorrenza della morte di Massimiliano imperatore del Messico
termina il 30 dicembre 2018
Scuderie e Castello di Miramare - Trieste Presentazione mostra
Gordana Drinkovic: "Vetro, la mia seconda pelle"
termina lo 09 settembre 2018
Magazzino delle Idee - Trieste
www.magazzinodelleidee | www.villamanin.it
.. 20 luglio e 23 agosto, ore 19, visita guidata alla mostra condotta da Marianna Accerboni
.. 05 settembre, ore 19, concerto breve per Gordana Drinkovic
Quattro appuntamenti, tra visite guidate, incontri e concerti. E' la proposta d'iniziative collaterali a margine della mostra che per la prima volta presenta a Trieste, al Magazzino delle Idee, circa 170 opere della designer del vetro Gordana Drinkovic. Tra le più importanti rappresentanti della scena artistica croata, Drinkovic si occupa di design e collabora con alcune celebri fabbriche del vetro da più di 25 anni, nel corso dei quali ha realizzato più di 500 opere, di cui una gran parte è stata prodotta in forma di pezzi unici o di serie esclusive che appartengono a collezioni private in Croazia e nel mondo. Per raccontare i diversi risvolti di quest'insolita esposizione visitabile a critica d'arte Marianna Accerboni ha messo a punto un calendario d'incontri che accompagnerà i visitatori che vorranno approcciarsi alla mostra.
Venerdì 20 luglio, alle ore 19, una visita guidata alla mostra condotta da Accerboni, per poi proseguire lo 08 agosto alle 19 con un incontro con un esperto del Museo del Vetro di Murano, ideato per mettere a confronto i diversi metodi e le diverse tradizioni e culture del vetro del Nord Est europeo, rapportate all'arte di Gordana Drinkovic. L'appuntamento sarà strutturato come una conversazione a più voci, cui parteciperanno anche Damir Murkovic, presidente della Comunità croata di Trieste, e Accerboni stessa.
Giovedì 23 agosto alle 19 sarà la volta di un'altra visita guidata condotta dalla critica d'arte, mentre mercoledì 5 settembre alle 19 il calendario d'iniziative si concluderà con un "Concerto breve per Gordana Drinkovic": le opere della scultrice e designer croata saranno interpretate nelle diverse sezioni della mostra attraverso la musica, con il soprano Marianna Prizzon, Stefano Casaccia al flauto e Claudio Gasparoni alla viola da gamba, artisti dalle frequentazioni internazionali, in una sorta di originale visita guidata che si avvarrà della prolusione di Murkovic e della conduzione della critica d'arte Marianna Accerboni.
Tutti gli appuntamenti sono gratuiti previo acquisto di un biglietto della mostra e si concluderanno con una degustazione di vini della Tenuta Baroni del Mestri (Cormons, Gorizia). L'esposizione, curata da Miroslav Gašparovic e Raffaella Sgubin, è realizzata grazie alla collaborazione tra ERPaC, Ente regionale per il patrimonio culturale, Comunità Croata di Trieste, Polo Museale-Mibact e Museo dell'Arte e dell'Artigianato di Zagabria, con il contributo della Fondazione Casali e Vetreria Rogaška (Steklarne Rogaška).
Immagini (da sinistra a destra):
1. Gordana Drinkovic, Atlantide, serie Le Città di vetro, 2000
2. La designer Gordana Drinkovic
3. Gordana Drinkovic, Graal, 2006-2008
Nina Vlados: "Connessione trascendentale"
18 luglio (inaugurazione ore 19) - 08 agosto 2018
Sala Comunale d'Arte di Trieste
Nella mostra dell'artista di origine russa Nina Vlados, introdotta dall'arch. Marianna Accerboni, oltre una ventina di opere realizzate dal 2001 a oggi, tra cui disegni, dipinti, acquerelli e le preziose porcellane realizzate di recente. "Un cromatismo morbido ma intenso e un segno incisivo e nel contempo delicato, tendenzialmente curvilineo" - scrive Marianna Accerboni - " contraddistinguono il messaggio artistico-esoterico di Nina Vlados, pittrice, scultrice e pranoterapeuta di origine russa, attiva da tre anni in Italia. E' questa una rassegna dal linguaggio soave e sottilmente onirico, che sgorga direttamente dall'energia creativa dell'autrice, rasserenante come un flusso benefico.
Un'arte popolata di sguardi, allusioni, voci interiori, che Nina crea naturalmente, così come le sue poesie e le sue composizioni musicali, senza aver mai fatto studi specifici. In mostra compaiono i lavori realizzati dal 2001 a oggi: disegni a matita su carta, acrilici su tela e su carta, acquarelli, pastelli su carta Cashmere e le porcellane realizzate nell'ultimo anno e mezzo, pazientemente composte con pigmenti colorati, inseriti, elemento per elemento, nel materiale fine China bons, noto per i suoi elevati livelli di resistenza, di colore bianco e traslucenza.
Oggetti quest'ultimi, dal soffio poetico, realizzati mediante la tecnica di origine giapponese nerikomi (da neri, che significa mescolare miscele di colori diversi, e komi, che allude all'atto di schiacciare la materia dentro una forma o uno stampo), in cui s'intravvede la memoria di certa iconografia russa legata all'antica tradizione teatrale di quel paese, a partire dal popolare balagan del XVIII e XIX secolo. Un immaginario che ci parla di positività e di altri mondi, attraverso un'arte di natura organica, intimamente legata alla natura, di cui Nina si fa tramite attraverso la sua arte sottilmente intessuta di armonia e latrice di serenità, che va al di là del visibile e c'induce alla meditazione."
Nina Vlados è nata a Soci sul Mar Nero, in Russia. Si trasferisce in Slovenia e da qui approda a Trieste, porta d'Oriente, dove la sua raffinata pittura riscuote consenso: fatto che la induce a presentare pubblicamente la propria personale interpretazione di un mondo ideale, iperboreo e quindi felice, intriso di luce, in cui affiorano volti e altri dettagli organici, che alludono al denso rapporto esistente tra uomo, arte e natura. Nina costruisce un universo e invia un messaggio dagli echi idilliaci, misteriosi e allusivi, estremamente positivo poiché in essi suggerisce che l'uomo può sempre evolversi e migliorare, riconoscendo in se stesso e sviluppando capacità e inclinazioni sempre nuove e più ampie: un messaggio dunque di amore, fiducia e speranza, che l'artista afferma di recepire dall'alto.
La pittura e la scrittura per la musica sono in Nina due aspetti biunivoci, in perfetta simbiosi con la sua prima vocazione e attività che è quella di curare le persone attraverso la pranoterapia, pratica per la quale è stata insignita, unica in Europa, del certificato d'oro dall'Istituto di Bioelettromagnetica e Nuova Biologia "Bion" di Lubiana. Frequente è infine, anche nei suoi scritti, la menzione dell'Iperboreo, spazi incantati che la tradizione e la cultura greca delle origini situavano in un Nord estremo, allora sconosciuto.
Un paese perfetto, intriso di luce intensa, che ai tempi della Grecia antica fu collocato, tra le varie ipotesi, nella regione delle "ombrose sorgenti" del fiume Istro, oggi Danubio, che alla fine del suo corso si getta nel Mar Nero, dov'è nata Nina. Sempre vicino all'acqua, portatrice di vita e di energia, la cui densità lei riesce a implementare anche a distanza, con il pensiero, come risulta da un ulteriore attestato dello stesso Istituto "Bion" di Lubiana. Un'energia e un sottile dinamismo, cui allude, come una trama sottesa, anche il sobrio ed elegante vortice presente nelle opere dell'artista.
Nina Vlados: "Da Vinci dal futuro"
18 giugno (inaugurazione ore 18.00) - 30 giugno 2015
Sala Arturo Fittke - Trieste Presentazione
Barbara Mapelli: Luci e colori delle emozioni
11 maggio (inaugurazione ore 19) - 15 giugno 2018
L'Atelier - Trieste
www.barbaramapelli.com
Personale dell'artista Barbara Mapelli, che sarà introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni: in mostra una trentina tra dipinti a olio recenti e foto realizzate negli ultimi anni. Il linguaggio pittorico figurativo e quello fotografico della Mapelli concorrono assieme nell'esprimere la realtà contemporanea, evidenziando con forza il paesaggio, e in particolare i sentimenti e le emozioni che pervadono l'animo umano. Da una parte assistiamo a una pittura verista fatta d'immagini che ci trasportano in una realtà narrativa della quotidianità e raccontano il lato più sottile di noi stessi, le nostre paure e i nostri desideri; dall'altra una fotografia che narra la vita degli invisibili, di chi è ai margini della società, dei clochard, dei musicisti di strada, di quel particolare e toccante universo dei diversi. Ma lo sguardo della Mapelli si volge con delicatezza e con misura a testimoniare anche la bellezza muliebre e la festosità degli eventi nuziali.
Immagine:
1. Barbara Mapelli, Il porticciolo di Muggia, olio cm.50x70, 2017
Bruna Naldi: "La primavera nel cuore"
05 maggio (inaugurazione ore 18) - 18 maggio 2018
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
Mostra personale della pittrice Bruna Naldi, introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. La rassegna propone una trentina di opere a olio su tavola, realizzate dal 2016 a oggi e in gran parte inedite. "Il profumo dei fiori e della primavera" - scrive Marianna Accerboni - "pervade questa mostra, sottolineata da un cromatismo vivace e nel contempo delicato e in certo modo discreto. Con la sua innata sensibilità Bruna Naldi sa tradurre la natura in un attimo di gioia per il fruitore, immergendo la nostra mente e i nostri sensi in un'interpretazione sentita e compartecipe della bellezza e del piacere estetico e psicologico che questa ci può donare. Quella della pittrice triestina, formatasi all'ottima scuola di un maestro tenace e appassionato quale Livio Možina, è una visione atarassica e sottilmente femminile e poetica del vero, sostenuta da una tecnica precisa, accurata e paziente, che sfiora l'iperrealismo e fa scaturire dalla luce e dal suo rapporto tra campiture chiare e scure un momento di emozione e di serenità.
Margherite, glicini, papaveri, iris, ginestre, fiori di melo e di radicchio e i fiori di maggio ci conducono in un paesaggio classico, stagliandosi, quali piccoli, gentili cammei, su un fondo scuro che ne pone in rilevo la bellezza e la luminosità. Dedita a un tipo di arte che presuppone un'attività piuttosto laboriosa, che la porta a produrre all'incirca un quadro al mese (lavorando però a più dipinti in contemporanea), la Naldi ci riavvicina a quel concetto delle buone e antiche pratiche, in cui la qualità e l'impegno rappresentano il motore principale per raggiungere il fine e che va certamente apprezzato e ammirato per la solidità dell'impianto narrativo e il sottile velo poetico di cui sono intrisi questi luminosi lavori."
Bruna Naldi, triestina, dipinge da una ventina d'anni, riscoprendo una grande passione nascosta e scegliendo istintivamente il fascino della natura. Si è formata frequentando le lezioni di Luciana Tiepolo, Fabio Girolomini e Glauco Rozman (per quanto riguarda il linguaggio astratto) ma, soprattutto, da 9 anni, l'Atelier di pittura di Livio Možina alla Galleria Rettori Tribbio di Trieste. Ha un ricco curriculum espositivo e ha ricevuto, per la sua attività artistica, vari premi e riconoscimenti.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Bruna Naldi, Azzurri (fiori del radicchio), olio su tavola cm.30x30, 2017
2. Bruna Naldi, Melo a Primavera, olio su tavola cm.50x60, 2017
Giusy Depase
28 aprile (inaugurazione ore 18) - 26 maggio 2018
Associazione delle Comunità Istriane - Trieste
Personale della pittrice Giusy Depase, introdotta dall'arch. Marianna Accerboni. In mostra una quarantina di opere dedicate al paesaggio, soprattutto istriano, alla natura morta, al ritratto e alla figura umana, realizzati dal 2002 a oggi prevalentemente a olio, acquerello e china. "Dotata di un naturale, istintivo talento artistico," - scrive Marianna Accerboni - "la pittrice istriana Giusy Depase interpreta con grande freschezza e immediatezza i luoghi a lei cari, la terra natia, Isola d'Istria in particolare, che fu costretta ad abbandonare e di cui ci fa sentire, attraverso le sue pennellate, i profumi e l'indimenticata bellezza. La dote principale di quest'artista gentile e volitiva è senz'altro rappresentata dalla sensibilità cromatica: in tutti suoi lavori, sia che il soggetto rappresenti l'essere umano o il paesaggio o la natura morta, il colore è l'elemento trainante e più emozionante del quadro. Che da questo sa far scaturire una luce morbida e naturalmente accattivante, a sottolineare il fascino dei luoghi, degli oggetti e dei soggetti umani ritratti.
Giusy Depase dunque, o dell'eclettismo che si fa arte: toni cromatici vivaci e appropriati connotano la sua pittura, in cui si alternano morbidezza e gioco, decoro, rigore e sperimentazione. Assieme alla capacità non comune di ricreare atmosfere. Tant'è che la sua inclinazione verso le discipline pittoriche l'ha portata rapidamente a passare da allieva a insegnante di acquarello e tecnica mista all'Università della Terza Età, mentre continua a frequentare l'Atelier del maestro Livio Možina alla Galleria Tribbio di Trieste.
La sua prima mostra personale risale al 1997 e da allora la Depase ha proseguito lungo una costante e ricca attività espositiva, nel cui ambito ha ricevuto ampi e positivi consensi in Italia e all'estero. Di lei vanno ricordate anche la morbida incisività e la sicurezza del segno, che nei dipinti a colori e particolarmente in quelli in bianco e nero rappresentano una sorta di ossatura portante dell'opera, in cui armonia e chiarezza espressiva e descrittiva scivolano leggere e al contempo intense lungo la riva del mare, mentre da lontano si ode lo sciabordio delle onde..."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Giusy Depase, Grado Lungomare, acquarello su carta cm.35x50, 2003
2. Giusy Depase, Nevicata sulla Napoleonica, china cm.33x24, 2018
___ Mostre sull'Istria presentate nella newsletter Kritik
Una e diversa. L'Europa di Denis de Rougemont
di Giangiacomo Vale, ed. Mimesis, pagine 222, euro 20
Presentazione libro
28 aprile 2018, ore 18
Caffè San Marco - Trieste
Riscoprire Denis de Rougemont, scrittore e filosofo svizzero, ma soprattutto uno dei grandi padri del federalismo europeo del dopoguerra. Per lui il centro di gravità da cui far partire il processo di costruzione di quella che oggi è l'Unione Europea non era l'economia, ma la cultura. Giangiacomo Vale, giovane docente di Filosofia politica all'Università Niccolò Cusano di Roma, che si concentra su questo aspetto e ha ripreso in mano l'opera del pensatore di lingua francese, introducendolo in Italia. Con Giangiacomo Vale interverranno Giuliana Parotto, ordinario di Filosofia politica al dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'ateneo triestino, e Claudio Cressati che, tra le varie cariche, è presidente di Informest, docente di Culture politiche in Europa all'università di Udine e direttore del master Erasmus Mundus, moderati dalla giornalista Benedetta Moro.
"Nel mio lavoro - spiega Vale - ho approfondito la visione dell'Europa di de Rougemont, autore del best-seller L'amore e l'Occidente, militante ecologista ante litteram, che alla causa europeista ha dedicato molti scritti, lottando per un Europa federale che partisse dalla constatazione di un patrimonio culturale comune a tutti gli europei e che tenesse conto dell'importanza fondamentale della dimensione locale e regionale, ispirandosi al modello svizzero".
Se i funzionalisti di Monnet e Schuman hanno preferito rinunciare a un dibattito ideologico, culturale e politico, pensando che l'integrazione politica sarebbe venuta da sé, una volta fatta l'integrazione economica, secondo Rougemont l'Europa si sarebbe dovuta costruire partendo dalla constatazione del declino irreversibile dello Stato-nazione, declino collocabile nel contesto più ampio di una crisi di cui l'Europa dei nazionalismi e delle due guerre mondiali era stata la manifestazione più concreta. Partendo da un'idea di Europa che ha tremila anni e che è iscritta nei fatti, anche se non nei trattati. Un'Europa diversa, quella di Denis de Rougemont. (Comunicato stampa)
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Articoli di Ninni Radicini
(Analisi elettorale relativa a partiti politici ed elezioni legislative nella Unione Europea)
Silvano Clavora: Espressioni carsiche
13 aprile - 18 maggio 2018
Palazzo del Consiglio Regionale - Trieste
Mostra personale del pittore Silvano Clavora introdotta dall'architetto Marianna Accerboni. La rassegna, corredata da un catalogo, propone più di una cinquantina di lavori, tra cui molti inediti, realizzati dall'artista secondo varie tecniche e dedicati esclusivamente al Carso: dal figurativo d'inclinazione tradizionale dipinto a olio su faesite negli anni Sessanta, al materico a tecnica mista degli anni Duemila, orientato sempre più verso l'informale. Pittore poliedrico e sperimentatore inesauribile, attraverso l'evoluzione del proprio linguaggio Clavora offre al fruitore in un percorso consequenziale e coerente, molteplici ed efficaci interpretazioni dell'essenza di questo paesaggio speciale, dalle energie segrete, che l'artista riesce efficacemente a tradurre nelle prove più mature in una sorta di bassorilievo.
"Il Carso con i suoi molteplici aspetti e umori, le sue brume e gli abissi di luce, il rosso brillante del sommaco e i toni verdi della bella stagione, le algide cave, le sue acque segrete," scrive Marianna Accerboni "ha rappresentato per anni, dagli esordi dell'artista ai nostri giorni, una delle tematiche predilette e più sentite da Silvano Clavora, pittore estremamente poliedrico e sperimentatore fantasioso e inesauribile. L'evoluzione del suo linguaggio, dal figurativo d'inclinazione tradizionale realizzato a olio su faesite negli anni Sessanta al materico a tecnica mista degli anni Duemila, orientato sempre più verso l'informale, ha abbracciato in modo continuativo il Carso, offrendo al fruitore molteplici interpretazioni dell'essenza di questo paesaggio speciale, dalle energie segrete e unico per certe caratteristiche della flora.
Specificità che l'artista, grazie al suo intuito e alla sua sensibilità, ha saputo cogliere brillantemente, ideando nel corso del tempo più versioni stilistiche e interpretative dei luoghi: visioni giovanili delicate e neoromantiche, che negli anni Settanta rammentano certe finezze dell'Art Nouveau o toccano varie corde dell'Espressionismo; o figurazioni oniriche come la splendida "Dama bianca" degli anni Ottanta oppure opere ad acrilico che negli anni Novanta testimoniano una molteplice sperimentazione in direzione del Divisionismo e che col passare del tempo si fanno a volte giocose e spesso ingegnose. Come quando, alla fine degli anni Novanta, dipinge ad acrilico su cristallo le forme carsiche, lasciando alcune zone prive di colore e quindi trasparenti, sì da poterle modificare a piacere del fruitore e con la sua interazione, grazie all'apposizione sul retro di cartoni colorati diversi... come dire, un quadro per ogni stagione e per ogni stato d'animo.
Sono opere sempre intense e luminose, che testimoniano la ricerca e il raggiungimento del traguardo della sintesi da parte di Clavora, che le ha volute raggruppare sotto il titolo di Espressioni carsiche. Attraverso una cinquantina di lavori, tra cui molti inediti, l'autore riesce a raccontare l'amato paesaggio carsico, traducendone infine, dopo il Duemila, la fisicità in una sorta di bassorilievo materico che interpreta e ci restituisce, mediante le sue aspre concrezioni, il concetto d'energia insito in queste terre. Clavora sottolinea inoltre con vigore le asperità e le specificità di questo altopiano speciale grazie alle rifrazioni di luce che dalla tridimensionalità di tali 'bassorilievi' contemporanei si dipartono, enfatizzate nelle prove più recenti anche dal rapporto tra bianco e nero, divenuto nel frattempo l'accostamento cromatico preferito dall'artista."
Inaugurazione dell'Atelier Dell'Arte
Mostra: "Tra il sogno e la realtà"
Trieste, 07 aprile (inaugurazione) - 14 aprile 2018
S'inaugura l'Atelier dell'arte, con una rassegna intitolata "Tra il sogno e la realtà", gestita dall'omonima associazione e introdotta da Marianna Accerboni. In mostra opere di Maria Rita Angelini, ideatrice dell'iniziativa, e di Ruggero Raimondi, artista triestino di qualità che ritorna alla ribalta dopo molti anni di silenzio. Espongono anche Fabrizio Brescia, Tiziana Ferrari, Ingrid Kuris, Linda Minossa e Ambra Sibilio.
"Trieste, città colta e sensibile all'arte" scrive Mraianna Accerboni "si arricchisce di un nuovo spazio espositivo, l'Atelier dell'arte: quattrocentottanta metri quadrati che nobilitano una strada, fino a pochi anni fa costellata da attività artigianali triestine, poi trasformatesi spesso in bar. Il coraggio dell'impresa è di Maria Rita Angelini, romana a Trieste da quarant'anni, pittrice e figlia d'arte, poiché la madre Elena De Simone era un architetto-artista che fin da giovanissima l'aveva iniziata a diverse discipline artistiche. (...) In mostra opere dell'Angelini stessa che, dopo un periodo ispirato allo spazialismo, propone ora dipinti di taglio figurativo. Testimoni del suo entusiasmo per la pittura a olio, svolta con un occhio attento alla tradizione ma anche alla Pop art e alla pittura, digitale che ritiene sarà il futuro dell'arte. Da menzionare altresì la sua passione per le grandi superfici telate, murali e lignee, dipinte con la consueta verve, e per il recupero architettonico.
Accanto al vivace cromatismo della pittrice romana, vengono presentate diverse prove dell'arte visionaria e fantastica di Ruggero Raimondi, artista triestino di qualità che ritorna alla ribalta dopo molti anni di silenzio e una intensa e qualificata attività giovanile internazionale. La nuova galleria, dove ha sede l'Associazione, il cui programma futuro sarà costellato di numerosi eventi e incontri culturali, è collocata in un palazzo Liberty di grande pregio, testimone di quella particolare accezione che tale stile assunse a Trieste, città in cui s'intrecciano molteplici culture. Progettato nel 1912 dall'architetto Franco Angeli, fu edificato due anni dopo con l'innovazione, sotto il profilo strutturale, del cemento armato. Lo spazio espositivo è un gioiello che Angelini acquistò 13 anni fa in stato di assoluto degrado e che ha restaurato con grande passione, mirando anche alla riqualificazione della via. Prossima tappa sarà la mostra in galleria di 170 opere di artisti romani."
"Essere Gillo Dorfles"
Celebrazione 'a più voci' per ricordare Gillo Dorfles
12 aprile 2018, ore 17.00-19.00
Museo Revoltella - Trieste
Per ricordare il 108° compleanno di Gillo Dorfles, a poco più di un mese dalla sua scomparsa, avrà luogo a Trieste, città, dove era nato il 12 aprile del 1910, un ricordo a più voci intitolato Essere Gillo Dorfles. "Un'iniziativa promossa dal Comune di Trieste - Servizio Musei e Biblioteche" - precisa la direttrice Laura Carlini Fanfogna. "Intendiamo celebrare la figura di Dorfles in quanto uno dei più significativi intellettuali triestini, ma di livello internazionale, a maggior ragione visto che il Museo nel 2007 gli aveva dedicato un'esposizione monografica per dar conto della sua attività di pittore e intellettuale. Lo spirito è quello di una celebrazione di carattere informale, non accademica e sarà accompagnata da un intermezzo musicale". L'incontro si aprirà con un video curato da Marianna Accerboni che riporta uno stralcio dell'ampia e articolata intervista rilasciatale da Dorfles nell'ottobre dello scorso nella sua casa-studio di Milano, con molte immagini dell'intellettuale e quelle inedite della sua abitazione.
Il critico approfondirà quindi il tema Dorfles artista a 360 gradi. Seguirà l'intervento di Lorenzo Michelli, che commenterà alcune frasi icastiche del grande intellettuale-artista racchiuse nel libro 99+1 risposte, realizzato dallo stesso Michelli. Elvio Guagnini, professore emerito di Letteratura italiana dell'Università di Trieste, che fu allievo del Professore, ne approfondirà l'esegesi estetica e Giuliana Carbi ricorderà la presenza del grande intellettuale a Trieste, con particolare riferimento al concorso internazionale di design Trieste Contemporanea, di cui lui fu per molti anni presidente di giuria. Concluderà l'incontro la nipote Giorgetta Dorfles, che porgerà dello zio un "ritratto in famiglia" anche attraverso la proiezione di tre video da lei realizzati: quello sulla presentazione del libro di Dorfles Horror pleni, curata da Accerboni nel 2008 a Gorizia e poi a Trieste e Bruxelles, quello dei disegni di animali fantastici realizzati dallo zio per lei e il fratello Piero, e un altro video da lei creato in occasione della mostra su Dorfles al Museo Revoltella.
Gillo Dorfles (Trieste, 1910 - Milano 2018), laureato in medicina con specializzazione in psichiatria, critico d'arte, filosofo dell'Estetica e dei costumi e artista, già ordinario di Estetica alle Università di Trieste, Milano e Cagliari e visiting professor in alcune università americane, ha apportato un notevolissimo contributo allo sviluppo dell'estetica italiana del dopoguerra: a partire dal Discorso tecnico delle arti (1952) fino a Nuovi riti, nuovo miti (1965), Artificio e natura (1968), Le oscillazioni del gusto (2004), La (nuova) moda della moda (2007), Horror pleni. L'(in)civiltà del rumore (2008) e alla sua opera forse più celebre, Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto (1968). La sua bibliografia comprende oltre duemilacinquecento pubblicazioni tra monografie, contributi in volumi collettivi, articoli e saggi.
"Esegeta profondo e creativo sia come critico e filosofo che come artista" - scrive Marianna Accerboni - "è autore di un segno di originale introspezione anche attraverso la sua personalissima pittura, fiorita nel '34 a Dornach in Svizzera, dove seguiva delle conferenze steineriane al Goetheanum. Interessato all'esoterismo, aveva creato nel 2010 Vitriol, personaggio simbolo, a metà appunto tra ispirazione esoterica, ricerca artistica e filosofia, che ricalca l'acronimo alchimico: Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem, cioè "Visita l'interno della terra, operando con rettitudine troverai la pietra nascosta. Un soggetto, Vitriol, presente anche in una serie di disegni realizzati nel 2016 per la mostra alla Triennale del gennaio 2017.
L'attività critica e di filosofo da un canto e quella di artista, hanno sempre seguito in lui binari paralleli. Nel '48, in seguito anche agli stretti contatti con la Konkrete Kunst zurighese e gli svizzeri Lohse, Graeser e Roth, era addivenuto a una posizione estetica internazionale e aveva fondato con altri, tra cui Munari, il Movimento Arte Concreta, contrario a figurazione e astrazione lirica, facendosi contemporaneamente interprete sul piano critico ed estetico di astrattismo e concretismo. Nel '55 intraprese la carriera universitaria, che determinò una riduzione, in favore della grafica, dell'attività pittorica, ripresa verso la metà degli anni '80. E' del 2001 la prima grande mostra al PAC, seguita, tra le altre, da quelle a Palazzo Reale e allo Studio Marconi di Milano e, nel 2015, al MACRO di Roma e dalla pubblicazione di un catalogo ragionato di tutte le opere (Mazzotta). (Comunicato stampa)
Claudio Sivini
"La luce, l'ombra, il riflesso"
30 marzo (inaugurazione ore 18.30) - 20 aprile 2018
Sala Comunale d'Arte di Trieste
www.artesivini.com
Mostra personale dell'artista triestino, introdotta dall'arch. Marianna Accerboni. In mostra quasi una trentina di opere tra lavori tridimensionali e strutture ad assetto variabile, realizzate tra il 2010 e il 2018, usando materiali quali specchio, vari tipi di vetro, acciaio, parzialmente schermati e movimentati da sabbiature e pellicole plastiche e inseriti in supporti di marmo o lignei creati dall'artista stesso.
"Con grande coerenza ed eleganza" - scrive Marianna Accerboni - "Claudio Sivini approfondisce da più di mezzo secolo una sperimentazione incentrata sul tema della percezione, uno dei filoni della ricerca artistica che ha condeterminato, coinvolgendo ovviamente anche il fattore psicologico, l'arte moderna e contemporanea. Specchio, vetro trasparente, lattimo o "cattedrale", incolore o colorato, cristallo fumé, acciaio sagomato e rifinito a specchio, disposti su più piani paralleli e talvolta anche su piani a essi ortogonali, sono inseriti in supporti di marmo o in cornici lignee prodotte dall'artista stesso. Parzialmente schermati o sobriamente movimentati attraverso sabbiature e l'applicazione di pellicole plastiche colorate e colori acrilici, tali materiali caratterizzano il suo lavoro, che prende spunto inizialmente da soggetti e dettagli urbani.
Sivini ha saputo infatti declinare in modo sottilmente personale - attraverso una progettualità molto accurata e un'opera di grande precisione che dona un risultato piacevolmente nitido e unico - il gioco e il senso dell'optical art e dell'arte cinetica e programmata. Riuscendo a stabilire con il fruitore un'equilibrata interazione, che rimane fondamentale e che varia, naturalmente, dal punto di vista assunto da quest'ultimo. E ha saputo evolvere il proprio linguaggio, pervenendo negli ultimi tempi in modo come sempre più razionale che istintivo, a soluzioni che si differenziano dal passato: puntando per esempio sulla tecnologia del taglio laser, utilizzata per tagliare l'alluminio, successivamente trattato con smalti rifiniti a caldo, e approdando di recente ad altre soluzioni quasi monocromatiche, basate sul rapporto tra il nero, il grigio e l'assenza di altri cromatismi, che testimoniano un desiderio ancora più accentuato di tridimensionalità. Punto d'arrivo di questa mostra, che racconta la sua attività dal 2010 al 2018."
Claudio Sivini (Trieste, 1943) si è diplomato all'Istituto d'arte Nordio di Trieste nel 1961 e ha insegnato dal 1967 al '96 disegno tecnico, storia dell'arte ed educazione artistica. Nel triennio 1981-83 ha fatto parte del consiglio direttivo del Sindacato Autonomo Artisti di Trieste. È stato tra i fondatori e animatori del Gruppo 12 e del Gruppo 5. Dal 1983 al 2015 si è occupato dell'attività espositiva dello storico Caffè Stella Polare di Trieste, invitandovi oltre 300 artisti, tra pittori e fotografi, e allestendo più di 500 mostre.
Dal 2000 fa parte del gruppo Arte Struktura di Milano, fondato da Anna Canali. Ha partecipato con successo a svariati concorsi per opere decorative in strutture pubbliche e private. Nel 1992, vinto un concorso nazionale, ha realizzato un pannello decorativo nel nuovo Stadio Nereo Rocco di Trieste. Nel 2003 ha ricevuto il Premio Trieste Arte&Cultura. Dal 1964 ha al suo attivo numerose mostre personali e la partecipazione a più di 400 eventi espositivi in Italia e all'estero, nel cui ambito ha conseguito prestigiosi premi e riconoscimenti.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Claudio Sivini, Quarta dimensione 1, specchi e vetri sabbiati cm.26x26x11, 2012
2. Claudio Sivini accanto ad alcune sue opere
3. Claudio Sivini, Riflessi urbani, specchio e vetri sabbiati cm.75x75, 2017
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Claudio Sivini
Trieste, 07 giugno (inaugurazione) - 26 giugno 2011
Silvio Balestra
Oltre il reale. Flussi di pensiero
07 febbraio (inaugurazione ore 19) - 25 febbraio 2018
Sala Comunale d'Arte di Trieste
Mostra personale dell'artista triestino Silvio Balestra, introdotta dall'arch. Marianna Accerboni. In mostra una cinquantina di opere realizzate in edizione unica tra il 2012 e il 2016: fotografie digitali appartenenti alle serie Optical e Scritture del ciclo Confronti, eseguite senza interventi in fase di postproduzione, ma progettate e realizzate fin dall'inizio esclusivamente mediante la tecnica fotografica personalizzata, con effetti di modulazione che l'artista ottiene esclusivamente esplicando la fisicità della luce stessa, che rappresenta l'oggetto principe della sua ricerca, come appare evidente anche nelle immagini degli esordi intitolate Antitesi (2008). Esposti anche incisioni su carta fotografica appartenenti al ciclo Monocromi Charta e i Concept, inchiostri fotografici plasmati soprattutto a mano su carta fotografica, ambedue rappresentanti la sua sperimentazione più recente, che porta agli estremi e supera il concetto stesso di fotografia. Presente pure un'unica opera di una serie rarissima eseguita a computergrafica, utilizzando esclusivamente gli strumenti di base del software Microsoft Excel.
"Raffinatezza, rigore, calibrato estro fantastico caratterizzano" - scrive Marianna Accerboni - "l'opera concettuale di Silvio Balestra, artista triestino che da una decina d'anni sperimenta con - si potrebbe dire - controllato furore il mezzo fotografico, l'intuito o l'inclinazione o, ancora, la sensibilità pittorica, la computergrafica e la libertà. Quale libertà? Quella del gesto e del pensiero, che hanno guidato la grande svolta avanguardistica del Novecento, dalle ricerche sulla percezione di Vasarely, Albers, Riley, Escher, Alviani al dripping di Pollock, alle azioni performative di Christo. Nel tracciare la propria strada e il proprio linguaggio Balestra usa una tecnica molto personale e in tal senso inventa nuovi aforismi, si scaglia contro la materia, interviene e la aggredisce, la graffia ma la ama.
E ha in sé, possiede il dono della creatività assoluta, di quell'istinto appunto che fa della ricerca un metodo, ma che da questo sa e anela svincolarsi, agendo in più direzioni sperimentali. La prima in senso temporale che incontriamo in mostra è rappresentata dal ciclo degli Optical, in cui l'uso del mezzo digitale svolto sulla traccia dell'analogico, in modo indipendente rispetto ai canoni classici, una particolare abilità nel cogliere l'incidenza della luce e il rigore scientifico di chi è avezzo alla ricerca (per esempio nel campo della biologia) compongono gli stilemi di una tecnica segreta dagli esiti compositivi, formali e cromatici di notevole carisma.
Seguono i Monocromi Charta, in cui l'artista stravolge e interpreta la forma prescelta attraverso un iterato intervento manuale a graffio, che prende avvio da una superficie monocroma nera, la quale suggerisce l'esperienza di Vasarely e muta completamente la qualità e la valenza del supporto in modo dinamico, fino a giungere a una magnifica opera di grandi dimensioni che, attraverso l'iterazione quasi infinita del graffio, ci svela il concetto di sostanza. Per finire con i Concept di piccole dimensioni, nati inizialmente dal malfunzionamento di una stampante, che ha però condotto per gradi l'artista verso un intervento manuale quasi totale. La strada in direzione della pittura pura e delle sue suggestioni è forse aperta, nell'ambito di una ricerca il cui fil rouge rimane rappresentato da una valenza luministica e da una curiosità dalle variabili infinite."
Silvio Balestra (Trieste, 1969) utilizza nella sua continua sperimentazione il mezzo e i materiali fotografici, la computergrafica e l'incisione. Dal 2008 ha esposto in numerose collettive e personali di prestigio. Tra le prime, di particolare importanza la 54° e 56° Biennale di Venezia, il Milan Image Art Fair, quella nella sede della Fondazione De Nittis (Barletta) e l'Esposizione Triennale di Roma 2014, curata da Daniele Radini Tedeschi all'Università La Sapienza, con presentazione di Achille Bonito Oliva, e alla Biblioteca Nazionale di Roma di Castro Pretorio con presentazione di Philippe Daverio. Inoltre per la copertina del catalogo è stata scelta una sua opera. Collettive anche in Norvegia, Germania, Repubblica Ceca, Spagna, Cina, Korea, Usa. Tra le personali, di particolare significato, la grande antologica al Chiostro del Bramante a Roma e l'esposizione alla Galleria Gora di Montreal (Canada). Per le sue ricerche innovative ha ricevuto numerosi premi fotografici internazionali da importanti realtà americane, tra cui lo Spotlight Award della rivista di settore Black and White Magazine e, ripetutamente, il Black and White Spider Award. Nel 2017 inizia la collaborazione con la Galleria Gallerique di Chicago e la KontemporaryArt di Calgary (Canada). Un'importante società americana di art advisor acquisisce un suo lavoro su commissione della Princess Cruise Ship Company per l'allestimento della Majestic.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Silvio Balestra, residui labirintici 1, ciclo Monocromi Charta, 2012, cm. 40x60, incisioni su stampa fotografica Diasec Dibond 4mm, edizione unica
2. Silvio Balestra, inchiostri fotografici su carta fotografica, cm.29,7x21, ciclo Concept-seeyoulaterBram 1246, 2012, ediz. unica
Leopoldo Bon
11 gennaio (inaugurazione ore 19) - 04 febbraio 2018
Sala Comunale d'Arte - Trieste
Mostra personale del fotografo-artista Leopoldo Bon, che sarà introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. "Cogliendo istintivamente le istanze più avanzate del linguaggio visivo contemporaneo," - scrive Marianna Accerboni - "Leopoldo Bon compone delle raffinate icone vibranti di luce che interpretano in modo molto personale il concetto di paesaggio fino a tradurlo in un'espressione informale di sapore lievemente lirico. Partendo dalle rifrazioni luminose sulla superficie dell'acqua - indipendentemente dal luogo prescelto, sia esso il mare di Croazia o il Canal grande di Trieste - il fotografo/artista approda poi a delle variazioni sul tema, che abbandonano la lettura narrativa del soggetto.
Sollecitata da tempi di esposizione molto lunghi, l'immagine si dilata, si rifrange, palpita, entra in un altrove lontano dalla sua origine. Affascinato dal dinamico destrutturarsi dei riflessi d'acqua, Bon osa poi un passaggio ulteriore che lo conduce alla percezione verso la luce pura. Una sorta di assoluto impalpabile, raggiunto attraverso il digitale, quasi completamente senza interventi di postproduzione, da un docente di Fisiologia che ha approfondito la ricerca sull'interazione viso motoria, - conclude Accerboni - ma che da artista è attratto dal mistero della scoperta e dall'imprevedibile evoluzione della percezione luce-forma-colore che ha affascinato il '900."
Nora Carella. Luce senza tempo
13 gennaio (inaugurazione ore 19) - 12 febbraio 2018
Palazzo Costanzi - Trieste
Nel centenario della nascita della pittrice Nora Carella (Parenzo 1918 - Trieste 2015), un'importante retrospettiva dedicata all'artista istriana, realizzata con il contributo del Comune di Trieste, ideata e curata dall'architetto Marianna Accerboni, che si propone di testimoniare in modo esaustivo, attraverso oltre una cinquantina di opere a olio dedicate soprattutto alla sua maniera più recente ispirata al paesaggio e alla natura morta, e con l'ausilio di documenti e video, la vita e la creatività di una pittrice di talento, coraggiosa e intraprendente.
La Carella infatti, rimasta vedova del gen. Ubaldo, conte del ramo cadetto dei principi Carella di Palermo, con tre figli, seppe mantenere con la sua attività artistica la propria famiglia, operando con grande successo a Roma, Trieste, in Europa e negli Stati Uniti, come ritrattista di successo dei personaggi famosi e, più tardi, autrice di apprezzati paesaggi e nature morte. Non a caso nel 2007 il Comune di Trieste, con la Commissione Pari Opportunità, le conferì la prima edizione del Premio di Vetro, istituito per valorizzare in particolare le donne triestine distintesi nel mondo del lavoro e per aver portato alto il nome della città nel mondo.
Nel corso della vernice sarà presentata un'esaustiva monografia a colori dedicata alla vita e alle opere della Carella, a cura di Accerboni con contributi del Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, del Presidente del Teatro Rossetti Sergio Pacor, del giornalista Ruggero Orlando, dei critici Rossana Bossaglia e Giulio Montenero, del figlio Raffaele e della curatrice e con le foto di Marino Sterle, Fabio Rinaldi e Franco Viezzoli. Nell'ambito della rassegna avranno luogo a Palazzo Costanzi quattro eventi collaterali condotti da Accerboni: domenica 21 gennaio e 4 febbraio, dalle 11 alle 13, visite guidate e laboratori di disegno e pittura ispirati alle opere della Carella e rivolti, in particolare, ai giovanissimi; il 27 gennaio alle ore 18.30 conversazione a più voci tra artisti, critici e gente comune che conobbero l'artista, in cui verranno approfonditi più aspetti della sua vita e del milieu culturale, sociale e artistico dell'epoca, con particolare riferimento alla condizione femminile nel '900; il 10 febbraio ore 21, concerto breve con l'esecuzione delle musiche predilette dalla pittrice e l'interpretazione, attraverso la musica, dei dipinti esposti.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Nora Carella, Dripping, olio su tela cm.70x50, 2007
2. Ritratto di Nora Carella realizzato da Fabio Rinaldi negli anni '90 a Trieste
3. Nora Carella, Riflessi, olio su tela cm.70x100 2010, foto di Marino Sterle
___ Presentazione di altre mostre di Nora Carella curate da Marianna Accerboni